La polemica dinanzi alla Commissione

La polemica dinanzi alla Commissione L'AFFARE STAVISKY La polemica dinanzi alla Commissione Parigi, 2S notte. Dopo le rivelazioni fatte ieri da Romagnino al giudice istruttore Ordonneau. si è avuta una serie di nuove audizioni, che non sono terminate che dopo la mezzanotte. Romagnino, come già sapete, aytva dichiarato al giudice di avere consegnato all'ispettore generale Bonny alcuni documenti, fra cui lo schema di contratto redatto da Aymard, ex-direttore della Liberto, per una società finanziaria di Stavisky, e la ricevuta di 100 mila franchi di Rossignol, presidente dell'Associazione Nazionale degli ex-Combattenti, documenti che la Liberto assicura furono consegnati dall' ispettore a Camillo Chautemps. allora Presidente del I Consiglio, il quale se ne servì, dell'uno. ] per cercare di disunire gli ex-combattenti, e dell'altro per provocare, alla ripresa dei lavili parlamentari, un col-1 po di scena che, secondo lui, doveva mettere fine alla campagna della Liberte, e paralizzare gli sforzi dei suoi | avversari. ■ I ! | l sj | sI g' am; l| ldgtsmli libelli:ta innominato Bonny, chiamato dal giudice istrut- i tore, riconobbe di aver ricevuto vari documenti, e di averne redatto una lista che figura negli incartamenti; mo si rifiutò assolutamente di amméttere di avere avuto i documenti Aymard e Rossignol. Il commissario Hennette, alla presenza del quale i documenti erano stati consegnati, confermò le dichiarazioni di Bonny. Il controllore generale Mondane] indicò che era lui che aveva ricevuto i due documenti Aymard e Rossignol dal signor Cado, segretario della Sicurezza Generale, do cumenti che egli aveva avuto da Andrea Dubois, capo della segreteria par ticolare di Chautemps. Il Dubois, chiamato a sua volta, disse che i farnesi documenti misteriosamente pervenuti sul tavolo del Presidente del Consiglio, e in sèguito non meno misteriosamente scomparsi, e miracolosamente ritrovati nei giorni scorsi, in mezzo a un mucchio di carte, provenivano da un libellista, che Camillo Chautemps non riceveva mai nel suo gabinetto. Chiestogli chi fosse questo libellista, Dubois si rifiutò di darne il nome, trincerandosi dietro il segreto professionale, dal quale Camillo Chautemps, che nel frattempo era stato consultato, si rifiutò di scioglierlo. Però, secondo le voci che corrono tanto al Palazzo di Giustizia come a Palazzo Borbone, l'informatore segreto dell'exPresidente del Consiglio sarebbe o un pubblicista di trista fama, che sta scontante attualmente nel penitenziario di FTesnes una vecchia condanna, per molto tempo dimenticata, e che di più è incolpato di ricettazione nell'affare Stavisky (Giorgio Anquetil, il famigerato ex-direttore de «La Rumeur»), o un pubblicista direttore di un giornaletto di combattimento, di cui si parlò varie volte davanti alla Commissione d'inchiesta, giornale che aveva rivelato la vera personalità e le mene di Stavisky molto tempo prima che lo scandalo scoppiasse (Sartory, direttore di « La Bornie Guerre »). Le contraddizioni di Pietro Chautemps Intanto, come era stato annunciato, la Commissione Guernut ha proceduto stamattina all'audizione dell'avvocato Pietro Chautemps, fratello dell'ex-Presidente del Consiglio, della moglie di Romagnino, e dell'ispettore principale Bonny. La Commissione doveva cercare di far la luce su quanto era stato rivelato ieri dal deputato Henriot. L'aw. Pietro Chautemps, aveva detto il deputato della Gironda, riceveva i suoi clienti in un ufficio che suo fratello gli aveva dato al Ministero dell'Interno. — Protesto — ha detto Pietro Chautemps — nel modo più energico contro quella che io considero una calunnia. 10 non ho mai avuto un ufficio al Ministero degli Interni, ove non andavo che per vedere mio fratello e due dei suoi collaboratori, i signori Andrea Dubois e Roulleau, che sono per me amici intimi. Tuttavia, in seguito a contestazioni, 11 teste finì per ammettere che un ufficio, si, lo ebbe, al Ministero degli Interni. Ed ha anche dovuto ammettere: — Qualche volta, trovandomi al Ministero degli Interni, mi è capitato di telefonare ad amici o parenti, eccezionalmente a clienti, che potevano venire colà per vedermi. Però io non ho mai trattato nessun affare anormale, in particolar modo nessun affare di gioco. Deploro che l'on. Henriot abbia prodotto affermazioni senza prove. Avrei desiderato molto che aveste fin da oggi le pretese prove, che egli vi ha promesso, perchè sono sicuro che non avrei avuto difficoltà a confutarle. Pietro Chautemps riconosce che gli uscieri, sapendo chi egli fosse, avevano preparato per lui una piccola camera, che appunto gli serviva da ufficio; e che qualche volta, suoi clienti, colpiti da divieto di dimora, gli avevano chiesto di intervenire presso i collaboratori del Ministro; ma che mai egli aveva reso loro il servizio che essi sollecitavano. — I miei clienti sapevano perfettamente che mio fratello era Ministro degli Interni; credete pure che se avessi voluto gettare polvere negli occhi, avrei scelto un altro luogo, che non quel meschino ufficio. Ufficio che egli, del resto, ha insistito, non avrebbe occupato se non eccezionalmente, durante la sua breve dimora a Parigi ttCsj f■ v! v! rs: r| pI d| ci BntsagqudcoqrigshdlamcingimmscrstrfcsdpacstdbvsbBgsfimdsuo fratello di un affare che gli sem-1 brava senza speciale importanza. Concludendo, Pietro Chautemps ha protestato contro la violenza degli attacchi di cui è oggetto. La moglie di Romagnino Licenziato il teste, la Commissione ode la moglie di Romagnino, che, nella lettera che ella aveva scritto ieri al Presidente della Commissione, aveva affermato che la libertà di suo marito era stata oggetto di negoziati prolungati con l'ispettore Bonny, il quale supplicava suo marito di non denun<iare le relazioni che il poliziotto aveva avuto con la banda Stavisky. La signora Romagnino ha precisato le ragioni che l'hanno indotta a scrivere questa lettera: — .Ml'inizio di questo affare, ove - ""6- 1 Poi, parlando del cosidetto « affare dei legnami di Turenna », ha ribadito: ",,._,„ „,. ' detto Écli riDetè dil quanto aveva già detto. Jflgu np«e ali avere consegnato a] giudice istruttore un memoriale che metteva in causa I Stavisky, memoriale che provoco lin-j yio di una rogatoria; ma non avverti i ssUA quello che concerne Romagnino veni-va recapitato a casa mia perchè colàera ancora il suo domicilio legale (lasignora Romagnino è separata da un anno dal marito), ogni giorni egli pas- sava per cercare la sua corrisponden-za; e mi parlava di Bonny: « Ho visto Bonny; vedrò Bonny ». Un giorno m interrogai; ed egli mi rispose: «Non sai che Bonny era amico di Stavisky ?». i Egli non aveva in quel momento nes-1 suna ragione di mentire. Poi, due gior ni dopo l'arresto di mio marito, ho vi sto nei giornali la storia della consegna dei talloncini degli assegni; e ho avuto l'impressione che fin dall'inizio mio marito era sempre stato abbindolato da Bonny. Richiesta se fosse in seguito a colloquio col marito che ella aveva deciso di scrivere alla Commissione, la signora rispose che aveva solamente intravisto suo marito al Palazzo di Giustizia, sabato, e che le era apparso molto depresso: egli le aveva detto sol tanto che era nauseato di tutto. Spon- j taneamente dunque ella scrisse alla Commissione. Prima di ritirarsi insistette che Bonny mente, quando afferma di non avere conosciuto Stavisky. Ancora un ' 'srrogatorio di Bonny L'ispettore Bonny, introdotto a sua volta, parla dapprima della sua dimora a Biarritz, dichiarando che era sceso in un albergo costoso, perchè il direttore era suo amico, e gli faceva dei prezzi di favore. Non aveva potuto vedere Stavisky, per la buona ragione che quest'ultimo non era mai venuto a Biarritz in quel tempo: Non se ne trovò nessuna traccia, I ne negli alberghi nè negli stabilimen- j ti che egli frequentava abitualmente. Spiegandosi poi sul famoso conto del arto Lidwal, che si dice sia stato regolato dal banchiere Volberg, come questi ha affermato formalmente, in una recente lettera inviata all'on. Mandei, Bonny assicura di avere pagato il conto con i propri danari. Ha rievocato poi la perquisizione operata alla sede della Fondiaria, perquisizione fatta in tali condizioni che la icevuta Rossignol e Io schema di progetto redatto da Aymard erano pasati inosservati agli inquisitori. Bonny ha spiegato che, data la confusione indescrivibile di carte e incartamenti ala sede della società, era naturalissimo che la ricevuta Rossignol e il documento Aymard fossero sfuggiti alle nvestigazioni. Ciò permise a Romagnino di ritrovare poi i documenti, e mpadronirsene; ma Bonny nega formalmente che Romagnino gli abbia in sèguito consegnato quei documenti. Alcuni commissari hanno espresso la loro meraviglia pel fatto che non siano stati apposti i sigilli sulla porta di entrata del locale occupato dalla Fondiaria, dopo la perquisizione. Ma Bonny fa notare che ciò riguardava il giudice istruttore Demay, e che una deci-lsione di tal genere non dipendeva davJUÌ' „ Data 1 ora tarda, il sèguito della de- posizione di Bonny è stato rimandato a domani. Intanto egli ha annunciato che, per gli attacchi di cui è oggetto, sporgerà querela contro i suoi detrai- tori. Il battesimo del Principe Alberto di Liegi Bruxelles, 28 notte. ll solenne battesimo del Principe Al- berto di Liegi, nato al castello di Stuy venberg il 6 giugno, ha avuto luogo stamattina a San Giacomo di Coudenberg, parrocchia del Palazzo Reale di Bruxelles. La cerimonia si è svolta con grande solennità, per il fatto che è la seconda volta nella storia della dinastia belga che ha luogo il battesimo di un figlio di Re. Quantunque la cerimonia non fosse prevista che per le 11, una. numerosa folla occupava fin dalle 8 del mattino tutti i dintorni della Piazza Reale e il marciapiedi davanti al Palazzo Reale, Il servizio d'onore era disimpegnatodal reggimento « Principe Baldovino ». Alle 11 mentre le musiche intona- , il, mentre le musicne intona vano la Brabanconne,n corteo apparvesulla piazza reale, di cui fece il giro completo, prima di fermarsi ai piedi di-ar„ =vaneala Al nassag-srio del corteo la folla gala. Al passaggio del coi teo la folla °IL„ T™~f,°"Jdella scalea monumentale. Fra due staccamenti di lanceri erano due car rozze a sei cavalli e due berline di gran di Andsheere, che portava il principi no Alberto, vestita di un magnifico abi to di merletti di Bruxelles, e i due figli del Re, la principessa Carlotta e il principe ereditario Baldovino. Era padrino del neonato il principe Felice di Lussemburgo. La viscontessa di Andsheere, portando il neonato, salì la sca¬ accolse i Sovrani Dalla prima berlina scese Re Leopoldo III, la regina Astrid, la viscontessa linata del tempio, sotto un baldacchi- no rosso, sollevato da quattro chierici, mentre il cardinale Van Roey, in cappa magna, con la mitria e il pastorale, si recava incontro ai Sovrani. Nel tempio erano presenti tutti i membri dei Governo, del corpo, dip.o-malico e le rappresentanze dei corpicostituiti. Nel coro avevano preso po- sto numerosi principi stranieri. La cerimonia religiosa cominciò su- bito. Il cardinale Van Roey officiava, mentr venivano eseguite musiche e ««Wg„^UesimoM?li orfani in- con- DoP° 11 battesimo, gli oigam in tonavano la Brabanconne. 1 govrani e i principi tornavano d, a Pa]azzo Reale> dove si prece- ^eva n redazione dell'atto di nascita quindì un ricevimento a 250 * ^ Si è avuto a lamentare un accidente: il parapetto della finestra di un caffè su cui si erano arrampicate alcune persone, ha ceduto e tre donne hanno dovuto essere trasportate all'ospedale seriamente ferite. Le altre persone hanno riportato soltanto contusioni d: poca gravità.

Luoghi citati: Bruxelles, Lussemburgo, Parigi