Il bilancio di Barthou

Il bilancio di Barthou Il bilancio di Barthou in casa e fuori Malumore Parigi, 28 notte. Tornato a Parigi questa mattina, Barthou ha fatto alla stampa le seguenti dichiarazioni: « Il mio viaggio ha sottolineato l'importanza della Piccola Intesa, più che mai unita e solida. A Bucarest, i colloqui che ho avuto coi miei colleghi Benes, Titulescu e Jel'tic, hanno dimostrato la solidarietà in tutti i campi del- le concezioni che ci sono ispirate dalla identica volontà di pace e dallo stesso . 4 .. ... . . fcrmo attaccamento alla Società delle Nazioni. Nessuna divergenza si è prodotta fra di noi. Negli uni e negli altri il rispetto dei trattati è apparso come condizione e garanzia di una pace duratura. La politica revisionista non è soltanto ingiusta e contraria ai voti dei popoli; essa è gravida di pericoli, e porta in sè il germe della guerra. Opponendomi ad essa, nella memorabile seduta del Parlamento romeno, con fermezza, ma senza pronunciare nessuna parola aggressiva, ho esposto il programma tradizionale della Francia. Se non avessi risposto ai quindici discorsi che si erano rivolti a me, e che avevano riunito tutti i partiti, avrei mancato al mio dovere. Bisogna avere una politica, e rimanervi fedeli. Bisogna scegliere i propri amici, e sostenerli. E' questa ancora la migliore garanzia di quella collaborazione europea, alla quale la Francia rimane fedele ». La dichiarazione di Barthou che « bisogna scegliere i propri amici », è oggi parecchio commentata in queste sfere politiche, dove non mancano voci per osservare che chi sceglie i propri amici, non può non scegliere in pari tempo i propri nemici, dottrina esattamente contraria alla classica dottrina di Ginevra, secondo la quale le relazioni internazionali non avrebbero dovuto comportare amici nè nemici, se non si vuol tornare al funesto metodo dei blocchi avversi. Ma a proposito di amici, Notre Temps rileva che gli amici scelti da Barthou sono costati alla Francia la perdita di amici ben altrimenti importanti. Per quello che riguarda l'Italia, l'opera iniziata da De Jouvenel, Dalndier e Boncour è distrutta. «La Francia ha perduto l'Italia senza guadagnare la Polonia. Beati coloro che possono accettare serenamente un |disas'tro simile! Ile, autore del famoso discorso del marzo 1934, è più che mai del parere j In quanto al Belgio, De Broquevilche il suo paese non possa seguire a occhi chiusi la stravagante politica della Francia. Rimane-l'Inghilterra. Ma ancora una volta l'organo dei giovani radicali è del parere che l'Inghilterra non sia mai stata meno di oggi disposta a uno sforzo in favore della Francia; e che gli attacchi della stampa ufficiosa parigina contro il Gabinetto di Londra basterebbero a rivelare la paurosa profondità del jfossato scavato fra Downing Street e il Quai d'Orsay. Lungi dallo « scejffhel'e i propri amici », Barthou in somma, secondo Notre Temps, non \soìo non ha Procurato alla Francia nessuna nuova amicizia; ma le ha \1 Sterra, ■ Gli organi ministeriali replicano che U Ministro degli Esteri ha dato COrpo alla possibilità di un'allenza franco-russa. Li'Action Fraìtcaise 1 non ammette nemmeno questo; e il ! Bainville pubblica una lettera di un ufficiale di marina, nella quale si e | sprimono le seguenti preoccupazioni ! circa l'efficenza pratica del blocco > orientale : ! oRuf**1}* l'ultima guerra, Romania lo Serbia sono state interamente equi- 1 paggiate dalla Francia, fin dal primo momento; e in quanto alla Russia, lo . fuoco andavano nel Caucaso, e soltanto ifj11 affusti in Romania Per la Serbia, il nunhlam o t- i A t-. ...... I r, i->n wi ,f nnln è stata in gran parte. Secondo quanto è a mia conoscenza, tutto ciò che è stato inviato in Russia e in Romania è passato per Murmansk o Arcangelo. Non appena la Russia è stata, se non nemica, per lo meno ostilmente neutra, le batterie sono arrivate insieme in uno di questi porti; ma casi deplorevoli hanno fatto si che i cassoni venissero diretti in Siberia, mentre le bocche da il problema si è presto semplificato, poiché quello che rimaneva dell'esercito serbo si batteva dal lato di Salonicco. Ma l'Italia era nostra alleata. Come si sarebbero svolte le cose se dai porti d'Italia fossero uscite flotte e flottiglie nemiche, e se il materiale avesse dovuto essere portato sul posto attraverso i Balcani? Si può accettare l'idea che l'Europa orientale potrà essere un po' meno tributaria di noi che non nel corso dell'ultima guerra; ma temo che non si vada, anche in questo caso, molto lontano. Per aver fatto quasi due anni di guerra laggiù, so quello che è il dover appoggiare degli alleati a braccio teso ai confini dell'Asia. E questo mi rende abbastanza scettico sull'attivo « netto » del loro aiuto ». Date le considerazioni che precedono, e che raccolgono a Parigi un numero già non trascurabile di-suffragi, si comprende di leggeri l'importanza estrema annessa dal Governo francese ai prossimi colloqui londinesi di Barthou. UEcho de Paris scrive che la Francia deve sforzarsi di ottenere per lo meno dall'Inghilterra l'accettazione passiva del suo sistema di alleanze, concedendole tutte le soddisfazioni particolari che sarà possibile, ma guardandosi bene dal fare il ben che minimo sacrificio allo spirito del Patto a quattro. Con questi sforzi è da met-tere in rapporto la pubblicazione, per il tramite del noto agente francese Wickham Steed, di pretesi documenti segreti sulla guerra batteriologica che la Germania preparerebbe contro la Francia e l'Inghilterra, documenti che Weygand sarebbe andato a portargli a Londra. C. P.

Persone citate: Bainville, Benes, De Jouvenel, Wickham Steed