Che cosa è successo in Arabia

Che cosa è successo in Arabia Che cosa è successo in Arabia La scomparsa di un piccolo regno all'origine della guerra tra Heggiaz e Yemen Battaglie senza sangue - Una storia che si racconta dopo quattordici secoli (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) Il nostro inviato Renzo Martinelli c il primo giornalista italiano che mette piede in Arabia dono la «iieira tra lli'u-iriaz o Yemen. Attraverso n.ueno ior. rispondenze, ohe ci trasmette per via aerea, culi cerea di chiarirò e precisare, le origini del conflitto e la situazione che si ò colsi maturata. GEDDA, giugno. Stamani si sono veduto raffoììirè le tende dei beduini fuori delle mura della città .Specie dalla parte della via di La Mecca il deserto ne era tutto nero per molti chilometri, e gli europei si sono affrettati a chiedere qualche delucidazione all'Emirato. Si tratta di questo: da Taif, la capitale estiva dell'Arabia Saudia, dove il Re si trova già da una settimana, è scesa a Gedda la voce clic il Re stesso verrà qui a premiare, con la sua presenza e con una rivista spettacolosa, le truppe che hanno battuto l'Imam. Il fitto campo beduino che stringe Gedda come d'assedio s'è formato al richiamo di tale voce. Verso mezzogiorno, una grande animazione s'è formata all'improvviso fuori della porta di La Mecca. Ibn Saud è dunque veramente qui che viene ? Prima di parlar di pace No. Due grandi e ricche automobili sono arrivate, sì, dalla capii ale, piene seppe di turbanti e di mantelli da guardaroba reale. Ma il Re non c'era. Erano ire o quattro dei suoi Ministri, mandati da lui ad accompagnare fino all'imbarco la missione diplomatica che si reca a Sana, la capitale dello Yemen, per far ratificare dall'Imam Yaya il Trattato che i suoi plcnipotenziarii hanno discusso e deciso, in queste ultime settimane, nel corso di lunghi e difficili colloqui avuti a La Mecca e a Taif con Ibn Saud in persona. Quali sieno i termini precisi di questo Trattato naturalmente non si sa. Ma pare che essi non troveranno obbiezioni da parte del Re yemenita. E' dalla sollecita firma definitiva di tale documento clic uscirà l'annuncio sicuro della pace ritornata in Arabia. Sino a quel giorno, ogni « fantasia » potrebbe risultare prematura. L'Ibn Saud è perciò molto probabile che non venga subito a Gedda. Egli ha detto ben chiaro che nessuno al mondo potrà mai convincerlo a modificare di un solo millimetro ciò che ha messo su carta con gli inviati dell'Imam. Se il Re dello Yemen intendesse ricominciare a discutere sulla faccenda dei confini dcll'Asir, sarebbe guerra daccapo, e guerra dura. La consegna degli Idrissiti e lo sgombro del la regione montagnosa di nord-est, patti già o effettuati o in corso di effettuazione, da parte dell'Imam, non avrebbero più alcuna importanza. Per questo, innanzi di parlar di pace in Arabia bisognerà aspettare ancora un poco. In Italia, in Europa, le notizie del re cento conflitto armato fra i due Re arabi arrivarono sempre in modo molto frammentario e confuso; spesso inesatte, qualche volta addirittura destituite del benché minimo fondamento. La scarsa confidenza del pub blìco, preso nella sua generalità, con la geografìa politica, e anche fisica, del la penisola d'Arabia; la complicanza delle cause remole della inimicizia tra i due Sovrani; questa misteriosa faccenda degli Idrissiti nemici d'Ibn Saud e tenuti in ostaggio dall'Imam, nemico d'Ibn anche lui; erano in verità elementi assai difficili a comprendersi. La elaborazione a cui venivano sottoposti nelle Agenzie di Cairo o di Londra non era certo fatta per aumentarne la coni prensione. In attesa delle ratifiche di Sana, sarà tempo ottimamente speso quello di rimettere qualcosa a posto intorno a ciò che davvero ò successo in Arabia in questi ultimi due mesi, e intorno alle cagioni antiche e recenti della guerra che ha messo a cosi drammatico rumo re la stampa mondiale. In realtà, sul campo vero, le dimensioni dell'evento sono state molto iììù modeste. Ma, infine, guerra era. Le nozze dell'Emiro... moribondo Durante il mio piccolo cabotaggio lungo la costa araba per arrivare a Gedda, m'era accaduto di leggere su di un giornale francese acquistato a Suez, ini bellissimo episodio accaduto nel corso d'una terribile battaglia avvenuta nel Gebel alle spalle di Hodeida. L'Emiro Feisul, il secondogenito d'Ibn Saud, comandante in capo delle opera sioni in quella zona, era rimasto ferito da un colpo di clava avversaria, in un furentissimo corpo a corpo. Liberato dai suoi, si fece di tutto per costringerlo a ritirarsi dalle prime lince. Egli appariva cosi pallido aa suscitare intorno le più angosciose profezie. « Altezza, tu stai male. Ritirati dalla battaglia...» L'Emiro guardò i suoi consiglieri accigliatissimo. Poi un sorriso d'ironico compatimento gli increspò la bocca sottile. «Dov'è Cadija?», disse. «Portatela qua...». Cadija era la quindicenne figlia di un liberto che faceva parte della casa di guerra dell'Emiro. Cadija venne, c l'Emiro la sposò seduta stante, sotto la tenda di rosso damasco intorno a cui si stava ancora sviluppando la battaglia. Subito dopo, l'Emiro uscì e, sorridendo ancora con quella sua sottilissima perfida bocca di Principe da favola, domandò ai suoi generali il permesso di poter continuare a combattere... Confesso che la cosa mi aveva fatto una certa impressione. Avevo veduto l'Emiro Feisal a Roma, affacciato al finestrino della vettura-salone che lo portava verso la Lombardia, — dove, tra l'altro, visitò, come ricorderete la Fiera Campionaria — e riuscivo, ora, a immaginarmelo perfettamente sulla soi/lia della tenda nuziale, reduce appena dall'aver fatto d'una figlia di liberto una principessina da harem, dire ai suoi più gagliardi guerrieri: « Allora, vogliamo andare a combattere?...». Il volto dell'Emiro Feisal, bel volto romantico da convalescenziario, jn'era parso già fin da allora fatto ap- pnitdtlaccsSfnqmpnmlhsesgfctgdDepmspp u a n o n o o u o e a o a a o o l o , a , a l , - posta per dar frustate di questo genere. A Gedda, ieri, ho avuto occasione di incontrare, sotto una veranda del quartiere delle Legazioni, un bel vecchio di Medina, il più illustre fanatico dì tutto l'Heggiaz, — colui al quale, tra l'altro, si deve la disi razione, avvenuta a furia di popolo, della tomba di Eva, che era qui fuor di porta: il Corano, come si sa, non ammette immagini o sìmboli da adorazione, all'infuori della Sacra Kaaba di La Mecca — e gli ho fatto chiedere, a mezzo di Mohamed, l servo del decano della colonia italiana in Heggiaz, se fosse proprio l'ero quel fatto dell'Emiro che consuma il matrimonio con la giovinetta Cadija proprio nel momento in cui i suoi generali lo trattano rispettosamente da moribondo. Mohamed capisce bene l'italiano, e lo traduce come può. Hai capito cosa ti ho detto, Mohamed ? —■ Capito molto bene. — Allora, raccontalo a Effendi... non so come si chiama. — Effendi Anas ben Malyk. -T- Ottimamente. Mohamed racconta, con grandi gesti e con occhi accesi. Se a un arabo, e specie a un arabo di questa cosi vergine Arabia, date da raccontare un fatto qualsiasi, il più semplice, il più corrente, il più banale, tra i cento fat ti suoi e vostri della vita di tutti giorni, lo vedrete infallibilmente acccn dersi e agitarsi come se raccontasse Dio sa che: un bel sogno d'amore o un episodio di guerra santa. Dategli da ripetere una pagina come quella dell'Emiro, e se ve lo figurerete pazzo sarà sempre poco — Calma, calma, Mohamed. Parla più piano. Non vedi che Effendi s'impaurisce ? — No. Effendi non avere paura. Ef fendi piacere molto questa storia. — Ma che dice? La sapeva anche lui? — 07», sì. Sapere anche lui. Sapere da tanto. — Ma se è successa poche settimane fa! — No, Effendi... (Per vostra norma, sono Effendi anch'io). — E quando, allora ? Mohamed interroga il vecchio Anas. Anas parla piano e a gesti più lenti, perchè è vecchio. Ma la voglia d'alzar la voce e di nuotare nell'aria ci sarebbe. — Insomma, che dice? E' vera o non è vera? — Stare vera. Però essere successa ■piima... ■—■ Prima... quando? — Essere successa a Khaibar, quando il Profeta conquistò La Mecca. Stare scritto in tutti i libri sacri. — Ah, ecco, ecco... Nel 050 invece che nel 1934, Maometto invece di Feisal... Piccolezze. Mi pare che anche Effendi Anas ben Malyk non dia troppo importanza alla cosa. Il fatto, in fondo, esìste. La sorte dell'Asir Le cose a posto. Le più lontane origini del conflitto fra l'Ibn Saud e l'Iman Yaya risalgono al 1926; a quando, cioè, Said Mohatned el Idriss, sovrano dcll'Asir stipulò un Trattato di amicizia e dì protezione con Ibn Saud, Re del Negged e dcll'Heggiaz. L'Asir formava, fra il Regno saudiano e quello yemenita, una specie di Stalo cuscinetto, molto utile ad attutire gli urti e gli attriti, più o meno palesi, tra le ambizioni dei due maggiori Sovrani arabi. Il fatto nuovo che veniva a turbare questo prudenziale equilibrio, a tutto vantaggio del Re del Negged e dell'Heggiaz, mise molto in allarme l'Iman Yaya, nella sua alta petraia di Sana, dove già erano arrivate notizie assai poco tranquillanti intorno al più vero significato dei patti d'amicizia firmati fra Ibn Saud e gli Idriss. Gli Idriss sono una famiglia di vecchissimo ceppo arabo, già in vasta signorìa al Marocco e ri tornata, dopo varie vicende, nell'Ara bia madre per partecipare al banchetto funebre della Turchia. I sospetti dell'Imam non erano in fondati. Il Trattato d'amicizia tra VA rabia saudia e l'Asir venne a rivelarsi assai presto come un vero e proprio dominio d'Ibn Saud sulle terre idrissite. L'assorbimento avvenne in un tempo anche più breve di quello che si era pensato; e, così anche il prevedibile e preveduto conflitto di vicinanza fra Heggiaz e Yemen, arrivò al suo punto critico coti un forte anticipo sui cai coli che erano stati fatti. Bisogna aggiungere che lo Yemen aveva considerato sempre gli Idriss come usurpato ri di un territorio assolutamente geme nita, e che, perciò, se aveva potuto tol lerare la sua autonomia, della quale forse lo Yemen si riprometteva di po tere aver ragione assai facilmente a tempo e luogo, in nessuna maniera poteva assoggettarsi a vedere questa u- tealtebedee gtrggriasrecomddfrfip« dtòpssgfadmfncsssszu«gzmnilfpscndmpdpmvmdtHsbs«ndeDRcpalpp«dbensalegfsLsurpazione"resa definitiva dalla forza\saudiana. Perciò, i nervi cominciarono a vibrare e ì denti a stridere. Il primo scontro diplomatico avvenne intorno alla delimitazione dei con fi- ni fra Heggiaz e Yemen. Fra Yemen e\Asir questi confini erano sempre rimasti una cosa vaga; e, ad ogni modo, per la ragione che ho detto, mai dal¬ l'Yemen ufficialmente accettata. Dai primi del 1927 a quasi tutto U 1928, umilunga serie di conferenze si svolse tra i rappresentanti di Sana e di La Mcc- ca; ma senza alcun risultato apprezzarbile. Negli ultimi giorni del '28 un ulti-' mo tentativo d'accordo fu fatto, scm-\pre a La Mecca, in un convegno itre-\sieduto dallo stesso Ibn Saud. E fu un nuovo fallimento. Sino al '31 più nessun contatto ebbe luogo fra Yemen ed Heggiaz. Fu appunto nel dicembre '31 che, quasi di sorpresa, si venne a sapere di un accordo finalmente intervenuto fra Sana e La Mecca, accordo nel quale Ibn Saud diede prova di uno spirito di tolleranza assai largo. Senza pre- o , i o e a o e a - nvrntmszsedgdlmItendere alcun compenso, egli cedeva all'Iman Yaya il Gebel Arti; e metteva, così, o sperava di mettere, una bella pietra definitiva sulla quislione delle frontiere. Speranza, più che vera e propria previsione, che arrivò sui giornali d'Europa, per le solile vie traverse, facìlonamente trasformata in grande evento storico, destinato a segnare una data memorabile nella storia dell'Oriente islamico. La smentita doveva venire, e venne, assai presto. I primi atti ostili L'Imam di Sana incominciò col dire che le ratifiche del patto amichevole con l'Heggiaz non erano avvenute in modo regolare, che alcuni jmrticoluri del patto stesso dovevano essere riveduti, e che, in fine, la questiono delle frontiere rimaneva aperta. L'Ibn Saud, fiero carattere beduino forgiato a colpi di sole sulle roventi incudini del « deserto rosso », capì che bisognava ridecidersi a montare in sella; e vi montò, difatti, scendendo con tutto un popolo di guerrieri verso le regioni del sud. Quando vi giunse, la situazione s'era aggravata assai. Una tribù capeg giata da fuorusciti egiziani, i Ben Refada, e altra gente nòmade sui confini del Regno, verso lo Yemen, s'erano messi in aperta rivolta. Ibn Saud af fronte i ribelli, inflisse loro una lezio ne che solo il Cielo vide, e speriamo che il Cielo abbia assolto, eppoi si voi se a ricercare le prove della sospettata sobillazione. E' facile immaginare verso che parte Ibn Saud rivolgesse la sua particolare attenzione. Conseguenza di questa indagine fu una lettera ufficiale rimessa all'Imam Yaya per « amichevolmente » pregarlo di sorvegliare gli elementi più tordibi delle sue zone di frontiera. L'Imam si stupì, ma promise. Nel novembre del '32 Ministri saudiani si recarono a Sana, e il tentativo d'un serio accordo di pace fu ripreso. Però, al solito, senza il più piccolo frutto. A complicare le cose',tsttVm|pitndpdtrpannfNzsopravvenne, sulla metà del '33, l'occupazione, da parte delle forze yemenite, della regione del Neggeran, zona desertica montagnosa a nord dello Yemen, che sino a quel tempo era sempre rimasta senza padrone. In tal modo, ecco un'altra forte sferzata alla pazienza del Re beduino; e un altro motivo di grande ansietà per gli osservatori europei interessati iti qualche modo al mantenimento della pace e dello « stolti quo » in Arabia. Queste, le cause relativamente remote del conflitto armato fra Yemen e Heggiaz. Le recenti, sono molto più spiccie. Abdel Nahab el Idriss, uno dei membri più influenti della dinastia regnante sull'Asir, virtualmente annullata dalla « protezione » saudiana, partì, nel gennaio del '3Jf, per le montagne abitate dalle tribù Faifa, Ben Maleck, Abadel, e le mise in rivolta contro Ibn Saud. Di lì a poco, durante la gran festa del Ramadan, truppe regolari yemenite occuparono gran parte di quel territorio, procedendo così a un vero e proprio atto di guerra verso il Sovrano dell'Heggiaz. In queste operazioni una parte molto importante l'ebbe, in modo per nulla dissimulato, Seif el Islam, « La Spada dell'Islam », Principe Ereditario yemenita. Come se questo non bastasse a chiarire lo spirito da cui era animato l'Imam di Sana, ecco la notizia, che molti ostaggi sono stati presi fra le tribù dcll'Asir rimaste fedeli a Ibn Saud, e portati ella capitale dello Yemen. L'ultimatum e la guerra Ibn Saud sjwdl allora all'Imam Ya un «ultimatum» con queste richiesi evacuazione immediata delle mon gne del Neggeran; liberazione degli ostaggi; consegna di tutti i membri della Dinastia degli Idriss, rifugiatisi a Sana, o comunque viventi in territorio yemenita. In mancanza di una esecuzione totale e rapida di queste richieste, sarebbe stata la guerra. La risjiosta non venne, ovvero ne venne una fatta di sole parole, e la guerra fu. zanlcpe tutto, o quasi tutto, si ridusse a una grande manovra di ripiegamento. Qualche breve scontro accadde, nella marcia automobilistica dei saudiani su Hodeida, fra l'avanguardia e la retroguardia dei due eserciti. Un po' di sangue è còrso solo nella conquista di Arad, avvenuta mentre ancora l'Imam non credeva che si sarebbe arrivati a una guerra sul serio. Si sono letti in Europa coloritissimi ragguagli sulle marcie forzate dei soldati saudiani, a piedi nudi, sulle pietre e sulle sabbie roventi, in riva al Mar Rosso, sofferenti e felici come fachiri. La verità, che non disonora nessuno, è invece quella che ho detto poco fa. L'esercito di Ibn Saud è forse, fatte le debite proporzioni, il più motorizzato della tcra\ra. A Hodeida c'è andato in automa Grosse battaglie? Non pare. Ancheìircfcé in realtà, da parte yemenita,]'- bile. Harud fu occupata il 27 di aprile, Hodeida il 5 di maggio. Nella presa di Hodeida non fu sparato un solo colpo di fucile. Il comando in capo delle ope e\razioni era tenuto dall'Emiro Feisal. , ¬ li solo momento un po' grave vissuto da Hodeida, in quella circostanza fu quando, allontanatesi le truppe ye i menitc, la tribù dei Zaranick, predoni idi gran classe, si diede al saccheggio a degli edifici pubblici e privati. Uno - sbarco italiano ed inglese, motivato con rla necessità di tutelare gli interessi cu-' ropei, ma in realtà utile a tutti, im-\pcdì che accadessei-o cose troppo gra-\vi. Entrati in città i saudiani, i nostri u ù n e, i a e o - marinai e quelli britannici ritornarono a bordo delle rispettive navi. In Hodeida funziona però tuttavia un Ambulatorio, diretto dal dott. Tassi, moltissimo apprezzato non solo dalla popolazione stabile, ma anche dai provvisori! occupanti. Provvisorii proprio? Così pare. L'Imam avrebbe dato questa volta qualche segno, almeno stando alle no- tizie che vengono da Mecca e da Taif,\ le due sedi del Governo saudiano, di volere eseguire lealmente le condisio- . ni di pace che ha telegraficamente di- ichiaretto di accettare. Gli ostaggi sono stati messi in libertà., gli Idriss consegnati; le montagne del Neggcran. si vanno pian piano sgombrando. Per gli Idriss, Ibn Saud ha promesso che sarà verso di loro d'una magnanimità intieramente mussulmana. Che vorrà mai dire? Ma perchè la pace sia sul serio, e non pace di giorni, è necessario risolvere il famoso problema delle frontiere dcll'Asir. Le carte siglate dai plenipotenziarii convenuti a Taif pare contengano il rimedio anche per questo male. L'Imam firmerà? Tutti ormai sperano di sì. E Ibn Saud aspetta. Senza muoversi da Hodeida. Un telegramma che ha fatto in quest'ultimo tempo il giro della stampa europea, vi ha già informato della soddisfazione manifestala dal Re dcll'Heggiaz al Ministro jìersico per la condotta di limpida neutralità tenuta dall'Italia nel còrso degli ultimi avvenimenti. RENZO MARTINELLI. lsnacrszehcicEcYasdS