Ventuno anfore romane scoperte da alenili sterratori nell'Alessandrino

Ventuno anfore romane scoperte da alenili sterratori nell'Alessandrino Ventuno anfore romane scoperte da alenili sterratori nell'Alessandrino Alessandria, 26 notte, .m(G.C.) Alcuni sterratori addetti alla « fornace Bolloli, in territorio del vicino sobborgo di Castelceriolo, proseguen- sido nei lavori di scavo di un vasto cam- apo « vigna grande » hanno casualmen- ! zte messo alla luce alcune anfore ro- j tamane in terracotta, strettamente rag- ; dgrappate a circa due metri di profon- : srugnpvpmvsnnsnvtentTrttcreugmstrsadpfidita dalla superficie del suolo. Per in carico della R. Sopraintendenza ai Mu sei e scavi di antichità, si è portato subito sul posto il dott. Arturo Munsi, direttore del Museo Civico di Alessandria, il quale, dopo aver provveduto a ricuperare e ritirare sei anfore in discrete condizioni, ha fatto proseguire in questi giorni, sotto la sua direttiva, gli scavi sino alla profondità di otto metri. Cosi si sono rinvenute altre quindici anfore, delle quali due in ottimo stato di conservazione, otto in buono stato, ma con qualche frattura riparabile, cinque in frantumi. Ipotesi di studiosi Singolare è la posizione in cui, sia le prime sei, che le ultime quindici anfore, sono state ritrovate, situate cioè l'una sull'altra verticalmente, con l'imboccatura verso il basso in una specie di buca circolare, scavata nel duro terreno compatto e ghiaioso; i vuoti, fra l'una e l'altra, riempiti da grosse pietre appositamente collocate. Tale posizione, come ci ha dichiarato il prof. Mensi, può ben far supporre che siano state colà riunite, o come in un deposito nell'attesa di eventuale uso o vendita, oppure come in un nascondiglio, in previsione di pericoli imminenti. Malgrado la loro posizione capovolta, quasi tutte le anfore erano ripiene di fanghiglia, introdotta dal secolare lavorio dell'acqua filtrante nel sottosuolo. Nessuna di esse reca sigla o marca d'origine: la loro finitura è alquanto rózza e grossolana. Le ventun anfore sono ora depositate presso il Museo civico di Alessandria, ove hanno accresciuto notevolmente il patrimonio archeologico proveniente dalla stazione romana di Castelceriolo, di cui ricordiamo particolarmente uno specchio metallico, una ampolla con catenella in rame, un lacrimarlo in vetro assai interessante, vasetti in terracotta ecc. Effettivamente, come abbiamo accennato, non è la prima volta che in Castelceriolo vengono esumati oggetti del genere, poiché già in altre riprese sono stati trovati oggetti della lontanissima età neolitica, l'età della pietra, lavorata in utensili casalinghi dagli aborigeni, che non conoscevano ancora l'uso e la fusione del metallo. Questi utensili, in termine scientifico, selci, sono stati rinvenuti in un poggio elevato di qualche metro sul piano circostante e, quindi, propizio alle antiche abitazioni, assicurate in tal modo contro le inondazioni dei fiumi, scorrenti, in date lontanissime, nelle adiacenze del il sente abitato: ciò è confermato, co"ie assicura in proposito il prof. Gho, anche dai grandi e continuati avvallamenti ancora visibili. Di queste selci, parecchie sono state, I dal reverendo prof. Bergamasco, por- ■ tate a Roma, e ivi conservate nel museo Kircheriano: altre sono state donate dal ; signor Rocco Novelli ai conti Nathis i ; quali, alla loro volta, ne hanno curato Ila consegna al Museo Archeologico di>Torino; anche il signor Umberto Rie- cardi, pure di Castelceriolo, rinveniva nel sottosuolo, a piccola profondità, or- cioli, urne funerarie, uno specchio ovale in bronzo levigato, ed altri piccoli og- getti dedicati al culto dei morti, eviden- temente di un'epoca molto posteriore, sempre dell'epoca preromana. Nei recenti scavi è venuto in luce pure un antico pozzo, contornato alla sommità da mattoni fatti a cuneo ed a segmento di arco da renderne l'imboccatura perfettamente circolare, e, sempre alla pro¬ scshvvlfondità di due metri circa, numerose Ianfore, affioranti da uno strato di ter- reno, grasso e nericcio, segno di un'an- tica cultura agricola. I La delusione di Un manovale |, Al manovale, che, per primo, ha avu-!to la ventura di posare il piccone sui;vetusti cimeli corse un brivido di me- raviglia e di trepidazione: la leggenda- ria <: pignatta *, ripiena di sonanti mo- :?ete d°r°. Pareva dunque finalmente trovata. Coniun pretesto faceva sviare jgh sguardi dei compagni e convergere l:'l lavoro ad altra direzione della spia- !na.ta' ma nel cuore della notte. lope-; Ir?'°' credutosi favorito dalla fortuna, ; I «tornava solo e guardingo al posto di Iavoro diSsotterrando la « pignatta ». Dietro a questa ne veniva fuori un'al- ! ! tra e poi altre ancora numerose che : subivano tutte quante la stessa sorte i iinesorabile del piccone per la provata! 1delusione ed il malcontenuto dispetto.! < ICosi una decina di anfore andavano lgg^^.*5g*SSSSil tfiJ& per j pl-imi, non si interessavano dei I ricordi preziosi antichi, richiamando ' l'attenzione delle competenti autorità, \ La presenza di un numero cosi ìile-; ■ vante di anfore, di svariati e multifor- mi oggetti in cotto, in uno stesso luo- go, fa pensare ad un antica fornace , forbente nei paraggi. Ammettendo pu- re l'esistenza di questa, come d'altron-, ;t]C tutto fa credere, rimane a spiegar- si l'occultamento voluto e meditato del- lo anfore stesse, sepolte alla profondità - ■di otto metri, disposte originariamente con l'imboccatura verso il basso, sepa-, te da „msse pielre acl impedirne leio. eventuaii scosse e le conseguenti rot-- Lu ripiene di terra per le infiltrazioni - d'acqua e di melma nel secolare, proi fondo nascondimento, capaci, alcune, - anche di un ettolitro di liquido. a e è I tuto effettuarsi ? Tutta la popolazióne ; di Castelceriolo intanto vive in un'at1 mosfera di vivo interessamento. I vec | chi^pecjalmente^ che, dagli avi, hanno Perchè immetterle cosi diligentemente disposte, capovolte, separate le une dalle altre in pozzo profondo? Forse durante periodi fortunosi di fuga e di invasione guerresca nella speranza di riesumarle in un ritorno, che poi, per impreviste contingenze, non ha po- sentito parlare delle famose giornate1di Marengo, e che nella stessa località | ove sono venute alla luce le anfore ro-; mane, hanno raccolto armi e ricordi | dell'epoca napoleonica, confondendo le j età storiche, con errore evidente, chia- • .mano le anfore romane con il titolo di « pignatte » di Napoleone, Oltre a queste interessanti recentis sime scoperte, non va dimenticato un altro particolare di notevole importan ! za e poco ancora conosciuto. Per sfrut j tare le argille abbondanti dei dintorni ; del sobborgo di Castelceriolo, che bene : si prestano alla fabbricazione dei late rizi, il conte Mathis aveva stabilito una fornace: vi lavoravano padre e figlio Francesco e Giuseppe Mandrino: nella lavorazione della malta per preparare i mattoni, i Mandrino si trovavano sovente mani e piedi sanguinanti per tagli prodotti come da vetri. Esaminate attentamente le argille, si rinvenivano così moltissime scheggie di selce e, per evitare che nella lavorazione della malta esse dovessero determinare ulteriori lesioni ai lavoranti, costoro nascondevano nei mattoni appena lavorati le numerose schegge rinvenute. I Mandrino, interpellati in proposito, assicuravano che numerosissime erano le schegge trovate e quindi assai numerosi risulteranno i mattoni portanti tale originale marca di fabbrica. Tali schegge di selce sono adunque veramente antiche, preistoriche, del quaternario, ma i muri di argilla, i mattoni crudi e cotti, i ruderi di muri fatti con sola argilla mista a ghiaia, pure rinvenuti in epoche recenti, sono di età moderna uomini fin dall'epoca della pietra sche6- giata. Tali uomini si fabbricavano pri-!ma capanne con l'argilla, con fango quali, in un primo tempi semplicemente epsicati al sole, poi sottoposti a regolare cottura. Si avrebbero cosi tre periodi di civiltà litica che si sono sovrapposti. Quindi si potrebbe affermare che l'arte di far mattoni e di farli cuocere risale ad epoche molto più antiche, forse, di quelle credute fino adesso. . e e o tpLa conclusione adunaue di tutte aue-iste^coTertWta^Srtei a CasTel- kceriolo nresso Marengo esistevano :presso Marengo, esistevano,jU b R Ub

Persone citate: Arturo Munsi, Bolloli, Giuseppe Mandrino, Mandrino, Mensi, Umberto Rie

Luoghi citati: Alessandria, Castelceriolo, Roma, Torino