Quaranlamila mondariso acclamano il Duce in un'atmosfera di letizia e di travolgente entusiasmo

Quaranlamila mondariso acclamano il Duce in un'atmosfera di letizia e di travolgente entusiasmo Il Segretario del Partito alla grandiosa adunata di Mortara Quaranlamila mondariso acclamano il Duce in un'atmosfera di letizia e di travolgente entusiasmo -CD AI-, PROSTRO I1VVIAT O) Mortara, 25 mattino. TI giudizio più espressivo sulla grande adunata delle lavoratrici della risaia, svoltasi ieri mattina a Mortara con l'intervento del Segretario del Partito, è stato pronunciato da uno straniero. — Magnifica — mi ha detto il signor F. W. de Biilow, dell'Ufficio Internazionale del Lavoro, che, come già ho avuto occasione di segnalarvi, è venuto apposta in Italia per assistervi. L'automobile dell' on. Angelini, Commissario della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti dell'agricoltura, che dopo la cerimonia seguiva quella di S. E. Starace sulla via del ritorno e che doveva accogliere anche il gradito ospite, stava per mettersi in moto. Alla prima domanda, che aveva provocato, in risposta, il reciso ed eloquente monosillabo, ho appena avuto il tempo di aggiungerne una seconda: — E ne porterete l'eco a Ginevra? — Sicuramente! — ha ribattuto con un largo e aperto sorriso di entusiastica approvazione il signor de Biilow. Una testimonianza d'Oltre Alpi, l'ennesima. Ce n'è ancora bisogno? No. Ma il signor de Biilow non si era limitato a far da spettatore ad un raduno gigantesco, ad una manifestazione di salda disciplina sindacale tanto più significativa per essere venuta da una massa femminile, ad un formidabile concentramento denso di vivaci tonalità cromatiche e pieno di forte e sana poesia: ultimo, in ordine di tempo, dei Santi Tommasi ginevrini recatisi nel nostro paese per prendere contatto con la realtà dell'organizzazione fascista, egli aveva voluto vedere le mondariso al lavoro, percorrere i dormitori delle tenute, osservare il vitto, visitare i posti di ristoro e i « nidi », assicurarsi della vigile opera di tutela dei Sindacati per l'osservanza dei patti contrattuali: tutto ciò, diciamolo a suo onore, con uno spirito di serena simpatia. E per questo suo aver voluto constatare de visti quanto la Rivoluzione delle Camicie Nere ha operato anche nel settore della monda del riso, la sua testimonianza acquista un valore rinnovato. L'aspetto della città Ma veniamo alla cronaca. Vi dicevo l'altra sera che nella notte di sabato in risaia non si sarebbe dormito. L'affermazione ha trovato pieno riscontro nei fatti. Già la vigilia era stata febbrilmente occupata nell'opera di organizzazione del raduno. Quarantamila persone non si trasportano da punti vicini e lontani senza un piano di vera e propria mobilitazione: mobilitazione civile; e bisogna affrettarsi a proclamare che il compito, affidato come sapete, all'Unione dei Sindacati fascisti dell'agricoltura di Pavia, di cui è segretario il camerata Marinoni, sotto la presidenza del Segretario federale prof. Carena e sotto lo stimolo personale del Commissario nazionale on. Niccolini, efficacemente coadiuvato dai componenti il Direttorio confederale, e stato assolto nel modo più brillante. Sarebbe ingiustizia passare sotto silenzio la parte avuta in quest'opera dal capo della zona di Mortara, Gaetano Caserini, sopratutto perchè il grosso del concentramento veniva appunto dalla Lomellina, sottoposta alla sua giurisdizione sindacale. Nè è da tacersi infine l'apporto arrecato dalle zone risicole di Milano, Novara e Vercelli Mentre tutti i paesi della risaia lomellinese e quelli designati a rappresentare le altre tre provinci, venivano così silenziosamente collegati attraverso un intenso movimento di automobili incrociantisi per tutte le strade della zona, Mortara si parava a festa. La stazione ferroviaria, all'interno ed all'esterno, veniva fasciata di tricolore, che con trofei, pennoni e strisce si estendeva gradatamente a tutta la piazza antistante, al corso Garibaldi fino a piazza del Municipio, e alle vie circolari della graziosa e simpatica cittadina. Contemporaneamente i muri venivano tappezzati di manifesti, stampati essi pure nello sfondo dei tre colori della Patria. In essi il Podestà ing. Omodeo Zorini associava nel saluto S. E. Starace e le mondine, ricordando la visita fatta dal Duce a Mortara nel 1921. Questo ricordo si ripeteva in un manifestino recante alcune frasi del discorso allora pronunciato dal Capo: « Voi, o cittadini di Lomellina — diceva — voi siete certamente all'avanguardia; il grosso dell'esercito è in marcia ». 1921: si è poi visto fin dove l'esercito cui il Duce accennava, è arrivato. Migliaia di altri manifestini riproducevano frasi di Mussolini esaltanti i rurali e il lavoro agricolo. L'entrata al corso Garibaldi era attraversata da uno striscione steso in alto e recante la scritta, pure desunta da un discorso mussoliniano: « Lavorare la terra è una severa fatica ». E più oltre: « L'avvenire è nostro ». Intanto davanti alla stazione, di fronte al corso si provvedeva ad erigere il palco per le autorità. In forma oblunga, il palco terminava sul davanti con un podio formato da un enorme fascio di spighe, avente ai lati due modernissime motoaratrici. Anche il palco era fasciato di bandiere e sormontato da nennoni. Quattro potenti diffusori, collocati all'ingresso del corso dovevano portare la voce del Segretario del Partito alla massa più lontana. In questi ultimi punti erano preparati due dei principali posti di ristoro per la distribuzione di acqua e sciroppo. Quattro camioncini di Balilla dovevano inoltre distribuirò siicchi di formaggio dolce, dono di una nota ditta di Robbio. E poiché il companatico richiede logicamente il pane, dai forni tra venerdì e sabato ne sono uscite parecchie tonnellate, da distribuire alle mondine. Compiuta questa ardua fatica, la città verso mezzanotte si è addormentata. La quiete è però durata poco. Infatti all'ai! a hanno cominciato ad eche~"Tiare i canti delle prime squadre giunte dai paesi più vicini. Da questo momento gli arrivi degli autobus si sono succeduti senza posa. Guidate da funzionari e fiduciari di zona dell'organizzazione sindacale, le mondine scendono dai veicoli e si avviano ai posti loro assegnati ner lo schieramento. Vestite del loro abito più bello, le più col capo coperto da berretti di carta in bianco, rosso e verde, recano ciascuna una bandierina che agitano in segno di festoso saluto, lanciando evviva ed alala al Duce. Alle grida e ai canti fanno eco le musiche. Ve ne sono già molte e le note si intrecciano, si confondono in un frastuono che ora cresce sempre più di intensità. Quanti sono i torpedoni arrivati? E' impossibile dirlo. Rimasti vuoti, i veicoli vanno ad allinearsi alla periferia nelle località predestinate. La piazza e il corso cominciano a mareggiare. Migliaia di bandiere e di tardetti si agitano sopra la moltitudine vivacissima e variopinta. Arrivano a folti gruppi anche le rappresentanze delle altre organizzazioni, i Fasci, le delegazioni dei combattenti e dei mutilati, quelle d'Arma. Ed ecco al movimento delle rotabili far riscontro a un cèrto punto quello della ferrovia. Alle 5,45 arriva il primo treno speciale; è partito da Candia Lomellina e ha raccolto le squadre di diversi altri paesi. Poi è la volta di quello di Torreberetti e via via di Palestro, di Cava Carbo nara, di Novara, di Sannazzaro dei Burgondi, di Livorno Ferraris includente pure Vercelli, di Vigevano, di Robbio, di Gorlasco. Da alcuni di questi capilinea i treni sono doppi Lunghissimi, i convogli entrano nel la stazione inghirlandati di bandiere e di fiori. Musiche, canti, alala: il | frastuono ha punte acute di trilli. | Questa folla giovanile è dominata da una gioia1 che esplode in modi e toni diversi. Sbottano risate argentine di intere squadre; ma sono risate che nulla hanno di sguaiato. Se una nota al contrario emerge dalla folla femminile che ci passa sotto gli occhi e dalla stazione va a raggiungere la massa già schierata, essa è data dal contegno dignitoso pur nella legittima letizia a cui si abbandona L'organizzazione agisce potentemente sulle mondine, sopratutto in senso morale. Esse diventano di anno in anno migliori, più disciplinate, più fascisticamente consapevoli. La Messa da campo Finalmente anche 1 treni restano vuoti. Tutte le quarantamila lavoratrici della risaia sono ora al loro posto. Scoccano le 7,30. Nel piazzale, fra la stazione e il palco, è eretto un altare da campo. Davanti ad esso Padre Francesco Pianzola, fondatore dell'Ordine delle Suore missionarie dell'Immacolata, addette alla cura delle mondine, celebra la Santa Messa, accompagnata dal canto delle Giovani Italiane e delle Giovani Fasciste di Mortara. La folla ascolta in silenzio, e l'episodio religioso, toccante nella sua semplice imponenza, passa come un alito mistico che si diffonde su tutta la città. Poi riprende l'immenso, cristallino, chiaro frastuono. Il palco col suo podio sembra una bizzarra nave ancorata in immenso e fluttuante mare umano. L'attesa per l'arrivo di S. E. Achille Starace raggiunge a poco a poco il grado più alto. Il Segretario del Partito arriverà col diretto di Roma e nella stazione si affollano, per riceverlo, le Autorità. C'è l'on. Angelini con un lungo stuolo di deputati: l'on. Cariolato, presidente dell'Ufficio di collocamento nazionale monda, l'on. Ferri, segretario della Federazione Naz. braccianti, gli on. Aghemo, Palermo, Ascione, Gray, Fregonara, Baldi, Lanfrancone, Olmo, Durini; vedo ancora il sen. Rossini, presidente dell'Ente nazionale risi, e il sen. Tournon, Podestà di Vercelli e presidente dei Consorzi agrari. C'è inoltre il Prefetto di Pavia, S. E. Leone, col Segretario federale Carena; il Prefetto di Novara, S. E. Ducceschi, col Segretario federale Paladino ; il Prefetto di Vercelli, S. E. Vittorelli, col Segretario federale Pozzo; un rappresentante del Prefetto di Milano col prof. Silva per il Segretario federale; il Podestà di Pavia onorevole Nicolato, il Podestà di Mortara, e tutti i Podestà e i Segretari dei Fasci della Lomellina. Vi sono, infine, il signor de Biilow dell'Ufficio Internazionale del Lavoro; il gr. uff. Carmina, Capo del Compartimento ferroviario di Torino, con l'ing. Montuori e il cav. uff. Bolzonello. 50 mila lire del Duce Il treno che reca S. E. Starace giunge in stazione alle 10,15. Il Segretario del Partito scende dal vagone-letto col viso sorridente e dopo aver risposto al saluto e all'omaggio dei presenti, si dirige verso l'uscita. Ma la folla lo intravede appena, perchè egli sale su una automobile e compiendo il giro della città si reca in piazza del Municipio, dove lo attende il Podestà col Segretario del Fascio locale e dove passa in rapida rassegna i Giovani Fascisti. Quindi d a i e i e l n n o e e o i e o l i a e o o e i e i i i l e l . a i i e a i a l o n ù o e, n o a i a a, i n o. o el a piedi e a capo scoperto, acclamato dalla folla della strada e da quella pure fittissima dei balconi, avanza dal fondo di corso Garibaldi verso il punto da cui è partito. Per quanto egli cerchi di procedere a passo svelto, le mondine, per vederlo, rischiano di impedirgli di proseguire. I fascisti di servizio, in camicia nera, con la Milizia, riescono però a mantenere sgombro il corridoio formato dalle due enormi ali laterali e il Segretario del Partito, investito in una dimostrazione al Duce che sembra non dover più finire, può alla fine arrivare al palco. Appena egli si presenta sul podio, la manifestazione assume il fragore del tuono. Duce! Duce! è il grido che domina sovrano ed è ripetuto senza posa dalle quarantamila mondine e dalle molte altre migliaia di lavoratori accorsi da tutto il Pavese. Lo spettacolo è impressionante. Larghissimo, il corso Garibaldi per una lunghezza di ottocento metri è tutto una siepe vivente, risultato di una massa d'eccezione, ardente di fede, pulsante d'entusiasmo, dominata da una passione incontenibile per il Capo che ha inviato in mezzo ad essa, suo messaggero, il Segretario del Partito a recarle l'attestazione vibrante delle cure cui il Regime le fa segno. Ogni paese è indicato da un cartello retto da una mondina; e i paesi sono infiniti. Con le quattro maggiori provincie risicole, i cartelli danno presenti anche le rappresentanze delle provincie minori. E' dunque qui adunata in ispirito tutta la risaia italiana. In un coro fantastico, le mondine ora cantano gli inni della Rivoluzione, eseguiti al tempo stesso da cento musiche. Ma ecco il nome del Capo è di nuovo lanciato in alto verso il cielo limpido, nel quale splende un sole che comincia ad abbrustolire. Finalmente allo squillo di tromba éhe la invita al silenzio, la folla d'improvviso ammutolisce. La parola del Gerarca Il Prefetto di Pavia, a nome della Provincia e di Mortara, reca il saluto al Gerarca. Il popolo della piccola e operosa città è orgoglioso di avere ospitato Benito Mussolini nel 1921 (grande ovazione) ed oggi è lieto chs Mortara sia stata prescelta a sede della grande adunata. A sua volta l'on. Angelini reca il saluto della Confederazione e di tutti i lavoratori agricoli della penisola. Con voce vibrata e calda, egli così conclude : « Le mondine d'Italia, onorevole Starace, vi pregano di portare al Duce l'attestato della loro disciplina e della loro riconoscenza per tutto quanto è stato compiuto a loro difesa » (applausi fragorosi). La mondina Ezzelina Franzoni di Cà del Bosco presenta a questo punto a S. E. Starace un mazzo di fiori freschi; quindi Rosa Gandolfi, l'altra mondina dello stesso paese che per traversie familiari dovette interrompere gli studi e recarsi a lavorare in risaia, si fa eco dell'orgoglio di tutte le sue compagne di ricevere dal Segretario del Partito il saluto del Duce. E' assai applaudita. Ma la folla è ansiosa di udire la parola del Gerarca e lo invoca a gran voce, col grido cadenzato: Duce! Duce! Il Segretario del Partito, suscitando indicibile entusiasmo, comunica di avere avuto incarico dal Duce di portare il Suo cordiale saluto e di versare lire cinquantamila quale Suo contributo per l'assistenza che il Partito svolge a favore delle mondine. Parla della solidarietà delle Camicie Nere verso il popolo che lavora, dell'ordine morale e politico instaurato dal Regime fascista, della disciplina che nel campo del lavoro e della produzione è oggi, attraverso l'inquadramento corporativo, una indistruttibile realtà. Dopo aver accennato a quanto è stato fatto per assicurare alla mano d'opera addetta alla monda del riso un equo patto di lavoro e la necessaria assistenza fascista che rende lieta la fatica, elogia i suoi collaboratori e in modo particolare le donne fasciste, rilevando come tutti esplichino la loro attività con appassionato fervore. Un elogio anche rivolge agli agricoltori che con chiara comprensione dei loro doveri hanno resa più agevole la non facile opera dei gerarchi e dei dirigenti sindacali. Il Segretario del Partito ricorda infine le parole con le quali il Duce ha affermato che non contro il popolo ma per il popolo è in atto la Rivoluzione delle Camicie Nere. Il discorso di S. E. Starace, interrotto quasi ad ogni frase da applausi scroscianti, a cominciare dall'annunzio del generoso contributo del Capo del Governo per l'assistenza alle mondine, suscita alla chiusa una nuova grandiosa vampata d'entusiasmo che riafferma i sentimenti di devozione e di attaccamento della moltitudine al Capo lontano e che si sente presente come nel 1921. In mezzo ai bimbi Rapidamente il Segretario del Partito abbandona la tribuna e si reca a visitare il posto di ristoro al la stazione; poi, risalito in automobile, ripercorrendo il cammino com piuto, come già in piazza del Munì cipio ha fatto per la lapide ai Ca duti fascisti, sosta brevemente davanti al monumento dei Caduti in guerra, raggiungendo subito dopo l'Asilo Nido, fondato dall'industriale Quinto Bossi, al quale è pure dovuto l'Asilo « Vittoria » per i tubercolotici. La folla acclama al passag gio e dai balconi si gettano fiori Nell'Asilo Nido troviamo un gruppo di bimbi dai tre ai quattro anni che levano le manine nel saluto romano e agitando bandierine cantano l'Inno dei Giovani Fascisti. Altri bimbi più piccoli sono cullati dal personale addetto. Il nido è lindo, pulitissimo. Su un cartello spicca la massima mazziniana : « Amate i figli che la Provvidenza vi manda, amateli di profondo, severo amore ». E con questa visita, alle 9,50, il Segretario del Partito, fatto segno a nuove imponenti dimostrazioni al Duce, si allontana per visitare due tenute. La grandiosa adunata è finita, ma ci vuole del tempo prima che tornino a formarsi le squadre e che le mondine ritrovino i loro torpedoni e i loro treni. Il servizio tanto dei primi quanto dei secondi è stato inappuntabile. Per le tradotte ferroviarie i dirigenti confederali hanno espresso il più vivo compiacimento al gr. uff. Carmina e mai elogio è stato più meritato. Nessun incidente degno di nota ha turbato la superba giornata, se si fa eccezione per gli svenimenti inevitabili in simili casi; ma i Sindacati non avevano trascurato nennure questa parte dell'organizzazione e con l'aiuto della Milizia, dei Giovani Fascisti e delle Donne fasciste, la Croce Rossa che ne aveva avuto particolare incarico ha potuto arrivare ovunque la sua opera benefica fosse necessaria. La partenza si è effettuata con le stesse caratteristiche di movimento dell'arrivo. Consumate le quarantamila razioni di pane e formaggio, inaffiate da bibite a base di sciroppi, le mondine sono risalite sui loro mezzi di trasporto. Il sibilo delle quindici locomotive ha fatto eco alle centinaia di claxon dei torpedoni. E dopo dopo per tutte le sue linee e per tutte le sue rotabili, la risaia tornava a ripalpitare col cuore di queste sue semplici, modeste ed eroiche lavoratrici che ne rappresentano uno degli elementi più preziosi. FRANCESCO ODDONE lssclr