La messinscena di Bucarest per la visita di Barthoub

La messinscena di Bucarest per la visita di Barthoub La messinscena di Bucarest per la visita di Barthoub Una seduta al Parlamento -- La cittadinanza onoraria -- Il motivo dominante : antirevisionismo Vienna, 21 notte, ilAi suo arrivo a Bucarest, Barthou | vnon solo non è intervenuto, come si èi detto, alla seduta di chiusura della Con- gferenza della Piccola Intesa, ma ha a-j gvuto appena appena il tempo di incon-1 dtrarsi a un banchetto con Jeftic e con Benes: ieri sera stessa, infatti, il Ministro degli Esteri jugoslavo e il suo collega cecoslovacco hanno lasciato la capitale romena per ritornare in patria. Barthou oggi è stato molto festeggiato dal Parlamento romeno appositamente riunitosi in seduta plenaria. Il maresciallo Avcrescu e il prof. Jorga smBNsagderano assenti, però si è notato Maniu mche da molti mesi non interveniva ai : rlavori parlamentari. Barthou è entrato'dnella sala precedendo i membri del Go verno romeno e ha preso il posto d'onore al banco dei Ministri fra Titulescu e Tatarescu. Titulescu, levatosi a anPparlare a nome del Governo, ha ricor- ! dato la seduta della Camera che decise j dell'Ingresso della Romania in guerra, ! e ha detto che durante la guerra la Ro-j mania non ha mai disperato della Fran- eia neppure nel periodo in cui si tro-lvava in una situazione difficilissima.! Oggi la Romania è risoluta a difende-i re col sangue ogni metro quadrato del ! suo territorio. In senso identico hanno parlato rappresentanti dei liberali, del partito nazionalzaranista e dei liberali1 dissidenti 1 Ha quindi preso la parola il Presi- Wdente del Consiglio Tatarescu per pre- lentare un proletto di legge in virtù del quale Barthou viene nominato cit-1 tadino onorario romeno: il progetto è!stato approvato per acclamazione. Ta- ! tarescu, comunicando il risultato del' voto, ha detto che il popolo romeno non1 dimentica il passato e non ha paura : ' dell'avvenire. Barthou, accolto da fragorosi applausi, ha dichiarato che mai ha provato un'emozione come l'odierna. Da nazio- nalista, aspira al rispetto delle leggi l 1 che assicurano la difesa dei diritti na zionali, ma altresì il rispetto dei popoli oppressi, e da cristiano e da cattolico egli domanda che sia rispettata ogni altra religione. Forse questa allusione andava all'indirizzo del deputato antisemita Cusa il quale aveva salutato in lui il rappresentante della Francia nazionalista e cristiana, e si era quindi soffermato a descrivere la egemonia ebraica in Europa. Barthou ha poi aggiunto che tornando in Francia da cittadino onorario romeno si considererà un ambasciatore della Romania sul suolo della sua pa tria. Se il popolo romeno non intende, sacrificare nessun metro quadrato del proprio suolo, allora esso può essere si-1 curo dell'aiuto dell'intero popolo fran- cese. La Romania combatte, insieme | con la Francia per una pace nella qua le non deve esistere il pericolo di ri nunzie, cioè a dire di revisione dei confini. Re Carol ha offerto oggi un pranzo in onore di Barthou al quale hanno partecipato l'ex-Regina Elisabetta di Grecia, il Voivoda Michele, il Presidente del Consiglio Tataresco, il Ministro degli Esteri Titulesco, ed altre personalità. In Ungheria il comunicato sulla Conferenza della Piccola Intesa, diramato ieri da Bucarest, ha avuto l'accoglienza che si prevedeva, e la stampa governativa scrive essere chiaro che si vuole soffocare l'economia magiara: ma fedele alla tesi che in primo luogo bisogna risolvere le questioni politiche, l'Ungheria non cederà. Il « Fueggentleseg », organo di Gòmbos, ripete che per l'opinione pubblica ungherese la parola d'ordine è e rimane: « avanti verso la revisione per pacificare con la revisione l'Europa ». Alla Camera Alta l'Arciduca Giuseppe, riferendosi alla frase di Barthou secondo cui Francia e Romania hanno nella guerra mondiale ricuperato Provincie che erano loro, ha dichiarato fra grandi applausi che se la frase fosse vera, la nazione ungherese dovrebbe protestare unanime contro una falsificazione storica resa possibile da una menzognera propaganda del Ministero degli Esteri francese. Se Barthou volesse studiare la storia autentica, basata su documenti, si convincerebbe anche lui che il Trattato del Trianon rappresenta la più grande ingiustizia della storia del mondo. Parigi, 21 notte. La stampa francese dà fondo alle sue riserve di aggettivi per cantare su tutti i toni le lodi della Romania e della Piccola Intesa, nonché quelle della politica di Barthou, la quale, secondo gli oratori di Bucarest, s'intitola, per chi non lo sapesse, politica di : eguaglianza nella solidarietà vale a dire in altri termini « di eguaglianza per i soli alleati e satelliti della Francia ». I corrispondenti ufficiosi, molti dei quali no- toriamente da anni stipendiati dalla Piccola Intesa, gareggiano, con serietà imperturbabile, nelle adulazioni più smaccate, passando dalla -, agilità di libellula » di Tatarescu alla « voce incantatrice » di Titulescu, alla -magnifica statura » di Re Carol, il quale « porta la quarantina con leggerezza ec- cezionale», ed ha .sopracciglia di se- giornali pubblicano fotografie del .bel portico d'ingresso del Parlamento romeno », della « superba calle Victoria? eccetera eccetera. Una ventata di smo orientale spira insomma sullastampa francese, sudante a non la-, . ,. sciarsi distanziare nelle iperboli dal-l'amico Titulescu, brindante alla Fran- eia «creazione in perpetuo divenire, che si confonde con l'eternità». -Losforzo di questo scambio di colpi di tu-ribolo è tanto intenso che Barthou e Titulescu sembrano esserne rimasti senza voce: se è vero quanto scrive diloro il corrispondente da Bucarest del-VJntransigeant, Jean Thouvenin: « Barthou e Titulescu erano seduti l'uno di fronte all'altro, in un angolo del salone, e si sorridevano senza par- larsi: non si parlavano perchè non ave vano nulla da dirsi ». Non è commovente questo muto lin guagglo degil occhi, simile a quello de gli amanti_che non hanno pm nulla da desiderare . Lasciamo dunque la stampa francese al suo idillio. Notiamo semplicemente quello che sui giuochi floreali di Bucarest scrive Pierre Brossolette su Nótre Temps: « Le alleanze non sono pericolose soltanto perchè provocano risposta, ma anche perchè riserbano amari disinganni. La Romania non è tutta intera dietro Titulescu e Tatarescu. Ricordia- moci che la politica estera e la sicu: rezza della Francia non debbono dipen'dere dall'umore nè dall'amicizia degli altri Stati; ma soltanto da una organizzazione della pace, in cui il nostro Paese, lavorando insieme con tutti a un regime di equità e di conciliazione internazionali, si meriti la stima e la ! Sjmpatia di tutti. Che la Francia e la j Romania si amino per sè stesse, e non ! per concludere alleanze militari contro j questo o quel Paese. Noi non vogliamo l'amicizia armata, come non voghamo lla Pace armata*, ! Ma <3uesta voce isolata si perde nel i deserto pindarico della stampa parigi ! na, dove c'imbattiamo nientemeno che in ""a #>'e Nouvelle inneggiante, come un qualsiasi organo siderurgico, alla 1 « stretta rete di alleanze » tessuta dal 1 la Francia; e in un Echo de Paris pian- We di commozione, come un qual f,*a3i organo ^dicale massonico al £ <>g.o della Francia, Pronunziato da 1 Titulescu Ineffabile insensibilità al r!dlc°° de"a stamPa cosidetta «indi ! pendente ». ' Gli stessi giornali riservano in com1 penso la loro vis comica per punzec : chiare l'Italia. Il corrispondente roma- ' no del Temps trova per esempio deplorevole che al giorno seguente alla Conferenza di Venezia non si riscontri nel- la stampa italiana il menomo accento l a«o a tradurre quello che secondo le 1 sfere politiche italiane, « doveva essedell'avvenimento: re uno degli scopi arrivare ad un riavvicinamento tra Francia e Germania, gettando un ponte sul dissidio storico che separa i due Paesi x>. Questo giornalista si è evidentemente scordato dei vari articoli pubblicati in proposito da La Stampa e da altri importanti fogli della penisola. Ma astrazion fatta da ciò, quello che il corrispondente del Temps avrebbe dovuto accertare, è che se il tono della stampa italiana ha finito con l'inasprirsi, la colpa ne va data, come sempre, alla stampa parigina, la quale non ha voluto, nemmeno davanti alla evidente , P™va di buona volontà e di buona fede 1 data anche in questa circostanza dal l'Italia, rinunziare a scaricarci addos | so il tiro di sbarramento delle: sue ma- lignità, delle sue interpretazioni tendenziose, delle sue falsificazioni, della sua impertinenza condita di fiele. Proprio oggi, per non cercare lontano, leggiamo sull'ebdomadario Candide un articolo di parecchie colonne, che si sforza di fare dello spirito sull'incontro di Venezia, presentandolo ai propri lettori in termini che un giornale italiano arrossirebbe di accogliere sulle proprie colonne, non dico soltanto per rispetto dei personaggi messi in causa, ma non fosse altro che per rispetto di se stessi. E se alludiamo alla pubblicazione di Candide è unicamente per dimostrare quanto poco fondato sia il rimprovero mosso alla stampa italiana dal corrispondente romano del Tewps. Non è la stampa italiana che non si interessa alla pacificazione franco-italiana: è la stampa francese che, impugnando il turibolo quando si tratta degli staterelli balcanici, e appuntando invece l'ironia e schizzando fuori veleno quando si tratti dell'Italia, soffoca nell'animo degli Italiani qualsiasi velleità di credere che, nei riguardi della Francia, un atteggiamento cavalleresco, e anche la pura e semplice equità, non siano immancabilmente fatica perduta. C. P.

Persone citate: Benes, Cusa, Jean Thouvenin, Nouvelle, Re Carol, Titulescu Ineffabile, Voivoda Michele