L'ultima trincea

L'ultima trincea IL CREPUSCOLO DELLA MASSONERIA L'ultima trincea (INCHIESTA DEL NPARIGI, giugno. Lo so, amici lettori: è tempo che 10 giustifichi e spieghi il titolo generale di questa mìa inchiesta. L'ho intitolata: « Il crepuscolo della massoneria », e non a caso. Quindi, nessuna esagerazione e nessun equivoco. La setta è al crepuscolo, non al tramonto. E tale crepuscolo è la conseguenza del crollo dei governi democratici in seguito al continuo ed irresistibile diffondersi delle idee fasciste nel mondo. Nel terreno politico, difatti, massoneria e democrazia si fondono, si identificano, si equivalgono. Mi spiego. Come ogni ordine dottrinario, la setta possiede una propria morale privata: l'individualismo e il laicismo; possiede una morale politi'ja: la democrazia. E la democrazia è, precisamente, una formula, u.ta concezione politica che tende a stabilire una giustizia economica, dandn un senso completo e realistico alle tre parole: libertà, uguaglianza, fraternità. Ma, oramai, coleste non sono che parole. La democrazia idealistica è morta da tempo. Non resta che la democrazia « alimentare », la quale conosce una cosa sola: gli interessi sensibili, materiali ed immediati dei suoi sacerdoti e qualche volta dei suoi fedeli. L'idea di governo-popolare e di elezione-regina, che suscitò a suo tempo tanta febbre e tanta ■passione, che fece fermentare tanti cervelli e battere tanti cuori, ha perduto ogni valore. Non inspira più alcun alto eroico, disinteressato e gratuito. Le prebende pubbliche, le buste ben fornite, le decorazioni ne sono i principali organi motori. Un bluff Ben altre, invece, sono le mete politiche, morali e sociali del Fascismo, alte cui idealità teoriche, d'altra parte, corrispondono sempre atti concreti. Non meravigliatevi, in conseguenza, del netto, incolmabile abisso esistente fra massoneria e Fascismo e non meravigliatevi neppure se il 13 febbraio '23, quattro mesi appena dopo la Marcia su, Roma, il Gran Consiglio votò l'incompatibilità fra il Partito e la setta. Tale voto, è vero, provocò a suo tempo un sacco e M'ia sporta di commenti. Qualcuno esaltò i meriti acquisiti della setta nelle lotte per l'Indipendenza e il Collegio dei Venerabili di Livorno e di Pisa giunse persino a scrivere: « Il Fascismo si propone di annientare l'opera intera da noi compiuta per assicurare all'Italia la libertà, la libertà ottenuta a prezzo di tanti sacrifici dai nostri grandi precursori ». Nulla di più falso! La parte della massoneria nel Risorgimento italiano costituisce uno dei più grandi bluff storici. Alessandro Luzio, prove e fatti alla mano, l'ha dimostrato in « Massoneria e Risorgimento Italiano ». « La massoneria — egli afferma — non ha fatto niente, semplicemente perchè dal 1825 al 1860, durante il periodo decisivo del Risorgimento, in Italia non esistevano Logge ». E lo stesso Mazzini chiamò i massoni « i grandi disertori della causa nazionale ». Giustamente, perciò, la commissione dei 15, presieduta dall'on. Gentile, proponeva l'abolizione della setta rilevandone « l'assenza dalle grandi lotte del Risorcimento; la qualità discutibile del suo interventismo; l'illegittimità e il pericolo per lo Stato della sua disciplina del segreto; l'ostacolo da essa apportato alla formazione di una rigorosa coscienza nazionale, come alla dignità personale per il suo carattere clandestino e la sua caratteristica di società di mutuo soccorso politico ». Facendo proprie tali conclusioni, la legge del 12 gennaio 1925 scioglieva definitivamente e ufficialmente le società segrete. Un certo numero di massoni, allora, passò in Francia, ricevuto a braccia aperte dui fratelli francesi. 11 Fascismo " allarma la setta „ A Parigi, nelle Logge « Italia » e «Nuova Italia», dipendenti dalla Gran Loggia di Francia di rue Puteaux, i fuorusciti massoni continuarono la loro campagna antinazionale, formando il vero traitd'imion fra la deprecata concentrazione del Faubourg Saint Denis e t loro protettori più o meno ufficiali. Le manovre antilaliaue e fin.'; i complotti c gli attentati di que-.ii ultimi 10 anni sono partiti in gran parte di lì. La Gran Loggia ed il Grande Oriente diedero loro man forte e non soltanto platonicamente, come dimostra l'ordine del giorno del Convento 1927: « Non basta riprovare idealmente gli atti del Governo italiano; e opportuno entrare nella lotta ostacolando con una campagna concreta, costante e dissolvente tutte le iniziative italiane nel mondo ». Certo si è, però, che, malgrado le sorde campagne massoniche, gli ostacoli e gli agguati « quella specie di lebbra del Fascismo — come la chiama un venerabile al Convento del settembre 1933, pag. 136 — si estende sempre più nel mondo intero e nell'Europa in particolare » e questo suo estendersi continuo allarma la setta. « Non fosse che da un punto di vista esclusivamente massonico — dichiara lo stessa venerabile allo stesso Convento — noi abbiamo il dovere imperioso di preoccuparsi di tale pelinolo. Gettando uno sguardo nel mondo, non constatiamo forse che l'avvento del Fase' NOSTRO INVIATO) a l l e i , n e „ e a t . i i e n e o e e i e a o i e a a o smo equivale alla scomparsa totale della massoneria? ». E il seguente ordine del giorno viene votato a pieni voti: « Il Convento, considerando che lo sviluppo nel mondo delle idee fasciste è una grande minaccia per le istituzioni democratiche nei paesi dove ancora sopravvivono, per la massoneria stessa perseguitata non appena il Fascismo arriva al potere;... decide di prendere l'iniziativa di radunare tutte le forze democratiche in un organismo di lotta e di costituire presso il Grande Oriente un comitato di studi e di propaganda antifascista ». Il comitato in questione è, oggi, cosa compiuta: vi fanno parte parlamentari, giornalisti, scrittori. Fra questi ultimi troviamo vecchie conoscenze socialcomuniste come Henry Barbusse, André Gide, e troviamo altresì letterati insospettati come Roger, Martin du Gard, direttore di Les Nouvelles LiUeraires. Qualche anno addietro, un presidente del Consiglio francese asseriva essere la Francia l'ultima trincea della libertà democratica. La massoneria è discesa così, armata marni, a difendere tale trincea. Ma non è già un po' tardi / La crisi economica, il deprezzamento dei corsi, il marasma degli affari, la disoccupazione e la miseria, dipendono soprattutto dalla insufficienza e dalla incapacità dei governi democratici. Nei popoli si è, oramai, radicata l'opinione che i democratici son governi deboli, senza autorità, governi tutt'alpiù buoni per le epoche prospere, del tutto incapaci nei periodi dì crisi come i presenti, E, per il concatenamento logico del ragionamento, si è arrivati a questa conclusione: se i governi democratici sono troppo deboli, sono incapaci a risolvere i grandi problemi d'allora, perchè non adottare, allora, i governi forti, i governi autoritari? Le difficoltà economiche e politiche, inoltre, spingono sempre più i popoli verso soluzioni estreme, verso decisioni chiare e nette. Via le lotte dì partito, le manovre oblique nell'ombra, le protezioni e gli abusi. Atti concreti ci vogliono! E ci vogliono, in conseguenza, governi forti, aventi alla testa capi energici- Sono concetti, cotesti, che penetrano e si diffondono sempre più nell'opinione pubblica di tutti i paesi. Penetrano e si diffondono anche in Francia, dove il recente scandalo Stavisky ha messo a nudo il regime demo-massonico. In tale regime, tutto era normale, anche le truffe, le concussioni, gli abusi. Alti magistrati, infatti, hanno dimostrato essere normale rimandare diciannove volte il processo di un truffatore; eminenti uomini politici hanno affermato essere normale raccomandare il collocamento di falsi buoni, quando le lettere informative erano redatte in buona e dovuta forma; funzionari eccellenti, ministri e parlamentari hanno raccontato che era normale accettare raccomandazioni e... sovvenzioni. Un tramonto fatale Così, per gli stessi F.:., i quali non considerano la massoneria come una bottega alimentare, una borsa di servizi o un ufficio di collocamento, divenne evidente che la tendenza della setta a detenere nell'ombra il potere, la distolse dai suoi fini: il predominio insensibilmente dato alle materie politiche la condusse a preoccupazioni elettorali, a combinazioni rischiate, che ne inghiottirono il vecchio prestigio e l'antica dignità; mentre i vantaggi riservati agli aderenti dal punto di vista amministrativo ne popolarono gli effettivi di profittatori senza vergogna. D'altra parte, in Francia, a tutti appare logico che un ordine quasi completamente padrone del governo, del parlamento, delle prefetture e doi cornigli generali deve essere controllato dalla Nazione. Questa, almeno, deve sapere da chi è guidata e diretta. La crisi, vedete, tocca le basi stesse della massoneria. E non è tutto. Nella terza repubblica, dopo lo scandalo Stavisky, si constata inoltre un certo disprezzo per le istituzioni democratiche e per il parlamento in particolare che ne è l'emanazione; si nota che l'idea del Fascismo o più esattamente — poiché non si osa ancora pronunziare questa parola — l'idea del governo forte ha fatto formidabili progressi. E il popolo francese, quello che lavora, produce e soffre, comincia a capire che « Za massoneria è un organismo pericoloso per lo Stato; è un corpo estraneo alla sua finalità politica, una minaccia immanente dì depressione e di corruzione »; a capire, infine, che « per la sua tattica dissolvente, per il ridicolo dei riti, per il carattere superalo del suo unticlericalismo, per la sua manomissione sulle più alte leve amministrative, la setta, sottratta agli attacchi diretti | dalla omertà in cui si nasconde, distrugge l'essere fisico e morale della nazione ». Tali motivazioni non sono mie. Sono quelle che hanno suggerito la nostra legge del 12 gennaio 1925; e, di sicuro, saranno quelle che determineranno il tramonto della massoneria nel mondo. , AOLO ZAPPA

Persone citate: Alessandro Luzio, André Gide, Gard, Henry Barbusse, Mazzini