Bettesini regola un gruppo di cinquanta uomini a Trieste

Bettesini regola un gruppo di cinquanta uomini a Trieste UNA TAPPA PIANA IN ATTESA DI NUOVE BATTAGLIE SUI MONTI Bettesini regola un gruppo di cinquanta uomini a Trieste Nessun mutamento notevole nella classifica ■ La gara non ha offerto motivi d'interesse ■{D a i nostri inviati) Trieste, 7 notte. La corsa che non dice niente ci delude e ci annoia come sportivi e ci mette negli imbarazzi come giornalisti. Il primo guaio è duralo più di otto ore, U secondo comincia adesso... e non so quanto durerà. Ieri sera credevo di non essere illogico e neppure di pretendere troppo, avanzando la prospettiva di una tappa da seguire in continua attesa di episodi coloriti e anche di improvvise fasi, dì brillanti imprese. Pensavo ai 270 Km. di piano dui Ferrara a Trieste, al temperamento dei francesi, nonché di Bulla, e Sicronslci, dì Demuysère e Vervaecke, alla presenza di giovani che avrebbero potuto trovare l'occasione almeno di distinguersi; ma pensavo soprattutto che In classifica metteva di fronte a distanza dì 51" due uomini, uno dei quali è tutt'altro che sicuro di vincere il Giro e l'altro non ne ha certo perso la speranza. Questa era la terzultima occasione per cercare, ognuno, dì raggiungere il proprio obiettivo; che se la lasciassero sfuggire, rimandando la chiusura del conto alla penultima o anche all'ultima, mi sembrava la cosa meno probabile. Ostacoli spianati,,. E, poi, mi si perdoni il desiderio, la smania di vedere qualcosa di bello e di interessante, non fosse altro che per raccontarvela... Invece è stata una delusione completa, ve lo dico subito e senza sottintesi; la previsione, tanto per cambiare, è fallita in pieno. Corriamo alla ricerca delle ragioni del fallimento, cioè di quella che è stata, o meglio non è stata, la corsa. Sapete che eia Ferrara a- Trieste non c'è dislivello che superi i venti metri. Dirò meglio, c'era nella tabella di marcia, che ci avevano distribuito a Milano la salita di Opcina dulia quale si sarebbe dovuti scendere immediatamente su Trieste. Non era gran cosa, ma incominciava a Duino sul mare e portava a 316 m. su di e^so, su strade non asfaltate ed. era seguita, ripeto, da. una ripida discesa sulla città. Maanche questa all'ultimo momento è stata tolta, certo per ragioni organizzative che non voglio discutere, ma che continuano a fare del cambiamento del percorso un'abitudine di ogni tappa, che non saprei dire troppo bella. Così era spianato anche l'unico ostacolo in programma, e il percorso, anche per il suo sempre ottimo fondo stradale, era diventato una pista Percorso, cioè, da corsa alla francese, se così mi permettono di chiamarla coloro che negano l'esistenza di questo tipo di gara. E allora, mi direte voi, che cosa hanno fatto i francesi e quelli che corrono al modo loro, come i belgi e i tedeschi? Poco o niente aneli'essi, ma non so davvero dare loro torto. I Lascio stare Galateau, che da pa-\ vecchi giorni riesce appena a starei in sella a causa di un foruncolo' nelle parli che servono appunto per stare a sedere; non tengo conto dì Demuysère, che è da tempo convinto dì averne già di troppo a slare alle ruote; non parlo di Trueba, che è la negazione del passista e dello scattatóre in piano; ma Salazar e Vervaecke, Bulla e Siermtskì hanno ragione di pensare che sia ingenuo, anche se sono pagati per questo, sfiatarsi a tentare il colpo di mano in pianura, quando tutti gli altri non fanno che difendersi. Uomini, squadre e tattiche Ancora una volta dico che questo sistema per sorprendere, per disgregare il gruppo, per movimentare la corsa in tanto è bello e utile, solo in quanto è impiegato da tutti, o, almeno, dalla maggioranza ; impiegalo da pochi contro molti è sciocco e inconcludente. Ciò non toglie che Salazard, che \ pur ieri ha fornito una delle migliori prove, sia stato l'unico, si può dire, che ad un certo momento si sia stancato dì andare a spasso e in co¬ semgtaLremèctvsì numerosa compagnia e abbia cercato di agitare un po' le acque morte in cui impaludava la corsa. Ma, visto che nessuno gli dava una mano, si è, alla fine di una serie di tentativi, rincantucciato anche lui e si è messo a fare il morto con gli altri. E vengo ai nostri. Sono rimasti in gara uomini e ggspsdgfilppacCsquudre che possono vincere il Girai ìse altri che non possono ormai aspirare che alla vittoria di tappa. Tra questi ultimi vi sono i bianco-neri di Olimpia, i nero-bianchi di Dei, i bianco-blu di Gannii che non possono sperare di vincere in volata, almeno se il gruppo non è ben selezionato. Perchè non hanno tentato di vincere di sorpresa o di forza? Semplicemente perchè sapevano che la sorpresa non sarebbe stata loro permessa e la forza era oltre i limiti delle loro possibilità. Poi, sempre nella seconda categoria, ci sono i bianco-celesti di Bianchi e gli oro-oliva di Legnano. Ma costoro hanno l'uomo o gli uomini veloci, capaci di vincere sul traguardo: da una parte Olmo e dall'altra Battesini e Andretta. E, fidando su (.■nello e su questi. Ir due squadre non hanno pensato che di portare freschi I uGCcFrqpbgpcGscmrmg•vall'arrivo i loro alfieri: niente lolla Gper 270 Km.'; tattica dì posizione nei- l'ultimo, una volata, uno scatto e, selaDio aiuta, la vittoria, può venire a\cbuon mercato. L'ordine di arrivo di-pee che questa tattica a qualcuno ha\reso secondo i •■inni. Rimangono Guerra, Camusso e le loro squadre. Perchè neppure, i « gri-, pi» c i «grigio-blù» hanno fatto1 qualcosa, e i 'primi si sono limHa!i\a respingere ì deboli attacchi di Salazard. Guerra dirà che oggi ho. la « maglia rosa » e che gli basta non farsi staccare da Camusso per conservarla; spelta a questi, quindi, prendere l'iniziativa. Ma io mi rifiuto eli credere che Guerra non faccia niente per giungere alle porle di Milano con qualcòsa di più dì quei 51 econdi che ha di vantaggio su Camusso. Perchè non ha fatto qualcosa oggi? La. ragione, mi pare, sta nella appa di ieri e in quella di domani. La prova a cronometro è costata cara a tutti, ma specialmente a chi in essa vedeva ragione di vita o di morte: dico Camusso, Guerra e Caz- ulani. Questi ne è statò vittima ed'è uscito dalla rosa dei possibili vin-\citorì del Giro L'inattività si spiega Guerra, per quanto poderoso atleta sia, e passista imbattibile, ha dovuto far richiamo a tutte le sue ener- lU vattiquattfo ore l'impre- gic per assicurarsi col maggior mar-,ghie possibile la «maglia rosa». A\sa di staccare Camusso dalla ruota poteva essere supcriore anche alle sue forze. Egli avrebbe dovuto mandare allo sbaraglio anche i suoi gregari, che, invece, vuol tenersi al fianco sempre pronti e freschi per l'eventualità di un inseguimento ini postogli da foratura. Ma ce di più, portando lo sguardo da dietro ut\avanti: domani la Tneste-BassanoUcomprende la scalata di Pian del\Cunsiglio. Vedremo, poi, che salita\sia questa; ora basterà dire che è una beila salita, per immaginare che Guerra là si attende un attacco di Camusso, Bertoni, Mealli e gli altri che gli diedero il dispiacere della Futa. Essere ben disposto per stipe-' rare questo ostacolo, per allontanare questo pericolo deve essere stata la preoccupazione odierna del non imbattibile arrampicatore a cui una giornata tranquilla può ridonare la pienezza dei suoi mezzi. A un uomo che ha fatto quello che ha fatto ieri Guerra non si può muovere appunto, se oggi si è comportato con riserbo, con prudenza, con tattica esclusiva-ì mente difensiva. In quanto a Camusso, si deve fa-i re il ragionamento contrario. Il cu-, mianrsc. anzi tutto, non e ne un', gran '- scattatore, ne un grande mis-ì •v'.s'.'k •il piano. Oggi era, quindi, unì nesce fuor d'acqua. Attaccare un Guerra ben protetto dai suoi grega ri e senza l'aiuto delle squadre il cui atteggiamento ho già spiegato, era \certo ini ninno trotino ardito per chi prwi 'leve n'orare il tutto per il lutio. V d'rVra parte, questo supremo >(>■>'n'irò si nrcmta ver Ini mrna .i\{t-.. , " 1 1 start \Piàiì e nerico* >n avrebbe ^s-o (perchè un faipotuto anche co- '! arrendo posto) domani sul C" ■'■<i1'o o dopodomani su quello d' T;r Fugazze. Ricuperare il •no!fr> ".peso ,v":. rinv'iìre le minime po««""'''" '■' rlviti'a di un'azione ir pitico r prepararsi n n>'"i,i ili montagna., ecco n1'. oh1 '<•*#•{»} perfetfamente logici dir hanno intonato l'atteggia mciifo di Camusno in questa Ferrara-Trieste. Così, chi per una ragione chi per Valtra, tutti hanno concorso a svuotare completamente dì ogni combattività questa quindicesima tappa, rimandandoci ad attendere emozioni nelle ultime due. Così, i 52 partiti alle 6 di stamane da Ferrara sarebbero giunti tutti insieme a Trieste, se uno, Merlino, non avesse forato a pochi chilometri dall'arrivo. E ciò, 'nonostante si siano fatti più dì 33 \all'ora per otto ore e un quarto. Ma quando dirò, oltre quello che ho già detto del perfetto stato delle strade, che un discreto vento ha quasi sempre favorito la regolare marcia nella giornata relativamente fresca, la'media raggiunta non toglie alla Rd - -,corsa la caratteristica di una svelta A\passeggiata turistica in massa. Dopo ciò non pretenderete da me una colonna di cronaca. a e l r V « idolo dei barbieri » Da Ferrara, lasciato Buchi, sono partiti alle 6,36, cioè con alcuni minuti di ritardo sull'orario dell'ultima , ora (perchè anche gli orari, come i t\perc0rsi, subiscono troppo spesso rioUocchi) 52 corridori che, agli ordini l\di Gotti, si sono diretti verso il Po, a\lo hanno attraversato a Pontclago- è e i scuro, seguito fino a Polcsella alla media di minsi 36 Km. Ma questa Rovigo, dove Memi vinse il. traguardo, era scesa a 34 per calare ancora a 31,3 a Monselice e a 30,8 a Padova. In questi primi 76 Km. non ave , vo notato che uno scatto di Fracco- roh attraverso Rovigo, una toratura e una ripresa ot Sieronski. La brezza più tirata e la fresca'ombra dei rettifili incorniciati di pia- \ tani sospinsero la fila a più svelto camminare. A Treviso (Km. 125),[durante i due minuti di neutralizzazione per il rifornimento, calcolai che la media era risalita a 31,6. Si a/perse sul Piave lo scenario della guerra a distrar gli occhi dalla cor- 1 sa, e al cuore giunse l'onda de cordi. ri- sIrSalazard cominciò qui la serie di\sscatti ai quali faceva sempre fruntc\rGuerra e i suoi, e che, alla fine, si\bspensero sotto la pioggia minuta nella quale si scioglievano le pesanti nuvole cariche di temporale. Battesini, forse per collaudare il suo spunto di velocità per quello finale.' vinse i traguardi di Oderzo e Porlogruaro, dove Guerra fu salutato « idolo dei barbieri » da una scritta attorno alla (inule erano in camice bianco tutti i figuri del paese. Verrà giorno in cui Binda sarà per esempir, idolo dei musicanti. Camusso d"i .<"• bv lumierì, Olmo dei venditori ambulanti. Cazzulani dei lattai, Gotti dei muratori e così via... Fossalta era tutta tappezzata dtl cartelli inneggianti a Oria. Chi. sài 1perchè tanto entusiasmo per il vino- ! crinoì Forse perchè qui sì sa che egli-'Jdal principio del Giro ha il. coraggio^ 4di andare avanti con tutta spelata come quella di una scimmia la parate che lo regge sulla sella? No: perchè a Fossalta c'è un suo ex-commilitone, che, per giunta, gli riempie bene le saccoccie di ogni ben di Dio, I £<lo bacia, lo abbraccia e lo spinge a' \raggiungere il gruppo. A Cervignano la media, è di 32 Km. Il Giro si decide oggi ? Il vento ha cambiato direzione, ma tuttavia si va più forte, anche perielio Guarducci, con Rinaldi dì guardia, ha tentato di andarsene da solo. Giacobbe e Guerra riconducono pre'sto gli altri. Le case di. Ronchi dei [Legionari, la schiena del Dosso Fai\ti, le pietraie del Carso, le acque del ■Tìmaro, la mole cupa dell'Hcrmada, \lo sfondo di Trieste salente dal maire sfumato e striato dal verde all'az' zurro e al giallognolo, danno le ultime pennellate al quadro finale della corsa, gli ultimi più profondi tocchi al cuore che palpita al di sopra dì essa. In una volata tumultuosa, nella quale gli « oro-oliva » riuscivano a prendere le migliori posizioni, Battesini battè Andretta e Olmo, mentre Guerra si volle tener fuori dalla mischia. Così, il non più « balilla » suggellava la giornata nella quale era parso ottimamente disposto alla velocità. Dietro di lui cinquanta uomini terminavano collo stesso tempo, non apportando, quindi, nessuna variazione alla classifica. Passato il traguardo, per la collisione con un carabiniere, Morelli 6tGnt1 BGtrMmDgcsssssRcadde, trascinando con sè Olmo, Abondio e Masarati. Il primo, vinci, toro degli isolati, ha riportato la lus sazione di una spaUa e ferite a una coscia; Olmo se l'è cavata con nu merose ma superficiali contusioni; 'gli altri due senza danno alcuno, \ Partendo domani da Trieste, si salirà subito a Prosecco, per rieìi[scendere a Duino; poi si andrà in i i a - 1 piano fino a Fregonà, dove comincia la salita del Pian di Cansiglio, che porterà da 251 a 1123 metri in 17 chilometri e mezzo. La percentuale è, quindi, circa del 7 per cento, e la tsldnpedtg scalata tuff'altro che facile. Gli arrumpicutori, a meno che non rinunsino a Questo titolo e Camusso non rinunzì anche al Giro, dovranno dare battaglia a Guerra. Prendendo per base te precedenti lotte in salita, dovremmo dire che bisognerà, non so lo stile dei concorrente m A sinistrai Camusso ed Olmo. — Al centrar H sempre sorridente Guerra, »—• A destrav Bertoni. A sinistra: sulle strade della Bologna-Ferrara grandi cartelli salutano Guerra, il beniamino destra, in alto: Emilio Colombo e l'industriale Focesi parlano con Cazzulani. — In basso: davanti all'auto de « La Stampa ». d-'Ila folla. — A i corridori sfilano lo che Bertoni e Camusso siano in. giornata di grazia, ma che trovino altri alleati nell'azione, che Guerra 'ia colpito da altra crisi e che rianga senza compagni nell'inseguiento, perchè il tentativo riesca. Si ripeterà la concomitanza di ueste circostanze/ Perchè, secondo e, basta che ne manchi una sola erche Guerra possa respingere anche questo assalto alla « maglia rosa ». Certo l'esito sarà decisivo per il Giro. Il resto potrà rimanere affidato alla sorte. GIUSEPPE AMBROSINI SlvM123cslt