Nella patria della Garbo

Nella patria della Garbo Nella patria della Garbo Dopo un decennio di stasi il cinema svedese ha ripreso la attività: dal glorioso periodo di Sjò'strò'm alla Biennale Stoccolma, maggio. La produzione cinematografica svedese ebbe la sua epoca aurea prima, durante, e, in tono minore, subito dopo In guerra. Erano i tempi dei due grandi registi Maurizio Stilici- c Vittorio Sjdstr'óm, i tempi di « Terjc Vigen », de « La figlia delle paludi », de « La leggenda di Gocsta Berling », dal romanzo di Selma Lagerlòf dal quale è stato più tardi tolto il libro per l'opera «I Cavalieri di Ekebu » del Maestro Zandonai, e di molti altri film che tutti facevano il loro giro trionfale per il mondo e che sul mercato internazionale forse erano i soli che dal lato artistico potevano gareggiare con le opero italiane dell'anteguerra. Gli altri paesi europei, tolta forse la Danimarca che in Asta Niclsen e Waldcmar Psilandcr aveva due «richiami-» potentissimi, non erano ancora entrati in lizza e quello che produceva l'America ìcra al novanta per cento di valore ar,\sai problematico: acrobazie, cavalcate, \romanzi d'amore dolci come la saccarina e «più piatti che rompi più umoristico sci ». Il direttore europeo d'una grande ditta di produzione americana diceva poco tempo fa, in una intervista che ci aveva accordato, che quando una volta sarà scritta la storia, dell'arte cinematografica di quel periodo, gli spetterà la denominazione di « epoca itulo-svcdesc »; e se lo dice un americano, non c'è pericolo che sia solo un complimento. Ma per lo Zio Sani non esiste la parola impossibile. Basta avere quattrini sonanti! E infatti incomincia a mettere in mostra i suoi biglietti di gros,so taglio; e i registi europei abbocca ;„0 ccme pesciolini ingenui ed affamati \Tra i primi « pescati » erano anche t stilici- e Sfóstrom. Non vogliamo dire ìehc non fossero nel loro incito diritto; tifisi è umanissimo che ognuno prima \ di tutto pensi a se stesso e approfitti Ideile possibilità che gli si offrono, ma PCÌ' l'industria cinematografica svede- se la loro scomparsa significò il tracol lo completo. Ma è possibile che quella nostra in elustria così bene avviata fosse basata sul valore di due nomini soli? Vuol di re che era una costruzione assai fra gilè ed artificiosa! Perchè? La storia, etrapcapdv»mgnGsomdsoi Npodmmnctcmèthlbplfipglcapsorssv Ujfc grandi potenze sono state bnper «tote sul valore eli un uomo solo. Non c'è elunque eia meravii/liarsi se una in-deiechè mondo è mondo, insegna che le tfustria di relativa importanza lo sia stata su due. Stilla- e Sjdstr'óm erano *assi " "mbcduc> cosa clic hanno di-\most>'ato anche nella loro attività a1 Holluicood. E forse, in Svezia, aveva-partenza. Vittorio Sj'ósu 1nellelaue «Memoric di\ln !"° rfo""'""'° anche troppo. Durante UV0ro vr'lime nessun altro osava di ci-rlf"f(lrs'' ,s',r'"'f' * essere l>"ft>l<<> ina \alla partenza. Vittorio Sj'óstròm scrive«Quell'anno, 1912, mettevo in scena do-dici film, tutto solo; il mio unico aiuto|veramente utile era un ragazzo die ndava a prendermi dell'acqua mineale o della birra quando non potevo iù gridare abbastanza forte per farmi apire dagli interpreti. Inoltre facevo ure il primo attore in sette di queste dodici pellicole, tra le quali si trovaano « Terjc Vigen » e « Geruseilem»ie», l'ultimo un filinone di oltre scimila metri. Arrivato a Hollywood, il giorno dell'inizio del mio primo film, el quelle dovevano lavorare Liliali Gish, ed il mio compatriota Lars Iletn-ion, il direttore generale dello studio mi presentò a un piccolo reggimento di giovanotti. Una. ventina almeno. — Sono delle comparse? — chiesi. ■— Ma no, sono i suoi aiuti, i suoi otto-registi. Lei cura l'insieme e loro dettagli. — Io curo, loro curano, noi curiamo! Non ho capito bene! — Ma è facilissimo. Non 2>ossiamo pretendere clic un regista di fama si occupi di tutte le piccolezze. Lei dei le direttive ed al resto pensano loro. Comodo, non è vero e pratico! — E poi il film sarei lanciato per il mondo sotto il mio nome? — Si capisce! Quelli lì non saranno neanche nominati. L'opera è sua! Non mi aveva compreso. Credeva che fossi geloso. In quel momento senivo una forte voglia, di tornare a Stoccolma, e mi veniveino in mente le famose parola di Rudyard Kipling: Est è est ed ovest è ovest e non si incontreranno mai i due. Sono però rimasto, ho mandato a spasso i sottoregisti e le cose sono poi andate abbastanza bene ». Detl 1923 eil 1930 si può dire che la produzione cinematografica svedese sia etteralmente nulla. Coll'avvento del film sonoro e imitato si è poi ripresa un poco. In Svezia come dappertutto la grande massa non ha conoscenza di lingue straniere ed i doppiaggi non incontrano troppo favore. Dal 1932 non abbiamo avuto clic tre film doppiati; per il resto le pellicole importette sono state rapprcsenteitc nelle loro edizioni originali con dielascalic intcrcalettc. Di questo inconveniente approfittarono i produttori. Capirono che un film svedese, parlato in svedese e comprensibile per tutti, anche se mediocre, avrebbe sempre interessato più di un r n n- le film straniero, magari un capolavoro, ma incomprensibile per la maggioranza. Gli Studi risorgono, e nel primo anno elopo la ripresa vengono girati a\oltre trenta film, cifra salita a sessanoìtacinque nel 1938. Questa produzione i-1, forte è certamente un bene per la ccoa nomia nazionale, ma il male è che non a-W'i è stetta nessuna proporzione tra Ulquantità e qualità. Solo da poco ten, i- si è potuto notare un migliorami a abbastanza accentuato. Alcune pe e eole girate durante l'estate scorsa o- tempo ramento pelli- e neramente loelevoli, e i tic lavori prescelti per la Biennale o|à°l cinematografo a Venesia nel proseM»»o agosto dovrebbero figurare lene n»k!/ie confrontati cem la migliore pro- ■eluzione mondiale. Sono finalmente sta■ ie abbandonate quelle più o meno ' sciocche ejpercttine. La Svezia è un paese relativamente sceme/se irto in grandi penti del moneto. Se in generale può essere un dispia.ce.re il non essere conosciuti, è una fortuna per i produttori di film. L'uomo ò .nato erniosa, e vuole sempre vedere quello clic non coneisce. I nostri registi devono sfruttare questo fatto e (lare atte nostre pellicole una impronta svedese, e!i natura e di costumi. Non ab, Inaino i mezzi per poter ga. eggiare con l'America e la Germania -per quanto riguarda i film giganteschi, ma si possono fare d'Ile cose beile e interessanti ane-ìte con mezzi modesti. A Venezia la Svezia manderà « Un flirt in tono minore», «Per la porta eli scrvi\zio», e «Fetécrsson e Bendai». Toccherà al pubblico eli giudicare, JOHN N!lSS0N \.: Questa è una nuova attrice della Metro: Jean Parker. Un tempo ai si chiamava Mal Green.