Il poderoso discorso di Mussolini nelle ripercussioni della stampa internazionale

Il poderoso discorso di Mussolini nelle ripercussioni della stampa internazionale Un atto di fede nella saldezza del popolo italiano e un monito o il mondo Il poderoso discorso di Mussolini nelle ripercussioni della stampa internazionale H fondamentale discorso del Duce getta fasci di luce nei più spinosi problemi della vita attuale; dovremo ad esso ritornare costantemente ogni qualvolta si presentino dei dubbi; nelle sue constatazioni realistiche, spesso dure, è, come tutte le manifestazioni mussoliniane, un atto di fede. Fede nelle virtù e nelle capacità del popolo italiano che rinsaldato dalla disciplina e dallo spirito del Fascismo, non teme alcuna prova difficile: è questa realtà nazionale profondamente unitaria che costituisce la base a cui dobbiamo tenerci sempre più stretti. Le tempeste più terribili possono solcare gli orizzonti, ma un popolo animato da energie giovanili di vita, guidato da un Capo che riassume le più alte virtù del genio, le supererà vittoriosamente. In tale perfetta coscienza della certezza del proprio avvenire l'Italia fascista, meglio di ogni altro stato può indicare al mondo e in primo luogo ai più vicini stati europei l'unica via di salute. Indubbiamente assistiamo al crollo di una civiltà con tutte le incertezze, con tutti i disorientamenti, con tutti gli squilibrii che accompagnano simili fenomeni; la crisi di depressione economica ne è l'aspetto più generalmente avvertito da tutti; ma le forze di resistenza e di ripresa produttiva sono ostacolate da una sempre maggiore incomprensione politica. Le premesse politiche di collaborazione da qualche anno a questa parte sono pietosamente venute meno fino ad osservare negli ultimi mesi un rincrudimento nei tentativi di alleanze, di aggruppamenti, ecc. Si guarda fl probabile nemico, si cerca di isolarlo, si pagano alleati e ci si illude così di aver creato l'ambiente più favorevole ai proprii interessi; errore gravido delle più terribili incognite. L'Europa sta diventando ogni giorno più un campo trincerato; mentre sugli Oceani si affacciano e agiscono in primo piano forze nuove piene di una aggressività audace, essa rimane avviluppata in piccole questioni da cui possono partire di ora in ora dei colpi di fucile. I secoli hanno dimostrato l'assurdità delle ambizioni egemoniche sul con finente europeo; nuove lotte non si risolverebbero a vantaggio assoluto di un contendente, ma segnerebbero irreparabilmente la decadenza rapida della supremazia che vari stati europei esercitavano ed esercitano su altri continenti. Sull'orlo del precipizio il Duce ha lanciato l'estremo allarme, senza perifrasi, senza temere di nominare quel fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità, la guerraL'anno scorso da Roma si tentò l'azione politica che avrebbe dovuto costituire la salvaguardia della pace; poiché la cecità degli uomini responsabili impedì che il seme desse i suoi frutti, da Roma si alza la voce che dice l'ammonimento supremo. Sarà ascoltato? Energia intrepida Parigi, 28 mattino. Tutti i giornali pubblicano ampresoconti del discorso pronunziato sabato alla Camera da Mussolini e che, giunto a tarda ora, non ha potuto essere commentato ieri dai giornali. Esso ha però prodotto grande impressione per l'energia con la quale il Duce ha annunziato i prov vedimenti che egli intende prendere senza curarsi del malcontento che possano suscitare. Il bilancio e la lira lSIntransigeant nota che Musso lini ha detto sulla situazione economica e finanziaria del suo Paese esattamente auello che in Francia ha detto Doumergue, e cioè che icompito più urgente è di ristabilirl'equilibrio del bilancio e di conseguenza diminuirne le spese. « Tanto è vero — osserva il giornale — che vi sono delle verità superiori che si impongono a tutti gli uomini di Stato sotto tutte le latitudine quale che sia la forma del loro Governo. Si può tentare di usare astuzia con esse, si può fingere di ignorarlesi può come in America istituire un Club di cervelli che affetti di considerarle come pregiudizi; ma un Paesche spende di più di quello che guadagna finirà fatalmente per rovinarsPotrà per un certo tempo darsi, con •'abuso del credito o con la svalutazione della propria moneta, l'illusione duna ricchezza artificiale; ma presto tardi sarà costretto a tornare aglumili principii che guidano la massainell'amministrazione delle spese dellcucina ». L'Intransùjeant approva poi ldichiarazioni di Mussolini relativall'intangibilità della lira: «Salutiamo queste verità essenzial scrive — che non abbiamo cessato di difendere in questo giornale. La pubblica economia non può uscire dai vecchi sentieri senza rischiare di cadere nell'abisso. Alla stessa guisa — prosegue il giornale — la politica universale non può allontanarsi da certe regole di prudenza. « Cosi, il disarmo che a certuni sembra una sicura garanzia di pace, è possibile ? « Non si sarebbe mai dovuto parlare di disarmo — risponde Mussolini — perchè nella migliore delle ipotesi le Nazioni rimangono armate ». Infatti, ogni disarmo che non sia un disarmo totale, non significa nulla. Esso impedirà un certo perfezionamento della guerra, ma non la guerra stessa. D'altra parte un disarmo totale è impossibile perchè gli strumenti di pace possono a volontà essere trasformati :ln materiale militare. Mussolini sembra del resto avere maggiore inquietudine sul problema mondiale che non sul problema europeo e temere di più le méne del Giappone che non i disordini interni del nostro continente. Egli pensa che l'Italia dovrebbe fare una politica continentale se non vuole per- e dere il timone. Egli non crede che non vi siano più guerre e pensa che una pace perpetua deprimerebbe le virtùfondamentali dell'uomo. Ma proclama nel tempo stesso che l'Italia desidera per i lavori che essa vuole compiere un lungo periodo di pace. Noi pure, e vedrete che, all'infuori delle teorie e delle dottrine, si finirà per intendersi ». Meglio la verità che l'illusione Questa questione del disarmo e della guerra è messa in rilievo dal corrispondente romano del Temps, il quale conclude in questi termini un lungo telegramma analizzante il discorso del Duce: « Dopo avere mostrato la gravità del momento attuale in presenza dei problemi della Sarre, del Danubio, dell'Oriente e dello scacco quasi sicuro della Conferenza del disarmo, il Duce ha sviluppato la teoria secondo la quale la guerra è come un destino che pesa sull'uomo, come un fenomeno che accompagna in modo ineluttabile lo sviluppo dell'umanità. Il Capo del Governo italiano ha già espresso a varie riprese questa professione di fede. Il Fascismo non crede alla possibilità o all'utilità della pace perpetua. Questeteorie, è noto, hanno già avuto nume- rosi difensori. Giuseppe De Maistre ha già cantato le lodi della guerra scuola di virtù. E Moltke, da parte sua, ha detto che la pace perpetua era tm sogno, anzi un brutto sogno. Bene inteso, nello spirito del Duce non si tratta che di una concezione storica spirituale dottrinale e non di un programma di Governo. Se il Duce parla della guerra, ciò non significa che Egli la prepari. Quello che Egli intende è che non si può concepire la storia dell'umanità futura senza nuovi conflitti di razze, di continenti, di interessi di Stati. Non vi è mai stato un secolo senza guerra. Questa verità è forse sgradevole, ma vale ancor meglio della illusione ». Lo stesso giornale, che dedica poi il suo editoriale di politica estera all'Italia e alla politica di pace, ricordando che nel suo discorso di venerdì alla Camera, Barthou, dopo aver reso pieno omaggio alla imparzialità con la quale il rappresentante del Governo italiano barone Aloisi presiede a Ginevra il Comitato che si occupa della questione della riorganizzazione del plebiscito nella Sarre, ha aggiunto che non gli sembrava impossibile che la Francia e l'Italia si accordino in una intesa cordiale, leale e definitiva, scrive che si può essere sicuri che la diplomazia francese non trascurerà nessuno sforzo che sia di natura tale da favorire questo accordo. « Senza dubbio — aggiunge il giornale ufficioso — sussistono delle divergenze fra le concezioni francesi e le concezioni italiane sul metodo di regolaménto, sui mezzi da mettersi in ope-ra per risolvere i grandi problemi chesi presentano attualmente davanti al mondo civilizzato; ma l'accordo di principio esiste sull'obiettivo da rag- giungere, che è il consolidamento della pace per mezzo dell'ordine politico in Europa ». Riferendosi poi al dibattito che sta per aprirsi a Ginevra, il Temps prosegue dicendo che esso determinerà l'Italia come le altre Potenze a prendere definitivamente posizione sul problema del disarmo, e, insistendo sulla vecchia tesi della sicurezza scrive : « Noi crediamo che per non aver voluto realizzare il problema del disarmo nella cornice della sicurezza organizzata, si sarà indotti per forza di cose a ricercare i mezzi di assicurare nella misura del possibile la sicurezza senza ridurre le forze nazionali dei vari Paesi ». Politica ed economia Il giornale, esaminando quindi la parte finanziaria del discorso, osserva: « Nel discorso pronunziato sabato a Roma per esporre la situazione finanziaria ed economica alla quale l'Italia deve fare coraggiosamente fronteMussolini ha detto delle cose che procedono piuttosto dallo spirito filosofico che non dallo spirito politico, ma che sopratutto nel momento in cui siamo meritano di essere meditate. Egli ha espresso l'opinione che i tempi di prosperità non torneranno e che noi marciamo forse verso un periodo di umanità ricondotta a un livello più basso della vita. La tesi del Duce e che mai 10 sviluppo delle forze economiche è dipeso più di oggi dalle condizioni della politica europea e mondiale e che, nella migliore delle ipotesi, le Nazioni rimarranno armate. « La vecchia Europa ■— egli ha detto — deve decidersi: o farà una politica continentale fra continenti, o le sfuggirà il timone ». Il Duce non crede alla pace perpetua: considera che la guer-ra è un fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità che è per l'uomo, secondo la sua espressione, quello che la maternità è per la donna. E andando in fondo al suo pensiero, egli ha affermato che la paee perpetua è deprimente e negatrice delle virtù fondamentali dell'uomo; ma ha preso cura di sottolineare che questa non è che una « posizione dottrinala». La sua conclusione è questa: « La vita politica, i nostri interessi, i lavori di ricostruzione interna ai quali ci applichiamo ci fanno desiderare un lungo periodo di pace ». Questo argomento vale per tutti i popoli della vecchia Europa la cui esistenza è stata sconvolta dalla catastrofe del 1914-1918 e che tutti hanno bisogno di un lungo periodo di pace per lavorare alla ricostruzione dell'ordine politico, economico e sociale che le condizioni attuali del mondo impongono. Questo lungo periodo di pace — di cui11 Duce constata l'imperiosa necessità per il suo Paese — non lo si assicurerà altro che se si organizzerà con cura e si riuscirà a creare una vera solidarietà fra i popoli di buona fede ». H Temps, rilevando poi che mentre Mussolini pronunziava a Roma il suo grande discorso, Parigi faceva una calorosa accoglienza ai legionari garibaldini, ripete che la cooperazione della Francia e dell'Italia, la solidarietà dei due popoli, fra i quali esistono tante affinità, che hanno la stessa preoccupazione della loro grandezza morale e della dignità della loro esistenza indipendente, è una delle condizioni della salvaguardia della pace in Europa e che l'evoluzione compiutasi da un anno a questa parte nelle relazioni franco-italiane prova abbastanza che la chiara ragione latina ha sempre il sopravvento davanti all'evidenza dei fatti sui risentimenti che i malintesi nati dagli urti quotidiani della vita hanno potuto far sorgere. Voce ammonitrice Berlino, 28 mattino. La stampa tedesca, a causa della vacanza domenicale, è costretta a rimandare alle edizioni del lunedì sera commenti veri e propri al discorso del Duce, e anche le edizioni del mattino di domenica, preparate affrettatamente, ad ora assai anti- cipata per la mezza vacanza di sabato, sono riuscite appena a registrare i primi telegrammi dei loro corri-spondenti romani, recanti rapidi riassunti per sommi capi del discor- so a cui davano degno risalto notan-do il grande successo riportato da- vanti alla Camera e la grande eco avuta nel paese e rilevandone con titoli e caratteri grassetti i punti principali. Più larghi riassunti vennero trasmessi nelle più tarde ore della' notte del sabato dalle agenzie, cosicché il discorso venne reso noto nelle sue parti essenziali almeno ai circoli politici della Capitale, dove es3o destava la più favorevole impressione. La vasta, onesta, e, secondo lo stile mussoliniano, coraggiosa esposizione della situazione economica e nei suoi inscindibili rapporti con la vita euro- . . H-ii.Tf.alia «maliziarla aen it-aiid, pea e mondiale; l'inevitabile riferimento alle ragioni ultime del marasma politico che travaglia l'Europa, non potevano non incontrare l'incondizionato consenso di questi circoli, dove la politica economica e finanziaria di Mussolini da tempo trova un'altra ragione di consenso nel parallelismo di talune direttive che contraddistinguono la politica economica e finanziaria di tutti e due i paesi, come, ad esempio, la decisa e ragionata avversione ad ogni inflazionismo da altre parti praticato e anche predicato, e il mantenimento dello « standard » dell'oro, fra tanta infedeltà aurea di altri paesi. Per queste coincidenze, l'energica e documentata difesa fatta da Mussolini della sua politica di deflazione e della sua politica monetaria hanno qui ottenuto il maggior rilievo. I giornali sottolineano anche, come ad esempio il Berliner Tageblatt, la difesa della conversione del Consolidato, operazione che fu qui a suo tempo ampiamente rilevata. Ma il punto del discorso a cui si dà maggior risalto in questi circoli e che i giornali nei loro rapidi riassunti telegrafici non hanno mancato di rilevare a caratteri grassetti, è il risalire dalla situazione generale della crisi economica alle ragioni politiche, e l'ammonimento all'Europa dell'attuale suo bivio di decidersi finalmente ad una politica pratica, sotto pena di lasciar cadere diversamente di mano il timone, nonché il correlativo accenno alle superfici di frizione attualmente più delicate e sensibili come la Sarre e il disarmo, che sono quelli che più da vicino interessano la Germania. Anche all'accenno sull'impossibilità della pace eterna e sul valore della guerra come educatrice ed affinatrice delle virtù fondamentali dei 1 popoU~è~dato 'particolare ai^ficàto je rilievo, e taluni giornali, come ad ; esempio la Morgen Post e il Boersen \Zeitung, hanno messo a grandi titoli ! sulle loro colonne le relative frasi j mussoliniane. | n Boersen Zeìtung, poi, ieri mat- ina recava un articolo di Lloyd George su « Guerra o pace », articoo del quale, presentandolo in appoito cappello, rilevava la derivazione i idee dal recente articolo di Benito Mussolini « Verso il riamo », pubbliato appunto nelle sue colonne qualhe giorno fa e che tanta eco ebbe n Germania come in tutto il mondo. Del resto, lo stesso Lloyd George, ll'inizio del suo articolo si riporta lla « voce ammonitrice di Mussolini», che esorta l'Europa alla necesità di provvedere al più presto, se vuole evitare la catastrofe. Nel coro del suo articolo l'uomo di Stato nglese segue si può dire punto per punto le idee del Duce, associandovisi in oicno. « Dietro a tutta la facciata di confeenze, di commissioni, di patti e di proezioni — egli dice — tutti hanno alla fine aumentato i loro armamenti : dag'i Urall all'Atlantico ogni Nazione europea oggi possiede un esercito meglio armato che non un paio d'anni fa, quando la Conferenza del disarmo per la prima volta si riuniva a Ginevra. Lloyd George fa qui un parallelo sulla corsa agli armamenti del '14, che portò inevitabilmente alla guerra, con la differenza, però, che allora pochi o nessuno si aspettavano cosi presto uno scoppio della crisi, mentre oggi ognuno è pronto a scommettere che al più tardi entro un paio d'anni si avrà una guerra e soltanto non trova chi sia pronto a scommettere nel senso inverso ». Riferendosi ancora all'ammonimento del Duce, Lloyd George scrive: « Mussolini parla con onestà ; egli non dà un allarme per l'allarme; ma egli parla perchè è un realista. Il suo ammonimento, dunque, deve essere ritenuto della massima importanza ». Rilievi ungheresi Budapest, 28 mattino. Tutti i giornali pubblicano ampi riassunti del discorso pronunciato ieri alla Camera da Mussolini. La maggior parte dei giornali mette in rilievo la frase : « Won credo alla pace perpetua ». Commentando in un editoriale il discorso pronunciato alla Càmera francese da Barthou il Pester Lloyd rileva che la Francia si trova oggi di fronte al grave dilemma: se fidarsi delle antiche relazioni oppure iniziare un coraggioso adattamento alla nuova situazione europea. « La soluzione tentata ora dà Barthou — osserva il giornale — non è chiara: egli ha cercato di conciliare la inea polacca con quella russa, la linea dtlla Piccola Intesa con quella italiana, tendenze che esigono invece decisioni nette ». Il giornale conclude: « Non possiamo figurarci la collaborazione franco-italiana cui accenna Barthou che sulla base della politica del giusto ordine europeo e dell'equa armonizzazione di interessi segnata da Mussolini ». li giuramento della Milizia Universitaria a Roma: Il Ministro della sta i reparti prima della cerimonia Educazione Nszionale passa in rivi-