Sosta notturna a Porto Said di Ernesto Quadrone

Sosta notturna a Porto Said CACCIATORI DI OMBRE IN AFRICA Sosta notturna a Porto Said (Spedizione cinema-giornalistica de "La Stampa,,) La spedizione g-icrnalietico-Rinematografica, de «La Stampa» In Africa — spedizione ideata e preparata minuisiosament* da Ernesto Quadrone — è In pieno svolgimento. Una oaratterietica fotografia ohe abbiamo pubblicato nei giorni scorai ha potuto testimoniare ai lettori che la nostra carovana è irla sui posto. Ora, con questa corrispondenza, .-i inizia In parte strettamente giornali' stioa del servizio, quella che deve render oonto del lavoro che laggiù si compie e dello svolgersi della originalissima impresa. Quadrone sj rifa qui al suo viaggio e piti precisamente al suo nuovo incontro con l'Africa — alcune ore notturne a Porto Said -— dove già giungono quasi impercettibili, ma pur precisi, i primi eilluvi fascinatori del Continente Nero. PORT SAID, aprile. Alle due d&iK) mezzanotte il « Duca degli Abruzzi » ha gettato le ancore davanti a Porto Said, la soglia dell'uscio aperta sul canale per cui passa utto il traffico navigante verso l'estremo Oriente e l'Africa del Sud. Dove i venti del Mediterraneo si accapigliano con quelli del Mar Rosso si è posto, guardiano vigile e gallonato, Simon Artz, il mercante levantino ^1armato del mondo per gli ultimi <«- « nenie neio. Sotto le luci di Simon ArtZ . ,. . . .". JJPLLÌ £w™f ,* "a?llja-^rhTXL In Z£ ,dEl "°,d- PrÌ~ ZI, nXZ, , „i T ,T ropec ai, ivino a Port Said, hanno dato ^M^^l^JL^LZV^Ìdeficienze del loro equipaggiamento e]«We. esagerazioni *Hesperti africanisti conosciuti durante a traversata e le lunghe conversazioni\di coperta le hanno ancora complicatei 0 moltiplicate Quando il novellino arriva da Simon Artz si trova già nel disgraziato statod'animo di chi, in due o tre ore, è co -,stretto a rimettere a nuovo il nuovis-[Simo contenuto delle sue valigie e dei]suoi bauli, stivati di cose bellissime,\costosissime ed inutili per le mille ne. cessità imprevedibili che dovrà fron-teggiare nelle zone tropicali, nel de-serto, nella boscaglia, nella giungla Simon Artz conosce i mi-steri del- 'Africa più di qualsiasi esploratore Mi hanno detto che è di origine ita-iana, vivacissimo di. ingegno, infatica- bile e fantasioso organizzatore e crea-ote dei bisogni altrui. Credo che pochi lo conoscano perso- utilmente e io non giurerei sull'es-Men- za dell'uomo che porta questo nome. Esiste invece il magazzino immensoìche a lui s'intitola; esistono i suoi cen- o o duecento venditori che sanno, in'utte le lìngue del mondo, i nomi ed prezzi della sola merce contenuta nel oro settore; esistono i cristalli delle vetrìne; esistono le scrìtte luminose e 'e barche a motore che vanno a rice- ivere i navigatori alle bisca-glint dei pi-,rosea fi, ma forse Simon Artz è un mi- o o se è una creatura n-marna non è certamente a portata degli altri jmortali. Me lo raffiguro perennemente chiù- so in un laboratorio, intento a distilla rò e a spremere zone di terra africana Uper studiarne tutte le ostilità onde op- ■porvi una resistenza commerciale initutte le valute del mondo. \La « maona » che ci trasporta verso a banchina scivola sull'acqua nera, scortata dalla barca illuminata di Simon Artz. Nessun negoziante ha il diritto di ospitare nelle proprie imbar- Icagioni reclamistiche i viaggiatori che discendono dai piroscafi c neppure il'furbo levantino «ode di questa conces- Egli però ha escogitato il siste- "Ul * scortare « le maone » indigene '0'1 alcuni motoscafi che di gioì no • battono la sua bandiera e clic di notte sono tempestati di lampadine elettri-1ohe componenti il auo nome disteso lutilo l'asse della barca. Riesce oosì impossibile uscirà dalle rotaie inoan- descetvti disegnate sul mare daJl'astur ta vigilanza del levantino. Tr«» rlipnti o trMitn cnminp^i ire cuenii e trenta commessi Sulle angue di terra bassa e fangosache costeggiano l'entrata del porto, \sorgono qua e là gli scheletri di mise-1rabili baracche che i fari, senza alamiapparente motivo, rivestono di luce ab- bagnante e, piantati nel lìmo pntre- fatto oscillano le fiamme rosse e fiir'miganti delle torce a vento alle quali si agitano i corpi ignudi dei facchini \intenti ad un lavoro incomprervnbile.\Basse sull'acqua scintillano a perditad'occhio le boe del canale, galleggianti>in doppia fila come un'efflorescenza naturale. Nell'impreciso e misterioso paesaggio notturno si stagliano, dondolando contro la linea dura e grigiadella banchina i sambuchi con la pruaornata dall'Insonnia delle famiglie che "?^ L"/?"^^ e^tt K asiatiche All'arrivo della «maona» che cì' trasporta, tutto l'immenso magazzino si illumina di colpo, dal pian terreno all'ultimo corridoio che gira intorno al-1"«poto di cristallo alta come quella' fl, ' chiosa { n magazzino è vuoto di clienti. L'u- ■ arrivata in vorto in onesta\*5«eT« SAttSkdo che abbia ideato e realizzato un I .- »- -,- ^ ^^ ^ Va^gJ^\« regista Dreyer, il capo operatore, Craveri e il sottoscritto, diretti nell'ai-<*re j*»*? il. m patrocinato dap1? S*am?a'JÌ P^/^^iT.'1."'«reportage» cinematografico. Slmoìl Artz vende del « 'anous » Hsla deìlc lampade a petrolio di estrema. potenza e Mario Craveri vuole tenta-'re l'esperimento di sostituirle evcntual-Mmonte> e in Questa sola circostanza, si intende, alle costosissime stazioni foto-] elettriche per girare nella giungla e lu»<J° * fiumi le scene notturne che so- ra,tno molte- - \ Se l'esperimento riuscirà, come ce■ i'au'JurHimo' provocheremo una picco-] la rivoluzione d'ordine economico nel] campo cinematografico tropicale. Le| zanzare e gli insetti d'ogni genere e di] °9ni dimensione che i «fanous» atti- reramio intorno alle nostre teste non saranno uè più numerose nè più raboiose di quelle richiamate dalla luce elettrica. Per l'eventualità di giungere alla vendita dei « fanous » e di qualche car tolina illustrata ai tre clienti occasìonali si sono messi in moto trenta coni messi addetti al servizio notturno, Come ho detto, Simon Artz non chili- , i de- mai ì battolili del suo magazzino, come non deve mai chiuda e gli occhi per dormire. Al fischio della nave che entrando in porto ha chiamato il pi-, Iota, le vetrine si sono messe a scin-\Uìllare e le vetrine del levantino sono] come la ribalta della città di Port Said che si estende dietro e oltre l'immenso caravanserraglio. L'illusione del giro del mondo Gli altri commercianti, numerosi come le mosche sui mucchi di datteri, si accontentano di vivere delle bricciole lasciate cadere dalla mensa del ricco epulone che prospera con la testa nel l'aria refrigerante del Mediterraneo e con i piedi nelle prime sabbie calde del deserto. Da Simon Artz non è necessario corn¬ perore qualcosa per eccitare la genti- lenza del personale. Un sofà circolare, stile ottocento, posto al oentro dei sa ione, vi ospito comodamente « i boys ai quali il vento notturno agita intorno alla fragilità quasi femminile degli esili oorpi, gli ampi camicioni candidi ser-rati intonw alla vita da nna sciarpaaì seta 0 rossa 0 verAe> vi offriram0)con un sorriso viola arricciato sui denti bianchi, un aromatico caffè alla turca. Anche questo caffè estremamente concentrato deve essere una trovata di Simon Artz poiché, dopo averlo bevu- to, vi sentite subito ristorati, tonificati e disposti a iniziare la marcia per le corsie del magazzino ove è allineata tutta la merce possibile e immaginahUe: daUa «paccottiglia» indiana alle scarpe ai f,omma ai marcu Giappone-sg. daMa conserva della succosa fruttaitaliana ai fucili inglesi per la caccia grossa; dalla pompa del flyt al cachet per il mal di capo e il chinino antima- }aìjco Se un viaggiatore volesse fermarsi « ** remoti angoli? globo terracqueo, potrebbe poi farcedere agli amici c dare l'illusione a « Stesso dl aver fatto il giro del Dopo il caffè alla turca Mario Ora- ^ri ha comperato il doppio dei fanous preventivati e il signor Dreyer si è mu- «to di tre ventriere che poi ha Camoiato con delle caramelle dissetanti k stanza di non aver mal di compagnia di cineasti inglesi diretti nei deserto addomesticato dell'altoun fl^nm „„„, , ■ ■< Abbinino saputo che giorni fa sono passati per Port Said, cadendo natu-palmente nella ragnatela di Simon *' " " f ''" '^emton ''' 'SS*? pC' '■ ""We (*" "'nto!at.° * Tornano i cammelli ». Questa notizia non ci mette in orgasmo, anzi c% ralMira. Abbiamo scartato dal nostro film le palme e le dune che esistono nella vii-ione delle folle europee da quando in Italia è stato inventato il cioccolato delle piramidi. L'Africa alla quale an- diamo incontro è un'Africa non ancora calpestata, e la vera Africa 'iella e dì- sperata e ì nostri protagonisti che cer- citeremo e snideremo nella boscaglia saranno uomini e donne non ancora applauditi nei padiglioni delle esposi -ioni coloniali né equipaggiati dal le vantino di Porto Said. Verso la beila avventura ti Duca degli Abruzzi ha messe (a prua all'imbocco del canale di Suez; il pilota è salito sul ponte ponendosi a fianco del comandante; è un italiano che da una decina di anni esercita questo delicato mestiere, rimunerativo e onorifico. I camerieri di bordo siaffrettano infatti, molto rispettosa mente, a portargli una cogoma di the e an piatto di biscotti Etili starà sul ponte dodici ore, con lo 'sguardo fissn sulle boe luminose t siillu fosfore scenza dell'i tequa. A destra dello stretto corridoio si allargano le pianure africane e a sinistra, lontano, si profilano nel cielotempestato di stelle, le bibliche mon-lagne asiatiche. La nave scivola senza una scossasull'acqua ferma. Domani entrerà nelmar Rosso, poi fenderà le onde del-l'Oceano Indiano e il sole equatoriale,doiio il capo Guardafili, l'avvilupperà nella sua fiamma. Sotto quel sole di fuoco si illumineranno le vicende détta nostra avventura cinematografica. ERNESTO QUADRONE Ernesto Quadrone «addomestica» una magnifica, donna scontrosa e selvaggia, scovata dal capo operatore Mario Craveri nella Jungla sulla strada di Alessandria.