Una sorpresa per la scienza

Una sorpresa per la scienza L'ardita impresa del "Briareo,, Una sorpresa per la scienza Perfetta visibilità a 250 metri sott'acqua (NOSTRO SKRVIZ IO PARTICOLARE) Tunisi, 15 notte. . Un quarto d'ora di trenino ed ecco- fmi lontano dalla stagnante laguna di Tunisi. Si respira già un'altra aria, il polmoni sentono l'ossigeno e si d.ilala-]sno. Sono sul mare. Il porto di Goletta] mi accoglie con una immensa vista dell vmare. E' già qualche cosa di diverso] ldal solito paesaggio tunisino. Golctlaìtda l'idea di una. delle nostre cittadine\cmeridionali. E' Sicilia, anche qui? Par- mrchile di si. Cerio non vi è il caratte-yrislico insieme panoramico. Le cala- ppecchie allineate, sfacciatamente. Man- dche, che feriscono lo sguardo con /«,!'luminosità dell'intonaco rivelano VA-\ftfrica. Ma Goletta invece, lidia linda e moderna con le villette e le strade ben curale che scendono al porto, dà la sensazione di vivere in un centro italiano poiché. da qualunque parte ci si volli non si sento che parlare siciliano. Questo idioma cos'i bello coi suoi ealdi e maschi accenti lo senti animato e sonoro specialmente sulle banchine del porlo f glslgmlabformicolanti di pescatori. E' a uno di questi che mi\,rivolgo per chiedere un breve passaggio nella sua. barca che si dondola sul mare onde recarmi al Briareo. Il corruccio del mare . Chi non conosce il Briareo? E' ap- enspsspena due settimane che si trova nelle] tvfincrs«FsvCiaJtnrpmbssSufmegiplrmtnnilldcsGmtcl! tsrnseaeque dell'avamporto, ma il suo nome ù sulla bocca di tulli. Orgoglio di patria, e amore per le audaci gesta. Tutto concorre ad attirare l'attenzione di questa gente italiana di fede e siciliana di lingua per la nave che si prepara a compiere una. delle più difficili imprese di ricupero sottomarino. Poche bracciate vigorose del mio loquace trapanese e sono sotto la scaletta di corda, del Briareo. Un poco di fatica per arrampicarmi con un mezzo non cerio a me comune ed eccomi in presenza del cav. uff. Luigi Faggian direttore della Società Ricuperi. Intrattenersi con questo autentico lupo dei bassifondi marini, girare seco per la tolda del piroscafo, prendere cognizione di tutta la complessa speciale attrezzatura e penetrare i misteri dei vari congegni destinati a quelle portentose operazioni di sventramento dei relitti e di bennaggio dei tesori che vi sì nascondono è certo una grande soddisfazione pel profano che si accosta al regno del miracoloso con l'occhio piano di trepida meraviglia. Mente e cuore ridestano un mondo fantastico ed eroico e mi pare davvero opera portentosa, dì magia il vederlo prendere aspetto di realtà e di umanità sopra questo pìccolo guscio di noce sballottato dalle profonde ondate del Mediterraneo che quest'unno è davvero insolitamente corrucciato. Me lo dicono e me lo ripetono a bordo un poco tutti lasciando libero corso a quella teoria dì imprecazioni marinare che ogni genovese e ogni mareggino non può fare a meno di includere nel suo discorso. Non c'è da dar loro torto. Bisogna purtroppo convenire che così è. La primavera quest'anno è tutt'altro che mite. Vento, acquazzoni, uragani non hanno fatto altro che succedersi rapida meni e senza che dio Pluvio si desse pace un istante a rimirare i danni infinti ma compiacendosi solo di sopravanzare le misure e di gonfiare le gote di Eolo. A memoria d'uomo non sì ricorda sulle eoste tunisine un così insolente tempo primaverile. In tali condizioni sfavorevoli dovette operare l'equipaggio del Briareo per iniziare il suo lavoro. Le boe poste sullo specchio d'acqua sovrastante il reUlto della motonave Glenartney per stabilire la sua ubicazione sono stale più volle strappate dalla violenza del mare e gettate alla costa. Eppure sap-Upiamo a prezzo d, quali sacrifici esseI erano stale colloca e e quanto lavoro I si sia dovuto spendere per rintraccia-^ie il corpo del relitto Ricominciare da\vcapo, riportarsi sul'luogo sotto 1 im-\pperversare di eorrent e di vento in zo-\dna aperta quale quella delle operano- Lni prospiceutc il capo Bon e ricollo- Ucare nuove boe dopo avere nuovamen-: te individuato il punto della distia Kdelle acque sotto cui giace il relitto. 1è stata questa la fatica compiuta àttlUBriareo ut questi ultimi tempi, E un'altra, la maggiore, per cui era- no tutti a bordo preparati, si è dovuta {crinviare di giorno in giorno sperando\sin Dìo, quel Dio che ogni tanto decide'cdi placare le acque e di lasciar compiere dagli nomini il loro prodigio. Profondità prodigiose Ed è davvero un prodigio che non sarà mai bastantemente messo in rilievoIfpoiché il Briareo, sotto la guida del^dppcrdvcuv. uff. Faggian, si prepara a amen tarsi in un'impresa che i. più compe tinti in materia accolgono con un sorriso di scetticismo. Gli abissi marini sono stati perlustrati e scandagliati a una relativa profondità. Era parsa ieri opera sovrumana lo scendere a 130 metri come ha fatto t'Artiglio con VE-1 gypt. Ma qui si tratta di una profon-\ dita molto superiore e tale da renderci quasi incredibile che piede umano pos-1 sa raggiungerla: 230 metri. Le difficoltà non si limitano soltanto alla possibilità della resistenza dei ■palombari per scendere a un tuie bassojondo marino, ma sì accrescono per i mezzi di attrezzamento richiesti dallo condizioni materiali del lavoro che deve essere intrapreso e che è cosi diverso per le sue esigenze tecniche dalle imprese tentate finora. Gli scafandri, che servono per 100 o 130 'metri di profondità, non possono essere gli stessi per 230 o 250 metri. Essi debbono infatti opporre una resistenza di costruzione che possa sopportare l'i norme pressione delle acque, ln questo caso la pressione sembra dovere aggirarsi intorno alle 22 atmosfere e ■n:< 3SO per centimetro quadrato. .Va questo non è tutto: vi è anche il problema della visibilità. La scienza ■non è in grado di rispondere se a tale profondità i raggi solari possono penetrare e in quale misura, per consentire una visuale adeguata all'azione che deve svolgere il palombaro. Altro punto interrogativo: l'azione cEMalitSqchcgaqnuglnmpnqmmdegli esplosivi. Quale potenza questi {larila,no avere e di quid natura debbo- no essere per provocare lo sventrameli- > cio del relitto? s' Sorvolo le altre difficoltà. Ho aceen-ì'nulo alle più grandi e gravide certo di\Dsorprese non soltanto par l'arte dei ri-\Pcupiri sottomarini, ma anche per la{rssa scienza. Non recherà perciò sor-1 q«resa se la società inglese che ha dato . l'incarico a Faggian di ricuperare i te fiori minerari gelosamente conservati nella stiva del Glenartney non naseonl de i suoi dubiti sui. risultati dell'impre]sa. Certo il. giuoco vale la posta: 1500 ] tonnellate, di stagno àie al prezzo corl venie rappresentano un valore 25 mi] l'ioni, alleo liOO tonnellate di wolframiìte che: possono facilmente essere smer\ciabili per una cifra complessiva di 60 milioni. 3 tonnellate di caucciù del vayore ili 7 milioni, e 2 tonnellate di cop pule, aniOhe questo rimunerativo in mo do rilevante, costituiscono nella totali!'"■ bel patrimonio: quasi cento mi\fti'VÌ di lire, somma che fa certamente gola specie i:i questi tempi di crisi. Con l'esempio dell' Artiglio che scese con le sue benne sopra fEgypt per un tesoro leggermente inferiore, i mandanti inglesi, sono indotti da un lato a. sperare mentre, dall'altro non possono in cuor loro non formulare questa obiezione: a 230 metri di profondità sarà possibile fare altrettanto'; Dei loro dubbi, che sono i dubbi di \,utu: mi son" /""° Portavoce anche io e mi sono messo con tutto l'impegno necessario a scandagliare l'animo degli scandagliatoli. Faggian e gli altri membri dell'equipaggio non mi hanno però dato troppa soddisfazione su questo argomento. Per loro tutte queste supposizioni, or dolci e ora amare, è ] tempo perso: vale meglio spenderlo di¬ versamente Visto che non vi era alcun modo di farli uscire dal loro riserbo, ho speso il mìo tempo per conoscere i protagonisti della futura impresa. Sono nomi che hanno il loro peso e la loro aureola di gloria. Per la maggior parte sono palombari degli equipaggi della. «. Sorima », usciti da questa società con Faggian per fondarne un'altra, l'«.lrmsa». Ecco Guidi) Martinelli e Oreste Taverna macchinisti, Tiziano De Nardi e Cesare Seminerò, tutti veterani delle imprese sottomarine che hanno al loro attivo i ricuperi celebri tfrf/'Egypt, del Jeanne Marie. deZPElisabethville e di tanti altri relitti di cui mi sfuggono i nomi. Le torrette di immersione Capo palombaro è Martinelli. Tozzo, rude, taciturno, lupo di mare che ha più pronta l'azione e il gesto dì comando che non la. parola. Ma non debbo dargli torto. Se le sue parole sono state poche e rare, a molto mi hanno servito e molto mi hanno espresso. Sarà forse che il sole, declinando in un suggestivo tramonto di grande effetto policromo, intenerisce il cuore al mio Martinelli, certo the ho ragione di essergli grato. Ho esaminato con lui gli scafandri o meglio le torrette di immersione che serviranno per lui e per Taverna per la discesa sopra il relitto del Glenartney. Sono cilindri corazzati, rigidi verso l'alto, però leggermente allargati in forma convessa entro cui il palombaro scende. Nell'interno egli può muoversi a suo agio e manovrare due manopole: una regola la immissione dell'ossigeno contenuto nella bombola posta dentro la torretta e l'altra l'uscita di un elemento capace di neutralizzare gli effetti dell'acido carbonico. I grossi cilindri, eostruiti su progetto del noto ingegnere italiano Galeazzi. sono stati fusi con una. lega metallica a base di acciaio. Nella parte supcriore sono incastonati vari occhi di cristallo potentissimi in modo da lasciare una grande visibilità al pu! tamburo il cui compito è quello dell'osservazione. Egli comunica coi collaboratori che si trovano sulla, tolda, della nave a mezzo del telefono cosicché i suoi ordini vengono immediatamente eseguiti. L'opera del palombaro si svolge in U^J^ u conCerne la ricof/HÌ. I { dc, rcUtto c m SUf) curU.0 trnutll I fQ ^ hfo);e m stesso. ^ NC(.,)mll> conceme jj eolicamente del\v losivo la distrusione deUe so. \pmstrnttm.e; infine it terso rc<,ula ìfl \disceS(t f,e„,( bcmm ml pmto volnto L m mat&.ìaU e ln sml drtilli. U ft „w„ snperficii3, : ^ ^ K rfjr<? Martinelli, lasciando so-1^ ^ s omaggio alla miaU J.^ ■ ■ ; . . . . <>'« l", »'<« imaginazione fra tanti{congegni e unite cose complicate e mi-• \steriose, fra tutti questi gomitoli di 'c<"< d'accaio, fra verricelli grandi e Ifamiglia italiana lo strumento docile ^dclln loro (;;0,,f, 0 ,mil semplicemente. piccoli è come sperduta e terrorizzata per l'imponenza di tutta questa meccanica. Mi rialza il morale la considerazione clic quel che per me è materia di apprensione e di sbigottimento è invece per questi intrepidi dell'eroica 1 \ i 1 come sentono e dicono, del loro pane E non é appunto con semplicità che Martinelli mi rivela qualche cosa che ai lettori ho lasciato come gradita e ultima sorpresa: Ieri nei pressi dell'isola Zcmbra, approfittando di un istante di calma nell'acqua e nell'atmosfera, Martinelli ha compiuto un tentativo di immersione sperimentalo. Si trattava di verificare le possibilità visive a bassa profondità. Si conoscevano — come ho detto — quelle a cento metri e al massimo a 130. Ma più sotto quali sorprese di luci ofdi oscurità si nascondevano ? Ebbene ora la sorpresa è sellata fuori e ha realmente meravigliato lutti. Martinelli è secso a 2Ci0 moiri sotto il livello del -mare e ha potuto constatare che la visibilità è perfetta e clic i raggi ultravioletti penetrano in quei meandri marini come dai vetri di una qualunque finestra. La scienza ha un nuovo dato e glìel'offre con semplicità un italiano. «A <?7ie serviranno ora — ha aggiunto il simpatico viareggino — quelle lampade artificiali a potenza luminosa di venti mila candele che ci siamo tirati a bordo disperando della provvidenza di Dio ' ». Non dis]>eratc mai, vorrei dire io se non risentissi entro di me risuonare quanto falsa e vana sia la mìa raccomandazione per ehi ha raccolto e sommato con eroiche esperienze di sovrumane imprese i molivi di una incrol {labile fede. Basta alzare gli occhi sal parete della saletta dove siedo per > capire che altri numi tutelari vigilano sulla missione di questi intrepidi fitjli ì'li-ll'ltidia fascista: il Re soldato e il \Dl,ce figurano in due bolle fotografie e \Pàiono incitare l'equipaggio del Bria{rco » ardimenti e a nuove con- 1 quiste. B. CALQRQ,

Luoghi citati: Sicilia, Tunisi