Gran festa alla Tendopoli della Sucai per la visita dell'on. Turati

Gran festa alla Tendopoli della Sucai per la visita dell'on. Turati Gran festa alla Tendopoli della Sucai per la visita dell'on. Turati pLa conca e"' Misurina echeggiante delle acclamazioni e dei canti di mille studenti universitari » La vibrante parola incitatrice del Segretario del Partito -- Un'escursione (Dal nostro inviato) Misurina (Tendopoli della Sucai), 16 mattino. Come ogni città che si rispetti, anche questa improvvisata effimera città dalle minuscole casette di grigia e di bianca tela, sparse tra il verde smeraldino dei prati e l'opaco verde delle conifere, anche la Tendopoli della Sucai ha il suo Podestà: il dottor Morelli assistente di chimica all'Università di Pisa." E se ieri mattina non aveva cinto la tradizionale sciarpa per la eccezionale giornata di festa che si preparava, si è perchè quassù, a 1800 metri, e data la speciale natura dei tendopolitani, il cerimoniale protocollare subisce le più diverse, impensate amputazioni e varianti. Robusti giovanotti e belle ragazze Ciò non toglie però che il dottor Morelli fosse sulla porta della sua città — la porta: due tronchi di pino odorosamente stillanti la ragia, piantati ai due lati della strada a reggere alto uno striscione colla scritta « Tendopoli Sucai ■ e la bandiera nazionale e un gagliardetto della Milizia Universitaria — sulla porta dunque della sua città insieme con le autorità cittadine ad attendere illustri personaggi, le autorità cittadine, il dottore Scotti, uno dei fondatori della Sucai, il seniore Fatti segretario politico del EGruppo Universitario Fascista di Na .poli e il comandante la Centuria in formazione della MiMzia Universitaria, |capitano MMttea. segretario politico del Gruppo Universitario Fascista di e e Torino, l'ingegnere Piazzesi, l'ingegnere Zenaro, e altri — direbbe il cronista zelante — di cui ci sfugge il nome. Sulla strada era schierata la centuria della Milizia Universitaria; dietro premevasi in folla l'intera popolazione di Tendopoli, cioè un migliaio di persone, uomini e donne, una popolazione del tutto sui generis, in quanto formata unicamente di gio vani e tutti, anche le donne, con certo aspetto bravaccio e scapigliato, con volti cotti dal sole e nasi rossi e spellacchiati, c qualcuno, che aveva più T)ei muscoli da mettere in vista, reduce dal bagno nelle acque diaccie del laghetto di Misurina, a torso nudo, torsi bruni come scolpiti in vecchio legno, che parevami di riessere tra i beduini. Qualcuna delle donne sane e belle figliole che ben mostra vano di poter disdegnare per le prò prie gote rossetti e ciprie — vestiva abiti maschili. E tutti avevano certe scarpacce chiodate ai piedi che Dio v scampi dal ricevere una pedata; quel le scarpe proprio che sono un po' il simbolo realistico di noi alpini; tanto che quando il Principe Umberto sali a inaugurare il rifugio che vedesi las sù, ai piedi delle cuspidi titaniche di Lavaredo e che da lui prende nome non si trovò migliore omaggio che'offrirgliene un paio: e Lui mostrò di degnamente apprezzare il dono, Lui che sa come si scalino le cime E le cime ieri mattina tutto intorno alla verde conca ove sorge Tendopoli giganteggiavano nel più sereno azzurro, ostentando la sublime imponen za delle pareti precipiti, dei torrioni formidabili, delle creste sottili come lame, delle appuntite vette, delle gu glie, dei pinnacoli eccelsi; domini delle aquile e campo alle travagliose perigliose, vertiginose prodezze della popolazione di Tendopoli, oggi, dopo che furono già in guerra folgorato cruento campo di eroismo e di morte al soldati d'Italia. Molto spesso dalle loro più ardite escursioni 1 Sucain riportano frammenti di granata, bom be manesche, elmetti, baionette, ritrovati lassù sulle prode, sui ghiaioni, nei crepacci. « Pellagra, pellagra! » Si annunziano le automobili che sai trono da Misurina pel Colle di Sant'Ali celo. I tendopolitani accolgono gli ospi ti al grido di « Pellagra! Pellagra! E' il saluto oramai abMuai!e che un su caino dabbene rivolge a coloro che, per vestire troppo civilmente, per non po tare scarpe chiodate ai piedi, per non avere le mani tagliuzzate dall'uso contro la roccia scabra, lascino visibil mente comprendere di preferire placid ozi e vita confortevole ai vigorosi sercizi delle marce, delie arrampicai delle scalate. Ed è divenuto qualchi cosa come una parola d'ordine e come un grido di guerra epe si rivolge an che a coloro la cui vita testimonia di ben altro che di ozi e di attaccamento alle comodità: in questo caso è il riconoscimento fraterno, il benvenuto; e «Pellagra» s'intende allora per tutta la altra gente, quella che crede di godere e si rammollisce altrove, senza conoscere questi tripudi di vita all'aria auerta, queste tumultuose prove di forza fisica e morale, questi ardori e slanci di erompente giovinezza. « Pellagra, Pellagra! ». Arriva il tenente generale Graziani, arrivano jili on. Loero e /.ugna e ii segretario politico federale ili Bolzano, on. Giarra tona. « Pellagra, Pellagra, Pellagra! ». laficTnirsstPdtncdrcdsgcpstcgvagqlpmsTcscrcanp E squilli di tromba; accompagnalo dal-,diorziVovopanochdamti e depao e a e rnei oa ». la medaglia d'oro tenente Tandura defili alpini e dald-'economo del Partito, comm. Marinelli, arriva S. E. Augusto Turati. Mentre egli salta dalla macchina e il podestà di Tendopoli gli si fa incontro a salutarlo; crepita una scarica di moschetteria, il cui fragore desta erli echi dei monti intorno e si unisce alla musica di « Giovinezza » intonata dalla fanfara. Al segretario del Partito tocca la prima delle fatiche della giornata: stringere qualche centinaio di mani dei goliardi, che gli fanno ressa intorno. Più tardi sarà qualche centinaio di tessere, di cartoline, di taccuini da firmare. Ma l'on. Turati e cosi lieto di trovarsi tra giovani, che etrli comprende quanto gli siano fidi, nuova generazione per cui il fascismo è fiamma religiosa, che accetta gaiamente tutto. Veramente si sente che egli,igiovane tra giovani, è,a suo perfetto agio qua, nella più piena rispondenza di pensieri e di affetti con tutta la forte e clamorosa folla che lo circonda, che lo accompagna nel suo giro pel campo. A uno a uno S. E. Turati visita l vari reparti del campo corrispondenti alle varie regioni e province del Regno; poiché qua sono rappresentate quasi tutte le nostre regioni, da quelle prevalentemente alpine a quelle appenniniche, a quelle stesse prevalentemente marittime, alle Insulari; e ciascuna porta qualche cosa delle proprie spiccate caratteristiche e tutte insieme si fondono nello spirito, che predomina, di italianità nuova. Poi S. E Turati visita il reparto della Milizia universitaria, poi quello che si può definire dell'organizzazione generale del campo, colle cucine, colla mensa, coi diversi servizi amministrativi sanitari, postali, radiotelegrafici, col cinematografo, con l'elettrofono, col ring per le esercitazioni pugilistiche, colla pedana per la scherma. Presiede a questa parte dell'organizzazione generale e specialmente al servizio di mensa ii segretario politico del Grup po universitario fascista torinese, capiano Domenico Mittica, che dà prova di una attività, di una previdenza e provvidenza veramente ammirevoli. Rancio d'onore E ieri ha apprestato agli ospiti un rancio d'onore a mezzogiorno. Quando S. E. Turati aveva appena finito 1 giro pel campo — quel di Brescia avevano sparato in suo onore i mortaretti, quei di Bologna avevano spillato per lui una botticella di Sangiovese, altri gli avevano offerto una fetta di polenta, altri, più idealistici, gli avevano offerto mazzi di fiori alpini—a mezzogiorno squillò la tromba del rancio; e l'appetito, aguzzato dall'aria montanina, ebbe la sna legittima soddisfazione; e gli spaghetti alla bolognese e l'arrosto e le torte monumentali furono sommersi entro un numero di fiaschi di vino che non è il caso di appurare. Noi, vecchi alpini, credevamo già di bere bene come si conveniva a soldati anziani; ma comincio a temere che questi • bocla » 6i av. viino a darci dei punti. Ma certo a S. E. Turati non deve capitare di fre quente di partecipare a banchetti gio vanilmente allegri e rumorosi come questo di ieri. Alla fine del quale, il podestà di Tendopoli lo ringraziò con quattro schiette parole e gli offri, bellamente foggiato in ferro battuto, il gallo sim boiico di questi luoghi. E il dott. Casarà narrò la leggenda relativa che .o mi riservo, per chi già non la co noscesse, di riferire una prossima volta Poi, presentate dal podestà di Auronzo, sei fanciulle cadorine, vestite dei pittoreschi costumi tradizionali a vivaci colori, offrirono a S. E. Turati una vaso di bronzo, pieno di stelle alpine; e il podestà stesso accompa fjnava il dono con acconce commosse parole. Vibranti parole di Turati . Cantate pure » dice l'on. Turati al zandosi, poiché i sucaini hanno intonato in suo onore un canto goliardico. Ma intorno si fa invece silenzio per ascoltare la parola del Segretario del Partito. Questi dichiara subito che non farà un discorso, perchè egli detesta la retorica conviviale, che guasta la digestione ugualmente all'oratore che agli ascoltatori. « Dirò soltanto — prò segue _ alcune parole da camerata camerali: e ve le dico perchè tra poco dovremo lasciarci: io debbo tornare al mio lavoro e voi resterete qua a questa vostra fatica bella, a questi sani cimenti di salire più in alto, di scalare cime, dì ritrovarvi soli nella immensità, incontro alla purità del cielo, lontani da quella umanità che non è sempre bella, che non è sempre buona, che non è sempre allegra. Voi sapete la gioia, l'orgoglio di rinuncia re alle banali comodità della vita per allenare il corpo a sempre più aspre vittoriose proue, per specchiare il prò prio spirito in questa magniflcenz, della natura, in auesto verde di prati e di boschi, in questa azzurra ctUajttà\ ,onvaraqurosapocclogSgitramNchdgmcspcdup« cstppi amsmtecpmssppdtdellaPcrpqsoicnrsfrtvcssqcascsm di acque, in questo fulgido azzurro di orizzonti, che tanto più divengono spaziosi guanto più si sale verso le vette. Voi resterete qua, alle vostre prove, ai vostri cimenti, mentre altri vostri compagni, a Parigi, sì cimentano e vincono, anche se qualcuno sogghigni, anche se qualcuno fiochi: mentre... ». L'oratore è a questo punto interrotto da uno scroscio di applausi, da un clamore di evviva. Ouindi riprende:' • ... mentre altri due vostri camerati persistono ad affrontare i geli eterni e le mille misteriose insidie dell'Artide per muovere al soccorso dei compatrioti tuttavia dispersi nel tempesto- a l n a a e ora ti di a el he e oi a er ò ti à\ ,o deserto della banchisa polare ». Altri insistenti applausi Interrompono ancora l'on. Turati; si grida:1 «Viva Albert-ini, viva Matteodal ». « Dice taluno — continua S. E. Turati —che la sorte ci ha giocato in questi ultimi tempi qualche brutto tU ro, che noi abbiamo subito qualche 'disavventura. Ma certo si è che nessun popolo è andato come noi oltre gli o-ccani coi più ardimentosi balzi di volo, che nessun popolo come noi hit gettato tante audaci sfide ai destino. Se coloro che parlano standosene pigi amente sdraiati su poltrone o in coltre, invece che parlare avessero osato' agire, avessero agito, noi non sappiamo come sarebbero andati a finirà. Non sempre si vince. Ciò che importa è che noi siamo un popolo tutto in piedi, fremente di fede, di entusiasmo, di giovinezza, ben deciso verso le tue mète, verso le mète auspicate, che noi conquisteremo combattendo contro noi stessi prima, per imporci una disciplina, jper_indurarci^_ migliorarci, _e contro gli~altri,~se sarà necessario^' dopo ». Tutta la folla Intorno prorompe In1 un nuovo fragoroso lunghissimo applauso, in cui culminano le grida di « Viva l'Italia, Viva il Fascismo I ». Ora S. E. Turati, avviandosi alle conclusione della sua davvero entusiasmante improvvisazione, di cui lo'y tento ricostruire il testo su pochi appunti buttati giù a fissarne qualche periodo centrale. S. E. Turati esorte i camerati sucaini a persistere nello amare questa loro vita rude e ardimentosa, questi esercizi delle ardua scalate. « Voi saprete domani — dice — camminare da sóli, sicuri e spediti. Amate questa vostra vita, alzate libero al cielo il vostro canto di giovinezza! Ma pensate anche, percorrendo questi monti, salendo queste cime, che queste sono le strade già percorse dai nostri eroici soldati d'Italia, che qua passarono con altri canti, tra il tempestare della mitraglia, tra l'infuriare della cannonata. Se domani tornasse 'ora, voi dovrete con tale animo, con tale volontà, con tale ardore riprendere l'arme. E se il cuore sarà termo e se sarà fermo il passo e il colpo della, piccozza sicuro e sicuro il colpo dell'arme, noi andremo... non so dova andremo dove ci chiameranno i nostri Più grandi destini ». Dopo che nuovi applausi e significative grida di assenso l'ebbero ancora una volta Interrotto, S. E. Turati prosegue rilevando la fusione che In questo campo sucaino si manifesta di studenti venuti dalle diverse provinole del Regno, fusione spirituale di immenso significato, di profondissima consistenza. E termina: « Voi della nuova generazione, che non avete conosciuto il travaglio meraviglioso e miracoloso della guerra, sentite in questo vostro più inlimo affratellarvi le ragioni insopprimibili e la religione eterna della Patria una. Indi traete le speranze e gli auspici. Per voi canta un passato di gloria; in voi canta un avvenire che ha una volontà sola, l'Italia; una fede sola, il Fascismo; una divinità sola. Mussolini ». Esplosione d'entusiasmo Una interminabile ovazione accoglie queste parole: tre volte a una sol vo-' ce tutti gridano eia, alala all'Italia, al Fascismo, a Mussolini, poi l'entusiasmo si sfoga in una irruenza di canti goliardici e marziali. Nel pomeriggio S. E. Turati ha preso parte a una serie di gare di scherma. E più tardi è voluto ascendere al rifugio « Principe Umberto », alle cime di Lavaredo, dove è stato trattenuto ancora a cena dalla numerosa schiera di Sucaini che lo avevano accompagnato nella marcia, ed ebbero cosi occasione di constatare ancora una volta, come già sulla pedana di scherma, che dura tempra di « pellagra » sia il gerarca Turati. Nella notte poi questi è ridiscesa a Misurina donde stamane riparte per Canazei. per salire al rifugio « Contrin » alla annunziata adunata degli alpini dell'Associazione nazionale. Così, dopo avere recato l'alta parola incitatrice ai « bocia », il segretario del Partito rende oggi visita infaticabilmente, nella loro casa alpestre, agli anziani — noialtri che con lui vivemmo il travaglio « meraviglioso e miracoloso » — della guerra. MARIO BASSI,