Visioni storiche

Visioni storiche Visioni storiche Murisengo, 15. L'ansiosa ricerca rielle truppe operanti ci conduce giornalmente per borghi e per castelli in tutta la zona del Monferrato. Ogni quota è turrita, ogni valle ha la sua chiesa, un inesauribile volume di memorie storiche ritorna alla memoria. Provenienti da Casale, sfiliamo sotto la mole quasi aerea del castello di San Giorgio, ricamo veneziano dalle innumerevoli bifore, costruzione gentile nel suo rosso cupo emergente eul folto di un boschetto di platani e cipressi. Lasciata a dritta Serralunga, il castello di Moncalvo si. profila con tutta la sua imponenza nel terso orizzonte nettamente distinto dalla nera chioma boschiva delle colline circostanti. Rivive In questo castello la magnifica sede di Guglielmo, il vecchio marchese di Monferrato, di quella nobile famiglia Aleramica che tra il 968 e il 1305 mantenne la signoria marchionale della regione. La leggenda del ferrato cavallo galoppante all'ombra protettrice dell'impero, spiega ad un tempo l'origine del marchesato e la ragione del nome : « dell'esultante di castella e vigne tuoi d'Aleramo ». Fu qui vinto, su quel verone antico, dal padre suo, il- vecchio marchese, che in eredità si ebbe con la spada, le terre, il castello e il parentado, tutto però con poco vanto, poi che nelle contrade di oltralpe, il nome lòm bardo era privo di suffragi. Ed egli riforgiò-quel nome, travagliando spnza posare mai, ardente ed indomito nell'opera, e tra i baroni d'Italia fu solo a sfuggire al predominio delle ville tenendosi a fianco dell'Impero. Quan do poi ebbe tregua all'orizzonte e questo gli parve stretto e chiuso nelle sue valli, cercò spazio più largo, lungi tra gli estranei; ed ai prodi figli cavalieri, segnò le strade: Rainiero fu a Bisanzio, Guglielmo spadalunga In Palestina, Corrado in Alemagna, Bonifacio in Sicilia, cosi che il motto antico venne riforgiato da quei del Monferrato. Per due secoli, tra il 1305 e il 1522, estinta la linea mascolina aleramioa, subentra nel Monferrato la dinastia Paleologa per il matrimonio dell'ultima donzella superstite con l'imperatore Andronico II Paleologo. Furono anni tristi e dolorosi per 11 Monferrato brdLgdhadvcdbrcSrsapcadtpr—rup-.quelli trascorsi fra i secoli XIV e XV. Guerreggia .coi yicftji^ prcrtestanti; su-|o a a e bisce mutilazioni di" 'territori',. risórge per breve tempo sotto Teodoro II coadiuvato dalla valente compagnia di ventura di Facino Cane, e giunge a dominare Genova e Milano. Al periodo infausto delle invasioni straniere d'Italia il Monferrato si presenta in pieno decadimento. I Gonzaga, che dal 1532 al 1708, per investitura di Carlo V, dopo la estinzione dei Paleologi, subentranonel dominio Monferrino, considerarono la regione quasi come paese di conquista da sfruttarsi con gravezze e contributi a profitto della Corte mantovana. : Solo nel 1708 il Monferrato, a coronamento di una lunga sprie di lotte iniziate dopo la vittoria di San Quintino, veniva consegnato a Re Vittorio Amedeo II, riuscendo cosi a consolidare il Piemonte in una unità geografica alquanto distinta. Sino a che Piemonte, Lombardia e Liguria formarono Stati indipendenti attratti in diverse orbite politiche, il Monferrato non cessò di essere teatro di guerre. Questa lunga serie di conflitti si chiudeva nel 1859 per redimere la Lombardia dal servaggio stra niero. Ad ognuna di queste date è legato il nome di una contrada e di un castello; circa dieci secoli di storia rivivono nei ricoidi di questa antica ter ra di cavalieri che cavalieri nuovi oggi percorrono in ogni verso per scopi e per bisogni tanto diversi dai precedenti. Se un minuto di sosta ci ferma il pensiero su quante rapine e battaglie, razzie e ruberie, soprusi e ven dette, aggressioni e supplizi, ognuno di questi castelli registrò ed attuò in o maggio ad un principio di fendale predominio, sale spontaneo dal cuore un inno di lode alle conquiste dell'umano progresso e delle umane libertà. Ma se un altro minuto di sosta ci ferma il pensiero a quante dolcez ze di conversari e canti di trovadori sorrisi di castellane e tornei di prin cipi, lanci di astori e stormi di levrieri videro, sentiron e animarono questi giardini feudali e queste fiorite di saloni, allora esce spontaneo un inno di lode a quanto, in ogni tempo ed in ógni luogo, l'uomo seppe creare per far più bello il suo sogno d'amore A sognare questo sogno, che è il più bello, invitano oggi i castelli, nostri soldati che li ripopolano e rianimano. All'alba di ieri ne ho visto uno, di soldati, in servizio di senti nella, come l'antica « gaita » passeg giare sull'orlo di una terrazza merla ta tra il palazzo e la chiesetta; più lontano, dietro altre merlature, un' altra « gaita » passeggiava, e tutto in torno era silenzio Ma ad un tratto, quasi a miracolo d ricostruita vita castellana, scende dal l'alto, da un'altra « gaita » in servizio sulla torre, il canto di una « albata » Ecco a poco a poco scialba una luce all'orizzonte: viene l'alba... — Viene liete, viene scialba là giù in fondo dietro al monte bianca l'alba... — liei compagno, se dormite io vi chiamo col mio canto; l'occhio aprile, giù venite per non far poi duro pianto; poi che rapida sul monte sorge l'alba, poi che là da l'orizzonte viene l'alba... E' la « gatta » aleraniica che rivive in quell'« albata » o la delicata poe sia di Nino Berrini colla dolce melode di Giorgio Berninzone? A. P.

Persone citate: Alemagna, Aleramo, Andronico Ii, Carlo V, Gonzaga, Monferrino, Nino Berrini, Paleologo, Quan, Vittorio Amedeo Ii