Precursori coloniali

Precursori coloniali Precursori coloniali \ . i è l e l n — a e l a e a n e o i a a e , a » e n o a, ei aoai r a a ic Chi scriverà la storia dei nostri pionieri coloniali dovrà premettere e far risaltare una grande verità, che cioè nessun fine politico spinse quel generosi ad affrontare i disagi e ad arrischiare la vita, nessun clamore di folle 11 saluiò alla partenza o al ritorno, nessun movente di lucro apparve fra le loro mire. Andarono soli, poveri, dimenticati, per dare alla scienza e. alla Patria il frutto dei loro inenarrabili sacrifici, lieti di riportare nel loro bagaglio francescano solamente un conii.buto sociale, morale 0 scientifico, del loro apostolato. Lo svolgimento di quest'opera abbraccia nel icinpo un periodo che corre dal 1810 lino alla fine del secolo scorso e si estende nello spazio in tutta l'Africa settentrionale e orientale, cioè nei icrritori della Libia, dell'Erirrea. della Somalia e in tuao il grande altipiano etiopico, su cui si affermarono poi la sovranità e l'influenza italiane. , Il primo territorio africano nel quale gli italiani portarono il contributo del loro sapere e del loro amore alle ricerche scientifiche, fu l'Egitto. Basterebbe citare i nomi di Belzoni, Bosellini e Schìaparelli, di quelli cioè che spinsero !e loro ricerche fino ah> più inospitali e pericolose regioni del Sudan, ft ad essi uniti il Finati, il Mininoli, il Brocchi per vantare già una schiera di scienziati ed insieme di esploratori. tra cui alcuni rimastivi colpiti in ipieno rigoglio di vita. Il problema del Nilo, studiato in un primo tempo a scopo archeològico, venne più tardi indagato nella sua essenza geografica, in particolare nella ricerca delle sorgenti. Attorno a queste si sono svolle le missioni di diversi altri italiani sinché appaiono sulla scena delle esplorazioni africane i grandi viaggiatori i-Maggia, Antinori e Miani. Giuseppe Piaggia, nato a Badia di Caniignano nel Lucchese nel 1826, appassionatissiino cacciatóre, risaliva su una barca il Nilo Bianco a monte di Gondòkoro, poi, dal tn:irzo al maggio 18.)/ si tratteneva a Santa Croce col missionario Bartolomeo Mosca, soprattutto allo scopo di catturare marabù, bufali ed elefanti. Tornato nel luglio a Caitum, si accompagnava nell'ottobre ad un gruppo di dongolani diretti allo stabilimento di un certo Malzac e penetrava con loro nelle i.gnoie tribù dei Kich e dei Ciak sulla destra del Nilo, riportandone notevoli collezioni che egli stesso, rimpatriando nel 1850, donava al Museo di Firenze. Ma. avvinto ormai dal fascino dell'Africa, presto lasciava di nuovo l'Italia, e nel settembre 1860 era ancora a Cattum dove incontrava il marchese Orazio Antinori e-si univa a lui per un importantissimo viaggio al fiume delle Gazzelle. Antinori, nato a Perugia nel 1811. magnifica figura di scienziato, dì uomo politico, di esploratore metodico e sicuro, era giunto allora a Cartum col proposito di percorrerne i dintorni e di occuparsi soprattutto delle sue collezioni ornitologiche e di studii geografici, che egli compi infatti spingendosi fino al Sennar. Accordatosi col Piaggia e noleggiata una barca da un mercante piemontese, Alessandro Vaissiere, l'Antinori e il Piaggia partirono unitamente al Vaissiere nel novembre del 1860 e raggiunsero per via di acqua il lago No. Da qu^in punto, con penosissima navigazione, imboccarono un ramo del fiume delle Gazzelle e addensatisi poi ppr via di terra per Lau e per Meshra-ei-Rek pervennero a Nguri, uno dei più importanti villaggi del Giur. Quivi dovettero fermarsi; il Piaggia erasi ammalato, mancavano i viveri e il progetto di penetrare fra le tribù dei Niam Niam non potè effettuarsi. Tornati perciò a Cartum. l'Antinori e il Piaggia si lasciarono. ' Notti quanto quella del Piaggia e dell Antinori è finalmente la figura di Giovanni Miani. Il Miani era nato a Rovigo nel 1810, aveva viaggiato in Levante, aveva preso parte nlla ditesa di Vicenza nel 1840 e poi aveva emigrato a Marsiglia e di là in Egitto, dove resiò nove anni. Partì per ii primo grande viaggio da Cartum il 6 dicembre 1850. dirigendosi verso Gondòkoro. soprattutto coll'intendimento di risolvere una buona volta la questione del Nilo. Da Gondòkoro. dopo un viaggio nel quale obbe a superare dlfricolta d'ogni sorta, giunse a Galuffl Qui gli indigeni gli asserirono che le sorgenti del gran fiume distavano ancora circa un mese di cammino, per cui, dopo aver inciso 11 suo nome in un grosso albero, pensò di tornare indietro, deciso tuttavia a riprendere altra volta e con altri mezzi il già fatto itinerario Invece, egli era a un centinaio di chilometri dal lago Nyanza e se avesse proseguito, avrebbe preceduto nella grande scoperta lo Speke ed 1 Bacher, i quali trovarono nel 1862 il segno lasciato dal Miani, ad un limite, che soltanto un altro viaggiatore italiano aveva di poco superato. Oues:o viaggiatore era Andrea De Bono, il quale nel 1860, era giunto a Falorò, cioè 35 chilometri più avanti dell'albero di Mani, ben lontano esso pure dal pensare che a poca distanza da quella località si sarebbe svelato il segreto che da tanti anni assillava i geografi di tutto i! mondo e toglieva il velo al mistero delle origini del Nilo. Organizzava finalmente una carovana e a scssant'un anno si rimise in cammino; ma colpito dalle febbri de!S18?'"eVa-" Tansrasi » 22 novembre Fra questi pionieri di civiltà dell'Afrìca orientale è doveroso citare anche il nomn di Romolo Gessi e di altri valorosi italiani quali il Matieucci 11 Messedagha, l'Emiliani, il Fraccaroli. L'Europa deve le sue prime conquiste in Ablssinia alle missioni cristiane: mentre però queste avevano carattere temporaneo e rispondevano a lini religiosi si comincia dal 1838 a riunire ì due scopi di scienza e di fede con Giuseppe Sapeto, che insieme al francese Antonio D'Abbadie restò dieci anni fra i Galla. Giuseppe Sapeto è ricordato quasi esclusivamente in Italia come l'iniziatore della nostra colonia di Assab. Al suo nome va doverosamente congiunto quello di padre Giovanni St.-lla. nativo di Carcare e allievo degli Scolopi. Più elevato per ingegno e più Importante per la storia della nostra penell'azione nell'Africa Orientale è in vece la figura del Cardinale "lassaia Guglielmo- Massaia ero nato a Piova presso Asti, ne! 1809. eia entrato nell'ordine dej cappuccini, era stato confessore di Vittorio Emanuele II ed eia inandato in missione tra i Galla, da Papa Gregorio XVI insieme ai padri Giusto da Urbino, Cesare Castelfranco e t'elice da Cortémìglia, nel I8i6 Vi ritornò nel isr.'i e per la terza vofii-i i°t;i. iniziandovi quel periodo he Ljj ;,/!,,;;,• politica che si andava sostita- „jendo al compito fino allora disi n,- „„„.„,„ d-illo snip miccinni ti l11'^' \ ia' ' ^ .J.gI0Se' M- Ha, " ' e 11 '™ eSn compiva e- in Africa impnrianti--imi viaggi, il ■ primo dei quali da Cnrtum a Sennaar, .i | y.-A nel Gh'daref e per la valle dell'Atne bara fino a GaUàbat, a! lago 'lana e 'je'V'v*one di Gudru al di là di a la Gobbo; un secondo fra i Caffa tornando per Billò (dove doveva passare nel 1807 la seconda, spedizione. Sotteso), -e