SULLE ALPI

SULLE ALPI SULLE ALPI a e i a i a a e l i o e l r n La vittoria italiana della Gran Giurassa La Gran Giurassa 1 Cosi la volle il Carducci, questa superba rivale del Monte Bianco, perchè una risonanza estrania del suo nome non turbasse l'armonia classica del ritmo, nei versi in cui cantò la « pia Courmayeur ». Cosi, con questo singolare nome, forte, aspro, quasi sprezzante che piacque al Poeta, ed è forse il nome originario degli antenati, credo debba consacrarsi ora, e da ora innanzi chiamarsi, dopo a vittoria che con nobilissimo spirito taliano conseguì la grande guida Adol fo Rey con ' altri cinque forti, degni compagni a lui. La vittoria invero non è di oggi, nè d'oggi potrebbe esserlo, perchè uno dei suoi partecipi, il sucaino Sergio Matteoda, oggi altri onori raccoglie ed ha riconosciuti nel cimento tra i ghiacci delle Spitzbergen, cimento al quale l'impresa della Giurassa ha, con tante altre, al certo contribuito a prepararlo, a temprarlo, a designarlo. E' giusto di un anno fa; ma, se subito fu sommariamente risaputa, tanto ci voi perchè la Rivista Alpina potesse renderla, come suol dirsi, di pubblica ragione, nota in tutti 1 particolari, e adeguatamente, con vera efficacia di mostrattva, illustrarli (vedi Rivista Mensile del C. A. I., n. 5-6-1928). E diciamo anche subito illustrarli al tutto italianamente, poiché le bellissime vedute sono di Francesco Ravelli e del Fratelli Gugliermina, alpinisti e foto grafi classici. Perciò solo adesso di questa, che è una delle più grandi ed ardue scalate compiute da molti anni in tutta la catena delle Alpi, è possi bile dire. Ed è bene il farlo, perchè in mezzo ai racconti che la cronaca è costretta troppo spesso a registrare, mettendo in pubblico disgrazie e miserie di imperiti e di imprudenti, ri fulga qualche esempio in cui forza e spirito, scienza e tecnica, audacia estrema e saggezza adeguata, collaborazione e individualismo si elevano mirabilmente armonizzati a cogliere la più ambita e mirabile palma di vittoria. Terribile montagna Per chi non lo sapesse, la grande ca tena del Monte Bianco è divisa dal Colle del Gigante in due parti. La SudOvest, che si presenta a sinistra di chi guarda da Courmayeur, culmina col Monte Bianco; la Nord-Est che allo stesso osservatore si presenta a destra, dopo aver dato il Dente del Gigante che, per dirla col Poeta, erto, aguzzo {eroce si protende, e... il del di sua minaccia taglia, culmina con la Gran Giurassa, les Grandes Jorasses per i Francesi. Erta, maestosa, sebbene più bassa del Monte Bianco -di giusti 600 metri, è la sua rivale, di esso forse più caratteristica e più simpatica. Ove poi invece di guardarla dal Sud, da Courmayeur, la si guardi dall'Est e dal Nord, la personalità della Gran Giù •rassa si rivela immane, terribile. Terribile nel suo precipitarsi nell'alta Val Ferret. terribile nel precipitarsi sul ghiacciaio di Léschaux nel versan te Ètord Francese, terribile per la cresta dì confine con cui precipita al Colle des Hirondelles. Io, che non so no il Carducci, non oso ancora prò prio tradurlo per Col delle Rondinel le, o, meno pedissequamente, delle Rondini; seguirò subito il Poeta che lo farà cantandola, anche se con più audace libertà poetica vorrà dirlo del le Aquile: nessun soggetto più degno di questa licenza in una epica o una lirica alpina. La via ordinaria di salita, non ba naie al certo, si svolge sul lato prò spettante Courmayeur; e da questo vi è a 2800 m. un apposito Rifugio che si dice appunto della « Gran Giurassa » Sul lato opposto, sopra il ghiacciaio di Frébouzie, vi fu costrutto da qua! che anno un « bivacco fisso », più pie colo, più moderno, ma forse più con fortevole e per i veri innamorati del l'Alpe più simpatico asilo. Più appar tato, meno accessibile, più ignorato meno profanato, pare a noi cosa più nostra, più sacra, più proplziatrice questo appunto fu il complice non ne cessarlo ma prezioso della grande im presa, punto di studio e di partenza. L'inaccessibile Non anni, ma lustri, già erano che si studiava e si vagheggiava questa salita. Su essa, come è avvenuto per O tante altre, notoria e classica fra tutte e l a o o o o — n i a r e i e n a e a o a o e à e i , i i quella pel Cervino, si appuntarono le ambizioni e le competizioni dei migliori alpinisti e delle migliori guide. Ambizioni e competizioni non limitate al campo sportivo, pure nobili, ma ispirate soprattutto al più puro nazionalismo, che le rende assai più nobili ancora. Quanti dollari e quante sterline, e anche quanti luigi non furono promessi alle guide per poter segnare del marchio inglese o francese questa vittoria! I tentai ivi, intensificati negli ultimi anni, non" si contano; solo qualcuno si conosce, perchè se nell'esultanza di inneggiare al risultato si ama fare un po' di chiasso e far sentire quanto più si può forte e lontano lo schioppo dello spumante, 1 fiaschi vengono invece riposti silenziosamente nel buio discreto della cantina, e di qualcuno solo si ha qualche tardivo sentore, confessione piena di rimpianto e di amarezza. Ad un certo punto dei loro vagheggiamenti, Young e Jones, fattisi la convinzione della impossibilità della salila, con due guide, il nostro Lorenzo Croux e Knubel, vollero averne ragione almeno in discesa. Anche in ciò trovarono le traccie di tentativi abbandonati da parte di fortissimi che li avevano preceduti. Ma decisi proseguirono. Giunsero alla spalla, allo spalto, al canaio che dir si voglia perchè è di tutta un po', giudicato il punto impossibile, e piantativi del solidi chiodi, discesero a corda doppia; tecnica, per le particolarità del sito, difficile anche questa. Giudizio conclusivo del Young è che quei metri di sfapìombo ■ non potranno mai essere vinti in salita senza l'aiuto di wtu scala di corda». E' verità di lapalissiana evidenzache un percorso in discesa, eseguilocosi quasi per dispetto, per vendetta,per consolazione, coll'artiticio di far la secchi-, appesi ad uni lunga corda doppia fissa a un chiodo, non equiva le la salita coi propri mezzi, non è la conquista della Gran Giurassa dal Colle delle Aquile Ciò però non smi- i nuisse punto il marito e l'audacia del - percorso fatto dai fortissimi Young e Jones c0nP muìe Lorenzo Croux e o! ;.. , f , pra.l0 ie C0Se oliando ni Knuoei. A Mie era io le cose quando - entrarono in scena ì nostri vincitori la farla finita. a e o o i è i a i e e u e a e a E e l i d i è è , e o a l i l o a, e o a n i ù 0 e e a al ù ra si n a al o ò l e e ù l o a a ò vi si » o ! e n l r o ù e m Già l'anno precedente il fortissimo dei nostri « senza guide » Francesco Ravelli (Cich.in fra gli intimi), con qualcuno degli stessi compagni aveva avuto 6ulla Gran Giurassa un'altra cospicua vittoria, direttamente dalla Valle Ferret (lato di Troncliey) e tanta altre volte le era poi girato intorno con altre salite, studiandola, accarezzandola... sognandola prò-rio pei la cresta del Colle delle Aquile. In una salita alla Aiguille di Léschaux la cosa fu decisa e lo studio definitivo della difficoltà massima prevista, ossia del terribile spalto giudicato impossibile in salita, e vinto solo in discesa calandosi appesi ai chiodi, fu affidato ai due artisti sommi, le guide Adolfo Ray e Alfonso Chenoz di Courmayeur. e a r e La vittoriosa scalata E' assai bello vedere l primissimi dei « senza guide » unirsi alle primissime delle guide in un solidale comune sforzo estremo, palpitando, più che per la vittoria propria, per la italianità di essa i E bello è ancora 11 vedere che a compiere il racconto si abbia avuto il concorso dei pur primissimi Fratelli Gugliermina, già citati per la parte illustrativa, e la penna eletta di Giuseppe Lampugnani (Ptnin tra gli alpinisti intimi). Già. Poiché 11 bel racconto è diviso in tre parti. Una prima, storico-letteraria, porta la firma di Giuseppe Lampugnani; la seconda, in cui si parla dello studio preparatorio delle due gufde, e la terza, in cui si descrive la trionfale esecuzione dei sei uniti, porta la firma dei tre alpinisti, Cichin, Guido Alberto Rivetti e Gustavo Gaya. Matteoda non poteva più firmare, perchè era già in viaggio sulla « Città di Milano •. Ma tu, Cichin, che sei tanto artista sulla roccia e sul ghiaccio, colla tua corda e la tua piccozza, come colla tua macchina fotografica, lasciami dire senza offenderti che anche le « note del tuo taccuino », sono state ritoccate, ordinate e fuse dalla penna sapiente dell'amico Pinin, che non vuol, modestamente, figurare, ma certo ha dato al tutto la fluidità e l'unità da maestro per cui il tutto fa palpitare e meditare, e si fa leggere d'un fiato e poi rileggere per ripensare. Riassumere in ciò è adunque impossibile, e sarebbe quasi delitto di lesa arte. Della prima parte ho riportato la conclusione del Young, che è la più importante, e la più eloquente. Della seconda, lo studio preparatorio delle guide, riporto la fine: « i chiodi di « Croux e di Knubel sono poco lonta« ni... a poco più dell'altezza di un « uomo offrono la salvezza vittoriosa. « Rey fa una grande spaccata sulla si« nistra, poi felino scatta a destra, < quasi lanciandosi nel vuoto su uno « dei più tremendamente esposti pas« saggi; ed i chiodi sono afferrati con « un anelito che scoppia in un grido c di altissimo giubilo. E non passano « molti minuti che Chenoz è vicino a • lui, abbracciato fraternamente. Glo« rioso abbraccio quello dei due ga« gliardissuni figli di Courmayeur, « che, sentendo di aver preparata la « vittoria italiana, mandavano su pei € silenzi dell'azzurro, il Irrò pensiero « a quelli che di qua e di là dell'Alpi. ■ avevano osato fissare la sfinge, ma, « avvicinatala, se ne ritrassero, sgo- < menti dalla terribilità dell'enigma, o « impreparati d'animo e di forze per ■ affrontarla. Forse eran lassù gli spi« riti di costoro, ma certo eran vicini « gli altri grandi, tratti in alto dal « tremendo mistero della montagna e « da questa uccisi nella loro nobilis« sima audacia. E Alfonso Rey di mar« tiri dell'Alpi, ne aveva vicini ben « due, il Grande Padre che dorme a « Ija Saxe, coronato dal Carme del Poe« ta della terza Italia, il Figlio eroico « rapito dalla montagna in servizio « della Patria ». E della terza parte, della esecuzione trionfale completa, vorrei citare anche qualche passo, ad esempio quello almeno che descrive la traversata di una grande placca in alto, l'altra difficolta straordinaria che trovarono nella salita, ed il raffronto che di questa si fa collo spalto del chiodi. Ma... no, non sbricciolo nulla. Noto solo la composizione delle due cordate: Rey, Rivetti e Gaya; Chenoz, Matteoda e Ravelli; ho citato la Rivista; essa circola in 40.000 copie e si trova in ogni Albergo alpino: o dinoccolati lasciate alcun poco di far l'oca davanti a tanti tennis e leggete colà a pag. 147 di questa impresa straordinaria che onora alpinisti e guide d'Italia I Ah, avendo ancora noi per fortuna di questi forti, perchè non vi è nelle Alpi un altro Cervino, e un'altra Giurassa colla Cresta delle Aquile? Va Courmayeur, luglio. UBALDO VALBUSA. e ie. e a o