Italia e Francia

Italia e Francia Italia e Francia Simpatiche pagine della « Gaiette du Frane et des Nations » « Un messaggio di Mussolini: vittoria e pace » Painlevé - Un articolo del « Petit Parisien » Parigi, 21 notte. L-a settimanale Gazetle du Frane et des Nations, pubblica nel suo numero odierno alcune simpatiche pagine sul riavvicinamento francoitaliano, quasi a preludio di notevoli avvenimenti diretti a concretare in precise formule diplomatiche le tendenze reciproche che da vari mesi si fanno strada nelle diplomazie dei due Paesi. Le pagine in questione si aprono con un messaggio di Mussolini e uno di Painlevé. 11 Capo del Governo italiano dice: « Quest'anno si celebra in Italia il Decennale della Vittoria. Ma io credo che a questo sentimento di giusto orgoglio per i sacrifizi sostenuti ve ne sia un altro non meno profondo: il desiderio di pace. Chi visse le grandi ore dell'armistizio dopo quattro anni di guerra gigantesca, ricorderà che nei volti e negli animi di tutti raggiava, oltre la soddisfazione per la vittoria, la gioia per la fine della guerra. Io, che questo vidi e sentii, mi proposi di agire onde vittoria e pace restassero indissolubilmente uniti per lungo volgere di tempo. La battaglia del Fascismo per Ja conquista del potere ha .avuto anche questo scopo. Il popolo italiano è stato molto tormentato dalla guerra e dalle successive lotte civili; ond'esso ha più di qualunque altro bisogno di rifarsi con un lungo periodo di pace e di fecondo, disciplinato lavoro. La mia politica è stata e rimarrà ispirata da questo criterio fondamentale. — F.to: Mussolini ». Painlevé, ministro della Guerra, risponde : « Appartengo ad una generazione che ha costantemente protestato contro ogni discussione fra l'Italia e la Francia. La natura ha voluto l'amicizia dei nostri due popoli, e questa amicizia è un elemento essenziale della pace e della civiltà dell'Europa. I ricordi della guerra sopportata in comune e gli eroismi dei nostri due eserciti rendono oggi questo sentimento ancora più forte in me che non al tempo della mia giovinezza. — F.to: Painlevé». D'altra parte, Pierre Audibert, direttore della Gazclte du Frane, augurandosi che ogni malinteso franco-italiano abbia a sparire al più presto, scrive: a-Fra l'Italia e la Francia non vi è nesspp. soggetto di profondo dissenso. Fn margine olle Cancellerie, ohe -sono in contatto, i due popoli debbono dum que entrare in scambievole fidùcia. Il sangue francese ò scorso in Italia di fi-mite al nemico comune; il' sangue italiano e scorso in Francia nel braciere in cui il destino forgiava i nuovi tempi. La profondità della rinascita romana non attenta alla libera rinascenza francese. La pace non è soltanto un affare che oppone dei concorrenti : è un ideale che riavvicina degli apostolati ». Prescindendo dalle dichiarazioni generiche per entrare nel campo della realtà politica positiva, il redattore diplomatico del Petit Parisien, Alberto Jullien, fa seguire a quanto precede un articolo in cui fra l'altro leggiamo : o Sarebbe un compromettere l'accordo generale franco-italiano, cui si sta lavorando, il precisare per quello che riguarda le altre questioni discusse a Roma fra il Duce e il signor De Beaumarchais, lo stato attuale del dibattito e il fare a loro riguardo commenti prematuri. Il gran pubblico infatti non ne saprebbe di più se venisse informato particolareggiatamente sulle possibilità di una rettifica delle frontiere della Tripolitania nella regione di Borku e del Tibesti a nord-est del Tchad e nelle vicinanze del punto di giunzione delle frontiere sudanese, francese e britannica. Alla stessa guisa non vi sarebbero che degli inconvenienti nel risvegliare, a proposito del delicato problema dei centomila italiani di Tunisia (problema i cui termini sono cónosciutissimì e che dove essere questa volta definitivamente risolto), le aspre polemiche di altri tempi Per quanto partigiani si possa essere della diplomazia sulla piazza •pubblica — all'americana — non si può negare in questo caso la supe- / riorità del metodi discreti In favore nelle Cancellerie europee. Il successo nei negoziati su Tangerl sta a provarlo « Attualmente, l'atmosfera favorevole al pieno sviluppo dei negoziati esiste. Le dichiarazioni degli uomini eminenti che dirigono gli Affari esteri dei dtie Paesi l'hanno creata oggi. La partecipazione nel mese di marzo di una delegazione dell'esercito francese condotta dal maresciallo Pétain ai funerali del maresciallo Diaz, il gesto magnifico di Guilbaud, di Cuverville e dei loro camerati francesi nel volare, senza preoccupazione del pericolo in soccorso dei coraggiosi naufraghi dell Italia, l'ansietà con la quale sono sono seguite da noi le tragiche peripzeie di quella che il signor De Beaumarchais, nel suo discorso del 14 luglio al Palazzo Farnese ha chiamato «la gloriosa impresa polare», e infine raccordo di Tangeri, non hanno cessato di mantenerla. Facciamo attenzione a non turbarla. La posta è troppo importante, troppo preziosa... Non dimentichiamo che, ristabilito il fronte comune come durante la grande guerra, e una volta conclusa questa vasta pace di amicizia evocata da Briand, gli occhi si schiuderanno, i sospetti svaniranno, i malintesi scompariranno. Da noi si sarà convinti allora che l'Italia, malgrado certe* frasi un po minacciose, certi gesti alquanto inquietanti, vuole sinceramente la pace come il suo Capo lo proclamava ancora in questi ultimi giorni. «E, alla stessa guisa, l'Italia si accorgerà che la Francia non ha mai cercato — nei Balcani come altrove di accerchiarla con una rete di alleanze o di ostacolare il suo sviluppo economico; e potremo allora di concerto adoperarci per dissipare sulle 'rive dell'Adriatico altri malintesi che ci sono particolarmente penosi, e provocare altri riavvicinamenti ai quali noi annettiamo il maggiore valore Quando sarà finalmente creata questa atmosfera morale per mezzo della quale 1 amicizia — secondo la bella espressione del Duce — * scende dai protocolli ufficiali e tocca il cuore dei popoli », noi potremo lavorare insieme con piena fiducia, con piena sicurezza. Nulla vi si oppone. L'intesa cordiale che un Edoardo VII e un Delcassé hanno potuto suggellare nel 19Ò5 fra un'Inghilterra ed una Francia che ogni cosa divideva; un Briand ed un Mussolini possono, a più forte ragione, suggellarla domani fra una Francia ed una Italia che tutto invece — affinità, lingua, civiltà, ricordi di servizi reciproci — riavvicina e attira l'una verso l'altra ». Inutile sottolineare l'importanza della manifestazione franco-italiana organizzata dall'autorevole ebdomadario, ' Ili mancanza d'altro, essa basterebbe' a provare che, quando certe Idee sono nell'aria, non c'è giorno che non facciano il loro piccolo passo avanti. Se non il messaggio di Painlevé (il quale ha dovuto proprio l'altro giorno difendersi da un attacco della Lega dei diritti dell'uomo riunita in congresso a Tolosa per bollare il suo preteso eccesso di severità contro le Associazioni antimilitariste ed era quindi inevitabile che obbedisse, trattandosi di una dichiarazione pacifica all'Italia, alla più oculata prudenza) l'articolo del redattore diplomatico del Petit Parisien costituisce indubbiamente un documento significativo confortante per lo stato d'animo del mondo ufficioso francese nei confronti dell'Italia. Senonchè, appunto perchè dei vantaggi reciproci di una collaborazione franco-italiana siamo convinti, riteniamo preferibile non abbandonarci ad esagerati ottimismi e non mettere, come suol dirsi, il carro avanti ai buoi. Che la pera non sia ancora totalmente matura, ce lo prova il fatto che il suo assennassimo commento Alberto Jullien lo abbia pubblicato sulla Gazetle du Frane e non sul Petit Parisien. Comunque il fatto che alcuni fra i più autorevoli formatori della pubblica opinione francese si confessino già, sia pure in camera caritatis, "favorevoli alla causa dell'amicizia franco-italiana, giustifica una certa fiducia nell'avvenire, e non ci faremo sicuramente pregare per rallegrarcene. C. P.