IL GENIO RUSSO

IL GENIO RUSSO IL GENIO RUSSO Padri e figli di Turghenjev In nessun'altra letteratura forse, come nella letteratura russa, vi sono ^aote opere creative che, oltre al loro valore artistico, ne abbiano uno storico-sociale e stori.co»-politico così evidente, da non potersene quasi prescindere nella loro valutazione. E' un fenomeno se non esclusivamente, certo prevalentemente russo, quella così stretta rispondenza tra alcune figure create dal genio degli artisti e l'atmosfera di un dato periodo e di un dato ambiente, che nella storia della letteratura artistica e sociale vien ricordata e consacrata con alcune designazioni astratte collettive derivanti dal nome appunto dell'eroe letterario. Tra le più caratteristiche sono per esempio l'Oblomovismo, da Oblomov, eroe del romanzo omonimo di Gonciarov (a cui abbiamo già ancennato su queste colonne, rilevando lo strazio fattone dalla recente traduzione italiana edita dal Cappelli), ad indicare l'effetto deprimente della educazione dell'epoca della servitù della gleba, e il percdonovùmo, da Peredonov, il mostruoso eroe del romanzo II demone meschino di Sollogub, immagine tipica della viltà e volgarità spirituale, logorante certi ambienti provinciali russi tra la fine del sec. XIX e il principio del XX. Ma oltre questi, in cui il legame è consacrato dalla rispondenza onomastica, vi sono molti altri eroi della letteratura russa strettamente legati a movimenti dell'epoca, che non possono essere nominati senza che il pensiero ricorra appunto a questi movi' menti : il più tipico fra questi è, senza dubbio, l'ero 3 del romanzo Padri <e figli di Turghenjev, Bazàrov, strettamente legato al fenomeno del nichilismo. La fedele ed elegante versione che di questo romanzo ha pubblicato Giuseppe Pochettino nella collezione c II genio russo » del Poliedro (Torino « Slavia », 1928) ci dà occasione ad alcuni rilievi che possono riuscire non inutili ai nuovi lettori del famosissimo romanzo. Turghenjev è generalmente celebrato come artista oggettivo, creatore o riproduttore di tipi, di caratteri, di ambienti, estranei o addirittura in contrapposizione alla sua personalità stessa di scrittore. In questo senso egli vien spesso contrapposto a Tolstoj, che alla propria personalità seppe dare tante vesti diverse in .tanti eroi dei suoi romanzi e racconti. Se alla maggior parte degli eroi tolstoiani si trovano corrispondenti periodi diversi di sviluppo, gradini di quella perpetua crisi spirituale che fu l'esistenza di Leone Nikolaievic, alla maggior parte degli eroi dei romanzi di Turghenjev si fanno corrispondere tipi o periodi dello svolgimento della vita storico-sociale della Russia. Infatti una delle mire di Turghenjev che non escludono tuttavia la spontaneità della sua creazione, fu quella di formare e possibilmente spiegare nella propria creazione questo svolgimento. Da ciò, oltre che dal valore artistico delle opere, derivò quel fervore di interesse che accompagnò la pubblicazione di ogni nuovo romanzo di Turghenjev e che intorno a. Padri e figli assunse l'aspetto di vera e propria battaglia. Se il tonnine nichilismo era stato già adoprato precedentemente, fu solo col romanzo di Turghenjev che esso si diffuse ad indicare se non un vero e proprio movimento, certo uno stato d'animo particolare e caratteristico delle nuove generazioni. Quando il romanzo fu pubblicato al principio del 1862, esso fu accolto nella critica, oltre che da scritti minori, da un articolo del Pissarev in cui Bazàrov era esaminato e accettato •appunto come esponente di questo stato d'animo e da una feroce critica dell'Antonòvic che negava invece all'eroe ogni e qualsiasi rispondenza alla verità e bollava Bazàrov di volgare ed inutile caricatura della gioventù russa. Dopo le alterazioni che la designazione nichilismo ha subito Bulla storia sociale russa, e dopo che essa, sopratutto presso gli stranieri si è confusa con l'altra di terrorismo, c difficile immaginarsi oggi il vero valore della lotta che intorno a Bazàrov si scatenò nella critica e fra la gioventù russa. L'elemento fondamentale del nichil'-smo di" Bazàrov è l'individualismo e su questo erano più o meno tutti d'accordo: le divergenze sorgevano da una parte sulla valutazione delle conseguenze a cui questo individualismo portava o minacciava di portare; e dall'altra sulla reale corrispondenza di Bazàrov e della sua lotta contro la vecchia generazione ad una reale situazione della vita russa. Non mancarono anche accenni ad una visione più larga. Quando lo stesso critico Pissarev, per esempio, scriveva : « L'idea direttiva del romanzo di Turghenjev è la seguente: i giovani d'oggi si lasciano trascinare e cadono in estremi, ma da questo entusiasmo nasce una forza fresca ed un senso incorruttibile della vita, da cui i giovani si lasceranno guidare sulla giusta via senza aiuto e senza influenze estranee », egli senza dubbio metteva in rilievo il valore universale della lotta tra le nuove e le vecchie generazioni; ma, in fondo, al critico questo valore importava meno di quello particolarmente russo della lotta stessa nel periodo descritto dal romanzo e da cui, dato il punto di partenza, non poteva prescindere. La tesi iniziale del Pissarev era infatti l'attualità di Bazàrov. L'individualismo era allora attivile c da ciò l'approvazione. L'individualismo di Bazàrov ò prima di £utto negativo; da questo suo carat¬ tccdc« OpcopgdpsupdmzaMdranfiQaimdr10brzbencBslagelopsctgclsftqrnszacncvc1VssddmpAadcidszdzccitesrlzmslcldltzleètttsm o u e n o a i o o a a e o e i , o a è o e a o a v e . , a o a a lo o ne a, ri, oel atndi t¬ tere deriva appunto il nome di nichilista ad indicare « colui che non crede in nulla ». A chi gli domanda da che cosa si farà guidare, se non crede in nulla, Bazàrov risponde: « Da ciò che noi riteniamo utileOggi la negazione è quel che c'è di più utile e perciò neghiamo... «. Che cosa neghi la nuova generazione si può intendere bene solo ricordando gli s idoli « della generazione precedente: a Aristocrazia, liberalismo, progresso, principii, quante parole superflue e di suono straniero ! Il popolo russo non le vuole neppure in dono ». Stranieri sono tuttavia i maestri di questo negatore ad oltranza: Feuerbach, Buchner, Moleschott. Ma la teoria ha meno importanza della pratica: occorre lavorare, lavorare, realizzare praticamente: i La natura non è un tempio, ma un'officina, dove l'uomo è un operaio ». Quanto queste idee corrispondessero a quelle della generazione degli i anni cinquanta e sessanta » ce lo mostrano appunto, anche al di fuori dei riferimenti più precisamente storici, gli scritti critici del tempo come 10 stesso Pissarev, Cerniscèvskij, Dobroljùbov. Quando a Turghenjev fu rivolta l'accusa di aver voluto in Bazàrov riprodurre appunto Dobroljùbov, con un fine a panfìlettistico », egli protestò, ma non potè egli stesso non essere sorpreso (e lo disse) delle coincidenze e concordanze tra il suo Bazàrov e la triade surricordata: la superbia dell'intelletto, la secchezza, la negazione dell'estetica e l'orgogliosa avversione per tutto ciò che era ritenuto vecchio. Il fatto è che, lontano dalla patria (com'è noto egli passò buona parte della vita all'estero e specialmente in Francia) egli cercava di seguirne l'esistenza in tutte quelle manifestazioni di cui gli giungeva l'eco, sia pure anche casuale : caratteristico, per esempio, l'incontro con lo scrittore a populista » Nicola Uspjenskj (non il più famoso Gljeb) da lui chiamato « odiatore d'uomini», e molti tratti del quale entrarono appunto nella figura di Bazàrov. Ma che, d'altra parte, nel tipo oltre gli elementi reali fossero anche possibilità di interpretazione diverse lo dimostrò il fatto che all'autore pervennero complimenti e congratulazioni proprio da appartenenti a quel campo di « retrogradi » contro il quale egli militava. L'equivoco fu provocato dall'Antonòvic, che considerò Bazàrov un retrogrado, ma 11 fatto è in ogni modo caratteristico. Vari anni più tardi Turghenjev stesso, cercando di rendersene conto, scrisse che la colpa dell'equivoco era da ricercar nel fatto che egli aveva dipinto Bazàrov troppo oggettiva mente e che sarebbe forse stata opportuna una tinta di idealizzazione Ad un equivoco se ne sostituiva un altrov-ifi. realtà, Turghenjev credeva di esaere stato oggettivo più di quel che non fosse stato in realtà. Egli si ingannava, come si ingannava quando diceva che al posto di nichilista si sarebbe dovuto leggere rivoluzionario, in quanto che nel senso della < rivolta » della nuova genera zione contro la vecchia i due termini coincidevano, e in quanto al significato reale del nichilismo di Bazàrov, il suo atteggiamento scettico era contrario a quel che caratterizzò i veri e propri movimenti rivoluzionari rus si : il fanatismo. Da qualcuno è stato rilevato che nella sua negazione della fede religiosa il « nichilista » Bazàrov non è perciò meno credente, mutando solo l'oggetto della fede stessa, ma si intende che ciò ha valore come difesa dell'uomo Bazàrov contro l'accusa di mannequin morale, ma non oltre. La radice prima della contraddizione è da cercare nell'interpretazione dell'oggettività artistica di Turghenjev. Oggettivo senza dubbio ; egli è, che nessuno più di lui sa proiettare fuori di sò i propri eroi, in un piano al quale l'uomo che è nell'artista sembra restare del tut- dcmdperriilare« gsomqsfd•rnsoini vnlarstustqqmmqinclicpidpgrseltlslsmcstaghidczseqsLtsMslcmldSmcmllplbcs'mRrlpCm,cto estraneo, ma significa quest ogget- ptività quel che si crede generalmen-1 mte: riproduzione pura e semplice di una data delimitata realtà? Proprio il a troppo oggettivo. » Bazàrov smentisce questa concordanza: elementi « bazàroviani » furono trovati da qualcuno in una figura di un'epoca passata, la figura cioè del famoso critico Bjelinskij, da altri in quella dell'anarchico Bakunin: elementimodelli da una parte, ma elementiconseguenza dall'altra, perchè a Bazàrov si richiamò anche, come a fonte di ispirazione, parte della nuova generazione. In sostanza, era difficile fissare in modo preciso le linee- di demarcazione e del tipo e dell'ambiente. Da buona parte della critica russa, il nichilismo di Bazàrov fu perciò considerato come un momento di transizione. Chiaramente si espresse in proposito un contemporaneo dell'c eroe » turghenjeviano, il Kropotkin: « Il nichilismo, con la sua dichiarazione dei diritti della personalità e la negazione dell'ipocrisia, fu soltanto un momento transitorio, preannunziante l'apparizione di uomini nuovi, che non apprezzarono meno la libertà individuale, ma vissero nello stesso tempo anche per una grande causa ». Ma anche qui si trattava evidentemente di un equi voco, perchè, basta mutare anche solo leggermente il punto di vista, per attribuire il carattere di transitorio ad un movimento e ad un tipo. Tutti i movimenti e i tipi possono apparir transitori tra il precedente e il se guente. E Bazàrov non fu un tipo di transizione. Ebbe inevitabilmente molti dei caratteri del suo tempo, e la fedeltà della riproduzione dell'ambiente e dell'atmosfera, in cui Turghenjev eccelleva, lo fece passare come creatura di quel dato, determinato momento. Ma in realtà esso era fondamentalmente creatura di fantasia, a formar la quale erauo entrati elementi reali diversissimi e di momenti ap diversi. L'elemento psicologico finì col dare a questa figura quella sfu matura soggettiva che la distingue dagli altri eroi di Turghenjev. Grave prmro ri ni 11 ~-.— r._ j: errore della critica russa fu di vede re in Bazàrov una caricatura e di ritenere che Turghenjev non amasse il suo eroe. Per liberarsi dalla prima accusa forse lo scrittore volle insistere tanto nella sua affermazione di « oggettività ». Il fatto è che Turghenjev amava il suo Bazàrov, e non solo oome creatura della' sua fantasia, ma proprio com3 personificazione di quel malcontento, di quell'insoddisfazione, di quella tormentosa ansia di fede caratteristica dello spirito •russo e che in qualche momento si nasconde sotto la negazione più assoluta. Lo stesso Turghenjev l'aveva in fondo all'anima in comune con i suoi compatrioti, insieme alla convinzione che dalla insoddisfazione, dal tormento, dalla ricerca della fede nascono gli eroi. E Bazàrov era per Turghenjev uno di questi eroi. « Anche voi — scriveva ad un'amica, nel 1874 — ripetete questo rimprovero insensato? Bazàrov, questa mia creatura preferita, per la quale ho impiegato tutti i colori a mia disposizione, Bazàrov, questa mia creatura piena d'intelligenza, questo eroe, — una caricatura? ». E in un'altra lettera, allo scrittore Saltykov, poco più tardi: » Non mi meraviglio che Bazàrov sia rimasto per molti un enigma; io stesso non posso rappresentarmi bene come lo _i.L' :ìì„ fi>x .1 ,,i ~ giustamente l'autore si addolorava di non veder riconosciuto ETTORE LO GATTO abbia scritto. C'è stato, non ridete, vi prego, una specie di fato, qualche cosa di più forte dello stesso autore, indipendente da lui. So soltanto che nessuna idea preconcetta, nessuna tendenza era allora in me; ho scritto ingenuamente, io stesso meravigliandomi di quel che veniva... Dite in coscienza, che davvero può riuscire offensivo essere paragonati a Bazàrov? Non notate voi stesso che questa è la più simpatica fra tutte le figure da me create ? ». Si possono fare anche delle riserve sul giudizio dell'autore stesso, ma non si può non tener conto delle sue affermazioni, sulla base delle quali a me pare giustificato il mio modo di spiegar l'enigma Bazàrov. La polemica oggi non ha più ragion d'essere e l'opera d'arte in quanto tale conserva la sua freschezza. Se la cornice in cui a Bazàrov toccò di muoversi ha forse solo importanza storica per la sua esattezza, il motivo psicologico che muove Bazàrov, anche se non fa di lui un demone nel senso dostojevskiano, gli dà tuttavia un valore umano che s

Persone citate: Bakunin, Buchner, Cappelli, Feuerbach, Giuseppe Pochettino, Leone Nikolaievic, Tolstoj

Luoghi citati: Francia, Russia, Torino