La morte di Giovanni Giolitti

La morte di Giovanni Giolitti La morte di Giovanni Giolitti o r , l a à Cavour, 17, oro 2. Alle 1,35 Giovarmi Giolitti ha cessato di vivere, dopo un aggravamento quasi improvviso e rapidissimo. A mezzanotte, fl paese era piombato nel silenzio. Anche il medico curante, dottor Aluffl, si era ritirato ed era andato a letto stanchissimo, dopo la fatica dei giorni scorsi. Nei centro del paese non erano rimasti che i due agenti di Pubblica Sicurezza a passeggiare lentamente. Tutto dormiva. Improvvisamente, all' 1,30, il cameriere di casa Giolitti, Giovanni Vottero, ha attraversato la piazza di corsa ed ha chiamato il dottor AluffL Contemporaneamente, la cameriera accorreva a suonare alla Parrocchia gridando ad una donna che apriva una finestra: — Dica a monsignore the venga subito, altrimenti non fa più in tempo ! Il dottore ed il vicario sono subito accorsi. Dietro di loro sono sopraggiunti di corsa alcuni dei parenti alloggiati nell'altra villa. Essi sono arrivati nella stanza dell'on. Giolitti mentre egli spirava tra i congiunti angosciali, che gli sono stati più vicini in questi ultimi giorni. Giovanni Giolitti è stato composto con le braccia incrociate, e sul petto gli è stata posta una Croce. , La notizia è stata subito comunicata alle Autorità. E» 8. L'ultima giornata Ecco «pianto ci aveva telefonato II nostro inviato prima della notula della morta di Giovanni Giolitti: Cavour, 16 notte. L'on. Giolitti ha trascorsa tutta la giornata di oggi in uno stato preagonico. Fin dal mattino ha cominciato a mancargli una delle caratteristiche maggiori della sua tenace resistenza al male: cioè la conoscenza completa e la perfetta lucidità. I suoi occhi, bruciati dalla febbre che non si è attenuata neanche nelle prime ore del giorno, si sono fatti vitrei 9 senza sguardo; il suo volto maschile e severo, pure conservando la regolarità dei lineamenti, è apparso come coperto da un esile velo che interrompeva ogni comunicazione di sentimento con i parenti e con gli estranei. Allora i medici hanno ritenuto inutile ogni lotta col male, ed hanno abbandonato apertamente l'ultima speranza di ripresa. <Hon fatami più soffrirà» Non sarebbe perfettamente esatto dire che l'on. Giolitti abbia perduto la conoscenza passando dalla notte tormentata al giorno angustiato dal caldo. Egli è entrato piuttosto in uno stato particolare di isolamento. Già stamane prestissimo non conosceva i congiunti, perchè non li vedeva; ma appena essi pronunciavano qualche parola dava segno di averli ricono sciuti, e sovente ripeteva, con mezze frasi in dialetto piemontese, il suo unico bisogno di pace e di tranquillità, siccome qualcuno dei famigliari, senza prevvertirlo, gli bagnava sovente le labbra con poche gocce d'acqua, egli ad un tratto ha esclamato: — No, non cosi improvvisamente E poco dopo ba fermato la mano del medico che si accingeva a fargli una iniezione, pronunciando con voce abbastanza ferma queste parole: — Non fatemi più soffrire, lasciatemi tranquillo. Arso dalla febbre, estenuato dalle complicazioni crescenti e dilaganti della malattia, l'infermo non ha chiesto più niente e non ha espresso più alcun desiderio di diro niente a nes suno. I medici non hanno ritenuto di dover tormentare oltre questo suo estremo raccoglimento, e i famigliari si sono venuti rassegnando, ora per ora, a vederlo morire silenzioso e sereno. Le visite mediche, sono state frequen ti durante la giornata: anche il prof Gruner è venuto alle 11 da Torino Fra gli altri fenomeni morbosi, egli ha riscontrato, molto diffusa, la complicazione bronco-polmonare. Le altre infermità sono passate quindi in seconda linea agli effetti della diagnosi La cronaca del pomeriggio e della sera si può riassumere con una frase sola: l'infermo è rimasto fra la vita e la marte, con leggeri attacchi di cuore. La posizione dell'on. Giolitti sul modesto e antico letto di ferro, sul quale ha dormito per oltre trent'anni, pare indicare anch'essa il lento e inesorabile declino verso la catastrofe. Quando pareva migliorasse, l'infermo stava sollevato, quasi ritto sui cuscini ; invece, negli ultimi due giorni, egli si è abbassato sempre più. e questa sera eia quasi disteso, in abbandono, sui pochi guanciali che non riescono più a dargli riposo. Matriarcale famiglia Gli estranei che hanno avuto prima di oggi le ultime confidenze, dichiarano che l'on. Giolitti si era preparato da tempo a chiudere ordinatamente e con matematica regolarità la sua vita di padre e di capo di una nume rosa famiglia patriarcale. Non è infatti un segreto per nessuno, qui a Cavour, che l'on. Giolitti ha da tempo disposto, per quanto in grande riserbo, la successiva appartenenza delle sue sostanze patrimoniali. vdtcarhfngPAsflbgcmarinuEttvPbccnsdlccasLctndilglmlacmzdluomMfelfczevbnpqtz Tuta 1 beni stabili di proprietà del vecchio parlamentare gli provennero dalla madre, unica sposata fra quattro fratelli scapoli della famiglia Piochiù. Secondo quanto riferiscono gli amici, l'on. Giolitti non ha mai tesaurizzato durante la sna lunga vita; egli ha amministrato da buon padre di famiglia i suoi averi: non ha venduto niente dei beni materni e non ha aggiunto altri stabili a quelli ereditati. Povero da parte paterna, originario di Accaglio, egli si è trapiantato nel paese della madre; di questo centro ha fatto la sua piccola patria; provinciale, ha vissuto qui borghesemente, da buon agiato, in confidenza e famigliarità fra borghesi ed agiati; ha conservato il notevole patrimonio famigliare e lo tramanda all'uso antico: ai figli, ai nipoti e ai pronipoti che, riunendosi al suo capezzale nel giorni scorsi, gii hanno formato attorno una corona di circa trenta persone. E* curioso 11 fatto che l'on. Giolitti. trovandosi ad investire 11 denaro in titoli, ha preferito sempre 1 « ferroviari» e i tìtoli delle Opere Pie di San Paolo di Torino. Le sue proprietà stabili sono a Cavour, a Morello ed anche a Rivoli. Regolati così in precedenza 1 rapporti con 1 famigliari, e dopo la dichiarazione sulla propria tranquillità di coscienza, fatta in comune ai più anziani dei congiunti — e che abbiamo riferito l'altro giorno — si comprende anche come l'infermo, dato il suo carattere chiuso, non abbia più espresso oggi, all'estremo della sua esistenza, il desiderio di confidarsi oltre con i parenti. L'on. Giolitti non ha fatto neppure dichiarazioni politiche: agli amici politici ha rivolto un saluto, ed a qualcuno una parola di riconoscimento. Oggi le visite degli amici non sono stata affatto frequenti: gli unici visitatori sono stati l'on. Soler! e l'on. Fazio,' venuti insieme da Cuneo. I principali uomini politici che furono suoi colla* boratori, hanno scritto o telegrafate-. All'Ufficio postalo ! La via Plochiù, sulla quale si apra la casa Giolitti, dardeggiata dal sole, è stata quasi deserta in tutto il giorno. Due agenti di pubblica sicurezza presso il portone; due ragazze che ricamano, costantemente sedute su una trave di fronte alla casa, il rapido passaggio dei famigliari, e mente altro. I figli, i generi, i nipoti, incurvati dalla sciagura che 11 colpisce, vengono trattenuti talvolta in piazza da una massaia o da un artigiano, che per la lunga famigliarità con • Sua Eccellenza », si sentono autorizzati a chiedere, direttamente notizie dell'infermo; essi scambiano poche parole, poi accennano ad un saluto e si affrettano ad appartarsi. Nell'ufficio postale è avvenuto un piccolo movimento che rievoca 11 lungo passato. Da due o tre giorni infatti è stato mandato qui, in missione straordinaria, il capo-ufficio cav. Emilio Gallla, che per oltre vent'anni seguì Toh. Giolitti per ì servizi telegrafici straordinari ed urgenti. La kenodlziom papaia Da Roma pervenne ieri una comuni-; cazions che ha confortato l'on. Gloliu ti e lo spirito cattolico dei congiunti nella loro disperata tristezza familiare: il Papa, che sapeva delle gravi complicazioni, ha mandato la sua benedizione air infermo. e. a.

Luoghi citati: Cuneo, Rivoli, Roma, San Paolo, Torino