Menjou: l'uomo che ci vuole

Menjou: l'uomo che ci vuole Menjou: l'uomo che ci vuole : — Lettrice, hai mai tu amato un giorno bratto! — No. ,» (_ Questo articolo non è per te. * * Ho visto Adolfo Menjou. Anche Ini, finalmente. Mi avevano detto pome fosse indispensabile, alla mia nuova cultura cinematografica, di conoscere anche quest'attore irresistibile. Perchè si tratta di un uomo così fatto: o almeno tale è la nomea, ohe in queste cose vuol dir tutto. Morto Valentino, che aveva l'incanto negli occhi, resta Menjou, che l'ha invece nello chic. Pare che nessuno sappia, come lui, dare il braccio alle dame o la mano ai cavalieri; sorridere con un decimo delle labbra, accennare con un solo pelo delle ciglia ; essere così rattenuto, discreto, dosato, gentile. Ha l'arte, tutta amatoria, dello sfioramento. Una donna delicata potrebbe sentirsi l'erba spuntare sotto i piedi, e non Adolfo prenderle le labbra. Menjou fa anche questo, naturalmente, nelle pellicole sentimentali dov'è lui, soltanto lui, che trionfa: e allora lo vediamo abbozzare, là sullo schermo, un bocchino inimitabile di contentezza; mentre se ne va via impettito, a piccole spinte, come la gallinella che ha fatto l'ovo. Menjou è fino. Menjou è chic. Le donne gli si appendono addosso, disfatte, una per parte, come tappeti afflosciati al braccio del buckara. Nei manifesti si vede la sua testa inserita in un disco roseo a forma di cuore. Dicono si tinga i baffi: quei baffetti affilati ali'in fuori, che han fatto ritornare la voga dei mustacchi in tutta la giovine urna nità, dal principe Aga Khan a Enrico Sorretta: ma non vuol dire Menjou è fino. Menjou è smart. Come ai fa a resistere — mi chiese una volta, seria seria, una signora meridionale presentatami dalla pit trice Aboaf — a un uomo che porta il cilindro cosi bene! Risposta, sottovoce, a quelle lettrici che oggi ho ammesso alla lettura. Come si possa resistere a un uomo cosi calzato e vestito, io non so. 'Ma so che Menjou ha cinquanta anni. Inutile venga a dirci delle sto zie, adesso ch'è in viaggio di nozze, e fa sapere d'essere tornato in Fran«s» per rivedere i luoghi dove ha fatto il soldato. Non faccia mormorare ■i maligni che si trattasse della guer ra del 70. Nell'altra che s'è iniziata quattordici anni fa, Menjou non poteva trovarsi che in sussistenza: ma se poi s'è battuto con la milizia mo bile, bravo davvero: vuol dire che era volontario. .Adesso 'la sua faerina stfeeta • moscata mi fa pensare che sia passato, per lui, anche l'anno di ,kwa degirremstàbilàtà. Quanto al firto»na» mento con la giovanissima Carolina Carver, sarebbe un'altra aperie di volontariato. E ancora una volta, bravo lui. la tutte le gu ri può ottenere in amore, a tutto le .jota, con. del coraggio, congiuntacien 'te all'arte di portar bene il cilindro Adolfo Menjou riceve, intanto, qua tanta lettere il giorno. Ecco un risultato che da ned non ha ottenuto neppure Cimare, neanche dopo il suo celebre travestimento da Paggio Fernando. Non abbiatevi queste righe per •mareggiate, o rabbiose. Tutt'altro. Perchè chi le scrive se biasimasse le signore d'inviare quaranta missive giornaliere a Menjou, e di appendere tanti cuori all'esili lenze prolungate dei suoi baffi, bisognerebbe ch'egli fosse men vicino all'età e alla dubbia vaghezza dell'attore americano, che non agli anni e alle grazie di Paggio Fernando. Si tratta, lettrici mie, di un'elementare solidarietà. Menjou è distinto, è squisito, sa sorridere con un atomo delle labbra e fare una di riparazione con un pelo dei cigli: ma, per Iddio, non è giovine ne bel lo; e però, se Io dico ad alta voce — che, tanto, Carolina Carver non mi sente — è appunto per manife stargli la mia sodale approvazione e la mia ambiziosa gratitudine. Bra vo Menjou, che fa onore alla classe Noi tutti sui quaranta dovremo sem pre essere i primi a salutare questi veterani : noi che ci avviamo, appunto, verso la Territoriale. Debbo avervi già detto ch'è mio costume di prò porre un brindisi, in trattoria, ad ogni vittoria di Girardengo. I tren tasett'anni di Gira nella pista, equivalgono ai cinouanta di Menjou noi la galanteria. Essi ci confortano circa le nostre riserve, e circa il nostro avvenire. Sono la nostra speranza di domani. Sono i nostri trionfi possi bili. Che benefattori, che filantropi, questi anziani che si ostinano a correre : a correre e a vincere ! Un Go' verno astuto dovrebbe far crescere, nelle statistiche, di almeno dieci an ni l'età di tutti i suoi eroi. Non sono i dodici anni di Balilla che impres sionano. Sono gli ottanta di Dando lo. Niente può alimentare la forza motrice di un uomo, come il veder superato il palo d'arrivo da una testa grigia o da un paio di baffi tinti. Dicono che per questa ragione morale, e non per altre, Federico Te3Ìo, il quale non è soltanto un ippofilo, riserbi le prime monte ai suoi "agalli più anziani. Anche Tesio, come Menjjou, è un benefattore. Il quale Menjou rimette in vi'.a ' o in gloria il tipo dell'amatore maturo, che i vari Valentino e Novarro minacciavano di debellare in ionie ùi due occhi noiosamente belli o di una chioma semplicemente nera. Poi che il nostro secolo ha bisogno di riconsacrare in tutti i modi e con tutti i mezzi l'esempio della vita indomabile, l'attore cinquantenne mi appare un vero eletto del destino. Giorno verrà in cui il Tempo, ai forti solo nemico, verrà debellato in forme anche più estreme e clamorose. Avremo allora il mito anti-giovanile, nel •enso che la giovinezza perderà i suoi ctmfiedElNavrzspgrmhntRRcqcbcmrsdmlamselaqcslsNrnvncnNbcslatereVsgqnn confini, e quindi il suo dominio. Contrariamente al Settecento, che comandò la parrucca bianca per confondere la gioventù nella vecchiaia, il Novecento inventerà tante tinture e misture e provvidenze che confonderanno la vecchiaia nella gioventù. E come quello fu il tempo d'ogni languore, questo sarà d'ogni forza. Non mi accusi di contraddizione, chi abbia letto alcun mio elogio dell'età verde o dell'età bella. Si tratterà di rendere questa freschezza e avvenenza illimitate: ecco tutto. Se ci pensate, il maggior elogio della vita è proprio fatto dal vecchio che si tinge. E' costui come il lottatore che si risouote dal knock-down. Ridicolo, ma prode. Ho in mente Sarah Bernhardt, in parti d'amore, a ottantanni. Parrucca, dentiera, petto imbottito, gamba di legno. Era sublime. Ridendo, buttava via mezzo secolo. Rideva a bocca alzata, gorgogliando, come gli uccellini beventi. Dopo cinque minuti, faceva orrore; dopo dieci, pietà; dopo venti, ri sentivamo battere il onore. Giorno verrà che nel corteggio di Venere non distingueremo più gli Amori canuti dagli Amori fanciulli. Forse che già le donne sempre s'accorgono, quando le ali d'Amore s'apprendano, anziché a membra rubiconde, a un corpetto di lana? Nè se ne accorgono nè se ne accorsero, neppure in passato: e c'è molta storia, in proposito, che insegna. Rasputrfn era già vecchio e grosso, e grasso, quando impazzivano per lui le dame di Moscovia. Casanova non recitò che a sessanta anni — egli stesso lo dice — le esequie del cuore. Fu dopo i cinquanta, non prima, che il duca di Richelieu inquietò i sonni di Madame de la Popeliniére. Furono dei capelli d'argento, quelli di Chateaubriand decrepito, che soli turbarono l'illibata Récamier, Furono i quarantadue anni di Neipperg a cornificare un imperatore: e a quel tempo Maria Luisa non ne aveva che ventitré. Di più Neipperg aveva un'orbita vuota, fasciata da un'orrida benda nera. Ma l'amore cieco altro non chiedeva ad un fascino guercio. Lauzun era bruttissimo. Casanova non era bello. E neppure Orloff. Neppure Cagliostro. Nè certo Mirabeau, con quella sua .faccia vaiolosa, cui'la bellissima Sofia poteva accostare, perdutamente, le fossette della propria. Quanti uomini brutti vide, tra gli amatori, lo sconvolto finale del Settecento! Come Mirabeau, Danton, era butterato nel viso: ma i bucherelli del morbo divenivano, come uno ebbe a dire, tante trappole di baci. Vero tempo di Rivoluzione, che spodestava anche i diritti della bellezza. Tutte le epoche irrequiete sono segnato da questo sintomo: e allora gii uomini irresistibili si chiamano Danto» o Rasputrlf, Rasputin o De Stofani. Non ai adonti il letterato De Stefani di figurare nella schiera. Io sto, naturalmente, alla fama delle sue bonntM fortune», e al limitato concetto ch'egli stesso dice d'avere dei propri vezzi: i quali son piuttosto quelli di un egipane predace, anziché di un Adone rassegnato o di un solitario Narciso. E' noto che gli scrittori italiani scarseggiano, in genere, di grazie plastiche: pretendendo però ciascuno di averne qualcuna a modo suo. L'anno scorso, in Riviera, me presente>con Gotta e Calzini, una dama ebbe a lamentarsi che nessuno di noi potesse ricordarle Apollo musagete, neppure alla lontana. — Signora: — le dissi — pensi a delle statue di Apollo cui abbiano tirato, semplicemente, delle sassate. — Fu Oscar Wilde, a dire che una bellezza fisica c'è sempre, negli spirituali: solo ch'è da scoprire! Orbene: p scrittori d'Italia l'esplorazione non sarà che un poco più difficile. Intanto, il meno leggiadro d'aspetto è proprio il meglio avventurato. E un altro c'è, pure fortunatissimo a quanto si dice, che nei momenti di buon umore assomiglia la propria testa bionda a quella d'un vitello lessato. Quanto a me, come mi fu già destinato un premio di bruttezza, non oserei più, dopo il fatto discorso, neppure discutere un' attribuzione evidentemente ingiusta: che. quasi mi parrebbe di vantarmene. E però penso che Ugo Ojetti dev'essere del parere di chi mi assegnò quel premio: una volta che, come direttore spirituale dei € Pensieri di Bagutta », mi assegnò a contributo di collaborazione l'argomento amore. Si sa che i brutti sono i soli che ne parlano. Perchè sono i soli che se ne intendono. Vi sono almeno due categorie di uomini cui le donne non chiedono, generalmente giovinezza e vaghezza: gli artisti, e i guerrieri. Ho ricordato Orloff. Ricorderò Maurizio di Sassonia, croce e delizia della Lecouvreur. Egli, che già non era leggiadro, fece una volta la scoperta che gli uomini à femmes del suo reggimento parevano tutti scarti di leva. Se nelle lettere, poi, i belli sono pochi, questi pochi, sullo scacchiere amoroso, hanno spesso il matto dai brutti. Dipende, si dice, dall'esperienza, o dalla rinomanza più grande. Ma non è veseppur questo, perchè Victor Hun non soltanto era più prestante, ma anche più famoso di Sainte-Beuve : e accadde quel che accadde su cui non insisteremo, in un tempo in cui gli eredi degli uomini illustri danno querele agli storici. Certo, la reputazione vai molto. Dietro il fascino di Don Giovanni, c'è la lista di Leporello. Le donne, si sa, son le pecore dantesche, e tutte vanno dove una si ficca. Così il denaro va al denaro, l'acqua all'acqua e l'amore all'amore. Nothing succeed tile success. Ma come, in tanti cari, le care pazzerelle rin¬ qpnlndsinnddgpl—mpmecmGrcp(pcldilgpmtlsrstcbtdmnnmpsnmppsmioznlncegsAvtLdtvdrlcbosedrarcatcaeEtcrsdbnatrpgrddbifcsBvdgvblPuAGL corrono anche la notorietà bastonata dagli anni, l'esperienza incisa di rughe, Richelieu o Menjou ? Ecco il mistero. Forse dipende da ciò: che quando esse hanno il ghiribizzo d'appartenere a un uomo d'ingegno, non riescono a persuadersi che all'intelligenza, naturalmente, l'avvenenza si accompagni. E' una assurdità. Capisco. E' uno sproposito: e sia detto piano, visto che alcuno di noi ne profitta. Ma dev'essere così. A menoche la ragione sia un'altra. Quando Francis de Croisset, in un convento di Siviglia, vide la maschera del più grande seduttore della terra, erano presenti due giovani sposi. « — Voile, Marie, le masque de Don Juan — Marie regarda, et s''ecria, simjrìement: — Non, san» blaguel — Eppure sappiamo ch'egli amò, e fu amato, finché ebbe respiro; che amò, e fu amato, proprio con quel suo ceffo. E che diranno, quando nel museo di Hollywood verrà mostrata la maschera del fidanzato di Carolina Carver, col naso storto, gli occhietti da lepre, e quei baffi stirati da furier maggiore? Ma lì vicino sarà il frack: e il cilindro ch'egli portava così bene, così bene, sul cranio un poco sguernito. E però ripetiamocelo piano, che nessuno ci senta. Menjou è l'uomo necessario. E' l'età, lo stato che ci 'vuole. Lasciamo che si crei il mito. Ci sarà gioia per tutti. I brutti si avvantaggieranno; i maturi anche: e 1 giovani e belli si consoleranno, considerandosi, con immensa facilità. Al postutto, in mancanza di donne, resta loro lo specchio. E potranno poi sempre dire che questa moda è un'ingiustizia. Noi glie lo permettiamo. Intanto, o anziani e brutti, il segreto resti fra noi: perche a mormorare si fa presto, e le calunnie, dalli e dalli, nuociono persino alle reputazioni cattive. Se si accorgono del trucco, è finita. Ri¬ mandano la territoriale, e richiamano i coscritti. Così se si accorgono, per esempio, dell'età dei connotati di qualcuno dei Dieci che adesso han messo assieme un Epistolario galante: D'Ambra e Varaldo, Bontempelli e Beltramelli, De Stefani e Marinetti... Nel quale epistolario, una cosa soltanto mi stupisce: ed è che non rechi in fronte, simbolicamente, un ritratto autografo di Adolfo Menjou. Credete ch'io scherzi. Non me lo permetterei. Anzi vi annuncio, fin d'ora, che la stessa effigie figurerà nel frontispizio d'altri c Pensieri »; e cioè i miei: quelli commessimi da Ugo Ojetti. E dunque a fra poco. Sani blague. **# — Lettrice, hai mai tu amato uno scrittore italiano? — No. — Questo articolo non è per te. MARCO RAMPERTI. ppstpradfogutCdugmgm

Luoghi citati: Bra, Hollywood, Italia, Sassonia, Siviglia