«La mamma non torna più in prigione!»

«La mamma non torna più in prigione!» «La mamma non torna più in prigione!» (Tribunale Penale di Torino) Nell'intendere la sentenza del giudici, l'imputata si è chinata amorosamente sulla creatura che teneva in braccio ed ha esclamato, illuminandosi tutta di gioia: — Bimbo, la tua mamma non torna più in prigione I Il bimbo — una creatura di pochi mesi — ha dato un grido, un piccolo grido. Egli non intendeva le parole materne, ina ne intendeva la carezza ed i baci. Agitandosi festosamente, egli ha partecipato alla gioia della madre; la gioia che tornava ad irradiarsi sul suo volto, rigato da tante lacrime e da tanti dolori. La vicenda che questa giovane donna ha vissuto e soffèrto e intensamente, drammatica. Si iniziò — tra illusioni ed abbandoni — nella forma di un idillio che doveva concludersi nei più Mici dei modi, per snodarsi invece tra amarezze, sofferenze e strazi. E' l'eterna e penosa storia della ragazza sedotta, resa madre e abbandonata. Marianna Merlo —- mia giovane di S2 anni, bella, esile, bionda — era venuta a Torino dal suo paese natio, Fuvarolo Canavese, per trovarsi una occupazione. Si impiegò conte operala in un opificio e andò ad abitare presso una vecchietta, oriunda di Rivarolo, in via Lanzo, 17. La nuova vita della Merlo trascorreva grigia e scialba, ma quieta e serena nel suo ritmo operoso. La vecchietta che la ospitava la prese a benvolere, sino a preoccuparsi della sua felicità. — Lei non dovrà restare sempre coEl sola — disse un giorno la buona donna alla Merlo. — E' bella, giovane e virtuosa e dovrà accasarsi, formare una famiglia, fare la felicita di un uomo che sia degno di lei. Dopo questo preambolo, la vecchietta, confidò alla ragazza di conoscere un giovanotto che poteva fare per lei : — Un buon giovane, di quelli dello stampo antico: serio, laborioso e probo, desideroso soltanto di formarsi una famiglia... La ragazza sorrise di compiacimento a queste esortazioni ed a questa promessa discreta, e lasciò fare alla donna. Il « buon giovane, serio, laborioso e probo » le fu presentato. Era un veneto trentatreenne. Luigi Bresciani, operaio in uno stabilimento metallurgico. La Merlo — che era in effetto al suo primo amore — ne fu ammaliata. Dall'istante della presentazione essa prese ad ardere per quel t giovanotto, il quale, a sua volta, manifestò subito per lei i sentimenti del più tenero ed impetuoso trasporto. La Merlo che, nel grigiore della sua vita interiore, era andata convincendosi sulla fondatezza di certe opinioni pessimistiche intorno alla vita, si ricredette e considerò l'esistenza da un opposto punto di vista: la vita ormai era tutta lietezza ed il domani sorrideva, luminoso e radioso. Cullandosi in questo ottimismo, che lo era ispirato naturalmente anche dalle lusinghe e dalle promesse del fidanzato (il Bresciani aveva assunto ormai questa veste agli occhi di tutti, non soltanto della ragazza e della vecchietta, desiosa di combinar matrimoni) Marianna Merlo si abbandonò a lui perdutamente. Le conseguenze che ne scaturirono atterrirono la ragazza ma non impressionarono punto il Bresciani. Questi, anzi, tostochè s'accorse che stava per verificarsi l'irreparabile, si destreggiò per qualche momento nella ricerca di un mezzo per troncare quelle condizioni di Incipiente maternità che andavano diventando preoccupanti. Ma i suoi tentativi ed 1 suol ripieghi furono respinti dalla ragazza. Egli allora , a e a e o a a a i e o a a a o n u l l . a i a i e e l o , a a è i i i o a cerco di cavarsi disinvoltamente con la fuga da quella situazione densa di guai. Si licenziò dallo stabilimento presso cui era addetto, preparò le vuligie e si accinse a parure per la sua terra natia. 11 disinvolto progetto fu conosciuto dala ragazza — prossima intanto a diventar madre — poco prima che ii Bresciani cercasse di realizzarlo compiutamente. Essa perse il lume della ragione, come succede a tutte le ragazze che si trovano in condizioni simili alla sua, e meditò la vendetta. Coi risparmi accumulati co! proprio lavoro e che aveva già destinati ali'acquisto del corredino per la creatura che stava per nascere, essa fece acquisto di una rivoltella. E 4a sera del Lo dicembre (l'arma se l'era procurata in quel pomeriggio) essa andò ad affrontare il Bresciani. L'incontro avvenne sotto il portone della casa di questi. Ed il colloquio che ne segui fu assai concitato, improntato a molta drammaticità. — Dunque, stai per partire! — chiese la giovane folgorando con lo sguardo il fidanzato fedifrago. — Non i ti rendi conto di quello che hai fatto? 11 Bresciani scoppiò in una risaia. (Tosto la giovane estraeva la rivoltel' la dalla borsetta e la puntava contro di lui. Ma invano la ragazza premette il grilletto. L'arma era bensi carica, ma si trovava ancora in posizione di sicurezza come gliela aveva data l'armaiolo che l'aveva venduta. La ragazza, non pratica del maneggio di armi, non avvertì questa circostanza curiosamente fatale e cosi lo scioglimento tragico della vicenda fu fortunatamente evitato. Il Bresciani sfosso poteva fermare la mano della ragazza e disarmarla. Le conseguenze furono drammatiche soltanto per lei. La Merlo — su denuncia del Bresciani — veniva arrestata e sotto l'accusa di mancato omicidio denunciata all'autorità giudiziaria. Ma considerazioni più limane e più obbiettive ridussero infine l'accusa a quella infinitamente più lieve di minacce a mano annata. Sotto questa imputazione, che andava congiunta con quella di porto d'arma abusivo, la Merlo — che, frattanto, dopo nove giorni di detenzione, aveva ottenuto di essere scarcerata — comparve il 24 febbraio scorso al giudizio del Pretore. L'epilogo non fu severo, ma tuttavia poco lieto per la giovane. Colla diminuente della provocazione grave, 11 giudice la condannava ad 1 mese e 10 giorni di reclusione ed al pagamento di una pena pecuniaria pari al sestuplo della tassa per il porto d'armi. Contro questa sentenza la Merlo interpose appello e ieri essa si 6 presentata al Tribunale. 11 suo seduttore — che era comparso al primo giudizio accentuando con dichiarazioui che vennero dalla Difesa qualificate Ignobili e calunniose, la sua parte di accusatore — non si è fatto vedere. Sul banco degli imputati, colla donna che egli aveva sedotto, c'era questa volta un'altra creatura a ritorcere le sue accuse ed a sbaragliare i suoi diversivi: il bimbo che era frutto, in fondo, della sua colpa. Il Tribunale (Pres. cav. Elder; P. M. cav. Sommella) è stato molto mite con la vittima di questa storia di seduzione: dandosi carico alle ragioni prospettate dal difensore avv. Flaviano Vlancini, ha accordato alla Merlo la diminuente della semi-infermità di mente, riducendo cosi a 7 giorni di reclusione (il carcere già scontato) la pena che le era stata inflitta dal primo giudice.

Persone citate: Bresciani, Elder, Flaviano Vlancini, Luigi Bresciani, Marianna Merlo, Sommella

Luoghi citati: Rivarolo, Torino