La resurrezione di Wanda bellissima

La resurrezione di Wanda bellissima CRACOVIA La resurrezione di Wanda bellissima Oggi, in pieno giugno, il termometro segna, a mezzogiorno, cinque gradi sopra zero. Se non vi fosse tanta tenerezza smeraldina di prati e di foglie, e la bianca letizia degli ippocastani ad invadere parchi e giardini con speranza non lontana di sole, mi crederei di gennaio sotto questo cielo così freddo c grigio. Dove è andata a nascondersi madonna Primavera? La gente si aggira quasi a passo ginnastico per le vie: gli uomini avvolti nei loro pastrani, le donne chiuse nelle morbide pelliccie, ed impermalite dalla stizza della stagione. Tutti guardano, sgomenti, le nuvole nere che si rincorrono rabbiose per l'aria, discoprendo, ogni tanto, i lembi del velo azzurro onde vorrebbe rallegrarsi la desolata Persefone. Di tali singolari e fortunosi contrasti della natura, avara di gioie e pur non priva di brevi riposi; sereni; dell'avvicendarsi perenne d'illuminazioni e di oscuramenti improvvisi, di miserie e di splendori in questi cieli come in queste anime, ò contessuta tutta la vita della Polonia. I suoi grandi poeti seppero esprimerne il sentimento ansioso nella purezza di canti soffusi di aspirazioni nostalgiche, al modo stesso che il divino Chopin lo significò nelle sue melodiose fantasie, negli scherzi, nelle ballate, nel notturni, per i quali trascorrono, s'inseguono tumultuosamente, e poi, ad un tratto, si spengono, in un sospiro in un gemito, in una risata folle, le commozioni diverse dell'anima polacca, così pronta e sensibile ai subitanei impulsi della gioia e del dolore, della speranza e della delusione. Narra un'antica leggenda, che squarcia con un raggio di poesia la notte del Medio Evo polacco, come il mitico eroe Croco, da cui tolse il nome e l'origine la città di Cracovia, divenisse signore della regione, dopo aver ucciso un mostro terribile infestante la collina di Vavel. Egli aveva una bellisima figlia, chiamata Wanda: di costei s'innamorò perdutamente un prode guerriero germanico; ma la Wanda non voleva sapere di lui, rifiutandosi ostinatamente ad unirsi in matrimonio con un principe di sangue diverso. Questi, allora, dichiarò che l'avrebbe fatta sua con la forza, mettendo a ferro e fuoco il regno di Craco. La fanciulla, deliberata di negarsi allo straniero, e non volendo essere cagione d'infinita ruina al suo popolo, preferi sacrificarsi; e si gettò nella Vistola affrontando la morte eroicamente. In questa leggenda forse si adombra il primitivo urto fra la gente tedesca e la polacca, cioè fra due raz ze e civiltà destinate ad essere fatai mente nemiche, come nel mito medi terraneo di Enea e Didone si prean. nuncia, con una storia d'amore, la nimicizia eterna e la cruda guerra fra Cartagine e Roma. Nell'attuale svolta della storia dopo l'ultima sconfitta subita in Eu ropa dal Germanesimo, la Polonia, liberata dal giogo, risolleva il suo biondo capo di sognatrice slava innamorata di Roma. Io penso alla risurrezione di Wanda. La bella principessa ci ama: ed oggi guarda con ammirazione il su perbo castello che la regina Bona Sforza, giovandosi di due architetti italiani, il Lori e il Berecci, ingrandì e rinnovò, con il gusto del Rinascimento, su quella roccia di Vavel ove s'annidava, in una spelonca, il pauroso mostro ucciso dal padre suo Craco circa mille e trecento anni fa Quand'ella si aggira, ombra inyisi bile, per le vie solitarie e tortuose della città regia, che subì l'onta del barbaro invasore, ad ogni passo le si fa incontro il genio della latinità gentile e vittoriosa. Ed ella ne gode, stupisce, e sorride. Intristito dal freddo, io non riesco, come lei, sul Vavel, a gustare pienamente le gra zie decorative che il mio senese Giovanni Cini, un discepolo del Marrina, profuse a piene mani nella cappella del vecchio re Sigismondo; nè ricchi sarcofaghi di Antonio Padovan.) e di Sante di Guccio, nè le proporzioni armoniose della cupola creata da Francesco Fiorentino. Quest'arte nostra del Rinascimento ha bisogno di sole perchè splenda dinanzi agli occhi dell'anima. Il grigiore e la nebbia del nord la morti ficano. Mentre m'indugio in considerazioni d'ordine puramente estetico « Vedi, mi dicono le care ombre di quei gloriosi artefici, quanta sofie renza di esilio grava su quest'opera di pura bellezza? I marmi di Ungheria e le pietre di Sarmazia lavorammo in giornate buie e malinco niche, assai più di te lantani dalla patria, che allora, sì esistevano le distanze; ma con fede e vivo amore della terra natia attendemmo alla dura fatica, e facemmo perfetto questo monumento perchè fosse onorato nei secoli, il nome italiano». Così mi parlano gli artisti che apersero gli occhi di Wanda alla visione del bello che non muore. Ed a me sembra di udire un monito spi ritualmente non diverso da quello dei legionari romani che. all'estremo limite delle terre conquistate a difesa dell'impero, dicevano, piantando il segnacolo di Roma: Hi'c manebimus optimc, * • » E' sabato. Scende la sera. Su la piazza del Rynek, vigilata da una statua di San Giovanni da Capistrano, il famoso discepolo del senese Bernardino, che ridestò queste popolazioni, con prediche di fuoco, alla fede francescana, si leva tra le nubi gigante, la chiesa di Santa Maria nel centro si allunga il pittoresco mercato coperto, edificato da alcun architetti padovani nel secolo XV per i mercatanti greci e siriani che venivano da l'Oriente a vendervi le loro stoffe superbe. Oggi, nel corri doio intèrno, che ha tutta l'aria d'un bazar del Cairo o di Damasco, si distendono le baracche dei rigattieri ebrei, trasudanti un odore dolciastro e nauseabondovì:ome i suks. Per os servare meglio codesta gente voglio andare in Kaziemierz, nel quartiere giudaico. Si dice che Casimiro TIT il Gran de, novello Assuero, invaghitosi d Esther, una fanciulla ebrea, per compiacerla, volle accordare ai pove ri ebrei perseguitati e discacciai dalla Germania un generoso asilo, e diritti e privile?"! per i quali potessero nel suo regno, e nella cristianissima Cracovia, governarsi religiosa¬ mmvfdstcudsndltssmtlsppeconmepsiUnPRdtlscubticldctcebpbnldsscoDtzQcisppssdtdsqmeterasflpoaadlczndclmcssmvesbapms1 mI dlpsavesacgLuuvncsrtnpacnbilbmmmSmpsradGpitds mente in piena libertà. Forse all'amore si mescolò ne l'animo del sovrano una ragione politica: sta, di fatto, che Cracovia divenne il paradiso degli ebrei. Essi conservarono sempre codesti privilegi, e, nella chV tadina di Kaziemierz si sentono, anch'oggi, non popolo disperso, non una razza conculcata, ma l'anima dell'antica nazione. Sono circa sessantornila in Cracovia; ed hanno sinagoghe, case, teotri, scuole, ospedali, giornali, e possono sfoggiare i lor costumi tradizionali e serbare intatta la purezza della stirpe senza sentirsi umiliati. Fra i quattordici milioni di ebrei sparsi nel mondo, si distinguono, com'è noto, tre principali gruppi o tribù : i Sepphardim, che raffinarono la civiltà araba, donandole poeti squisiti, scienziati sommi, consiglieri politici e ministri avveduti. Si comprende come la maggior parte degli ebrei spagnuoii arabizzonti, dopo la conquista di Granada, fossero uccisi o discacciati dai re cattolici, quali nemici della Fede e dello Stato, diperdendosi, i superstiti, nel bacino mediterraneo. Gli « Eskenazi »,. o ebrei tedeschi, sotto la spinta delle persecuzioni, risalirono verso il nord' sboccando nella Polonia galiziana, in Russia, e, più tardi negli Stati Uniti d'America. Costoro sono i più numerosi: tre milioni solamente in Polonia, e circa sette milioni in Russia. Il terzo gruppo è costituito dai « Tati » o ebrei persiani, circa trecentomila, rimasti in Asia dopo la distruzione di Gerusalemme: essi monopolizzarono quasi tutto il commercio dei tappeti orientali, ed ultimamente fornirono alla Russia bolscevica i più feroci terroristi. Gli ebrei galiziani ortodossi, fra tutti i loro connazionali, forse appaiono i più miserabili, ma serbano accentuatissimi i caratteri tipici della razza semita. Eccomi in Kaziemìerzl tal addentro in un dedalo lurido di vie che recano ai muri insegne e scritte _ ebraiche. Passano uomini vecchi, bambini in un viavai confuso e pittoresco. Certi vegliardi dalla barba bianca fluente, su cui si appunta il rapace naso aquilino, le braccia conserte sul petto o nascoste nelle ampie maniche, o pure ciondoloni lungo la jeratica veste talare detta <( kalat », nero-verdiccia, di setina stinta, gli occhi errabondi sotto l'ampio berrettone con il cercine di martora, sembrano usciti or ora da una tela di Rembrandt. Debbono essere rabbini o leviti di alto rango, a giudicarli dalla riverenza che incutono ai loro confratelli. Quando uno di questi Aronne s'incontra in un suo pari, s'arresta un istante, ed ambedue si fanno un piccolo inchino cerimonioso, senza parole; poi proseguono frettolosi e sospettosi, quasi taluno li inseguisse. Solo i ragazzi mettono ne 1 aria di questo povero quartiere una nota di gaiezza, quasi fossero dei rondoni: e, giocando, gettano strida e scambiano frasi di senso oscuro in quel dialetto youddish ch'è una mescolanza di barbaro tedesco e di ebraico volgare. I giovani, a vent'anni, sono quasi tutti alti, smilzi, dalle spalle strette e un poco ricurve: volti pallidi, con rado peluria al mento ed alle gote, su le quali ricadono, dal capo raso, fra le falde d'un cappello da prete lucido e bisunto, ciocchette di capelli arricciolati, a modo di lunghi orecchini. Pochi di essi riescono ad andare innanzi negli studi. Dopo aver frequentate le scuole giudaiche del quartiere, trovano spesso chiuse le porte delle università polacche, che per gli ebrei il numero d'inscrizioni è limitatissimo. E, se mancano i denari per andare all'estero, debbono rassegnarsi alle più umili carriere, ad una vita di stenti nella quale si capisce come vada fermentando l'odio talmudico contro i cristiani, e come sia esploso, in Rus^ sia, all'inizio della rivoluzione bolscevica. Le donne mature appaiono deformate dalle faticose e molteplici gravidanze: floscie e grasse orientali in esilio, stanno, di solito, immobili e silenziose, a l'uscio delle loro case e botteguccie. Quasi tutte, ossequenti al precetto della legge talmudica, portano su la testa, rasa all'indo" mani delle nozze, una parrucca di seta nera o marrone, che dà loro 1 aspetto di streghe. Una di queste megere, ad un tratto, si volge verso I andito oscuro della sua casa, d'onde sbuca svelta una graziosa fanciulla elegantemente vestita, con il cappellino all'ultima moda e le calze di seta: è una piccola ebrea che andrà a vendere le grazie della sua giovinezza procace e perversa negli eleganti « tabarins » della città cristiana. La madre la segue per via allungandole dietro uno sguardo in cui traspare il compiacimento segreto d un guadagno facile e sicuro. La fanciulla, uscendo, si scontra in un ragazzetto, che rincasa, forse un suo fratellino, il quale tocca divofamente una scatoletta nascosta nell uscio di ogni abitazione ebrea e contenente un rotoletto di carta ove sono scritti i dieci comandamenti- il ragazzo si porta la mano alla frónte e scompare. Comincia adesso a far buio Per no,JneStre- deile case scortecciate, aperte a pianterreno, l'occhio, scorge accesi, su le tavole, i sette lumi dei' candelabri rituali: s'intrav«Hn»n negli interni, le scene dewto Sabato. Spesso il capo della famigHa indossa la cosiddetta «camicia de* la morte», una specie di lenzuolo bianco attraversato da strisce nere mudCÌchegraVemeate 16 Preehiere Do una sinagoga mi giungono le mlCW di una cantilena monotona e dolorosa, un coro di vo- Siatef^f chs paiODO venirB molto lontano quasi un'eco di altre povere voci che piangono da secoli senza pace e senza speranza, in Ge rusalemme, su le mura del Tempio abbattuto di Gehovah. PIERO MISC'ATTEIJLI.

Persone citate: Antonio Padovan, Casimiro Tit, Chopin, Francesco Fiorentino, Giovanni Cini, Rembrandt, Sforza, Tati