Una ineffabile famiglia nella jungla urbana

Una ineffabile famiglia nella jungla urbana Una ineffabile famiglia nella jungla urbana Mestorino è scampato alla ghigliottina: lavori forzati a vita - La farsa nella tragedia: lo psendo avvelenamento della moglie nella sala dei testimoni: narcotico - L'arresto della cognatina Viltà... utile Parigi, 8, notte. Finalmente, siamo fuori anche dal processo Mestorino. L'uccisore di Truphème ha salvato la testa, sebbene i giurati abbiano risposto di si a tutti e quattro 1 quesiti posti loro: l.o) Mestorino ha commesso un omicidio volontario sulla persona di Truphème? 2.o) Ha agito con premeditazione? 3.o) Il delitto è stato commesso per preparare e facilitare il furto susseguente? 4.o) Mestorino ha commesso un furto a pregiudizio di Truphème? La pena di morte è stata commutata, grazie alla concessione delle circostanze attenuanti, in quella dei lavori forzati a vita. Quali siano queste circostanze attenuanti, non si vede con precisione e tanto meno lo si vede quando si rifletta, come vedrete più innanzi, che alla fine dell'udienza il giudice istruttore ha sentito. — meglio tardi che mal — 11 bisogno di far arrestare Susanna Charnaux, la « cognatina ». Ma la clemenza dei giurati si spiega almeno fino ad un certo punto con l'enorme pressione esercitata, da una settimana in qua, sul loro sistema nervoso, dalla ineffabile famiglia Mestorino e dai 6uoi non meno ineffabili accoliti. E* capitato di rado di assistere in un pretorio ad una serie cosi sproporzionata di svenimenti e di sincopi, di vedere versare un tale profluvio di lacrime, di dover turarsi le orecchie per non averle lacerate da tanti singhiozzi e da tanti appelli alla pietà. Questa brava gente, che non ha ar retrato mal di fronte a nulla; questo uomo, che strozza senza misericordia propri creditori, e, non contento di pagar loro cosi i propri debiti, li de ruba e poi va ai funerali; questa ragazza, che non riesce a trovare nelle proprie vene di donna quel tanto di umanità, che ci vuole per fermare la mano di un assassino, ma, al contrario, lo spalleggia, e, fatto il colpo, accetta di partecipare alla divisione del bottino; questa moglie, che ha abbandonato senza rimorsi un primo marito e ne perde senza accorgerse ne un secondo; queste tipiche figure della jungla urbana contemporanea, con il loro corteo di salariati e di prezzolati, non meno amorali di ioro, messe di fronte alla ghigliottina, si sono rotolate nella polvere, hanno urlato e battuto i denti, si sono stracciate le vesti con le loro convulsioni, han no trascinato l'intera Parigi nel gorgo malsano della loro paura, facendole sentire il gelo del loro sudore, e, peggio, l'odore peccaminoso della loro -forse triplice — alcova. Vi sono as sassini più odiosi di Mestorino: ma pochi, giunti al redo e ratlonem, si conducono più odiosamente di lui. Vi è sciagurati, giunti al delitto per le strade di una abbiezione cominciata dall'infanzia e continuata attraverso un lungo calvario di solitudine, di mi seria e di vizio, i quali sanno tuttavia trovare, davanti al castigo supremo, un certa truce e squallida dignità, che li rifa uomini. Ma questo piccolo borghese, coccolato dalla suocera, dalla moglie e dalla sensibile cognata, questo giovanotto ben piantato e ben vestito, che non si nega, nè l'automo bile, nè la buona cucina, nè i buoni sigari, e che certo sino al 27 febbraio 1928 e anche dopo, portava alta la bel la testa imperatoria; che, caro alle donne, trattava gli affari davanti all'aperitivo, con quella scioltezza disin volta, propria all'uomo in gamba, che si è giurato di arrivare ad ogni costo al milione, e che, 6alvo contrattempi, ci arriva: costui, il giorno di scontare la tratta girata sul destino, si fa bian co come un panno lavato, le ginocchia gli si piegano, la voce gli muore in gola e non lo sentite articolare p;u che una sola parola: «Pietàl». Per ignominiosa che possa essere questa viltà, essa comunque non è stata inutile, perchè ha ottenuto l'effetto desiderato. Nulla è stato inutile: nè le lagrime dell'assassino, nè gli svenimenti della cognata, nè le intercessioni dJlla suocera, nè il tubo di narco tico inghiottito dalla moglie dopo la a requAsMorta del P. M., nè le prove di devozione ed colpevole fornite dal silenzio del suoi dipendenti, nè gli attestati di stima postuma rilasciatigli dai colleghi che pure si erano ben guardati prima dal prestargli i quattrini che gli mancavamo. Tenuti quasi una settimana a bagnomaria dentro questa irrespirabile atmosfera di lagrime e di crisi isteriche, di gonnelle e di baci, di cloralio e di guanti scamosciati, i giurati hanno finito col dichiararsi cotti, ossia coll'accordare all'imputato le circostanze attenuanti. D'ora innanzi, sapremo dunque che le circostanze attenuanti sono, in un assassino per furto, la paura della ghigliottina a cui vanno soggetti 1 delinquenti nervosi e soprattutto il dolore delle loro donne. Di fronte ad una conclusione cosi umana viene spontaneo chiedersi che cosa ci stia ancora a fare nel meccanismo della giustizia la pena di morte e perchè i Paesi che la mantengono nel loro codice penale non stabiliscano una volta per sempre, che la pena di morte sarà applicabile nei casi previsti dalla legge tranne quando il con dannato o la famiglia di questi manifestino contro tale forma di punizione una ripugnanza invincibile. CONCETTO PETTINATO. Fil l

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