I messaggi della radio italiana sull'Oceano di ghiaccio

I messaggi della radio italiana sull'Oceano di ghiaccio I messaggi della radio italiana sull'Oceano di ghiaccio La "Città di Milano» avrebbe, per 20 minuti, parlato con il dirigibile - La indicazione della posizione: estremità nord-est dello Spitzbergen e non terra di Francesco Giuseppe - La nave "Hobbyslitte e cani al soccorso L'cc ITALIA s a 20 miglia da Capo Leigh Smith? ROMA, 8, notte. La « Città di Milano » comunica che, a partire dallo ore 19 (tempo medio di Qroenwioh) del giorno 8 avrebbe mantenuto per circa venti minuti contatto radiotelegrafico con l'e Italia i. Il dirigibile avrebbe dato la sue eoordinS&B, che corrisponderebbero ad un punto situato a venti miglia a nord del capo Leigh Smith, estremo orientale della terra di fiord-Est (Spitzbergen). La c Città di Milano » ha ordinato alfa Hobby » di cercare di avvicinare la località, sulla quale sarebbero dirette slitte con mote di cani, guidate da pratici locati. La trasmissione ò stata udita da dus nostro stazioni. Bsnchè il Comando della « Città di Milano s abbia fiducia dell'attendibilità delia segnalazione, pur tuttavia si richiedono alla stazione trasmittente ulteriori dati di riconoscimento. («Stefani»). La Radio della «Città di Milano» (Dal nostro inviato) OSLO, 8, notte. Notizie giunte a larda ora dalla 'Baja del Re comunicano che la radio della Città di Milano ha ricevuto in modo molto più preciso di ieri altri messaggi dagli sperduti. In uno di questi era chiaramente indicata la posizione geografica in cui trovasi l'equipaggio dell'Italia. L'ultimo di questi messaggi, esauriente e preciso, intercettato poco dopo le ore 20, sarebbe stato raccolto anche dalle tre stazioni riceventi collocate in tre punti diversi : una sulla punta estrema della Baja e le altre due all'estremo nord dello Spitzbergen. A questo dispaccio molto esauriente la radio della Città di Milano ha risposto dando agli sperduti l'ora della trasmissione e invitandoli a resistere. Per accertare la fonte degli S.O.S. il Comandante della Radio ha ordinato al radiotelegrafista di domandare all'equipaggio dell'Italia la conferma delle « coordinate » (formula che si riferisce ai dati sulla longitudine e sulla latitudine) e di chiedere a Biagi (il radiotelegrafista dell'Italia) che trasmetta per radio il proprio numero di matricola. Soltanto così l'equipaggio della nave di soccorso potrà essere certo che gli appelli sinora uditi partivano veramente dalla radio della spedizione Nobile. Subito dopo la radio della Città di Milano affidava alle orufe un dispaccio per stabilire con g£i sperduti un orario di colloquio. Era cioè l'impegno da parte della cabina radio della Città di Milano di interrogare lo spazio allo scoccare del 45° minuto di ogni ora. Questi messaggi sarebbero stati inoltre lanciati non più con onde di 30 metri, ma di 900. Ciò per avere una maggiore garanzia sulla fonte trasmettitrice degli appelli di soccorso. La radio delia Città di Milano attende di minuto in minuto questa conferma. Un radiotelegramma inviato dalla stessa stazione trasmittente a Roma, radiotelegramma intercettato da un dilettante norvegese, dava questa sera ad ora molto avanzata la notizia all'Italia. Ecco il testo del dispaccio inlercct iÒtPS '« Tutta là, nostra attenzione è sul" le due piccole navi in lotta con i ghiacci della costa nord, sull'idrovolante di Lutzow Holm e su quello di Larsen, cheoggi, per il cattivo tempo, non ha potuto volare. L'attenzione di tutti noi è specialmente tesa verso le tre nostre stazioni R. T„ che da tre diversi punti dello Spitzbergen settentrionale ascoltano ininterrottamente. « Stasera, verso le 20, la stazione di bordo, e quella che abbiamo stabilito sulla punta della Baja, hanno riudito l'Italia ». 71 drammatico dialogo attraverso 10 spazio è stato seguito qui ad Oslo con crescente trepidazione. Le prime comunicazioni precise sulla posizione geografica hanno sollevato i cuori e fatto rinascere in lutti la speranza. Sembra infatti che le «coordinate » contenute nell'ultimo messeggio degli sperduti stabiliscano la loro posizione a poche miglia dalla punta estrema dello Spitzbergen, Ora si attende di minuto in minuta il dispaccio risolutivo, e cioè la conferma sull'identità della radio che sino a poche ore fa non-riusciva a far intendere altro che i disperati « S. O. S. ». Se il nuovo dispaccio conterrà l'esatta matricola del radiotelegrafista Biagi il mistero degli sperduti sarà completamente chiarito. Alla Baja del Re l'attesa è però quanto mai operosa. Le due navi norvegesi noleggiate dall'Italia a quest'ora avranno avuto certamente l'ordine di forzare le macchine per procedere oltre, verso il punto indicato, dalle « coordinate », vincendo l'ostacolo dei ghiacci. Si può inoltre essere cèrti ette 'Larsen, che a causa del maltempo oggi non potè spie care U volo vèrso i ghiacci polari, tenterà domani anche l'impossibile. MASSIMO ESCARD. In antecedenza avevamo ricevuto 11 seguente dispaccio dal nostro inviato: Oslo, 8, ore 17,40. Quattordici lunghi giorni sono trascorsi oramai, dal momento in cui l'ultimo segnale dell'Italia ha raggiunto i compagni in trepida attesa. Quattordici giorni! Ansie, angosciosi richiami, sterili audacie^ ore di sconforto, interrotte a tratti da improvviso ringagliardire di speranze, tutto si fonde nella nostra memoria con tale grigiore di tinta, che ci sembra di ieri l'ultimo, tranquillo e tranquillante messaggio del volatore. E che cosa sono infatti per noi che viviamo la vita facile nelle nostre case, accanto ai nostri cari, o nei comodi alberghi frequentati dal pubblico cosmopolita, quattordici giorni di attesa? Nulla: un attimo di vita che fugge senza lasciare traccia, poiché soltanto la sofferenza, scandendo le ore, ne può martellare il ricordo nella carne viva. Credo che difficilmente in Italia ci li possa fare una idea esatta della necessità di far presto in questo frangente. Siamo uomini del sud, e la natura ci è prodiga di sorrisi e di aiuti, se guardiamo a lei con fede. Ma chi viene quassù, e respira a tratti il soffio potente del gelido Oceano artico, chi vive a contatto con uomini, il cui nome scritto a caratteri d'oro nella storia dell'Artide, sarà fra poco legato alla leggenda, sente tutta la gravità delle due brevi parole « Far presto ». Ieri, come già annunciai, il tenente Dieclrichson, tornato dalla Germania e intervistalo, ha detto : « Abbiamo visto un aeroplano Junker, per il quale dovremmo dare risposta entro pochi giorni. Conferirò, questo pomeriggio, con Amundsen. Non so nulla, non posso dire nulla deità spedizione di soccorso ». Colloqui, contrattempi, remore. Il destino, beffardamente crudele, pare fi accanisca sugli uomini e sulle cose. Eppure, difficilmente avremmo potuto sperare in un aiuto più sollecito e più fraterno. Non era ancora spenta, si può dire, l'eco dell'ultimo messaggio, che già Lutzow Holm e Riiser Larsen erano sul posto, e iniziavano, con i loro fragili apparecchi, le esplorazioni. Si è iniziata cosi una gara fraterna, ma i giorni passano, e i piccoli uomini, chino l'orgoglio sui fragili, impotenti conge gni, tentano senza posa di ghermire alla Artide il suo tragico se greto virente. Già vi dissi i misteriosi segnali che sarebbero stati ricevuti ieri dalla Città di Milano nei quali il rodiote legrafista avrebbe riconosciuto il ca¬ ratteristico tocco del suo collega Biagi dell'Italia. La notizia purtroppo non è qui confermata, ma giunge notizia da Amsterdam che un tale G. Werkema ha ricevuto, con onde corte di 45-46 metri, un radiotelegramma francese dall'Italia, e, da Filadelfia, che un altro dilettante avrebbe intercettato un altro messaggio, contenente, in longitudine e. latitudine, la posizione dei naufraghi che sarebbe a circa cinquecento chilometri direttamente a nord delle Svalbard. Quanta parte di verità e quanta di buona fede vi sia in tali messaggi, che giungono misteriosamente a noi, non è dato dire; anzi siamo un poco scettici al riguardo. Siamo fermamente convinti che gli sperduti possono ancora essere trovati, ma le probabilità scino tutte racchiuse nelle due parole: « Far presto ». MASSIMO ESCARD.