Il discorso all'Accademia Militare

Il discorso all'Accademia Militare Il discorso all'Accademia Militare Si è accinto quindi a parlare l'on. Turati. Egli si è avvicinato al tavolo, disposto al centro del palco, fra i due Principi, e con voce forte e vibrante» ha pronunciato il seguente discoreo: « Altezze realiI II fante della Terza Armata cui due anni or sono il Duce del Fascismo commise l'alto ma pesante compilo di guidare il Parl'to sente tutto l'orgoglio di parlare agli allievi di questa Scuola gloriosa. Innanzi al Principe augusto, figlio del Re soldato e vittorioso, e al comandante dell'Ar mata invitta, condottiero e capo. Dirò del Regime e del Fascismo, della sua essenza e delle sue leggi con cuore di soldato e di camerata, che sa le antie della guerra, l'orgoglio della Vittoria i fremili e le speranze della riscossa . Taluno, non so se pauroso, ama definire il Regime col termine impreci so e vago di atmosfera rlnno-vata. insogna avere il coraggio di dire che il Fascismo è stata una rivoluzione e un rinnovamento, una rivoluzione profon- .„,,„.- „*p„nn „h- i,-j«*1ì-"iSI 7 Qliatl e che slamo ancora lontani dal se non ha voluto compiere il gesto di sovvertimento improvviso e caotico, ma procedere gradatamente allo studio della situazione, alla creazione del nuovo ordine, con fede e con forza, ma con piena coscienza della tremenda responsabilità assunta davanti alla storta e davanti all'avvenire. Non sarà vano ricordare i punti da cui muovemmo per trovare le ragioni della nostra azione,. per spiegare alcuni dei nostri nltegglamenli. « 71 poderoso problema del contrasto tra le forze del capitale e le forze del lavoro affannava noi, come affannava e preoccupava tutti i popoli. Non battana ignorarlo per sopprìmerlo, nè bastava l'agnosticismo liberale, che incrociava le braccia sul ventre, per comporre il dissenso,- nè bastava una espresslone di autoritarismo troppo rigido per fermare delle forze nuove, sempre più vive e urgenti, che si affacciavano imperiose sul palcoscenico della storia. Uno Stato forte e un Governo forte ■ II fenomeno del parlamentarismo, sempre più dissolvente, invadente, l'urto e la gara tra le funzioni e le parti, che si alternavano nella vita pubblica, senza vincitori, nè vinti; lutti parlavano di una Patria allora, ma nessuno non parlava della Patria; ognuno agitava una' bandiera e pretendeva che quella fosse la sola e laverà. Allora, a gran voce, l vivi e i morti chiesero uno Slato forte e un Governo forte. Noi abbiamo la coscienza di aver creato immediatamente tutto questo, senza inutili incertezze, senza stolte debolezze. Ma uno Stato forte e un Governo forte non bastavano a risolvere la situazione. Occorreva creare dietro di questo Stalo e di questo Governo una coscienza nazionale, diffusa e sana. Occorreva rivedere le false concezioni e le inesorabili deviazioni del concetto della libertà del sin nolo, di fnontc allo stato e alla collettività; rivedere la posizione delle forze politiche, che nascevano, si muovevano, e qualche volta vincevano contro lo Slato.- bisognava ridare efficacia al ralari intellettuali, troppo soffocati trojipo dimenticati, e qualche volta posposti al valori miseri della materiabisognava far risorgere la fiducia delle forze produttive, troppo spesso compresse nella potenza rigenerativa e risolutiva. > . Non bastava, a jin popolo stanco, dare delle leggi,- bisognava dargli la coscienza per intenderne lo spirito la forma e la forza. Non bastava ad-un popolo stanco additare la mèta; bisognava a questo popolo dare la coscienza che egli aveva la forza per raggiungerla. La formula: « Tutto nello Stato, niente fuori dello Stato»; vale se a ognuno si dice: « Questo è il tuo posto e questo è il campo dove puoi muoverti ». Altrimenti la formula è vana e sterile. Ogni interesse e ogni egoismo può essere fermato, limitato, respinto, quando ciò sia fatto in nome di un interesse collettivo, che derivi la sua ragione dalle necessità supreme della salute della Patria. La nuova disciplina « Qualche ipercritico, per malattia di fegato congenita o per impotenza a da negli istituti e negli spiriti, anchela meta radiosa che era stata promessa. Qualcuno protesta in nome della armonia, e qualcuno protesta in nome della disarmonia. Critica sterile, perchè gli educatori sanno la fatica della loro missione. Creare vna coscienza significa educare tutto un popolo, attraverso il travaglio di gene- razioni, imporre le basi di una nuova armonia, avere il coraggio di. dire le verità più amare, togliere a lutti qualche diritto per dare ad ognuno la possibilità di un nuovo diritto collettivo, imporre a tutti dei doveri, perche nella nuova disciplina ognuno senta di avere dentro di sè sempre viva e presente la Patria, con lutti i suol doveri, con tutte le sue offerte, con lutti, i suol comandamenti. Educare un popolo significa eliminare da dentro alle nostre anime tutto quello che vi si è potuto raccogliere, eliminare per sempre la possibilità di ritorno degli sterili odil, alimentare la fiamma di una speranza e la luce di una certezza. L'opera del Regime • Una cosa essenziale è fondamentale: riconoscere e proclamare che tutta l'opera del Regime in questi sei anni Ai Governo ha avuto un'unità d'indirizzo in ogni campo-, legislativo, sociale e spirituale. Guardate alla somma delie leggi, alla creazione della Milizia volontaria della Sicurezza nazionale, alla riforrn a corporativa, la riforma che per la prima volta chiama tutte le forze produttive del capitale e del lavoro ad assumere la responsabilità iella] propria funzione ■ che sostituisce figura del cittadino elettore la Uni- a del cittadino produttore. Guardate Culla la nostra legislazione; dall'abolizione dell'ormai logoro sistema demografico elettorale alla riforma della scuola, dalla unificazione nel sistema di educazione fisica della razza all'opera per la maternità l'infanzia, dalla riforma dette forze armate a quella dei codici, dalla battaglia economica alla stabilizzazione della moneta; è tutto un vasto piano di cui noi, attori ed esecutori, non vediamo assai spesso che il dettaglio ma che nella mente del Capo è unitario, preciso, completo. Per intender! tutto ciò una cosa sola occorre -. credere fermamente. Tutto ciò i che vi ho detto è politica come noi (aviviamo, ed alla quale nessuno può essere assente,- meno di tutti i soldati rhe della Patria sono i difensori e gl' cartelli portano i nomi delle città pie-moritesi e ili altre città, e attorno ad essi sono raccolti i giovani università- ri dei vari centri, appartenenti a di-versi Atenei. ISeguono le squadre del ginnasti ed atleti universitari : quella de^li seller- esaltatori; politica di razza per cut lutto un popolo di artieri e di soldati, diventa esercito agli ordini del Re del Duce, dell'Italia». Il Principo Umberto si è compiaciuto col Segretario del Partito e si è trattenuto a conversare con lui e col Duca d Aosta; quindi, ossequiato dai generali e salutato nuovamente dalla Marcia del Principe Eugenio, è passato tra le file degli allievi, che gli presentavano le armi, ed ha lasciato la Accademia. Subito dopo anche il Duca d'Aosta e 1 on. Turati sono usciti, salutati dalla Marcia Reale, e accompagnati dal segretario federale fascita e dal più alti ufficiali si sono recati a visitare il maneggio di cavalleria a breve distanza nella stessa strada. La festosa adunata L'Adunata delle forze giovanili e sportive è avvenuta nel conilo del Castello del Valentino. Fu una manifestazione di singolare bellezza e significato; fu veramente la festa balda e gioiosa della gioventù, cui il Segretario del Partito con la sua presenza e con la sua parola diede il segno della solennità. Dalle 17 alle 17,15 il vasto cortile si riempi di balilla, di avanguardisti, di studenti, di ginnasti. Primi a giungere sono i plutoni dei piccoli Balilla, a passo marziale, accompugnati dal loro ufficiali. Essi sono preceduti dalla banda degli Avanguardisti che, preso posto in un angolo del cortile, con inesauribile ardore danno fiato agli strumenti con le più belle marcie. Quel suono sembra funzioni da richiamo. Sopraggiunguno infatti, incalzandosi l'un l'altro, i plotoni delle nostre sco laresche, nella loro bella divisa. I Ba lilla si dispongono ai lati del cortile, che in breve nereggiano della folla del piccoli, disposti in ranghi ordinati Sopraggiùngono altre due Bande: quella dell'Istituto Bonatous, composta di orfani di guerra, e quella del Gruppo Sportivo Lancia. Altri richiami, che non rimangono Inascoltati. Ecco, infatti, sopraggiungere la folla destinata ad occupare lo spazio centralo del cortile, lasciato libero dagli scolari. Folla di gioventù, di vigore, intramezzata da gagliardetti, bandiere e cartelli. Ecco, per primi, gli studenti universitari, con la variopinta nota dei berretti goliardici. Una lunghissima teoria, composta di gruppi recanti ognuno un cartello. Ogni cartello dice la Università alla quale gli studenti appartengono; e siccome si -tratta di gqliardi venuti per i campionati di scherma e canottaggio, quasi tutti gli Atenei d'Italia sono rappresentati. Altri mitorl, quella dei canottieri, quella del calciatori, ecc. I baldi giovani nelle loro belle divise sono ammirati dal numeroso pubblico, che in corso Massimo D'Azeglio e davanti al Castello assiste alla sfilata. Ecco poi altre divise, altri atleti : sono quelle dei gruppi e Società sportive, quali quelli della Fiat, della Lancia, ecc. I vivi colori delle divise gettano pennellate gioconde nell'austero cortile. Da ultimo entrano 1 gagliardetti del Sindacati, ogni categoria dei quali ha mandato una piccola rappresentanza. Ora tulto il cortile, si può dire, è gremito. Al centro, sotto la grande veranda che sarà occupata dalle autorità, ai distinguono gli universitari per la loro festosa irrequietezza e per la compatta macchia variopinta dei berretti. Alle 17,15 la tromba dà l'attenti ! Entra dalla cancellata l'on. Turati, giunto In automobile, ed accompagnato dalle autorità, fra le quali notiamo 11 Prefetto, il conte Di Robilant, il Podestà ammiraglio DI Sambuy, il vicePodestà conte ing. Orsi, Il gen. Sacco, il gen. Tiby, il comm. Bossi dell'Ente Sportivo, il prof. Garelli direttore del Politecnico, il provveditore agli Studi prof. Renda, il comm. Malusardi del Sindacati, il comm. Gasparri del Dopolavoro, eco. Mentre l'on. Turati attraversa il cortile, lo accompagna il più caloroso, 11 più entusiastico salnto che erompe dal petti del presenti e che risuona con un effetto che si può immaginare, pensando clie nel cortile sono accolti per lo meno dodici mila persone. Quando l'onorevole Turati appare alla veranda del primo piano, il saluto si fa ancora più vivo e fragoroso, e si ripete con tanta insistenza che pare non debba finire mai. Finalmente, fattosi '1 silenzio, l'on. Turati prende la parola Eglt, interrotto sovente dagli applausi, saluta la gioventù d'Italia, forgiata in metallo temprato, che sempre, nel le ore liete e nelle tristi, fu all'avanguardia col suo gran cuore e la sua pura fede. Saluta gli atleti venuti per una bella competizione sportiva, e rievoca i più bei fiori della nostra razza, periti durante e dopo la guerra. E chiude affermando che i giovani saranno sempre pronti, legioni combattenti per la giustizia, il diritto, la grandezza d'Italia. Un frenetico scroscio di applausi e di evviva accoglie la chiusa del nobile, vibrante discorso del capo della glo ventù d'Italia. Di nuovo il cortile è una marea inquieta: si innalzano bandie re e vessilli, sventolano i berretti goliardici, i berretti dei Balilla e Avan- gnardisti, i fazzoletti delle studentessa, in una giovanile, fresca dimostrazione che dura alcuni minuti. L'on. Turati entra poi nelle salu della Mostra Sabauda, soffermandosi specialmente in quella delle bandiere dei dlsclolti Reggimenti. Qui avviene una simpatica cerimonia. U signor Cls. della Federazione fascista di Aosta, presenta all'on. Turati 45 Avanguardisti della sua città, col loro capo ten. Bertoglio, 1 quali hanno compiuto lì tragitto Aosta-Torino a piedi, a sistema di staffetta, essendo scaglionati lungo la strada, uno ogni tre chilometri. Essi hanno recata una pergamena, che l'on. Turati accetta con commozione. Il segretario del Partito si trattiene poi alquanto nel locali della Scuola d'ingegneria, mentre studenti e ginnasti escono, e si dispongono in duplice fila lungo i viali che 1 on. Turati dovrà percorrere per portarsi alla tribuna di dove assisterà alle gare di canottaggio. Fa da battistrada a questo movimento un'avanguardia Quanto mai caratteristic: un plotone!no di dieci minuscoli ciclisti (il maggiore non ha sei anni) venuti appositamente, coi mezzi propri, da Nichelino, hssl, e il loro1 istruttore Piero Negro, riscuotono applausi da tutti. Verso le 18 il segretario del Partito lascia il Valentino, ancora salutato con pari entusiasmo e deferenza dai g ovani e dalla numerosa folla che staziona nei pressi. Egli sale sul automobile e, seguito dalle automobili delle autorità, si avvia verso il Po. campo delle regate, mentre il suo passaggio èf segnalato dal fervidi applausi che l'accompagnano. A pranzo con gli ufficiali A pranzo l'on. Turati è stato lersera alla Scuola di applicazione, in via Arsenale, tra 500 ufficiali ed aWievi ufficiali Egli era circondato da tutti ì generali e gli alti ufficiali intervenuti alla cerimonia dell'Accademia Militare. Di autorità borghesi hanno partecipato al banchetto il Prefetto, il Podestà e il Segretario federale fascista Alla fine del pranzo il gen. Petitti di Roreto ha .pronunziato brevi parola eli saluto all'Illustre ospite, esprimendo il profondo spirito di patrioti smo degli ufficiali: e l'on. Turati gli ha risposto ringraziando della magnifica ospHalità e dicendosi lieto di essersi trovato, in comunione di sentimenti, tra tanta balda giovinezza e tra le meravigliose schiere dei forti soldati di stanza a Torino.