Soli ed a stormi dal deserto polare al cielo latino

Soli ed a stormi dal deserto polare al cielo latino AERONAUTI D'ITALIA Soli ed a stormi dal deserto polare al cielo latino [ Nel cielo di Spagna La Brigata aerea tulle nubi nella quarta tappaSan Carlos de la Rapita, 31 notte La Brigata Aerea Italiana, partita stamane da Los Alcazares, è ginnta felicemente a Porto Alfaques alle ore 10,30 dopo aver compiuto, in gran parte sopra le nuvole che coprivano il mare, una interessante navigazione lungo le coste spagnole. Agli aviatori italiani sono state tributate entusiastiche accoglienze da parte delle locali autorità civili e militari, e da una grande folla acclamante che ha assistito all'anima) aggio"degli idroplani. (Stefani). BARCELLONA, 31. ore 14. Mentre la Brigata aerea spiccava stamane il volo da Los Alcazares per Porlo Alfaques, viaggiavo sull'espresso Madrid-Barcellona, pigiato fra due nobili e formosissime dame spagnuole che non voleranno mai. « La serata è passata in vagon-ristorante, ove l'ori. Balbo ha tenuto circolo alla moda del tempo di guerra, quando i subalterni si univano nelle bai acche con il comandante e discorrevano giocondamente di episodi vissuti. Non posso purtroppo riferire gli interessanti particolari della lunga conversazione notturna, durante la quale sono state rievocate le figure di tutti i piloti partecipanti alla crociera. Il Sottosegretario all'Aeronautica ha proibito in modo assoluto di fare nomi e di citare personalità. Peccato! Passeggiata dentro l'aeroplano Dunque, niente nomi, ancorché la foglia di farne sia assai grande. Parlerei, bene inteso, prima di tutti del mio giovane pilota. Non so se il pubblico abbia un'idea di come st comporta in volo un pilota. Molli potrebbero credere che l'attenzione di questi sia esclusivamente assorbita dal volante e dai comandi; e ancora potrebbero pensare che, per esempio, una lunga trasvolata oceanica con continuo monotono panorama di acqua e cielo possa in certo qua! modo diventare noiosa fino all'esasperazione. Non è vero. Il pilota ha sempre ftnUte cote da fare-, infiniti particola* ri al quali accudire. Il mio pilota, ho osservato non ha, durante il volo, un attimo di riposo, anche quando guida il maresciallo. Una nube che passa, una folata più forte di vento, dà luogo a infiniti speciali attenzioni e correzioni di guida. E ogni piccoli suo cenno della sua testa irrequieta è subito notato dal meccanico, che lo spia attentamente da una finestrella. Bel tipo, questo meccanico, che non sta mai fermo; che passa da uno scafo all'altro con la agilità felina, insinuandosi in certi corridoietti per i quali, malgrado la buona volontà, non sono mai riuscito ad infiltrarmi. Ogni mia passeggiata carponi nell'apparecchio è stata sempre fermata dagli ostacoli più banali. Certe volte, mentre camminavo a quattro gambe con il fermo proposito di arrivare alla piccola apertura per la quale traluceva il cielo e passava l'aria strisciante, sono stato fermato da una semplice valigia, di fronte alla quale sono rimasto lungamente a pensare alle cose più stupide prima di tornare, mortificato, indietro. Nel primo volo era con me un operatore cinematografico. Non dico quali salti mi abbia fatto assistere e da quali difficili, serpentine, acrobatiche posizioni l'abbia dovuto aiutare a cavarsela. Penso a queste cose mentre viaggio sull'espresso Madtid-Barcellona, fra le due dame spagnole che' non proveranno mai la gioia di essere trasportate nel cielo dai motori e dalle raffiche di vento. Balbo, De Pinedo, Àrmani All'alba scorgo il mare. Un mare tranquillo, liscio come olio. Eppure è lo stesso mare che mi Iva fatto tanto soffrire ad Alcazares, le onde del quale, ad un certo momento, hanno spinto una barca ad urtare con violenza contro le ali dell'apparecchio. Da questo glauco specchio, sessanta velivoli agli ordini del generale De Pinedo si sono alzati in quest'alba rosata per raggiungere la terz'ultima tappa. A questa filano nel cielo e fra poco ammareranno nella piccola Baia di Los Alfaques, accolti da una folla festosa. Prima che la Brigata aerea lasci la terra c gli orizzonti nazionali, la Spagna prepara agli aviatori italia ni grandiosi festeggiamenti. Se pure dobbiamo altamente rallegrarcene ed essere orgogliosi per il loro profondo significato, l'ammirazione e la simpatia espressa da tutta la Spa gna all'Aviazione Italiana non era no certamente nel programma tracciato da S. E. Balbo, che a questa impresa ha dato e mantenuto sempre un severo carattere militare. Il Sottosegretario all'Aeronautica italiana 'e i generali De Pinedo e Armani, hanno infatti tenuto le loro mani sui rispettivi volanti, costantemente. Es¬ si si sono comportali come ogni altro pilota, e con i propri subalterni hanno sinora diviso i pericoli e le fatiche, prendendosi anzi di queste ultime la parte maggiore. Non so se questi tre uomini di tempra eccezionale abbiano approfittato delle poche ore di riposo notturno concesso agli altri. Per loro, e specialmente per S. E. Balbo, quando cessavano i volteggiamenti degli apparecchi cominciava il turbine multicolore dei telegrammi intemazionali. Il generale Arman^ ad ogni arrivo di tappa aveva il suo da fare per le disposizioni di indole militare. Incerti della sua posizione di Capo di Stato Maggiore. Il gen. De Pinedo si era assunta la responsabilità di tutti gli apparecchi Capisco bene soltanto ora come questo fenomenale uomo abbia potuto fare quello che fece. Non uno degli ufficiali partecipanti alla crociera è riuscito a sfuggire questa domanda da parte degli spettatori agli ammaraggi: — Siete voi De Pinedo? Alla domanda, anche per la difficoltà di esprimersi in spagnolo, per la fretta, e anche un po' per regalare un brivido di ammirazione, qualcuno non ha risposto nè si nè no, stringendosi lutt'al più nelle spalle, come per dire : « Non tutti hanno la fortuna di essere De Pinedo», oppure: ti Se non lo sono ho però il cocente desiderio di diventare simile a lui»; o ancora-. uNon lo sono, ma ho qualche cosa nel profilo e nel colore degli occhi che assomiglia a lui». Per concludere, sono a Barcellona senza gloria e senza volo. Penso alla nostalgia del mio bel apparecchio è dondolante nelle acque di Los Alfaques. Domani infilerò nuovamente \la mia valigia dentro la coda delta macchina volante. Non ci vuole molta abilità per compiere questa banale operazione. Qualche volta, confrontandomi melanconicamente agli aviatori, mi sembra di essere ridiventalo un bambino, e di sognare di poter posare un grano di sale sulla coda del leggendario uccello. Domani comincia veramente la seconda parte della crociera, e come dissi, Aviazione e Marina spagnuola si preparano a salutare degnamente il nostro passaggio nel cielo di Francia dal quale discenderemo nel tranquillo stagno di Ber per ripartire subito per la più lunga traversata. Durante questa breve fermata a Barcellona abbiamo gustato la squisita ospitalità del Console nostro, colonnello Romanelli, e le accoglienze entusiastiche della Colonia italiana, che alla stazione salutò fascisticamente l'on. Balbo, il quale si è subito recato a visitare la Casa italiana e gli stabilimenti spagnuoli per la costruzione di idrovolanti. La crociera volge al termine e noi, profani, comodi passeggeri, peso morto ma vibrante di ammirazione e di commozione per la meta rapidamente conseguita dall'Aviazione Italiana, ci prepariamo alla fantastica passeggiata azzurra e a riprendere con ritmo placido i vagabondaggi terrestri. Ci consola il pensiero che nei 'jrigi momenti della vita potremo idealmente rimetterci nelle vie celesti, tanto ricche e luminose di consolazioni. ERNESTO QUADRONE.

Luoghi citati: Alcazares, Barcellona, Francia, Italia, Madrid, Spagna