Giuochi di parole

Giuochi di parole Giuochi di parole I fredduristi e quelli che giuocano BuHe parole e sugli equivoci, sono fra le persone del mondo che si danno meno importanza, pressa poco come non può esistere uno sciar adista che bìa nomo malvagio. Per tali professióni occorre avere alcunché d'improvvido, di gaio e negletto, che esclude la superbia come la cattiveria. E perciò anche venendo al caso di Barberino dei conti Chiusoli, un freddurista in amore saràSnasi sempre un dilettante di cornetta. L'amore si compiace nel vocabolario dell'arte militare, ma, ben lungi dal comportarsi come un c conquistador », il freddurista sarà un seguace della penetrazione pacifica. La nascita aveva messo Barberino in una condizione di vita cosi propizia e serena, che per esser cattivo gli sarebbe voluto lo sforzo che occorre a noialtri per essert buoni. Una serena pigrizia gli raddolciva il colorito e la fisonomia. Aveva una magnifica salute e trent'anni; era tutt'altro che sciocco, e poteva parlar di tutto con giudizio, provare ogni cosa con senno. Molto ricercato in società, cominciava a pensare al matrimonio, seguendo un suo principio, secondo il quale solo gli avversari irreducibili delle nozze sono destinati a sposarsi di certo ed a sposarsi male. Alle donne era piaciuto e piaceva assai; e ne aveva avute parecchie. Quella sua notoria facilità di carattere le metteva in gran confidenza, in molta curiosità, in una 'fiducia sempre perigliosa. A quelle che trovava troppo dure per i suoi denti, sapeva dirlo senza offenderle, e anzi qualche volta mettendole di picca. Si sa queste picche dove concludono coll'aiùto della carne. E così a volte egli metteva in opera la tattica dei Parti. Dunque di tutte le donne della regal città che siede fra Dora e Po, e la baciano a vicenda le due nobili acque nel punto che si cercano per confondersi, di tutte quelle cittadine la meno fatta per Barberino era Aglaia. Del resto non era fatta per nessuno in quel tal senso. La sua bellezza, in cui appariva quel che deve aver ispirato ai cerimonieri l'idea di attribuire alla regalità l'epiteto di graziosa, faceva molte vittime. Vittime rassegnate, si consolavano con discrezione d'un amore che, nascendo senza il ben della speranza, s'era risparmiato il mal della illusione. Si diceva comunemente nei salotti: gli innamorati di Aglaia.'La chiamavano Aglaia, oppure, con graziosa cortigianeria: , serenissima Marchesa. Al titolo di Serenissima non aveva diritto, ma era di bucai gusto tributarglielo, in omaggio , ai suoi antenati, che avevano avuto un minuscolo feudo principesco * ©on. diritti, sovrani. Era di buon guato anche essere suo innamorato. Ma Aglaia non voleva sentirli chiamare innamorati, parola di troppo seneo e popolare; < patiti » le sarebbe pareo troppo ' ironico, e c pretendenti • sarebbe stato come mancar di rispetto a se stessa. Li chiamava galantemente: ■ mes soupirante >. Spasimanti, in questo nostro rigoglioso italiano della passione, è parola che sa di peccato compiuto solo a pronunciarla. Del resto il francese le era più familiare dell'italiano, e questa cosa non mancò d'aver le sue conseguenze. II suo mondo le dava volontieri idi Serenissima anche per la grazia eolla quale, non appena ciò fosse con sentito, ella dispensava le nuove conoscenze dal titoleggiare, con un'affabilissima degnazione dicendo: Non mi dia questi titoli ; mi chiami Aglaia- Quanto ai sospiranti, li conduce va a meraviglia, ed aveva con loro un modo di fare che, senza compromissione alcuna, li premiava del sacrificio e li distingueva fra gli amici, e distingueva ognuno di essi fra loro. Aglaia così era arrivata a non sapere ella stessa di non poterne più fare a meno; e le pareva di difendersi molto bene, quando nessuno yaveva mai assalita. La sua pecca era- di parlare un po' troppo della virtù, e di qucMo che una dama a deve a se stessa Sarebbe bastato questo a mettere in fuga l'indolente Barberino. Per lui quel che uno deve a se stesso, donne e uomini, non era che la decente comodità del piacere. Aglaia invece era difesa dalla religione, dal suo biondo e cerulo orgoglio; e dalle infedeltà del marito. Già, perche se questi fosse stato geloso, com'era fieramente, é fedele, forse il dispetto avrebbe messo Aglaia in tentazione, e forse la noia,, poiché era uomo spiacevole. Ma era anche infedele, e con pubblica risonanza: Aglaia doveva a se stessa di essergli superiore, come quella dama di non so qual nobile 'francese, che, sapute le infedeltà del marito, disse: Se mio marito vuol mancarsi di rispetto, preferisco che io, faccia con altre e non con quella che porta il suo nome ed è madre dei suoi figli. 'Sono nobili sensi, ma non scaldano, e Aglaia sui quarantanni di punto in bianco si accorse che le sue soddisfazioni avevano perduto ogni sapore. Da ciò a dubitar d'avere spesa male la vita il tratto e corto; e & quarantanni il detto che si vive una volta sola comincia a prendere Una stringata forza di eloquenza. Aglaia considerò ad uno ad uno i suoi sospiranti a memoria: ed era un giorno di primavera calda, cheturbava il folto e antico giardino, e mandava per Je stecche delle persia-ne languidi aliti e grevi a invadere il salottino dove s'era stesa sul divano; li ripassò a memoria, e con essi i suoi anni. Ce n'eran di quelli, frasospiranti, che a poco a poco ave-Van perso o imbiancato ì capelli nel-<'. sua devosope; alcuni erano in- a e vecchiati scapoli; ad altri ella aveva dovuto applicare, e n'arrossiva poco contenta, la scusa della dama francese; ad altri aveva dato moglie lei stessa, e fra queste mogli ce n'era che avevan accettata la sua alta sovranità; o che vi s'eran ribellate; o che se n'eran valse per far le corna al marito. E di quest'ultime ella si sentiva in certo modo complice e coonestatrice. Aveva infatti dovuto, quasi per risarcimento, coi tradimenti aumentare la sua amicizia, la sua protezione nei'riguardi del sospirante male sposato; e questo aveva accresciuta la cecità maritale e la licenza muliebre. • • • Insomma, quel giorno di primavera la sua sovranità le parve alquanto risibile e tutta di poco sugo, a spremerla. Non so come sia, ma è un fatto che le donne in certi momenti vanno allo specchio. E' un modo di scrutarsi, di obbiettivarsi per esaminarsi meglio. O col pensiero o ad alta voce, nello specchio si apostrofano; e anche Aglaia, levandosi di scatto dal divanetto, alta nell'agile persona vestita da tennis in maglia di lana grigia a ricami d'argento, diceva: t Voyons, Aglaia, qu'est-ce qu' il y a? ». Per prima cosa, era molto bella, e l'abito e la stagione la facevano giovane e desiderabile. Gli anni avevan più ammorbidite che guastate le belle membra. Desiderabile era la prima volta che si sentiva. S'era sentita sempre adorabile, perfetta, imperiosa, fatale: desiderabile era cosa più semplice e molto più gustosa. Levò le nobili braccia, che si disegnarono sotto la manica attillata, e non aveva mai visto prima quanto éran dolci, per assettare i capelli biondi. Era un biondo regale simile a quello indimenticabile nei nostri ricordi di ragazzi, dei capelli della Regina Margherita, a cui quelli di Aglaia solevan essere paragonati dai più maturi sospiranti. — Anche i capelli han cospirato a farmi sovrana 1 — sospirò mezzo ridendo Aglaia. E nel sorriso caldo fiorì semiaperta una bocca che respirava languore e desiderio, una bocca che -Aglaia non si riconobbe, tanto che stette per dire: Mi piacerebbe di avere una bocca così. E le venne il desiderio di sciogliere i grevi capelli, poiché non aveva seguito la moda delle zazzerine, per guardarvisi la faccia dentro, luminosi, e per sentir la loro carezza sul collo e sulle spalle. Eran tutte cose nuove, compiacenti ze, solletichi, che non aveva mai represso perchè non l'avevan mai noppur tentata, e che la presero tutta ■provveduta. — Aglaia, s'ammonì a mezza voce, Aglaia — e le sillabe chiare e liquide prendevan senso e inflessioni amorose, di quell'innamoramento e di quel piacer di se stesse, che nelle donne spesso precede la disposizione a innamorarsi. Tutta arrendevole, Aglaia, la fiera beltà intangibile, comprendeva ora la fierezza di essere desiderata e di cedere, più dolce. Era già d'un tratto, senza sospettarlo neppure, in uno stato di morbido peccato. Come avrebbe potuto sospettarlo, se non aveva avuto da confessare mai altro che peccati di testa? Dovevi venirla a prendere, per condurla al tennis nel parco d'una villa, Barberino dei Chiusoli. Aglaia non aveva fatto mai caso di costui 6e non perché era bravo al tennis. Arrivò, e la trovò così bella che, non ostante il suo rispetto e la sua pigrizia, dovette dirglielo. Egli non era ancora ammesso a chiamarla per nome. — Serenissima, esclamò, ma che ha oggi? — Che cosa le par. che abbia, Bar berino? (Lui tutti lo chiamavan Barbe rino). — Mi par più bella del solito, se fosse possibile — In che cosa più bella del solito? Barberino la guardò e la riguardò, Come poteva proibirglielo Aglaia, se non ci s'era mai ritrovata? Nessuno l'aveva mai guardata così — Che fa? — chiese imbarazzata da quegli occhi pigri e senza rispetti — Cerco. — Che trova? o — Non glielo so dire ! E mostrò un così comico e schietto disappunto, che Aglaia rise, e la risata non le diede modo di riflettere — Se non sa, disse, andiamo. — Non saprebbe nessuno, perchè leic bella, bella, bella In automobile Barberino continuò dirglielo col silenzio. Aglaia pen sava che t quel ragazzo » non era tatto. Aglaia giuoco molto bene e con grande animazione. Barberino invece distrattamente. Tutti gli occhi sorridevano a Aglaia, e quando Barbe rino colle sue sviste suscitava le me raviglie c le scherzose proteste degl: spettatori, Aglaia indovinava con piacere dov'egli avesse la testa, e gli mandava palle difficili, alle quali Barberino ribatteva alla meglio con quei tiri sleali che in gergo si chiamano a fare della farmacia ». Aglaia trionfava. Dalla sua parte stavano a far servizio di mandarini, cioè a porgerle le palle, due sospiranti, rapiti, plaudenti, melensi. Barberino aveva smodata voglia di spiacevole né privo di meriti e di 'riappiccare il discorso dal punto dove l'avevano interrotto. Fu aiutato dalla [sorte del giuoco. Avendo voglia di restar solo con Aglaia, si rimise a giuocar d'impegno, e condusse con tanta destrezza le partite a punti pari, che non finivano mai, e tutti js'annoiarono; poi se n'andarono a igruppi verso il folto del parco, dove [era preparato il tè. . Ci raggiungerete quando avrete finito, disse la padróna di casa. ; Rimanevano i due sospiranti, e ogni tanto, educatamente, sbadigliavano. Aglaia ritrovava nell'eccitazione e nel piacere del giuoco quella strana e sensuale ebbrezza dello specchio. Barberino preparava in testa un giuoco di parole per rientrare in argomento. Ed ecco, colse il tempo, la separò dai due sospiranti occupati a riporre la racchetta della dea, la condusse al tè per il viale più lungo, più folto e men battuto. Come uomo comodo e nemico dei chiassi, egli era un conoscitore di tutte le opportunità delle ville dei dinj/orni. Sperare, non sperava nulla, e la conquista di una donna come Aglaia era, cosa da fargli più paura che altro, ma non resisteva a quella voglia di tornar sul discorso. Il caldo del giuoco animava e imbelliva la- bellissima bionda. Aglaia sentiva il discorso nell'aria, e non lo riteneva pericoloso; che bja maniera più frequente di cominciare a indulgere ai peccati. L'ora o la stagione eran pericolose, quando la calda giornata risorge, come un re¬ spiro della terra, dal suolo in aliti molli e dolci temperati dai primi freschi crepuscolari. Barberino le offrì il braccio, e appena furono soli le porse, mentre Aglaia s'appoggiava, il seguente detestabile bisticcio: cLa Marquise Serenissime permet que je vous convoite, Aglaia? ». Non importa spiegare ch'egli fondava il bisticcio sull'italiano convitare, intendendo al tè nel parco; ma non seppe mai che astuto indovino fosse con quella insulsaggine. Nemmeno l'esito potè dargliene la misura, perchè Barberino non possedeva abbastanza il francese, e poi salì in vanità e s'immaginò più grande del vero la parte del suo merito personale. * • * Se Barberino infatti aveva solo una tintura di francese, Aglaia in collegio e in famiglia l'aveva imparato benissimo, fin da quando le Reverende Dame le insegnavano: « Je vous salue, Marie ». Molto, dicon parole poche. E se Maria in Italia è sopra tutto madre, e se nella lingua di Spagna lo si vol¬ gono quasi come all'amata, in Francia — c Je vous salue, Marie » — ella è specialmente dama e regina, come lo disse il povero Villon nei primi versi della sua gran ballata. Barberino aveva buttato avanti spensieratamente quel verbo « convoiter », nobile e latino, robusto e medioevale, ingrandito dagli storici e dai predicatori, fatto pregnante dai moralisti, e prestigioso e grave. E infatti non citano i vocabolari degli esempi come questo di Bourdalue: « Si l'étre de l'homme est borné, sa convoitise ne l'est pas » ? E' un verbo, per dir tutto, acre e carnale, che spoglia la cosa che dice, e la pone così fra l'uomo e la donna. Barberino non sapeva quel che in altri momenti avrebbe rischiato con Aglaia in un simile scherzo senza veli né misura, ma, vedete i casi, i dizionari, portano esempi di questo verbo eccessivo simili a quest'altro: « Le Due de Guise convoitait la couronne ». La Serenissima Aglaia sentì un vuoto del consueto orgoglio, che forse le celò il vigore screanzato del vecchio verbo francese? Certo in lei, avvezza a gustare la finezza e la forza di Saint Simon e di Racine, di Madame de Sévigné e di Chanfort, accadde quel che spesso proviamo quando un solo bicchiere del vino di cui per solito portiamo senza incomodo una bottiglia intiera, basta a confonderci la testa. Guardò Barberino negli occhi, aspirò il profumo discreto di buon sapone e di sana e giovine persona, respirò l'aria primaverile; e le forze di natura sono grandi di semplicità. — i La Marquise Serenissime me permet de voii3 convoiter, Aglaia? » — aveva lambiccato Barberino. — < Oui, Barberino », rispose Aglaia, illanguidita, confondendo gli occhi negli occhi di quel dei Chiusoli; il quale fu lesto a confonder le bocche in un bacio. » » * Spuntavano in quel momento in fondo al viale ombrato i due sospiranti, che rimasero di sale. RICCARDO BACCHELLI.

Persone citate: Chiusoli, Racine, Villon

Luoghi citati: Barberino, Francia, Italia, Spagna