Accidente ferroviario nella Pampa

Accidente ferroviario nella Pampa Romanzi della realtà esotica Accidente ferroviario nella Pampa li t transamericano » da Mendoza a Buenos Aires corre nella pampa a 100 chilometri all'ora. E' partito dalla prima citta alle 23, giungerà nella seconda alle 19 del giorno dopo. Ha raccolto ai piedi delle Ande i viaggiatori provenienti dal Cile che ban superato la Cordigliera: dieci ore di traversata sul piccolo treno di montagna, il quale, salendo al disopra dei tremila metri d'altezza, mette in comunicazione la Repubblica cilena con l'Argentina; Los Andes con Mendoza; l'ubertosa valle dell'Aconcagua con i vigneti coprenti le ultime propaggini orientali andine. I passeggeri che provengon dal Cile, essendo partiti il mattino da Santiago e Valparaiso, raggiungono Mendoza poco prima della coincidenza per Buenos Aires affaticati e stonati dalla soprannaturale parentesi del lungo scavalcamento dell'immane catena sud-americana, ma hanno il conforto di trovare un comodo treno ben differente dal microscopico convoglio sul quale hanno appunto viaggiato nel deserto ventoso delle Ande. Apprendono però che la lunga corsa attraverso la pampa sarà opprimente per il turbine continuo della polvere accecante sollevata dall' « espresso » e per il caldo atroce (siamo d'estate) dell'oceano terrestre argentino. A cagione del primo inconveniente, nel tratto fra San Luis e Villa Mercedes, bisogna tener chiusi i vetri se non si vuol soffocare respirando terra invece d'aria... In un compartimento di vagone-letto viaggia una famiglia italiana proveniente da Valparaiso, composta del babbo ancor giovane, della signora e di quattro piccini. Il maggiore ha cinque anni, l'ultimo quattro mesi. 11 papà è un facoltoso commerciante che ritorna in patria dopo una lunga assenza, la moglie allatta il bimbo minore. I genitori hanno sperato dapprincipio di riuscire ad addormentare la loro nidiata, tanto più che tutti e quattro 1 bambini sembrano cascare dal sonno, ma dopo tre ore di corsa il compartimento diventa un paretaio. Nessuno dei ragazzi riesce a dormire: quelli che parlano o ciangottano si lamentano per il caldo, il terzo grida come un'aquila probabilmente perchè soffoca anche lui; e il lattante, fra le braccia della mamma, è diventato un serpentello irrequieto, nervoso e strillante. Padre e madre non sanno più quale risorsa immaginare per mettere un po' di pace fra la prole in pena. Disperato il papà si decide ad aprire il finestrino nella speranza che il vento sollevato dalla corsa mandi nell'interno del compartimento un po' di refrigerio. Ma il vento non vi getta dentro che polvere ad ondate cosi dense che dopo qualche minuto tutti diventano irriconoscibili. Si ricorre allora al sistema dei fazzoletti bagnati sulla bocca e si va avanti per un poco sino a che il treno si arresta in una squallida stazione eretta unicamente per rimbarco degli armenti e delle greggie delle ■ estancias » disseminate a ' grandi distanze sullo sterminato tavoliere, lungo la linea. Alla stazione una buona notizia: Cinquanta chilometri più innanzi piove. Sulla pampa riarsa e sitibonda si è avventato «n furioso temporale che rinfresca l'aria arroventata e fa scomparir la polvere. Il cielo verso est è tutto bagliori di scariche elettriche, l'oceano terrestre si rivela sotto la luce spettrale dei lampi, il brontolio del tuono giunge all'orecchio dei viaggiatori come la più grata delle musi che. Il treno riprende subito la corsa impaziente di immergersi nel cuore della « tornarla smanioso di raggiungere la pioggia torrenziale che lo laverà della polvere che lo copre di uno spesso strato giallo e che soprattutto conforterà chi vi viaggia sopra. La velocità è aumentata e, nello scompartimento della famiglia italiana che vien da Valparaiso, 1 quattro piccini trattenuti dal babbo e dalla mamma, accalcati contro il finestrino spalancato, respirano a pieni polmoni la frescura che viene incontro. D'improvviso un urlo altissimo di raccapriccio echeggia nell'angusto am biente. Il bambino più piccolo, quello che non ha che quattro mesi che succhia ancora il latte dal seno materno, è sfuggito, non si sa come, dalle mani della signora ed è volato, letteralmente volato, per 11 finestrino, scomparendo nell'aria, che rintrona di tuoni,, nella luce della folgore che ir raggia il cielo, nella pampa immensa 1 E' impossibile dire quello che ac cade nello scompartimento dopo la fulminea tragedia. La madre, istinti vamente. vuol gettarsi per la finestra aperta, il marito la tiene afferrata per le vesti, i tre bambini, terrorizzati, si aggraDDano alle gambe del babbo, e intanto II treno corre, scagliato come un bolide nella tenupesta, aumentando di istante in istante, vertiginosamente, la distanza dal punto dove il piccino fi caduto. La porta della cabina k chiusa dal di dentro, l'inserviente del c Pullmann ». accorso alle grida, la scuote vanamente senza riuscire ad aprirla... Passano parecchi minuti nrima che il babbo possa scorgere il campanello d'allarme, aggrap parsi alla maniglia, tirare, provocare il rallentamento e l'arresto del convoelio Il treno è inchiodato nel mezzo della pampa a dieci chilometri, almeno di disianza da dove il bambino, sfuggito dalle braccia materne, è stato divorato dalla notte. Diluvia. Il corridoio del « Pullmann > si affolla di conduttori dui treno e di viaggiatori risvegliati dall'improvviso e violento arresto. Echeggiano dialoghi concitati. Icsmmcctsllrlcrlsnuvlsngcelgdcmpdsfql«dd«VtDmmbqngmismpstg«fsnnlfppCsst6tdspsslsbvECppumrsttvEcipsmcfdsltlguLilbnrtcdtdsircMvscdpqsimdtrcs Il padre e la madre scongiurano perchè il treno retroceda subito. Un passeggiero grida che occorre che gli uomini accompagnino a piedi la contromarcia del convoglio, illuminando il cammino con le torcie a vento e cercando il bambino. Lo si ritroverà certamente ucciso, ma potrebbe essere soltanto ferito. Qualcuno osserva che la stazione più vicina è a trenta chilometri e ohe se non si va subito alla ricerca del bambino, il personale della prossima stazione non potrà farlo che allo spuntar del giorno, fra parecchie ore. Ma il capo-treno chiude la bocca a tutti, dichiarando che non solo il treno non può retrocedere, ma neppure fermarsi dell'altro tempo. C'è un treno diretto, partito da Mendoza venti minuti dopo le 23, che incalza l'« espresso ». Nessuno può garantire, soprattutto con la pioggia ette continua torrenziale, ohe il treno sopraggiungente riesca a vedere i segnali di coda... Bisogna ripartire subito per evitare uno scontro e un disastro. Le parole del capotreno producono il loro effetto. « Partiamo ! Partiamo ! • gridano i viaggiatori presi dal panico, dimentichi completamente della piccola creatura umana sfuggita dalle braccia materne, terrorizzati dalla paura. La pietà è scomparsa, l'egoismo soltanto domina i sentimenti generali. Il treno sembra una nave minacciata di naufragio e le esclamazioni dei passeggieri quelle di gente che vedon l'ombra della ■ morte sorgere inopinata dinanzi* « Partiamo! PartiamoI ». Ma una voce domina le altre. E' quella del padre della creatura perduta, dell'italiano! « Aspettate a partire che io sia sceso. Vado a cercare il mio piccolo! Lasciatemi andare I Fatemi largo, in nome di Dio! ». La moglie, la madre vuol seguire il marito: «No, resta! — gli grida l'uomo fuori di sè — Ci sono gli altri bambini! Bada di sorvegliarli meglio di quello che hai saputo fare per Nino (il nome del piccino). Una cosa sola ti voglio dire : Se non trovo Nino vivo, non mi vedrai più ». Qualcuno cerca ancora di trattenere il padre dall'aprire la portiera. Ma egli sembra animato dalla forza di dieci uo mini, ricaccia tutti indietro, apre la portiera mentre il treno è già in mota si getta abbasso e scompare nella notte Povero padre che cammini nella not te sotto la tempesta cercando il tuo fi gliuolo lungo i binari inesorabili del «transamericano» che a tratti i lampi fanno rilucere come lame infinite, chi saprebbe ridire la iua angoscia? Il treno dal quale sei sceso è oramai lontanissimo, il tuo pensiero è assorto, ipno lizzato nella terribile promessa che hai fatto alla tua sposa. Jn un attimo hai perduto i tuoi cari e la vita ha perduto per .te ogni ragione di essere vissuta. Camminerai per un'ora, per due, sinché spunterà il giorno e riuscirai forse a scorgere da lontano un piccolo involto immobile, bianco; tuo figlio ucci60. Lo raccoglierai fra le braccia e, tenendolo stretto, ti stenderai su uno dei due binari che solcano l'infinita solitudine del verde deserto della pampa, aspettando che un altro treno sopraggiunga per portarti la morte. Sì. non c'è che morire! Com'è possibile sopportare l'esistenza vicino alla sposa autrice involontaria di tanta sciagura? Ed egli non ne è responsabile come l'infelice sua sposa. Chi ha voluto per forza aprire il finestrino? Essa non voleva. E gli altri piccini? Che diritto ha egli di abbandonarli al principio della vita, per non saper sopportare lo strazio di averne perduto uno. «Mio Dio, mio Dio, aiutami!», mormora il .padre sentendosi smarrire, procedendo a tentoni nel buio, sulle asperità della massicciata, mentre a tratti le lame infinite delle rotaie sfolgorano al bagliore dei lampi. Il cervello dell'uomo ondeggia attraverso pensieri caotici e strazianti. Egli cammina in mezzo alle rotaie come ubriaco, aguzzando lo sguardo innanzi, dalla parte dove Nino è scomparso, perchè sa, ed è questo il pensiero più preciso, che ad un certo momento sconterà sul suolo qualche cosa di bianco e di immobile... Un frastuono, che aumenta rapidamente d'intensità, lo riscuote, dandogli la sensazione frigida della pioggia che lo infradicia sino alle midolla, mentre i suoi occhi vengono accecati d all'avanzare rapidissimo di tre fari grossi splendenti: due bianchi ed uno .rosso. E' il diretto ohe avanza. L'uomo si getta istintivamente da un ilato: il treno nassa via come un turbine, auasi sfiorandolo. La sensazione del pericolo corso, invece di atterrirlo, eli chiarifica i propositi e la situazione nella quale si trova. Pensa che deve fare almeno un'ora e mezza di marcia prima di arrivare nel punto presumibile dove il piccino è caduto. Ragiona sulla probabilità che la sua creatura, lanciata fuori dal treno in corsa, non sia stata travolta dalle ruote.. Se Nino è andato sotto, che cosa mio esser diventato il corpicino? Mio Dio. mio Dio! Egli non ne troverà neDDure una traccia, neppure il sangue, con la pioggia violenta che cade, o forse soltanto qualche brandello irriconoscibile... Due treni che passano sul corpo di un bambino di quattro mesi! L'alba sorge in un cielo grigio e pesante. I.a Dampa allagata si dispiega infinita come il mare, e il padre cammina, cammina tenendo gli occhi fissi dalla nane dove Nino è caduto, dove tutta la speranza antivede lo spuntare improvviso di qualche cosa di bianco e di immobile, ch'egli raccoglierà singhiozzando. Intanto sul treno, gnU't espresso. », nsncLlcsmmbzgnasncprrgsdcgsRcsAszlvomcrsspnmcnsdssrsavnpepln1upsbdldsdasmsc1rrvnslnpslificmddrtmrlaPdssrecRcusecdngaadhtdctUtnnUcdlèNcd1 nel compartimento della famigliuola sconvolta impera una disperazione non minore di auella che strazia il cuore del babbo alla ricerca di Nino. La madre è come impazzita dal dolore. Guarda i pjetosi che cercano di consolarla, con gli occhi sbarrati e senza lacrime, e ripete macchinalmente: «Nino è morto, e Paolo (il marito) non torna più ». I tre bambini dormono del sonno della stanchezza e dell'innocenza, ma al levar del giorno i due più grandicelli si destano e raccontano a tutti quelli che si affacciano allo scompartimento: « E' stata la mamma a gettar fuori dal finestrino NinoU— »• La inconscia e crudele affermazione rende ancora più tragica la situazione dei poveretti. Il giorno avanza inesorabile. Nelle rare fermate dell'» espresso » i viag giatori domandano ansiosi al capostazione se vi sono notizie telegrafiche del commerciante italiano seeso nel cuor della notte a cercare il suo fi gliolo... Nessuna notizia! L'« espresso » ha sorpassato Rufino, Campana, Rawson; non è più che a cinquanta chilometri dalia mèta; raggiunge i sobborghi, della sterminata Buenos Aires, si ferma definitivamente alla stazione del Pacifico. Quivi la Porzia non sa far di meglio che trattener la disgraziata madre semi-folle, tro vando che è passibile dell'accusa di omicidio involontario... Il giorno dopo soltanto un telegram ma partito da una stazìoncina a 1000 chilometri di distanza da Buenos Aires, annunzia che il padre e Nino, sani e salvi, sarebbero arrivati nella sera alla metropoli. Il commerciante italiano, del quale per gli amanti di precisione, dirò il nome: Paolo Piazza, milanese (fu lui medesimo e la sua signora che mi rac contarono, di ritorno dall'Italia sulla nave che li riconduceva al Cile, que stra drammatica storia), dopo circa due ore di cammino da dove era scé so dall'» espresso », ritrovava Nino senza neppure una graffiatura, saporitamente addormentato su di un cespuglio al lato della linea, dove era andato provvidenzialmente a cascare volando dal finestrino. Il curioso, per non dire l'incredibile, è costituito dal particolare che il cespuglio salvatore era il solo che si riuscisse a scorgere per una immensa distanza intorno lungo la linea. Probabilmente se Nino fosse piombato per terra il colpo 10 avrebbe ucciso, senza contare che una vasta pozzanghera, formata dalla pioggia caduta nella notte e abbastanza profonda, dove 11 piccolo avreb be potuto facilmente affogare, circon dava il cespuglio. Nino, per ingannar l'attesa del babbo, non aveva trovato di meglio che addormentarsi, infischiandosene dell'acqua che cadeva, dei treni che passavano, dei lampi che accecavano la vista, dei tuoni che assordavano l'udito, nonché della sterminata solitudine che lo circondava, — E come ha fatto — ho chiesto al siOTior Piazza alla fine del suo racconto, mentre teneva sulle ginocchia 11 minuscolo eroe dell'» Incidente ferroviario nella pampa », un frugolino ricciuto che sembrava avere l'argento vivo addosso — a raggiungere Buenos Atrnsf — Semplicissimo. Raccolto Nino dal suo cespuglio comodo come una culla, ho ripercorso la strada lungo i binari... una ventina di chilometri a piedi e altrettanti a cavallo sino alla stazione più vicina, con il bimbo fra le braccia, poiché ebbi la fortuna di incontrare un'.estancia», dove mi rifocillai e riuscii a trovar del latte per il piccino. Ero ebbro di felicità. Anche la pampa pareva festeggiare il miracolo, poiché s'aprirono le finestre dell'azzurro e un magnifico sole splendette sulla prateria senza confine, rinverdita dall'uragano e piena di trilli di allodole. Ed io, vedendole a migliaia innalzarsi dalla terra come razzi e librarsi immobili nel sole, sollevavo Nino in alto, rendendo grazie a Dio di avermelo salvato. ARCI. Pseudo figlio natual di F GMlanaSaa2UrsvssvsmaspnDcpIbpdilnttcdcsvcpiMssmSedavpttAclltpdgnfLtslLpCpbpmlhtd

Persone citate: Campana, Mendoza, Paolo Piazza, Villa Mercedes