Isole d'uomini sulle Ande, isole d'aeroplani sull'Oceano

Isole d'uomini sulle Ande, isole d'aeroplani sull'OceanoIsole d'uomini sulle Ande, isole d'aeroplani sull'Oceano L'alta Q trito e il suo pittore tragico —(Da! nostro Inviato) tae tuto QUITO, gennaio 1023. £• un luogo comune affermare ohe 1 latini del sud America non sono dei grandi costruttori di strado rotabili. .Tre secoli di colonia spaglinola ed uno di Lndiipendenza non barano partato all'America meridionale, in fatto di strade, eli e una minima parte di quello che fu compiuto iin tempo infinitamente più breve in altri paesi « nuovi ». Nò bisogna credere che nello Repubbliche più ricche e progredite: Argentina, Brasile, Cile, la viabilità ordinaria sia paragonatale al Nord America. Da Buenos Aires medesima non si distaccano che pochissime buone strade che finiscono a breve distanza dalla metropoli. Una eccezione, come ho raccontato, nel Venezuela, senza dubbio al primo posto nello sviluppo delle « carreUeras». Solo 11 viaggiatore che conosce i detestabili seintieri i quali con il nome di < caminos » attraversano le aspre regioni montuose di una gran parte delle Repubbliche del sud Pacifico può apprezzare al suo giusto valore gli sforzi che qua e là si vanno compiendo per migliorare questo disastioso stato di fatto e sentirsi disposto all'entusiasmo per le ardite ferrovie che in quest'ultimo ventennio sono state costruite, specialmente dai nord americani e dagli inglesi, in Equato re, Perù, Cile, e da qualche italiano, per alcuni tratti, in Colombia e altrove. La strada e l'accettal mezzi di comunicazione equatoriani sono anzitutto 1 fiumi, quelii del littorale e dei bacino delle Amazzoni, destinati a diventare importantissimi ; la ferrovia dal Guayaquil a Quito con alcuni brevi tronchi da iquesta staccantisi e altri, nella provincia del nord, e 1 sentieri mulattieri. Sui fiumi e sugli « esteros » o canali naturali, sano assai caratterlsiiche le t chafcasi » specie di zattere fatte di bambù e di uno speciale legno leggero come il sughero chiamato « bolsa ». lì popolo equatorlano costiero vive molto sull'acqua cioè costruisce volontteri la sua casetta sulla « chata » come i cinesi dell'Yang-tse e del Fiume delle perle, e la vicenda dpgl.1 indii delle bassure consiste principalmente nel venirsene con i loro galleggianti a Guayaquil carichi di cacao e tornarsene entro terra con mercanzie da rivendere, il movimento è grandemente facilitato dal regime del Guayà cioè dalla sua fortissima corrente di cinque miglia all'ora che di sei in sei ore, come la marea, cambia direzione e aiuta le « chatas • a camminare con poca fatica di remi e forza di vela. Lo « trochas », o strade a fondo naturale della zona marittima, sono tranKitabiM, con molta buona volontà, anche dall'auto, beninteso nella stagione secca, ina durante, le pioggie, sconv paiono. E* per. questo/'cho costruire strado in questi paesi significa get-. tar moli d'infimlte. lunghezza. Tanto vale quindi fare addirittura delle ferrovie. Nei paraggi rteila Baia di Carnques, fra Esmc-r.Dda ed 11 golfo ili r.uayaqni.1, la strada migliore è la. spiaggia del mare e difatti per le comunicazioni terrestri fra i piccoli porti si va luwro il mare. I guai incominciano quando si deve superare un promontorio dove la strada è una opinione tNc accenno, poiché questa categoria di strade » costiere è molto comune lungo la costa del Pacifico. Non ho d°tto che spesso lungo le « trcK chas » conviene adoperare il «machete » cioè l'accetta indiana, per aprirsi la strada, fra la vegetazione tropicale che chiude il cammino con rapidità incredibile. Penoso cammino fiorito Sull'altopiano, il Presidente Garcia Moreno (18G9-1875) fece tracciare una specie di rotabile da Quito verso Guayaquil di 18(1 Km. Essa al traversa parecchie Provincie montane. Guardando una carta a grande scala dell'Equatore, troverete segnate molte strade rotabili che dall'altopiano scendon verso l'oriente equaioriano e verso Esmeralda; ma sì tratta di « caminos de berràdura », ovverosia di cattive mulattiere che 6 possibile percorrere solamente a dorso di mulo e in condizioni da meri tare le più appassionanti descrizioni, nelle quali pericoli, incidenti inverosimili, comunione intima con i baratri, passeggiate nei fiumi sino al petto, magar: per chilometri, con la sella sulla testa e il mulo abbandonato alla sua sorte, affondamenti nel fango, traversate di aride regioni con la furia del soie tropicale sulla testa o cavalcate di giornate intere sotto la pioggia diluviente che fa franar sentiero, cavalcature e cavalieri o, pec-gio ancora, Iona con la foresta vergine confortati 'Ih.! singulto dalle scimmie e dalle grida dei pappagalli, abbandoni sentimentali nei riguardi del vostro « arriero' » o guida, si alternano pittorescamente sul vostro cammino Nò le vostre pene finiranno quando, superando le creste sormontate da rozze croci di legno infisse in mucchi di sassi accumulati dalla pietà di generazioni di • arrieros », avrete guadagnato l'alta regióne andina. Qui l'umidità decompone incessanteniente le roccie, i por.'ldi, le dioriti, e gli scivoloni saranno più numerosi dei pas'-i che farete e i punti definiti dal pittoresco linguaggio spagnolo di « mal pasaje » frequentissimi. Per intenderci, i passaggi pericolosi son quelli dove almeno uno dei muli delia carovana è destinato a rotolare nel precipizio con parte del vostro bagaglio, naufragando nel fango. Naturalmente a tutte queste pene corrispondono i compensi relativi, consistenti nella bellezza dei fiori tropicali che accompagnano l'orribile strada, nelle fresche brezze che preannunciano le grandi altezze e che confortano uomini e bestie, ne! profumo d<;l!e foreste che vi investe e soprattutto nella visione delle grandi montagne sormontanti l'altopiano. Afa parliamo, sia pur di volo, della strada classica all'Equatore, del « camino real », che attraversa il Paese da sud a nord e che rappresenta qui quello che da noi sono la via Appia, la Flaminia o l'Emilia. E' un dono della antica civiltà Incas, i romani d'America. La strada parie da Macara alla frontiera de! Perù, nella provincia di lx)ja e va a finire a Tolean ai confini della Colombia, raggiungendo i -li-'.ó metri d'altezza, passando per la maggiori città della Repubblica: Cuenca, Eliobumba, Latacinga, Quiio. Ma mol- rsclau(slnmcstgralzq te strade sorpassano in Equatore i M0O metri d'altezza e per lunghi tratti. Degni di ricordo lungo queste strade della romantica America meridionale, sono i ponti sospesi: gli Incas ne costrinsero dei lunghissimi, l moderni continuano il sistema affidandosi alla resistenza della fibra del «ma.nguey», il cactus. Consistono in uno o due cavi. Nel primo caso («taravita») si passa sulla cesta sospesa e scorrente, nel secondo («Cliimbo eliaca») ai due cavi è aggiunta una sorta di piattaforma di bambù, non facile, per chi non vi è avvezzo, ad essere attraversala. Ponti del tutto simili ho veduto in Giappone, ma in America gli indiani sanno persino varcarli a cavallo e al galoppo. La ferrovia eccelsaLa difficoltà del tracciamento delle ferrovie in Equatore ò la medesima che in Colombia: terreno poco consistente e roccie friabili. Non bisogna meravigliarsi del ritardo dei tracciamenti ferroviari da queste parti, nè far confronti con lo sviluppo ferroviario del Perù, della Bolivia e del Cile, dove le difficoltà tecniche appaiono assai minori. Ho già accennato più volte alla ferrovia Guayaquil-Quito (464 chilometri), dovuta anch'essa all'iniziativa del grande Garoia Moreno, il Presidente più fattivo che abbia avuto l'Equatore. La ferrovia funziona dal 1008. Da Duran, ohe ricorda Panama nella sua storia di lotte contro le malattie della bassura tropicale, la strada ferrata, d'un metro di scartamento, raggiunge ad Urbina, fra Hiobamba ed Allibato, la sua massima altezza (3450 metri). Non è l'altezza della ferrovia peruana di Oroya, che sorpassa i cinquemila metri, ma è già qualche cosa che in Europa si stenta a concepire come altezza di una linea. L'hanno fatta i nord-americani e il finanziatore e l'ingegnere capo Archer Harman, ha voluto esser sepolto qui, nella graziosa cittadina di Huigra, che è già a 1300 metri e dove risiedono i funzionari principali della ferrovia e sorge il loro ospedale. Huigra è il puno dove cangiano aspetto e carattere l paese e gli abitanti, dalla regione costiera tropicale si passa all'Equatore montano ed ai puri indiani delle alte terre, drappeggiati freddolosamente nei loro « ponchos », e la strada ferrata mostra evidentemente le difficoltà dela costruzione. Intorno, i declivi son coltivati a terrazze. Si raggiunge il celebre « Naso del Diavolo », dove la inea passa attraverso una gola streta e profonda salendo sino al disopra dei 2Ó00 metri per mezzo di zig-zag ardimentosi, senza curve. E' la locomotiva che per mezzo di binari di scambio passa da un'estremità all'altra del treno, quando un tratto di salita 6 finito e ne incomincia un altro al disopra. Ad Alausi, veduta soprannaturale, il baratro dal fondo del quale si è saliti sta sotto gli occhi a dinanzi, all'oriz zónte, s'estollono le altissime monta gne nevose sormontanti l'altopiano, i vulcani più eccelsi del mondo di cui vi ho parlato. Si continuano a vedere e coltivazioni a terrazze sino al colle di Palmiro, che gareggia in altezza con Urbina, e si apprende la curiosa abitudine degli « arrieros », i quali, malgrado i divieti, adoperano la linea con'i loro muli come strada di trans! ò, non contribuendo certamente a mantenerla in buono stato. Malgrado 'altezza, qualcuno vi suggerisce che n questo tratto il paese è inquinato da epidemie tifoidi, ma si trova nelle tazioni della birra eccellente che sotituisco l'acqua. A Guatamote passaggio su di un bel ponte in ferro al quae tien dietro una vasta, fertilissima ona. Sono celebri da queste parti le patate. Come si sa, la patata fu importata in Europa dai conquistatori paglinoli di queste contrade. Vista del bel lago Colta, arrivo alla prima tappa della ferrovia, Riobamba e visione ompleta del Chimborazo. Sorvolo sule impressioni della meravigliosa monagna dal duplice picco, sulla quale i ho intrattenuti, e ricordo solo che Riobamba è uno dei luoghi più ameni sani del mondo. La reputazione che a ha fatto Humboldt è ancora aumentata. Ciliegie inverosimili Continuando il viaggio lungo le falde el Chimborazo, si sale ad Urbina per iscendere ad Ambato che è il paese elle frutta più squisite del mondo. Viino, si stende la piana di Latacumba ove è d'obbligo fare una scorpacciata i ciliegie inverosimili di grossezza, ulgo « graffloni ». A Latacumba sarebe indispensabile dire che l'Equatore quatoriale sembra le mille miglia lonano con Guayaquil, i coccodrilli, i egri di Esmeralda ed i cappelli di Paama, ma non ne faccio nulla perchè ffl bacino delle Amazzoni è a due passi. La zona di Latacumba è una terra promessa, ricca di pascoli, irrigata come a pianura lombarda, piena di armenti di cavalli, generatrice di grano e di rutta di ogni specie, di biuro, di formaggi. O miracoli deJie altezze equaoriali ! Ma ecco il Cotopaxi, ceco la perezione naturali fatta colosso. La giorata è seréna e il pennacchio di fumo he si aderge sulla bianchissima cima cintillante è un complemento decoravo di cosi indescrivibile bellezza che ulla lungo la linea riesce ad inteessar più. Oceano Pacifico, Cotopaxi, mazzoni: questo trinomio di prodiiosa varietà è veramente fatto per ire che l'Equatore è la sintesi della iugnifioonza universale, quella che non angia ma' e che gli uomini saranno empre disposti ad ammirare qualunue diverranno I suoi gusti, le sue endenze, le forme della sua civiltà utura o le sue aberrazioni. Un'altra fertilissima valle, quella di Macachi, poi la valle di Cliillo del otone e dei lanifici. Si arriva a Quito, a vecchia venerabile Quito, anteriore lla venuta del bianchi sull'altopiano, na delle città più alte del mondo 875 metri). Su di essa si potrebbero crivere volumi, poiché l'atmosfera che circonda è inesprimibilmente oriciaie e romantica. Le dimensioni del io cammino mi costringono ad acennare ad essa di volo come sono ato costretto a fare per tutto l'Equare, dove restar qualche giorno sinifica soltanto raccogliere il rammaco di doverlo lasciare. Esistono molte tre grandi città nelle Ande, in Combia, in Perù, in Bolivia, in Veneuela. Nessuna però può competere con uesta per la nobiltà della positura, pdlcszrcsutscspdf per la sfida permanente ch'essa dà e subisce dai venti mastodontici vulcanohe la contornano. Essa fu il centro di un impero, quello dei Shiri, soggiaciuti alla conquista degli Incas, 1 qualalla loro volta caddero sotto la spietata padronanza della Spagna avventuriera. QuitoStrana città invero, la cui positura stessa riesce inesplicaldlc, voglio dire elio non si sa comprendere come glShiri prima eppoi gli Incas e quindgli Spagnuoli abbiano voluto la capitale tanto lontana dal Ouaya, fra distese sterili di altopiano, nel suo punto più alto o più gelido, mentre a poca distanza s'aprono le deliziose valli dChillo o di Tumbaco. Poca vegetazione circonda Quito dalle ripide strade. La sua bellezza maggiore rimane nelle vedute delle irreali montagne Ignee immanenti di minaccia. Quito è chia mata la città dei giorni dallo tre sta gioni, poiché in effetto la giornata qui tena è la combinazione dell'estate, del la primavera e dell'inverno. Città bian ca, dai tetti di tegole rosse, particolare quasi unico in America, con stradiaffollate da un popolo che par provenga da distanze immisurabili... Impres sionl complesse elio ricordano quella di una città sahariana o ymalayana Marrachesh, Timbuctù, Kabul, mète dcammini senza fine; centri di vastità continentali che si attraversano con fatiche e pericoli eccezionali. Quitosorella di Cuzco, origine di strade dmigliaia di chilometri di lunghezzadifese da forti all'imbocco delle valliQuito, città mongola, cioè come le città mongolo inaccessibili sino a ieri assorte nella loro vita, estraneo alle vicende altrui. Malgrado l'aspro carattere del terri torio che la circonda, sulla china del Pichinca, le strade sono ampie, lo piazze vaste, ben selciato. Due profondi burroni l'attraversano ma non guastano la sua regolarità geometrica, attenuata dall'architettura degli edifici principali, rimasta fedele allo stile coloniale dei conquistatori venuti qui con gli occhi e lo spirito pieni di ricordi moreschi. Le belle facciate sono frequenti e le porte monumentali dove si può entrare a cavallo pure. Abbondanza di inferriate, « patios » interni per ogni abitazione, fiori, molti fiori Decolori vivacissimi sui muri: viola, róssiarancio. Tetti sporgenti a protezione della pioggia, una piazza maggiore solenne, un palazzo del governo con un maestoso colonnato, una cattedrale cha traduce la potenza fondamentale della chiesa nell'antico dominio di Spagna, un palazzo dell'arcivescovo che ribadisce l'idea di quella potenza, Chiesa e Stato indissolubilmente uniti, e conventi d'ampiezza impressionante. Lo spazio occupato dagli edifici religiosi è grandissimo in proporzione della città, poiché bisogna aggiungere la magnifica chiosa del Gesuiti con la loro Università e le Facoltà di legge, medicina e teologia. Naturalmente, oggi, i Gesuiti non reggono più l'Università, il clero è un po' al bando in Equatore.Industrie caratteristiche minacciate tuttavia di venire distrutte dalle importazioni: tappeti fatti a mano dagli indiani con combinazioni di colori sorprendenti di gusto, oggetti d'oro e d'argento di fattura meravigliosa, derivanti direttamente dall'arte incaica, tessuti originali che gli indii lavorano con sistemi e disegni vecchi di migliaia d'anni. Le strado di Quito sono da mane a sera ingombre di cavalli, di muli, di asini, di buoi, di lama, con carichi di ogni specie, nonché di auto. Graziose signore nei negozi e folla india con « ponchos » gialli e rossi; eleganti ufficiali, movimento... fi pittore omicida per ParteChiuderò questi accenni quiteni con la storia straordinaria di Miguel de Santiago, pittore equaioriano. Fu egli il maestro della cosiddetta Scuola quitena, fiorita in questo paese a mezzo il 1600. S'ispirava alle creazioni di Hembrandt per la profondità delle ombre, per i misteriosi chiaroscuri, per la felice disposizione dei gruppi, senza beninteso, raggiungere la perfezione del disegno dei quadri del grande maestro. 11 convento di Sant'Agostino in Quito possiede quattordici quadri di Miguel de Santiago, fra cui alcuni di grandi dimensioni, che furon dipinti in circostanze incredibili. Il pittore, violentissimo di carattere, in una crisi d'ira avev^ mozzato un'orecchia alla sua infelice consorte, colpevole d'avergli imbrattato un ritratto non ancora mito di asciugare, e per sottrarsi alle conseguenze della sua ferocia sanguinaria s'era rifugiato nella cella di un frate di Sant'Agostino e nei quattordici mesi che durò il suo nascondiglio dipinse i quattordici quadri che ne abbelliscono i chiostri. Quando Miguel potè tornarsene in libertà, il suo spirito pentito dell'insano atto verso la moglie e raffinato dal ungo soggiorno noi convento, si seniva dominato da un ascetismo fervidissimo. Un proposito lo ossessionava: radurre sulla tela la suprema agonia di Gesù. Si pose all'opera, ma sconento delia esecuzione gettava pennelli e tavolozza e stracciava la tela. La ebbre dell'ispirazione lo divorava, i uoi famigliari tremavano paventandone i furori, la sposa, per non correre l rischio di perdere anche l'orecchio rimastole, era fuggita lasciando il maito solo con uno dei suoi discepoli, giovane di bellissimo aspetto. Miguel de Santiago fini per scorgere in lui il modello che gli necessitava per condurre a termine la sua opera. Fattolo mettere ignudo lo legò ad una croce mprovvisata: la posizione del disceolo non aveva nulla di gradevole e i comodo, ma il giovine si prestava olontieri al capriccio del maestro ala ricerca, non di un'espressione di ompiacenza o d'indifferenza, ma di trazio. — Soffri T — domandava con frequena il maestro. — No — rispondeva il discepolo soridendo. Improvvisamente Miguel, con gli ochi fuor delle orbite, gridando una betemmia, si guardò d'attorno. Scorse na lancia indiana posata in un cano dello studio, l'afferrò e colpi al cotato il suo infelicissimo modello. Lei onvulsioni dell'agonia cominciarono ubito a riflettersi nel volto del disceolo c Miguel de Santiago nel delirio ell'ispirazione copiava, copiava con renesia, mentre il moribondo si agi-j tava gemendo, torcendosi sulla croce, e Santiago gridava con crescente entusiasmo: — Bene, bene, maestro Miguel, molto bene i... Cosi avvenne che il « Cristo dell'Agonia », capolavoro di Miguel de Santiago, fu ultimato. L'enormità del delitto non parve sufficiente ai giudici di Quito per condannarlo. Gli fecero un lungo processo ma venne assolto. 11 quadro fu trasportato in Spagna e fu l'idtimo del pittore, che morì pazzo qualche tempo dopo e venne sepolto al piedi dell'altare di Pan Michele nella cappella del Sacramento... ARNALDO CIPOLLA.

Persone citate: Archer Harman, Garcia Moreno, Garoia Moreno, Humboldt, Iona, Urbina