Visioni classiche sotto il cielo di Sicilia

Visioni classiche sotto il cielo di Sicilia Visioni classiche sotto il cielo di Sicilia «II mistero di Persèìone » di Romagnoli ad Agrigento Agrigento, 14 notte. Ad Agrigento, nella sterminata pianura suJila quale, tra i giganteschi ulivi saraceni si profilano pittoresche, uperbe, incoti fondibili le sagome del empli dorici, hanno avuto inizio quele feste che s'intitolano da Persetene, si aprono con la celebrazione del mistero ri lUlacci (intesi ai mito eminenemente siciliano. D'ordinario, nell'antichità pagana, 1 misteri erano rappresentazioni sacre, he, come presso i greci, si svolgeva» o nello interno dei templi; e poiché al esse non potevano intervenire che gli iniziati soltanto, a cui era vietata gni e qualunque indiscrezione, ben poco n'è arrivato a noi ed ancor oggi non si sa con precisione in che cosa onsistessero. Sulla fede, però, del pochissimo perenutoci, 9l può affermare che i mistei erano costituiti da quadri viventi affiguranti i varii miti, ma in maniei che ne risultasse chiaro il signifiato simbolico e filosofico ignoto ai non iniziati. Ix; figurazioni erano acompagnate da musica ed un frammento di Eschilo offre qualche interesante particolare sul carattere d'essa; pare, invece, che non vi avesse luogo a poesia, nemmeno, anzi, la parola, ranne, forse in fuggevolissimi momeni esplicati «d. Ettore Romagnoli s'è ispirato, nel omporre il Mistero di Persèìone proprio a questi concetti mantenendo. In inea generica, il carattere di quadri animati e dando per fulcro principale a poesia, la quale è integrata dalla musica e dalla danza; ma l'integrazione è tale die queste due arti cooperano con l'importanza quasi uguale a quella delia poesia; e ciò ai fini dello ffetto complessivo del mistero. Il mistero si è1 rappresentato nella ella del Tempio della Concordia. Neila prima scena, tra la luce azurrina d'una primaverile alba siciiana, appare la fanciulla Persèfone, he insieme con le sue amiche coglie iori pei fioriti campi agrigentini. Danano e cantano liete; ma le danze sono ad un tratto interrotte ed alla luce uccede il buio, rotto da una purpuea vampa infernale, in mezzo a cui appare, benissimo ed orrido. Ade. Inaghito di Persèfone, è emerso dai egni sotterranei per farne la sua spoa La fanciulla rilutta invano fra gli rli di spavento delle amiche; il Dio iomba su lei per ghermirla: si spegne anche il bagliore purpureo e di ra le fittissime tenebre si ode la voe di Persèfone che sempre più fievole i allontana ed infine si perde invoando la madre. Dopo qualche* istane di buio e di silenzio, di ode da lungi una voce che chiama Persèfone e i vedono brillare due fiaccole: è Demetra che erra per il mondo cercando a figlia. L'orchestra descrive l'affannosa cora ed il frequente cadere e rialzarsi ella Dea con un ritmo rapido ed afannoso, intercalato da lenti momenti di funebre nènia. La Dea cade, infine, rostrata e dall'abisso emerge Ecate, a Dea sotterranea che le chiede la ausa della angoscia E tutte due domandano allora alle ninfe se abbiano ista la fanciulla. Rivolgono la domanda al sole che vede tutto. Uno sfolgoio d'atomi d'oro inonda la scena e la voce gloriosa del sole risponde che Persèfone è stata rapita da Plutone. 11 buio torna a regnare, poi, poco a poco si dirada e dentro una bruma verdognola si scorge una fontana ombreggiata da un ulivo. Ai piedi di questo giace Demetra in apparenza di vechia mendica. Compaiono danzando le belle figlie del Re Celeo che vendono ad attingere acqua. Iax danza s'interompe ad un tratto; le fanciulle, vista una vecchia, che, pur nella miseria mantiene una indefinibile aura di deià, si muovono a pietà di lei e la esorano a seguirle nella casa del padre oro, dove c'è un bambinetto che essa potrebbe custodire. La Dea accetta. l nuovo quadro rappresenta l'interno della casa di Celeo. Dinnanzi ad un ocolare la Dea culla il bambino morale e lo vezzeggia. Ma ben di più può fare per lui: può renderlo immortale immergendolo nelle fiamme he lo tempreranno senza distrusgerìo. Mentre, però, lo depone sul focolare giunge la madre del bambino. Metania, la quale crede che la straniera voglia ucciderle il figlio ed inveisce conro di lei. La Dea abbandona il faniulletto alla sua sorte mortale e sdegnata riscuote in sè la sua deità, ripudia la rassegnazione vilmente umana In cui s'era acquietata e torna Dea. A Giove, essa lancia una sfida: arà isterilire i frutti delia terra e moire d'inedia gli uomini finche non le ia restituita la figlia. Il quadro seguente si svolge nelle più tte tenebre. Dal profondo del tempio 'ode un salmodiare di funebri nenie; lungo gli ituercolumnt che fiancheggiano la celia avanzano due lunghi ortei di bianchi fantasmi che impugnano giallo fiaccole. Son tutti I popoli della terra che implorano pietà dalla Bea. Dopo mia lunga attesa questa appare, ma le preghiere sono riuscite vane. Finché non le sia restituita Persèfone, non si placherà. Dopo un nuovo gorgo di buio appare in una luce purpursa la profondità dell'Avemo; sopra un ampio trono Persèfone giace immersa nel sonno; Plutone la contempla amorosamente. Persèfone non è ancora sua sposa ed il suo amore per lei cresce di giorno in giorno ed egli spera di vincerla con l'Amore; ma quando ella si ridesta, dalle sue parole intende che ogni speranza è vana. E qui arriva Ermete, araldo del volere di Giove. Il Dio dei Numi non vuole che l'umanità sia distrutta ed impone a Plutone di mandar libera Persèfone. Plutone deve piegarsi a.i voleri di Giove ; ma prima di rimandare la donna adorata, trova accenti d'amore profondi e cosi strazianti che Persèfone, infine, vinta, cade perdutamente fra le sue braccia. , _ ,, E siamo all'ultimo quadro. Persèfone è fra le braccia di Demetra. Ella è ormai sposa di Plutone e la legge d'amore la richiama imperiosamente presso l'uomo amato. Demetra si china allora alla suprema legge dell'amore e di vita che vuole rapiti i Agii ai loro genitori ed infine, placata, ridona la fecondità alla terra. La prima rappresentazione del mìstero ha segnato un successo nella, storia delle evocazioni classiche. 11 tempo, incostante fino a ieri, si è rasserenato gradatamente fino a consentire, In una atmosfera dorata, la rappresentazione. Un pubblico straordinario ha gremito il Tempio della Concordia, che brulicava di forestieri, di autorità, di giornalisti italiani ed esteri. Teresa Franchini (Demetra) ha superato con intuizione calda e colorita l'arduo cimento della sua parte. Eva Magni (Persèfone) ha prodigato la sua dolcezza e la sua giovinezza nell'interpretazione, mantenendosi in linee sobrie e armoniche. Oscar Andriani, nella possente incarnazione di Ade, è stato efficace ed appassionato. Mario Canozza disse con austerità il messaggio di Zeus. Buonissime furono nelle loro parti la Barbarisi, la Bios, il Fiorini, il Beltram. La musica di Ettore Romagnoli ha ammirevolmente commentato l'azione dei vari quadri. Sul lato occidentale del Tempio della Concordia venne poi anche rappresentato VAleente di Euripide nella traduzione di Ettore Romagnoli. Tutti gli artisti e collaboratori hanno superato ti cimento sotto la guida dello stesso traduttore ottenendo un grande successo. La musica di Ettore Romagnoli ha integrato gli elementi poetici in una compiuta espressione. Una limerà ovazione evocò in ultimo gli artisti tutti e il compositore. G. 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Persone citate: Beltram, Ettore Romagnoli, Eva Magni, Mario Canozza, Oscar Andriani, Romagnoli, Teresa Franchini

Luoghi citati: Agrigento, Dea, Sicilia