Il nobile discorso del Duca d Aosta

Il nobile discorso del Duca d Aosta Il nobile discorso del Duca d Aosta Ad un cenno di Sua Maestà il Duca d'Aosta si alza e postosi davanti ai Sovrani legge con voce alta e chiara il discorso ufficiale. Egli dice: uMio Re, mia Regina, « Solenne è l'ora. Due secoli lontani si congiungono in una apoteosi di luce. Il secolo che vide la prima fierezza del rinato popolo piemontese obbediente alla voce del suo Duca. Il secolo che vede la suprema gloria del rinato popolo italiano obbediente al comando del suo Re. Il passato e il presente si fondono in una sola grandezza, vivi entrambi di una medesima immortalità. Da Superga pare discendano al magnifico raduno gli avi della Nostra Casa e si dispongano attorno a Voi, Maestà, che siete l'assertore della più alta Vittoria: ii Tulli per questa Vittoria hanno vissuto ed operalo, che il Piemonte, da Emanuele Filiberto in poi, fu il cuore vivo d'una superba speranza, che conosceva solo due archi al Suo trionfo: l'Arco delle. Alpi e l'Arco dei Mari. Dal giorno ih cui il vincitore di San Quintino apprese agli Italiani che le fortune della Patria si conquistano sui campi di battaglia, la tradizione guerriera della Nostra Casa e del Nostro Popolo ebbe il suo annuncio augurale. « Nel giorno in cui il vincitore di Vittorio Veneto apprese al mondo che gli Italiani avevano conquistato sul campo di battaglia il più atto trofeo, la tradizione guerriera detta Nostra Casa e del Nostro Popolo ebbe la sua consacrazione trionfale. Alla gloria delle ama è compagna la gloria dei civili primati, Emanuele Filiberto al riscattato Suo Popolo segnò aspro cammino di opere audaci. Volle che per le libere contrade il lavoro cantasse fervido il suo inno e a pensosi disegni si raccoglicssero le menti degli eletti, a Voi, o Maestà, al glorificato VoIrò Popolo segnate nuovi orizzonti di laboriose ambizioni, ammonite che il civile lavoro deve combattere le sue quotidiane battaglie con indomito orgoglio di novelle signorie. Ai vincitori spelta di essere degni in ogni ora della Vittoria. Di questa consapevole fierezza vuole essere lestimonianza questo raduno di spiri ti, questa raccolta di opere. ii Torino, sabauda, fedelissima, che d'italiche audacie fu Madre, accoglie in questo luogo, accanto all'armi della guerra e ai trofei delle vit, lorie, gli strumenti del pacifico la voto e i frutti dette industri fatiche ii A me, condottiero del Carso e del Piave, l'onore di offrire al Re vitto rioso, in questa mirabile sintesi, la immagine gagliarda e operosa della Patria. Una incrollabile fede nei dc^ slini della Nostra Stirpe ci guida, a 11 passato ci esalta con la dovi ia della sua gloria. L'avvenire ci seduce col fiore delle sue promesse. E la nostra legge è di andare sempre più oltre. « Perchè: Maestà, la vittoria più bella è sempre quella per cui si deve ancora combattere ». Imponente dimostrazione Appena terminato il discorso la folla scatta in piedi e prorompe in uno scrosciante entusiastico applauso che dura parecchi minuti. Nella sala, fra i battimani fragorosi si alzano le grida elettrizzanti di «Viva il Rei», « Viva la Regina 1 ». « Viva Casa Savoia! •; le signore agitano i fazzoletti e gli uomini alzano i cappelli e tendono le mani in atto di saluto. La manifestazione assume una forma indescrivibilmente imponente quando le eprdglvgrzddpsltapgifgbzcastlbeiltnnpdpLarecendcntstcdnnisBttdspmdargpacsdavcatpItdntvsnpcLL. MM. e i Principi, seguiti dalle Iautorità, discendono dal palcoscenico 1 e riattraversano la sala per uscire sul |piazzale e recarsi ai padiglioni. 1 co- razzieri che erano stati posti di guar- dia d'onore si radunano in uno sma- gliante drappello e attraversano i via- i, dove la folla degli invitati si è ri- versata seguendo fino alla soglia d'in- gresso dei saloni il corteo regale per rinnovare la appassionata manifesta- zione La visita si inizia dal Padiglione della Moda, che è unito al Padiglione dei Festeggiamenti. 11 corteo reale percorre il braccio principale di que- sta Mostra, elegante e tutta sfolgoran- e di colori, che è destinata a formare li centro di attrazione di tutte ie visi- tatrici; e sostando brevemente dinanzi ai varii alauda, si riporta verso .il La visita ai padiglioni piazzale. Numerose autorità e fólti gruppi di signore, che non sono en-1irati nel salone dei festeggiamenti, fauno ressa contro i cordoni, che ven gono spostati in modo da tener sgom bro il passaggio diretto verso U Palazzo del Giornale. In ""questo grande edificio, che, come i ricorda, venne costruito per la pre- cedente Esposizione, feil ospitò negli anni scorsi mostre di particolari indù- strje, è stata disposta ora la Seta, in tutti i suoi aspetti e nei vari stadi di lavorazione. Ci sono il mercato dei bozzoli, coi manichini in costume e e le folle dei mercanti dipinte a muro. i tipi di peso usati comunemente per la misura di auesto prodotto, la fila- tura con le operaie presso le macchi- ne funzionanti, e infine i telai in azio- ne, che presentano il tessuto. Le alte pareti e le ampie logge sono ornate di drappi e di bandiere, e i grandi lana- padari sono frangiati pure di seta. L'arredamento e la decorazione, che appaiouo solfici e multicolori, allegge- riscono la severità del grande edificio e racchiudono come in ima festosa cornice il gruppo rumoroso delle mac- elline in funzione. Uia,.:i,;-0 VeCCnia lessiinwe 1 Sovrani, entrando nel salone, han- no un magnifico colpo d'occhio, come d'un cielo vaneggiato di colori, che si chiude su una delle più sonanti ma- nifestazione del lavoro industriale. I telai e gli strumenti di lavorazione sono tutti meccanici. 1 primi strumen- ti della tessitura e il telaio a mano caratteristico dei paesini dl Loinbar- dia e di alcune vallate piemontesi so- no stati raccolti in un ambiente me- no sfavillante, dedicato all'attività ma- imale, che è stata la madre dell'indù- stria moderna, cioè in una stanza del Borgo Medioevale. 11 telaio è stato portato da Chieri, e cosi pure la tessitrice, una vecchierella magra, sorridente e caratteristica, che, seduta alla sua macchina primitiva, ha intessuto per quasi mezzo secolo i fili, il canto a fresca giocondità della sua vita modesta di lavoratrice patriarcale. Dinanzi ai telai ed alla esposizione dei prodotti i Sovrani si trattengono ad osservare con curiosità e con interesse, chiedendo a volta a volta spiegazione su qualche congegno più complesso, o sui tessuti più originali. Mentre il corteo si avvicina all'estremità del Palazzo, si apre il grande portone di fondo e la piazza si sgombra degli invitati, che sono contenuti ai lati dai cordoni di carabinieri. Il saiuto dei Sindacati Appena escono, le Loro Maestà sono accolte da un vibrante saluto alla voce, che grida: Savoia! e Alala! Sono le rappresentanze dei Sindacati fascisti, che levano tutti 1 loro gagliardetti, i simboli del lavoro piemontese, a salutare il passaggio degli augusti visitatori. Le delegazioni sindacali in camicia nera sono disposte dinanze al loro padiglione, distante pochi metri dal Palazzo del Giornale. Anche il padiglione dei Sindacati è un simbolo. In questa Mostra infatti non c'è niente di materiale da esporre, che i prodotti del lavoro operaio sono raccolti nei varii padiglioni di industria, L'edificio vuol esprimere quindi non tanto l'aspetto del lavoro, quanto il valore ideale dell'attività umana, disciplinata, cosciente della sua funzio ne sociale e della sua altaUmportanza per la vita nazionale. 11 padiglione è costituito quindi da un'alia torre biau ca, che domina tutti gli altri edifici dell'Esposizione: lassù culminano fasci con le scuri, e sopra ancora, co me protetti dallo sventolio della bandiera tricolore, sono ritratte figure for- ti e maschie di lavoratori. Sulla pane1 interiore dell'edificio risaltano due] scritte, che sintetizzano il significato dato dal Regime alla fatica operaia:! — « Sacro lavoro italico » — e il contenuto del sindacalismo nazionale:! «La Patria non si nega, si conquista ■. Le rappresentanze dei Sindacati fascisti sono capeggiate dal segretario generale dell'Ufficio Torinese, Edoardo Malusanti, dai signori David Lembo e Scolari della Segreteria generale, a fianco dei quali si trovano temporaneamente anche il marchese Scarampi e il cav. uff. Valentino del Fascio torinese. Passando dinanzi allo schieramento delle camicie nere, dominato dalla siepe di gagliardetti, il Re rai lenta il passo quasi a passare in ri-. visia le forze del lavoro della nostra provincia, sorride e saluta portando la mano alla visiera. I sindacalisti rimangono fermi stili*» attenti », salu tando romanamente, fino a che il cor teo si è allontanato. .^ua Maestà visita anche il Padiglio ne della Mostra della coopcrazione, mutualità previdenza, opera dell'in; gegnere G. Beinocco e dell'architettò Meliis, con fregi del pillole De Abate, In esso sono state ammesse le Società, cooperative e di mutue soccorso del Piemonte e di altre Bigioni d'Italia, nonché gli Istituti gestiti a forma cuo perativa o che abbiano per loro missione la previdenza sociale. Questa Mostra è stata organizzata dalla Kedeazione piemontese fascista dell'E. N. eri è la prima Mostra, in cui l'organizzazione cooperativa e mutualistica, inquadrata tra le forze vive del |»';gi"ie viene chiamata a dare puh- »io % blicamente prova della sua efficienza | combattenti r,„„„Q„ ' „,„,... .. , ^ "quanta.metri di lento percorso « Luca d Aos a che fa da guida al c.orle° rea e invita , Sovrani a visitare »' Paglione dell Opera Nazionale Combattenti, sul quale garriscono al fole alte bandiere, pennoni ed orifiam- mi. L'edificio è proprio di fronte all'ingresso dell'Esposizione e volge le spallo al fiume e alla collina. Esso è stato costruito su progetto dell'architetto Ma caluso di Torino. La facciata è adorna di sei colonne in forma di grandiosi fasci littori, terminanti in alto con scu ri rivolle all'esterno. Al sommo, fra co ]0nna e colonna, quattro pannelli latera.li in plastico con i simboli dell'Agricoltura e della Milizia; nel pannello i centrale il .motto dell'Ò N C 1 - - - aratro ». La Mostra illustra, a mezzo di ampie vedute panoramiche, di plastici, ■ li diapositive luminose, 17 fra le principali aziende agrarie e bonifiche idrauliche dell'Istituto. L'Opera Nazionale Combattenti rap presenta una meravigliosa e preziosa attività economica, che si potrebbe di re germogliala dalla guerra e dall'or ganizzazione degli uomini che torna vano dallo trincee ai campi. Dove l'n gricoltura è meno progredita che nelle i nostre regioni, l'Istituto è considerato ed amato come ima provvidenza, All'ingresso del padiglione sono n ricevere i Sovrani/Fon. Manaresi. pro- sidente dell'Oliera, e un gruppo di or- ganizzatori, tra cui il direttore gemi- tale Coletti, l'ing. Fettarappa. il dott. Tronci, l'ing. Mazzanii, il dott. Rossi direttori delle varie Sezioni, l'avv. - Maddaleni, il dott. Giusti e 11 dott. Longo. Entrando nella Mostra il Du.a e d'Aosta si rivolge al Re e dice: « I com- battenti sono sempre 1 primi », voleno do complimentine con questo la rapia dita con la quale l'Opera Combattei!li - ha allestito il suo padiglione. 11 Re Ni sita minutamente lutti i panorami, le diapositive, i rilievi e i grafici che tn- dicano l'attività dell'Istituto e intanto. - per desiderio della Principessa Maria, e la direzione della Mostra fa « girare » i una piccola cinematografia in cui - rappresentano i lavori di una bonifica, I Quando la visita è quasi terminala, e il Re ripete un elogio lusinghiero pir - gli espositori: • Magnifico padiglioni., o veramente bello »; e intanto l'on. Ma- natesi prega le Loro Maestà di vòleiu - firmare un album d'onore. 11 Re scri- ve « Vittorio Emanuele »; la Regina -L- lena», poi in pochi istruiti fumano Ult- t' i Principi. Uscendo dalla Mostra m l a o o a e o à e i i n e l . i n l io a è u i rivolge all'un. Manaresi — che è qu«:-i commosso perchè sente che gli elogi del Sovrano e del Comandante della Terza Armata vanno ora come sempre a tutti i snidali d'Italia — e gli dio* ancora alcune parole di vivissima felicitazione e lo invita ad unirsi al corteo per le altre visite. I fiori di Roma II padiglione del Governatorato di Ro¬ ma, che viene subito dopo quello del combattenti, se non fosse una Mostra s: direbbe un nido di fiori. Sotto questa sole dorato e trionfale di maggio esso ha qualche cosa d'un villino dl rose, dl un dolcissimo rifugio profumato. Senza dubbio lo scopo della Mostra è perlettamente raggiunto: il padiglionegiardino infatti, solo a dargli uno sguardo, insegna l'amore della casa bella, coi fiori e col verde che riposano dalla stanchezza del lavoro. Lo Loro Maestà vogliono scendere nella conca ammantata di aiuole fiorenti e si complimentano vivamente con gli organizzatori dell'esposizione floreale. Dai giardini alla chimica il passaggio ò un po' brusco, ma l'importanza e la meraviglia della mostra industriale sono tali che il Re ama soffermarsi subito per osservare le maggiori novità e gli «stands» di maggior valore. Le Loro Maestà sono ricevute dal presidente della Chimica gr. uff. don. L"ta e dall'ing. Sora, che precedono il corteo reale nei lunghi saloni ricolmi di solfati, di pompe, di zuccheri e ih saponi e in breve degli strumenti di lavoro e dei prodotti ricavati dalle combinazioni scientifiche. Anche in questa che costituisco la Mostra più grande di tutta l'Esposizione, il Duca d'Aosta è ottima guida ai Sovrani, chc Sua Altezza ha occhio a tutto, dalle pompe ai-'li esplosivi, dai liquidi profumali al gas, e tutto commenta eouversando col Sovrano. Il giudizio del r.,- e espresso nel compiacimento cha - Sua Maestà rivolge al dott. Rota. el Quando siamo giunti all'Esposizio» e] ne. ed era prossimo l armo dei Reali,