L'Esposizione

L'EsposizioneL'Esposizione Città Giovinezza. Questa parola fplenHida ed oggi così tipicamente italiana -- questa parola squillante che dicendo speranza conferma il presente e sta tra forza e gentilezza, tra i sogni del futuro e ia virilità gagliarda che opera, travolge e non s'àrrestn conscia di sè e l'issa alla 6ua fede — dovrebbe fiammeggiare con tutte le lettere sui quattro giganteschi piloni bianco-azzurri di Passanl. ie Protio lanciati altissimi ivenso di cielo- ad avvertire il viandante che qui, presso il Castello caro ai Duchi Sabaudi, là città effìmera dei Valentino ha principio; e con tutte le lettere coronare del suo significato Je quattro serene Vittorie del Baglioni volte ad oriente, là dove lontano un segnale di antica e ben condotta battaglia accenna da Soperga per trovar risposta nel più vicino simbolo della Maddalena. Perchè da oggi veramente, chiusa ma non prigioniera nei limiti che cincono il nostro regale Parco, la piovinezza" aleggia, palpila, frane, corre dall'una all'altra riva di Po Ira il verde defila primavera ancora acerba, si specchia nell'onda placida che va e non passa, brilla nell'aria, sosia e s'incarna, per dir così, nei mille e mille aspetti di queste nitide architetture sorte d'incanto a celebrare la festa del lavoro, la festa cioè della guerra vinta e della pace fecondata da tanto lagrimato e benedetto sangue. Ai giovani, soltanto ai giovani usciti dalla più tremenda e santa delle prove, e a quelli cresciuti in tempi di rinnovati spiriti,-doveva essere affidato di edificare ile case ariose destinata alla rassegna delle forze produttive nazionali, frutto del lungo lavoro di generazioni precedenti. Essi hanno detto qui la loro .parola, chiara, sonante, limpida. In piena libertà (e d'aver saputo concedere tale libertà non saran mai da lodare abbastanza fili organizzarteli e i duci delia manifestazione grandiosa, e in parli icolar modo Giovanni Chevalley, presidente della Commissione tecnica) essi hanno qui agito per espri mere quei sensi che loro urgevano nell'animo con la prepotenza del frutto maturo che non può attendere, in perfetta armonia con le grandi ,correnti internazionali seguenti ormai il concetto di una costruzione legata — a ragione o a torto non importa — ad un razionalismo severo, ispirata ad un'idea di necessità meccanica arida forse e non curante di monotonie, ma ad ogni modo liberatrice di preconcetti, purificatrice di impacci, rivelatrice deila bella e salda linea essenziale. Noi li abbiamo visti e seguiti nella loro fatica questi giovani. Tutti sui treni'anni — sia il direttore dell'Ufficio tecnico, Giuseppe Pagano Pogatschnig, che i suoi immediati collaboratori, E. Pittini c G. Levi Montalcini, che gii altri molti che avremo poi occasione di ricordare — traesti architetti novecentisti lavoravano dodici, quattordici ore al Riorno, sferzati dalla febbre della velocita, eppur serenamente, giocondamente, con tanta fratellanza di intelligenze e di cuori che fin da allora si capiva che il risultato sarebbe stato comune vittoria o comune sconfitta, ma in blocco, senza tradimenti o defezioni, senza reciproci rimproveri o reciproche accu se. E fenili nella loro fede, ceri; della bontà della loro causa, tanto persuasi che la via seguita era quella che conduce lontano, che ogni discussione sarebbe stata vana, e va. na l'offerta del dubbio o del timoro so consiglio. Con un'audacia che a qualcuno potrà sembrare temerità, mentre non è che ponderata dimostrazione di sapere e volere vivere nel tèmpo, essi si sono nei loro edifici confes nati ed espressi; hanno onerto bai taglia — se battaglia vi sarà — leal- teS(adcudVliddGG('<inesleaatuEqvprloaefssesdgsgcmeqzmccvpmsgatrezlssfandplal'lenddticpeledrdnfnndddMzodnsslambcnPqiamente; hanno preparalo pel pubbli-!vco questo sermone semplice e cun-jmciso : « Signori, ecco l'architettura cche l'Europa uscita dalla grande guerra vagheggia; ecco il limite che a parer nostro divide il passato dall'avvenire; ecco un'Esposizione nella quale non soltanto il contenuto ha da essere interessante, mà altrettanto interessanti e d'altrettanto ammaestramento han da essere i padiglioni. Ciascuno di questi, pur nel suo provvisorio e occasionale, contiene elementi che domani potranno imprimere lo stile della vostra casa.. Guardateli, esaminateli, accettateli o rifiutateli; ma siate nel giudizio obbiettivi ed oculati ». E il pubblico giudicherà; ma qualunque potrà es.-cre il suo verdetto, dovrà ammirare la bolla franchezza con cui al giudizio s'è andati incontro. Oltre sessanta edifici grandi e piccini nell'area che corre tra il Castello del Valentino, corso Massimo d'Azeglio, il Po e il Pilonetto, coprente una superficie di quasi mezzo milione di metri quadrati, divisa, seguendo la naturale disposizione del terrene, in tre grandi zone fino a toccare, dall'altra parte del fiume, il ,-orso Moni-alien. Edifici colossali come i padiglioni della Chimica (ardi. Pagano, mq. 10.(lui, della Moda e dei Festeggiamenti (arch Pagano e. Levi Montalcini), dell'V gricoltura (arch. Pittini), dell'Alimentazione (arch. Pittini), dell'Opera Naz. Combattenti (arch. Macaluso), della Marina e Aeronautica (arch. Pacano. Pittini e Levi Montalcini), è quelli che costituiscono-' tutta quanta la Mostra Coloniale;! edifici rnedii come la Mostra dei Sindacati Fascisti ^arch. Melis e Hcrnocco), la Mostra del Freddo, del Marmo e - la Casa degli Architetti (arch. Betta), la costruzione rusticana della Caccia e Tesca (arch. Pagano), il Padiglione delia Cooperazionè Mutualità e Previdenza (arch. Melis e Bernocco), il Padiglione Futurista (arch. Enrico Prampolini), quelli dell'Alleanza Cooperativa (architetto Melis), della Bottega del Vino (arch. Pittini), delle Industrie Minerarie e Ceramiche (arch. Pagano e Perona), del Governatorato ai Roma con la Mostra del giardinaL:gio (arch. De Vico); edifìci minori e talora minuscoli come i dieci dell'Artigianato (arch. Chessa, Rosso, Sartoris, Casorati, Cuzzi e Gira, Melis, Pagano), i padiglioni delia Mon- s1bdstshop1sp—i catini (ardi. Giovannozzi), della ocietà Italo-Americana del Petrolio arch. Du Montel, Musso e Reviglio), ei Vetrai (arch. Dona), della Vauimi Gii Company (arch. Perona), ella Società Nafta (arch. Viettiioli), della Lavanda (arch. Bonicel), delia Croce P.ossa .(arch. Prolto), ella Società Cogne (arch. Midana), ella Penna Aurora (arch. Guzzi e ira), delle Piccole Industrie (arch. uerrino, della Ditta Gancia (arch. <■ ed A. Pagano), e come eli altri nfiniti chioschi che converrà poi saminare partitamente rilevandone e caratteristiche. Niente critica, per ora, più o meno rcigna o benevola, denigratrice o mmirativa. E' giorno di festa per utti e vogliamo riposare anche noi. Entriamo, come visitatori qualunue che ahbiano pagato il loro brao biglietto d'entrata, per l'ingresso rincipale ideato dagli architetti Peona e Rosso e adorno di statue delo scultore Zucconi, aperto in faccia l monumento del Principe Amedeo, godiamoci questo bel Valentino resco di tanto verde, gaio di così quillante primavera che in verità i pensa che alberi e terreno, fiume cielo, vista di dolce collina e nevoa serenità lontana di montagne ebbano avere ruskinianamente suggerito a questi costruttori, col ripetto per la divina natura, la sagoma e lo spigolo, la volta e l'arala. Giovane, ardita e allegra, abbiamo detto, la città effimera. Perchè ffettivamente questi nitore di lineeuesta purezza di Strutture che balano cristalline con lineamenti simmetrici, squadrati e tersi in accordo ompleto di scopo e di forme, eli ne essità e di apparenza, nudi di so rapposizioni e di superstrutture, desanti e posticci apparati volutamente decorativi; questo sentir preente ovunque, nel piccolo come negrande, l'abnegazione della rinunzia lle pigre piacevolezze di un diletantismo rivolto soltanto all'appaenza, generano una sensazione deioconda pace, di tranquilla potena, di giovanile certezza in cui tu voentieri ti riposi. Nulla che voglia tupirti qui; strapparti a forza l'eclamazione della- meraviglia con antasie barocche, con immàgini moumentali, con impensate arditezze i forme; tutto qui, invece, tende a ersuaderti, pacatamente, tranquilamente, con il discorso di ehi ha abito della logica. Forse a qualcuno la nostalgia dele cupole e delle cupolette, dei pinacoli e dei minareti, dei rosoni e elle ghirlande della grande Mostra el litll, premerà il petto con pateca accoratezza. Ma se questo qualuno penserà che non invano son assati da allora diciassette anni — quali formidabili anni! — e poeverà gli occhi alla cupola ottagona el Padiglione della Chimica che paicavata a colpi di punta d'acciaio a un immane diamante, nitida etta, tutta spigoli e vetri, ellenica orse nell'ispirazione, novecentista nell'attuazione; e procedendo quindnel cammino indugerà con lo sguardo sull'ampia esedra del Palazzdella Moda o sulle adagiate sagomdella Casa degli Architetti o dollD Mostra delle Ceramiche, o sulla biz zarra torre del Padiglione Futuristo sul possente motivo architettonicdato dai Fasci Littori del Padiglione dei combattenti; questo qualcunsentirà come tutta codesta esteticsia spiritualmente intonata con que ucidi ordigni che, acquattati tra glalberi presso il Palazzotto della Pro motrice, spalancano le loro gole d'o bici e di cannoni verso la collina con i provigli di reticolati e cammnamenti, con gli apparecchi da bombardamento che s'intravedono nePadiglione dell'Aeronautica, coquel pezzo di sottomarino, infine nterrato lì accanto. E comprenderancora come viceversa l'arte di Giovanni Cbevalley si sia opportuna mente armonizzata — dovendoscreare una corte d'onore per la Mostra Sabauda e della Vittoria — co10 sfile del Castello del Valentino, come lo stesso Giuseppe Pagano abbia offerto un esempio di efficacissmo tradizionalismo con l'architettura rustica della Mostra della Caccie Pesca. Ciascun tempo, ciasculuogo vuole il proprio pensiero d'arte; e il campo è vasto oer i contendenti. Esistono infinite forme artistche, e vano è ricercare qua! sia lmigliore: esiste invece una sola vertà artìstica, ed è quella verso lquale ciascun artista, tende con individuale modo di sentire, per il raggiungimento della bellezza, e con rsultati diversi, degni però semprtuffi di rispetto profondo quando drivano da profonda fede. La fede degli architetti dell'Espsizione torinese che oggi si inaugurha sacrificato l'effetto pittorico ornamentale caro agli eclettici dprincipio del secolo, per rivendicar11 valore puramente architettonico strutturale della costruzione. Sfrutando poi in modo mirabile lo stupendo luogo ove l'Esposizione sorg— questo terreno vago ed ondulafatto lieto dal più bel fiume d'Itale dalla collina armoniosa — ha cociliato la severità un po' monotondelle fabbriche con la grazia un pantica del Parco, qua negli spiazliberi imponendo la massa degli edtici più grandiosi, là tra boschete macchie annidando i minori e civettuoli. Bianco su verde, e pochaltre tinte lievissime che s'accordno col cielo della primavera. Pursemplicità di linee, ardimenti giv&tiili, colorì d! speranza : questa città novella che oggi, con la spranza appunto del successo, spalaca le sue" porte aedi italiani. MARZIANO bernardi.

Luoghi citati: Cogne, Europa, Roma