Un discorso

Un discorso Un discorso Non commentare il discorso di D. Sturzo apparirebbe atto di scortesia partigiana. Commentarlo esprimendo a fondo n nostro pensiero con tutto il rilievo possibile non sarebbe, neppure questo, di buon gusto, 'oggi che la libertà di giudizio, rispetto ad altri elementi politici che hanno in mano la somma del potere, è, non limitata da nuove disposizioni di legge, ma coartata di fatto dall'arbitrio pubblico e privato. Ci limiteremo pertanto a brevi osservazioni. D. 'Sturzo ha ripetuto, nel nuovo discorso di Torinoi gli attacchi allo Stato ed ai partiti liberale e democratico giù fatti nei discorsi precedenti, ma non più che nei discorsi precedenti ha chiarito la posizione sua e del suo partito di fronte al liberalismo e alla democrazia. Ancora oggi, in conclusione, noi non sappiamo se il P. P. accetti o rinneghi le idealità liberali e democratiche e le istituzioni liberali-democratiche. D. Sturzo accoppia generalmente i due termini : « Governo democratico d e » Governo àccenlratorc-buròcratico », e condanna il blocco da lui così costituito. Egli così viene a darsi l'aria di abbandonare al suo destino lo Stato liberale-democratico — che è oggi in regime di occupazione fascista — senza tuttavia assumere la responsabilità aperta di questo abbandono. Le formulo « accentramento, regionalismo, rappresentanza degli interessi, stato organico » non bastano affatto a risolvere il problema perchè esse possono-avere una interpretazione e un inquadramento così liberali e democratici come-antidemocratici e àfsolutisti': tanto è vero, che di «stato organico » e di « rappresentanza degli interessi » abbiamo parlato e parliamo così noi della « Stampa » come i reazionari francesi dell'" Action francaise ». In fondo a questo dualismo c'è una questione di principio, che un partito politico degno di questo nome non può sfuggire. Pure, ad una simile questione di principio il discorso slurziano sembrava particolarmente adatto. Esso, infoiti, ha per grandissima parte carattere di esposizione accademica, mentre si tiene Ioni ano da ogni indicazione c valutazione delle forze politiche e sociali pi esentemente esistenti in Italia. ; il che dovrebbe essere pure un compito essenziale per i! capo di un partito. Che se poi questo partito ha ì suoi rappresentanti al governo, e in un governo come l'attuale, uscito da una rivoluzione-colpo di stato, allora. diviene naturale attendere dalla bocca del suo capo la risposta ai seguenti quesiti : il P. P. partecipa come tale al governo fascista, o gli Jia dato semplicemente'degli elementi tecnici ? Esso partito ha aderito °, non ha .aderito alla rivoluzione fascista? Partecipa, o no, il P. P. alla preparazione ed allo svolgimento del prop-rnruma e della politica governativa o ò comunque. con, (mei, programma e 'con quella politica, solidale? Tre interrogativi capitali ed -inevitabili, riinasti senza alcuna risposta nel discorso sturziano. ' Da certi passi del discorso, confrontati! con articoli almeno ufficiosi della stampa popolare, sembrerebbe che il P. p. trovi una coincidenza fra certi postulati suoi, negativi e positivi, e la politica fascista; e che di questa coincidenza punsi giovarsi per l'attuazione dei postulati medesimi, come già aveva fatto con i Governi precedenti di cui era stato parte. In altri termini, j popolari concepirebbero Ja loro politica attuale come csaurientesi in una serie di riforme particolari, dalla cui successiva attuazione essi aspettano il futuro «stato popolare». Ma ogni riforma particolare non ha valore politico se non peiil quadro in cui 6 collocata, per lo Spirito con cui è promossa e per lo forze eia cui è realizzata: e l'apoliticir-mo tecnico implicante l'indifferentismo politico, non sarà' mai la yia per sviluppare e far trionfare un partito politico e uria 'concezione politica. Se ciò vale in tempi di politica oi-di"ar.jfo a maggior ragione Vale in temni riyohrflbnari, quando appunto i principi ideali entrano in gioco direttamente ed a fondo. Accade invece che don Sturzo ci parli della rivoluzione fascista, passata o futura, del programma e dei propositi noi Governo fascista come di qualche cosa jompletamente esteriore a lui od al suo partito, mentre pure dei popolari hanno fatto parte sin ria principio e fanno parte tuttora di quel Governo. Il dire — come fa D. Sturzo — che un partito non esan^ risce le sue forze nell'attività parlamentare e governativa significa unicamente sfuggire alla questione, poiché sta il fot lei che l'attività parlamentare e governativa, se non esaurisce, corona e sintetizza, nudila generale del partito, e le conferisce il suo significato definitivo. Lo svotamento politico derivante da questa inorganicità di concezione si vede ora chiarissimo nella battaglia popolare ?er la proporzionale, a cui D. Sfarzo dediti buona parte — e potremmo quasi dire l'unica concreta ed attuale — del suo discorso. Che cosa significa, oggi, combattere per la proporzionale, presa in sè e per sè. mentre sono in gioco lo stesso istituto parlamentare e la libertà politica? Significa occuparsi di un meccanismo parziale, non curandosi delle forze che lo muovono e dell'insieme di cui fa narte. Oggi, ò si crede di poter fare la battaglia politica per. la costituzione, la libertà, la democrazia; e allora si può includere in questa, se lo si crede opportuno e necessario, la battaerlia per la proporzionale. O si ertele di non poter dare quella battaglia politica generale sul regime; ed allora è ridicolo venire a discutere ogni giorno daccapo sopra un particolare meccanismo elettorale, quando si dovrebbero vedpre due cose: che, rebus sic stantibus, la discussione è inutile, di fronte a una volontà assolutistica decisa a non tenerne nessun conto; e che anche il mantelli meu■fo della proporzionale non servirà a nulla, se non si ristabiliscono nella loro efficienza parlamento, libertà e democrazia. Tutto si riduce, al più. a sapere se ci saranno 100 o 50 o 20 deputati nonolnri a votare eventualmente nuovi pieni notori al Governò del fascismo, e a lavorare, in tanto, per il salvataggio, entro i limiti del possibile, di un certo numero di posizioni puramente particolaristiche nei rispettivi collegi elettorali. Commenti romani Roma, 21. notte. Il Mondo così commenta il discorso di. don Sturzo a Torino: « Il discorso ha un 'Interesse politico assai limitato. La estesa analitica esposizione dottrinaria lascierà deluso chiunque si attendesse un'esplicita e recisa presa di posizione di un partito in un'opera cosi decisiva ed ardua della vita nazionale. Non valeva oggi la pena di pronunziare un discorso politico di cosi vaste proporzioni per illustrare di nuovo t punti programmatici noti del partito popolare, come la ri¬ forma del Senato, ti decentramento regionale, la riforma tributaria. Oggi il problema politico era in prima linea e su quello si doveva con coraggio e chiarezza essere espliciti. Quando si proclama di possedere ancora un partito organizzato in piena efficienza, si ha il dqvere di determinare il contegno di questa forza verso il Governo che si è costitutto e verso l'azfone clic esso sta svolgendo. Si ha il dovere di esprimere nettamente un giudizio, una risoluzione. Don Sturzo, invece, ha rivelalo sopratutto nel discorso di Torino la preoccupazione di assumere una responsabilità e fissare una linea. La sua attesa parola e quindi un elemento di confusione e di incertezza nella situazione politica e non certo di chiarificazióne e di sincerità. Egli non sembra comprenderà quale sia la valutazione sua e del suo partito sul movimento fascista. .Non pare neppure che intenda quale forza ha avuto la valorizzazione delle idealità nazionali che ha condotto al fascismo ». Il Giornale di lìomn scrive: ■ «Non diremo eiie il discòrso d.i don Sturzo sia una ripetizione di luoghi comuni, .ma certo non è che la consueta riafferrnazione dei principi! programmatici, che hanno servito per baso alla costituzione del Partito popolare. Tutto ciò forma da anni argomento di discussione. Inutile insistervi; mito al più basti osservare che-non ha per nulla convinto la difesa delia proporzionale. Vogliamo ad occhi chiusi dare per buone: tutta le ragioni- addotte per giustificare la crisi del parlamentarismo del dopo-guerra, ma il fatto saliente che le Jirgotnenlazioni di don Sturzo non hanno distrutto, è che tale crisi non solo non è stata alleviata e. risclta dalla proporzionale, come si voleva dare ad intendere nel 1919, nell'atto di votare la riforma elettorale, ma dalla proporzionate aggravata fino a rendere inevitabile razione risolutiva cielie giornate eli ottobre. L'esame del problema economico-finanziario compiuto da -don Sturzo concorda con le. grandi -lineo restauratrici del Governo Ecco un piano concreto di utile colla*!>ora"ione, eiie sarebbe bene fòsse messo dai popolari al di sopra di quegli elementi ohe giovano soltanto a dividere, anziché ad unire le forze dei Partiti et stituziopali ». — i. ii—it*?'*.—f ÌHl! I ÉÌÉÌ8É » Roma, 21, notte. Questa sera è morto improvvisamente l'exMinlstr.0 del Tesoro on. Tangorra. La notizia, appresa a tardissima sera negli ambienti politici, ha prodotto profonda e dolorosa impressione, anche perchè il decorso della malattia non lasciava, provedere una così rapida fine. Nel consulto, di ieri, era stata bensì confermata la diagnosi della pleurite ed era stata riconosciuta la relativa gravità del caso, ina non era stato pubblicato alcun bollettino. I medici speravano ancora in una favorevole risoluzione della malattia. Improvvisamente le condizioni dell'infermo peggiorarono stamane rapidamente e verso sera si manifestò irreparabile'la catastrofe. Al capezzale si trovavano durante il perblo preagonico la moglie e due figli. L'agonia fu straziante, poiché il malato conservava piena lucidezza di monte. Le condizioni ilei cuore gli facevamo presagire imminente la' line e le sue ultime parole, mentre la sua mano si posava sul cuore, furono: Aiutatemi! Aiutatemi! Invano furono, praticate iniezioni eccitanti e pochi minuti dopo, cioè alle ore 20;3O, rendeva l'ultimo respiro. Il moribondo aveva ricevuto poco prima i conforti religiosi. Il ministro è morto nell'abitazione del cognato, il pubblicista Guido Ruberti, in via Mazzini 132, dove aveva preso dimora colla famiglia. La semplicissima stanza nella quale la morte è avvenuta, è stata trasformata in camera ardente e la salma venne rivestita dai famigliari dell'abito di società e deposta sul letto funebre in parte ricoperto di Lori. Sul petto è stalo posato un Crocifisso. I parenti in lagrime vegliano la salma. L'on. Mussolini, che si è durante la breve malattia continuamente informato lolle condizioni del colloca, ha pregato il sottosegretario alia Presidenza, on. Acerbo, di recarsi a nome del Governo a porgere lo condoglianze alla famiglia. L'on. Acerbo ha adempiuto all'Incarico. Facendole dolce violenza, la signora Tangorra è stata allontanata dalla salma, L'on. Tangorra che ebbe i natali a Venosa in Basilicata, aveva 50 anni Piuttosto piecolo di statura e di èsile complessione, era anche fisicamente una figura caratteristica. Aveva dapprima conquisi..;-; come studioso una gtande notorietà nel campo delle scienze. Qualche anno prima dell'inizio della carriera parlamentare era stalo nominato titolare' della cattedra di economia politica all'Università di Pisa. In politica appartenne prima al partito democratico e corno rappresentante di tale partito fece parte del Comiiato per le elezioni di Homa. Poi le suè>tendenze si orientarono verso il partito cattolico, anzi, quando sotto la guida di don Sturzo il- partilo popolare assunse un nifi vasto sviluppo e divenne una grande organizzazione politica, il prof. Tangorra entrò a farne parte, esercitando subito nel partito una notevole influenza. F_u eletto la prima volta deputato nel 1919 nella circoscrizione Pisa-Livorno. Alla Camera divenne il finanziere popolare' del gruppo parla mentirO; e partecipò alla discussione dei bilanci finanziari e dei maggiori progetti di lee su miestioni economiche e di finanza. E' da ricordare che durante l'ultimo Ministero Giolitti fu nominato relatore del disegno di legge sulla nominatività dei titoli, dichiarandosi, come d'altronde allora fece tutto il partito, favorevole alla legge Gioì itti.,per una curiosa coincidenza l'on. Tangorra come ministro del Tesoro ha sanzionato quelle quattro palate di terra che. secondo la frase dell'on. Mussolini, furono gettate dall'attuale Ministero sul progetto della nominatività dei titoli. L'on. Tangorra ebbe però cura di giustificare l'evoluzione de] suo pensiero. , Il finanziere del ~:nppo popolare fu per la prima volta al Governo come sottosegretario al Tesoro, nel Minici—j Bonomi. L'on. Mussolini lo volle, insieme all'on. Gavazzoni, quale rappresentante df-1 gruppo .popolare nel suo attuale Ministero. La scelta dell'on. Tangorra apparve pienamente giustificata, poiché l'on. Tangorra fu sempre nel gruppo dei partito popolare un vivace oppositore della <• ridetta tendenza antifascista di sinistra e non nascose mai le sii simpatie per il fascismo. La perdita che fa il partito popolare è assai grave ed il rimpianto è vivissimo. S. L'amnistia sarà firmata oggi Roma, si. notte. Il Decreto di amnistia sarà firmato domani. Il Presidente del Consiglio e l'on. Oviglio hanno lungamente conferito stamane a palazzo Chigi ed hanno approntato i ritocchi definitivi al decreto. Esso sarà portato alla firma sovrana dagli on. Mussolini, Oviglio, Diaz e Thaon di Revel e sarà quindi reso di pubblica ragione sabato a mezzogiorno. Il Decreto è preceduto da una relazione del Guardasigilli, al quale il Presidente del Consiglio dirigerà una lettera, che sarà pure pubblicata.