Una visita al castello di Rovereto

Una visita al castello di Rovereto Una visita al castello di Rovereto ROVERETO, dicembre. — Sulla torre dell castello sarà, innalzata una campana grande gTande, più grande di ogni altra del Trentino, perchè sia suonata ogni giorno al tramonto, a ricordo dei soldati d'Italia caduti nella grande guerra. Don Rossaro mi parlava così, parecchi mesi or sono, e l'idea di quel memento nelll'ora pia. quell'idea ch'era sua e che aveva lanciato coll'ausilio dell'» Alba Trentina » — il periodico che dingo, — si tramutava in duce nei larghi occhi che si allargavano anche più dietro le lenti spesse. — Non ha veduto il castello ? Non conosce Rovereto? Meno male. Ma ci sono troppi italliani che non la conoscono. Città di virtù sublimi, città di' martiri. Vada al castellò, vedrà ora Rivedo, dunque, la culla di Filzi e di Chiesa. Il corso diritto e bianco, tutto nuovo. Rosmini dal suo pifhto guarda la sua casa. Poi. a destra, Ila cattedrale di San Marco, la piazza di San Marco (già qui è tutto marchesa), sino un quartiere) e nella cattedrale altra effigie di Rosmini: un busto marmoreo inaugurato nel maggio scorso. Mica che tutti fossero proprio persuasi della opportunità di questo ripetuto ricordo — il Cardinale La Fontàine arrivò il giorno dopo — però, come quello era stato il tempio del buon pastore, là si onorava specialmente il sacerdote in quella guisa che, di fuori, l'altro monumento onora ili filosofo. Procedendo, ecco la casa municipale — architettura, loggia, slemmi, tutto veneziano — eppoi le alltissime mina del castello così onusto di storia. Una lunga • intercapedine in salita, che consiglia una suola robusta, conduce alila rude porta del mastio. In alto, a mezzorilievo, un vecchio leone della Veneta Repubblica. Ma come! Lo straniero ha rispettato Ha rispettato niente, li' un segno di gloria' veneziana, che vi ha innalzato Girolamo Cappello, il direttore del Museo storico italiano 'defila guerra. Cappello: basta il nome. Vuol dire sangue patrizio. Non gli ho mai chiesto se nella sua genealogia ci sia di mezzo la magnifica Bianca del Salviati e ducali consoci fiorentini, non lo so, ma questo erudito ex-ufficiale superiore che da tanti anni ormai '6 noto come scrittore di storia militare anche nei quotidiani, sente quanto ancor oggi le fortune di Rovereto sieno vincolate a quelle dell'antica Dominante. Varcata la soglia del mastio via via per tetri anditi si sbocca in un cortile imponenje dalle grandi arcate medievali. (7 è alcunché di titanico in questa struttura; c'è del cupo, del fantomatico, del misterioso in queste massicciate che risuonarono nei tempi degli echi- defila veneziana parlata, del francese linguaggio, ma più e r'.ù del linguaggio tedesco. Si vedono qua e là «nicchi di rottami. Si lavora, come permette In finanza, a demolire i posticci, la lebbra che lungo i secoli vi hanno accumulato le soldataglie imperi-ili. le napoleoniche, le bavaresi; le austriache. .Ma non è facile scoprire le forine originàrie, esteticamente eleganti quanto poteva comportare l'architettura della mole difensiva, e difficilissimo è ripristinare. Si consideri questo: quando, ritiratisi i napoleonici. l'Austria dichiarò il castello inservibile agli usi militari, anziché apprezzarne il valore storico-monumentale rermise che fosse iniquamente sconcialo per ridurlo a ricovero di mendichi. Per cui vi si appiccicarono sovrastrutture che volevano essere rifugi, dormiforii, ripari, vi si aprirono vani con pazzeschi criteri, ' altri se ne turarono, e si giunse a tanto da tagliare la vetta di uno di quei superbi speroni che s'accordavano con linea svelta, respirosa, coll'ampio sviluppo circolare del torrione caratteristico. F, volete sapere perchè? Per far su... una cella mortuaria. I germani antichi non faticavano tanto per dar fuoco alle salme dei prigionieri colà. M'inoltro appunto per un sotterraneo, nel quale si stanno compiendo delle pazienti esplorazioni archeologiche e mi si fa osservare— alla fiamma dei cerini — che dove poso il piede dev'essere una fossa colma di resti umani. — Guardi su — mi disse il mio compagno esperto. Guardo. Sulla volta annerita avverto come la chiusura muraria di una botola. • — E' un gran luco che ferisce sino in cima il massiccio. I morti e, i condannati ni supplizio si gettavano lì dentro a piombo, e r 'vano quaggiù. Oliando converrà lavorare qui sofco. quanti carcami verranno in lucei Ora bisosnn occuparsi specialmente del ripristino della parte superiore, anzitutto pei riguardi Immediati dell'estetica poi per dare al museo della guerra tutto il posto decoroso che gli occorre. Infatti si stanno salando gli archi e le luci a o.uartabono delle cannoniere nei diversi piani e sotto le cupole. Ad avere esatta notizia >!el completo *i*tenm di difesa affidato alle artiglierie ne1 '500, l'epoca più interessante, bisogna cercarle tutte le onnnoniere. Ma talune non si palesano, che furono ben murate, nuindi un lento processo d'indagine tra malte ed archi e fenditure. I nostri, da Zugna Torta, mentre i roveretani erano fuggiti nel regno d'Italia od erano stali concentrali nei'campi austriaci fecero un colpo che ne rivelò una. Fu un colpo di 305. Avevano certamente veduto il formicolio dei soldati austriaci nella parte bassa del mastio. 11 tiro fu giusto, investi .uno spere::? alla base; una decina di morti, una cannoniera sfondata Oggi sarebbe stato difficile supporta cola, perchè ciò che si lamenta è la mancanza di tracciati antichi, di documenti, che guimno. .Quello che soccorre è soprattutto 1 intuito. Nè basta sapere che i veneti costruirono U castello ingrandendo un castruncolo, che fu dei Castelbarco, coll'ausilio di Bartolomeo Giacomo e del Contrini (Aviano Coltrino) il cui nome è ora di uno dei bastioni, e che •Gerolamo Marino e il podestà Malipiero — vJeiieziani — per le opere-loro consacrarono colà la propria fama : questa e nozione storica che potè sorreggere i roveretani a tenei alto il loro spirito patriottico in ogni evento, ma che. oggi non illumina il pur dono restauratore nual'ò Giovanni Malfer. luttavia non mancano nè il fervore ne la fiducia ed è ancho fermo il proposito di dare nr cruesto castello, ch'è ideale segnacqlo e il più grandeggiarne di Rovereto, decorosissimo posto alle salme gloriose di Filzi e di Chiesa. .., .., . . „ Su della scala che porla dal cortile al bastione dei Castelbarco, girando a destra e la cappellina di San Marco. !•'.' squallida ora, ma fa pensare ch'essa è degna del riposo eterno dei martiri. Se pur non si preferisca deporre le sacre relinuie sotto la lawga cupola, in alto, tutta cinta di cannoniere ac: cantq alle anali si vedono tuttora ì semplici congegni elevatori dei proiettili, i montacarichi. Cumuli di siffatti proiettili sono ancora in giro- palle di marmo che diremmo risibili nei confronti cogli odierni strumenti di sterminio. i **# E i museo di guerra è nel primo piano, ma già sta occupando anche il secondo. Una piccola lapide ricorda che esso fu inaugurato dai Sovrani il 12 ottobre 1921. un'altra che fu visitato nel novembre da Margherita ed ancor una che il Sindaco di Venezia nel giorno di San Marco di quest'anno consegnava solennemente a Rovereto la bandiera amaranto dalle code aurate che sventolò dall'alto del campanile ricostruito, il giorno della sua consacrazione. Bandiera che sventola, nei giorni segnali, dall'albero del bastione Malipiero insieme con quella dei comi di Castelbarco, illustri feudatari della Val Lagarina. Si passa per le undici sale rivivendo tutta la passione della gente italiana: carte geografiche e plastici d'ogni zona bellica che mariano dello studio sovr'essi compiuto dai due eserciti pei- preparare i piani di attacco, documenti d'ogni genere che ricordano la nostra propaganda per agitare costantemente la lotta o per rafforzare la resistenza, armi pure di ogni genere, strumenti terribili, dalle bocche d'artiglieria alle mitragliatrici, proiettili d'ogni calibro, mazze ferrate, tagliole ed altri oggetii di barbarie adoperati dal nemico, un areoplano Caproni e un Newport tra i più provati dalla mitraglia, e tanti e tanti ricordi dell'ardimento dei soldati dell'arma nuovissima, inrtìnite raccolte di fotografie, una serie di ritratti ad olio di poco pregio artistico, ma preziosi per In storia, che ricordano le più alte cariche dell'esercito austriaco. Essi furono trovati in una casa che fu certamente quartier generale del nemico. L'artista, forse un giovane soldato, lavorò in presenza de; soggetto. Parecchie vetrine custodiscono 1 cimelii di Cesare Battisti. Fabio Filzi. Damiano Chiesa, eppoi di una lunga schiera di eroici trentini che s'immolarono per il loro bell'ideale. ' Ai legionari ceco-slovacchi, che combatterono accanto ai nostri soldati sull'Altissimo e sul Piave, fu dedicala tutta una sala. Questa fu addobbata da artisti boemi e raccoglie tra le testimonianze del valore e del sacrificio ciucile dei supplizi ai quali i catturati venivano sottoposti. Poi tutti i tipi di divisa dei nostri corpi, bandiere, oggetti umili e cari trovati sperduti sui canini sconvolti dalle artiglierie. Fra poco altre sette sale verranno aperte nel piano superiore. Enti e privati concorrono a formare od a'completare le raccolte. R Musèe de ì'Àrmée ha inviato documenti abbondanti e di gran pregio storico e sentimentale per costituire la Sezione francese. Tutto è bene ordinato, con un-affetto che si rivela in ogni minuzioso particolare, con un'opera assidua, silenziosa, devota. I roveretani guardano a questo castelli come ad un tempio della "patria. U. B.

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