Sul Reno e sul Danubio

Sul Reno e sul Danubio Sul Reno e sul Danubio rt. ■ „,,„ i , .• .. ,.Le notizie sulla partecipazione italiana ^.i a™™^1™^^t^3^^**^-2S™-PI2>.te?*a» poi, contro le mostruose condanne di Atene, hanno trovato l'appr< vazione unanime deilopinione pubblica. Merita rilievo il fatto clie il nazionalismo venizelista ha voluto colpire in Gunaris — il vecchio exXninistro settantenne trascinato in delirio alla fucilazione *— anche l'uomo politico che aveva cercato una migliore intesa della Grecia con l'Italia. Le proteste inglesi e italiane dànnd poi maggior risalto al contegno cosi diverso tenuto in qualche altro paese: contegno che, ancor più quasi delle 'stesse fucilazioni ateniesi, getta un lampo di luca sinistra sugli abissi morali in cui l'umanità del dopo-guerra rischia di precipitare.' Non è, pertanto, senza qualche significato che contemporaneamente all'eccidio di Atene si riaffacci all'orizzonte una nuo,va crisi franco-tedesca per le riparazioni. Delle due opinioni attribuite in proposito ni capo del Governo italiano — l'una, che la Germania possa e debba senz'altro pagare; l'altra, che occorra prima l'accertamento t ;nico sulle possibilità di pagamento, e poi in base a quello l'azione dei jGoyerni — la seconda c evidentemente assai più ragionevole, e dunque assai più probabile della prima. Anche noi abbiamo .sempre sostenuto che J'mnriamento a risolvere il problema delle riparazioni non po- •ijteva trovarsi se non noi ridurre il problefrnà in termini tecnico-economici, e non politici; riduzione, la quale, secondo noi — e possiamo ben dire secondo tutte le autorità finanziarie del mondo — avrebbe esclu. 'bo certamente la possibilità per la Germania di pagare o^jgi; ma avrebbe invece :potuto permettere — ed essa sola, anzi, era ed è. capace di farlo — di stabilire le 'condizioni grazia alle quali ì pagamenti sarebbero possibili domani. Non si tratta, invero, ne! caso presente, di strappare con ,togni mezzo — per esempio, sequestrando l'oro della Reiclisbanh — qualche centinaio di milioni atja Germania, che sarebbero veramente la stilla d'acqua per colmare ■ l'abisso; ina di mettere in piedi un sistema capace di sollevare gradualmente, per •una serie di anni, la finanza francese, ed 'anche quella italiana, dal pesò delle riparazioni. Ed è perciò che sarebbe, in tal caso, veramente stolta la politica di ammazzare la gallina — cioè di dare il colpo • definitivo all'economia tedesca — per avere l'uovo: dato pure che oggi l'uovo —• cioè un qualsiasi gruzzolo di milioni — fosse possibile conseguire. E' al lume d'i queste 'idee semnlici e (inoppugnabili che il progètto, riesumato per l'ennesima volta, dell'occupazione della l'.uhv, andrebbe esaminalo. Sen oh riho'risorge, insieme col progetto, il dubbio se esso sia di carattere economico o politico. Noi comprendiamo benissimo e la gravità della situazione finanziaria francese e la .naturale esasperacene della Francia che <!;i tanto tempo attende la soluzione di un problema per lei certamente vitale: e non dimentichiamo neppure — anzi tenemmo a ricordarlo quando sembrava 'he ci fosse la tendenza a passftrci sopra, da noi c fuori — che quella soluzione è inteve-se non solo francese, ma anche italiano. Ma è appunto perchè siamo persuasi della completa incongruità fra mezzo e fine — tra occupazione della Ruiir, cioè, e pagamento delle 'riparazióni; innuontocK'' essa darebbe un prodotto immediato assai scoi** mentre disorganizzerebbe forse in maniera irri- 'mediabile l'economia tedesca, e con ciò la capacità futura della Germania a pagaie — è appunto per questo che siamo costretti a ridomandarci se quel progetto non abbia scopi politici che nulla, assolutamente nulla, hanno a che fare con la questione delle riparazioni. E' possibile, diciamo anche probabile, che Millerand e Poincaré hon abbiano secondi fini, e siano spinti unicamente dal bisogno disperato di trovare una qualsiasi via d'uscita, o piuttosto di mostrare al loro popolo ch'essi la cercano in tutti i modi. Ma dietro Poincaré c Millerand c'è il nazionalismo francese: e quando si tratta di politica estera, e più particolarmente della Germania, chi dice nazionalismo dice una gran parte delle for. ze dirigenti in Francia. E' il nazionalismo francese che, per bocca di Bainville, poneva qualche giorno fa l'alternativa: « Se noi vogliamo che la Germania paghi, non dobbiamo contare sul socialismo, e se vogliamo che la Germania non ridivenga pericolosa, non dobbiamo contare sul partito 'de'la restaurazione nazionale». E seguitava, mostrando chiaramente la sua scelti _ che è quella del nazionalismo francese — nell'alternativa: «Noi non possiamo dunoue accordare la nostra fiducia alla so.Mnld mocrazia che per indebolire la Germania in maniera durevole, rovinarla e forse decomporla. Immenso vantaggio per noi Vera realizzazione della vittoria. Ma allora non siamo cosi bambini da aitenl'dert spoglie opime e riparazioni opulente 'che i conservatori, m'andò a.vessero rifatto una Germania ricca e forte, ci consegnerebbero a colpi di cannone.^ Non si nuò dire più esolicitrmontè di così che la Francia non deve mirare ad ottenere dal!ln Germania le riparazioni, ma.a sfasciarla e distruggerla. E noichè il nazionalismo francese 6 il più ardente sostenitore dell'occupazione della Ruhr. diviene lampante óuale sia lo scopo di questa. Ora, noi intendiamo di astenerci qui, 'deliberatamente, da ogni considerazione sul diritto dei popoli e. sulla morale internazionale; anzi, faremo di più, non considereremo neppure le conseguenze, ovvie, per l'economia europea e per lo stesso ordine politico e sociale europeo, del sognato sfasciamento tedesco. Gi limiteremo invece a porre la questione in puri termini di politica internazionale, di equilibrio europeo, considerati — come è nostro diritto e dovere di fare — innanzi tutto dal punto di vista italiano. L'Italia del dopoguerra si trova in una situazione che-ha qualche analogia con quella della Germania dopo il 1S70; raggiunta l'unificazione del territorio nazionale, per essa il primo obbiettivo deve essere quello d'impedire il formarsi, ai suoi confini opposti, di una coalizione minacciosa per la sua sicurezza. Ora, il piano nazionalista francese rispetto alla Germania — piano di cui l'occupazione della Ruhr non sarebbe che il primo tempo — non solo toglierebbe definitivamente alla Francia, nostra vicina d'Occidente,"il contrappeso germanico, ma ricreerebbe inevitabilmente, al nostro confine nord-orientale, l'impero austro-ungarico, che più precisamente sarebbe bavaro-austre-ungarico. Giacché, una volta soppresso il centro Berlino, il mondo germanico meridionale tornerebbe a gravitare intorno al centro Vienna, e, insieme con quésto, intorno al centro Monaco; il che non solo è previ a dai nazionalisti francesi, ma espressamente voluto, giacché essi .sono stati sempre partigiani — con perfetta coerenza d'idee — della conservazione prima, della risurrezione poi dell'impero au- striacò, E questo risorto impero austriaco, a differenza di quello anteriore al 1918 I anatclift appartenere ad una costellazione 'politica differente ed anzi opposta a'quella della Francia, apparterrebbe invece alla stessa; e sarebbe cosi bell'e formata,' ai due fianchi d'Italia, la coalizione. Pericoli lontani, fantastici? Noi non lo crediamo. Siamo in un periodo di sconvolgimenti profondi, rapidi, universali. Gli elementi perj una simile rivoluzione dello scacchiere europeo ci sono tutti: mo- narcilismo austriaco e bavarese, tradizioni imperiali di Vienna, opposizione alla Prussia, debolezza gravissima del Governo tedesco, forza del fascismo bavarese, infine preponderanza assoluta della Eranci sul Reno e sul Meno, e piano politico, se non del Governo francese, di chi Sia dietro di lui e può domani, con un colpi, di Stato militare — generali nazionalisti n monarchici in Francia, a cominciare da Castelnau, non mancano davvero — salire direttamente al potere. Il Governo italiano, e il popolo italiano, aprano bene gli occhi, perchè ne è tempo e ne vale la pena. LUIGI SALVATORELLI.

Persone citate: Bainville, Poincaré