Parigi a zig-zag

Parigi a zig-zag Parigi a zig-zag Il nuovo « Chat noir » — Rievocazioni di Maurizio Donnay — il «cabaret» ci Eolis-Moitmartre e il « Bai Tabarin» ■— Spiriti di iorl e volgarità doggi — La trista parola... (Noslro servizio particolare) PARIGI nove PARIGI, novembre Ha riveduto la luce in questi giorni un settimanale che non usciva da un quarto ai secolo. E' il Chat noir. Le sue prime venti annate ebbero un successo che, nelle sfere letterarie francesi, è rimasto leggendario. FU fondalo a Montmartre (si diceva allora: Montmartre. cervello di Parigi, Parigi cervello del mondo!) da Rodolfo Salis, da Alfonso Allais e Alberto Tinchant. Vi collaborò il fiore della gioventù intellettuale e della famiglia artistica. Maurizio Poivnay ne fu uno dei principali redattori, e so n'ò sempre vantato. Nel nuovo Chat noir (ebdomadario - umoristico - letterario; anno XXI - Numero 1) rau: tore di Amonti ha pubblicato un articolo di ricordi, pieno di sospiri nostalgici e di care rievocazioni. Nel 1883 Bonnay era studente di matematica e, nelle ore di libertà, faceva pratica d'ingegnere in uno stabilimento industriale. .Sia ogni sabato comprava il Chat noir. leggeva con avidità gli articoli letterari o umoristici che conteneva, imparava a memoria i versi di Edmond Harancourt e d'Alberto Samain e sognava di veder pubblicato un proprio sonetto nelle colonne di quel periodico che por lui era meraviglioso. Un giorno afferrò il coraggio a due . ani e si recò nel cabaret, dal quale il giornale aveva preso il nomo; conobbe Rodolfo Salis ma non riuscì a tenergli il discorsetto che aveva preparato. Comprese che bisognava farsi amico del segretario di redazione, Alberto Tinchant. Costui era poeta, era stato discepolo di Jules Lemaitre, aveva studiato filosofìa, e per sbarcare il lunario suonava il pianoforte nel cabaret di Salis. Possedeva una prodigiosa memoria ma si disinteressava a tutti gli avvenimenti dei quali ricordava le date; conosceva la storia di tutti i cavalli da corsa ma non aveva mai messo i piedi in un ippodromo; scrisse versi saiirici sull'Esposizione Universale ma non andò mai n vederla. Alberto Tinchant era un instancabile hevitore: Maurizio Donnay gli offerse vari «boclts» di birra e riuscì ad ottenere la sua protezione ed a vedere stampato il sonetto che aveva scritto per il Cliat noir. in breve egli diventò il poeta ufficiale del famoso cabaret. Compose poemetti, ideò i canovacci per lo « Ombre » che resero il Chat noir celebre, e si procurò uria popolarità che contribuì non poro ad assicurargli i successi cho anco ora l'illustre accademico ottiene come commediografo e corno conferenziere. I componimenti podici che venivano recitati nel cabaret di Salis non avevano grandi protesa letterarie; orano più dio altro creazioni gioiose, del genere di questa strampalatissima Ode à Montmartre nella quale è appunto ricordato il più gaio periodo del Chat noir: En ce tcmps-là, nous abordtìmes. (Vers mil huit cent quatre-vingt-trois) Sur le rivage montmartrois, Au grandissime èrhoi des dames Qu'effarpiièKérent nos riimeurs Et notre allure picaresque... Sur la galère chatnoiresqvc Nous étions quatre-virìgts rimeurs. Gli ottanta rimatori del Chat noir si riunivano talvolta a banchetto : e durante quei giocondi simposi! ogni commensale faceva udire l'ultima sua creazione artistica, che qualche compositore si affrettava a mettere in musica. Una sera un maestro trovò l'ispirazione ascoltando una canzone che cominciava cosi,: Cafó, liqueur universclle, Nectar aimè des dicu.r. La musica scritta por tali versi fu cantata fino all'alba. 11 compositore venne portato in trionfo. Egli si chiamava Claudio Debussy. Un altro delia banda del Chat noir era Adolfo Villette: questo pittore, che ora rasenta la settantina, rimase poi sempre fedele a Montmartre, che illustrò ed eraltò in nume rose decorazioni murali, di cui la più importante si irova al Bai Tabarin. Per vari anni Parigi fu affascinata dallo s-pirito del Chat noir; i componimenti in rima che vi sì recitavano, le commediole che vi erano rappresentate, il giornale che vi ve niva redatto, i motti di spirito che vi scoppiettavano ad ogni ora del giorno e della notte, resero imperitura la fama dot cabaret Maurizio Donnay ha scritto nel suo articolo di ricordi: « Quello spirito proveniva da tutte le Provincie della Francia, da tutto le scuole e da tutti gli ambienti: lo facevano tanto gli scrittori che i pittori, tanto i bohèmes che coloro cho si preparavano a diventare Uomini eminenti: fra costoro si trovavano Felix Decori, Jean Moreas, Georges d'Espnrbés, Albert Samain; Maurice Vaucaire. Quello spirito, basta scorrere le verni annate dèi Chat, noir per convincersene, era quanto mai eclettico: fanfarone, ironico, brutale, tonerò, verista, idealista, ciarlatanesco, pessimista, ottimista, cinico, lirico, scettico, mistico, pagano, realista1, bonapartista, cristiano, repubblicano, socialista: apparteneva insomma a tutti i generi, tranne al noioso! ». Ma Donnay ha dimenticato di dire questo: che lo spirilo del Chat noir affascinò i parigini anche perchè non fu mai scurrile. Nei cabarets di Montmartre è invalso l'uso di tenore un linguaggio cho sposso è da trivio. Le sale sono elegantissime, i biglietti d'ingresso sono assai eìevati, lo .revucs sono messe feri scena con sfarzo. Fra gli artisti si trova qualche piccola celebrità. Ma durante le rappresentazioni qualche poeta si permeile ceni doppi sensi da fare arrossirò il vf.liuto delle poltrone e, immancabilmente, nel momento culminante d'una scena buffa, c'è colui die proferisce la parola di Cambronne. Por gli artisti di cabarets essa sintetizza oggi il non plus ultra dello spirito. Andate alla Lune rousse, andate al Herchoir, andate ai Ucux Anes, andate al Mouli.n de la Chanson: ad un corto punto dello spettacolo, non di rado anche più volte nella stessa sera, lo sconcio vocabolo viene proferito come il più fine dei lazzi. Un critico teatrale osservò recentemente che la prima volta die da un palcoscenico venno lanciata tale volgarità fu per il pubblico un piccolo avvenimento. A taluni parve quella una grande audacia, ad altri sembrò una grossa sconvenienza.- ci fu chi rise, chi disapprovò, chi trovò la cosa di pessimo gusto. Ma poi qualche autore introdusse nella parte d'un attore la trista parola: 1 ilarità fu generale. E adesso, quando un artista vuole fare ridere, dice tranquillamente: — M...I Anche nel cabaret del Chat noir è ora di moda il linguaggio scurrile. Ma il Chat noir che si Irova nel Boulevard di Clichy non è 10 stesso Chat noir in cui Maurizio Donnay fece le primo armi di poeta. Quello che l'illustro accademico ha evocato ih questi giorni fu distrutto da un incendio. E* la fine alla quale sembrano . destinati molti giocondi ritrovi di Montmartre. Non ricordato il Mouìin Ttouge? Bruciato anche quello in poche oro — e mai più riedificato. Invoco 11 cabaret cho Rodolfo Salis fondò risorse alcuni anni or sono dalle sue ceneri: risorso, ma lo spirito antico non vi rinacque. Gli artisti, i letterati, i poeti non Io frequentarono più. Diventò un eafé-eonccrt qualunque, che i forestieri Intelligènti vanno a vedere con la stossa indifferenza che mostrano allorché visitano il Cabaret duNcaut o ciucili del del e deìVEnfcr. Certo resurrezioni sono impossibili: deve esserselo detto anche Maurizio Donnay nel mandare il suo sentimentale articolo al Chat noir (Anno XXI, Numero 1). Rldcau

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