Vita saggia nel paese di Amleto

Vita saggia nel paese di Amleto Vita saggia nel paese di Amleto —*3S (Nostra corrispondenza particolare) COPENAGHEN, novembre. Vi sono psiesi in Europa che corrono tanto precipitosamente, da fiaccarsi il collo pei fossati e burroni; altri elio avanzano con celerità ragionevole, altri con lentezza guardili gua ; altri infine camminano all'indietro corno i gamberi. La Danimarca batte il passo conio un plotone di granatieri di Pamerania al passaggio dell'ufficiale, lift sua prosperità è grande; la sua civiltà — intesa a dir vero nel senso alquanto esteriore che il secolo XIX ha assegnato alla parola — perfetta; ma manca di lu/», di movimento, di vita interiore. Pianura di suolo, pianura di spiriti. Un paese dove tutti, dalla dama di corte al lustrascarpe, viaggiano in terza classe; dove nessuno è povero e pochissimi sono i ricchi e destinati e rassegnati a sparire; un, paese, dove la gendarmeria non ò chiamata ad altro che a regolare il transito stradale con gesti automatici della mano inguantata di bianco; dove non si uccide, non si ruba, non. si bestemmia, non si offende; dove si dice sempre la letterale verità; dove si vive al sicuro di tutto: degli incendi, delle violenze atmosferiche, della vecchiaia, delle malattie, della morte; è certamente degno del più alto rispetto. Se non che la sua rispettabilità, come potrei dire? somiglia un poco a quella del paeso di Bengodi. Mentre nazioni grandi e piccole — Italia, Francia, Inghilterra, Germani», Polonia, Russia, Grecia, Belgio — a traverso errori e dolori, lagrime e sangue,^ s'apprestano a fecondare i germi di una' nuova civiltà, la Danimarca vive in una neutralità ed in un'attesa piene certo di Bappezza, ma a cui difficilmente si potrebbe negare un. carattere egoistico. Egoismo casalingo e bonario, quanto si vuole, ma seniore egoismo. La Danimarca, entrata alquanto tardi nel cerchio vivo della cultura europea — ella festeggia que3t'anno il bicentenario dell'apertura del suo primo teatro! — ha tolto in prestito gli elementi della sua formazione spirituale dalle grandi nazioni vicine e lontano, che l'hanno più o meno di gran lunga precorsa: la religione dalla Germania, l'arto dall'Italia, dalla Francia, dalle Fiandre: la politica dalla Germania, dall'Inghilterra e più dalla Francia. Ma non sembra, fino ad oggi, che i vari elementi siano stati così profondamente rielaborati ed assimilati, da fondersi in un tutto organico e compatto e da formare il sustrato di uno sviluppo autonomo. Il luteranesimo, ad esempio, accolto a suo tempo nelle ferme più rigido ed ortodosse, vive ancora perfettamente indisturbato (il cattolicesimo di Joergensen è espressione individuale, pochissimo coni presa e senza seguito): ohicsa -di Stato, con a capo il re ; parlamento, investito dell'autorità di legiferare ancho in materia religiosa — conseguenza ultima e inevitabile della laicizzazione e nazionalizzazione delle chiese imposta dal protestantesimo — vescovi e pastori trattati alla stregua di ogni altro funzionario ; culto spoglio di ogni passionalità, ss non proprio di ogni espressione d'arto o di sentimento. Esistono, naturalmente, nel cloro, movimenti e contrasti spirituali, ma nessuno rompe il cerchio dell'ortodossia. Lo stessa Grundtvig (1781-1872), prodigioso educa- tore e a illuminatore » delle masse e gran-de restauratore del luteranesimo in Dani- marca, ,si guardò bene dall'intaccare mini-mamente neppure la corteccia d^fl dogma. Oggi, pragmatisti Ricardiani — il Ricard è uno dei r>iù nobili spiriti della Danimar- ca attualo e la sua azione nel campo cui- turale e Sociale è concordemente giudica- ta delle più vive e feconde — e pietisti fa- natici, negatori della cultura e predicatori di un individualismo di grazia, s'incontra- no ancora e s'accordano sul terreno del ra- zionalismo luterano. Di una purificazionedello spirito religioso dalle sue incrostazio- li razionali, di una ribellione all'umUian- te e soffocante costrizione di quello spirito entro l'organismo statalo e nazionale, di una liberazione del clero dagli ingranaggi della vita burocratica, ne-pnure l'ombra, Il popolo danese va in chiesa con quella stessa disciplina con la quale va dall'esat- tore n pagare le tasse. Nel campo del pensiero, la Danimarca vive ancora sul passato. Il positivismo, im- portato dalla Francia, dall'Inghilterra e dalla Germania, gode di un dominio ufficiale nou molto dissimile da quello della chiesa luterana. Iloffding, a cui da tempo un cittadino « illuminato, » ha oCerio una sontuosa abitazione, ne è ancora il pontefice. Si è seguito con interesse il movimen- topragmatistico ed il bergsouismo, come ora éi segue il relativismo ; ma senza impegni o adesioni troppo compromettenti. Si ha l'aria di pensare, se non proprio dire: t per il momento teniamoci al sodo; in seguito si vedrà ! «. L'idealismo è morto e sepolto — roba da 1830 per tutti — l'etica è ancora all'imperativo categorico kantia- no, e non si muove di lì. Che la specula- zione filosofica possa essere tonificata, vi- vificata dal travaglio religioso, nessuno pensa, O non o'ò lo Stato per queste? In ogni caso, è verosimile ohe nessun nuovo movimento spirituale verrebbe mai accol- to con tranquilla coscienza, se prima non venisse sanzionato dal Parlamento. Perchè, ad esattamente comprendere lo spirito democratico danese, occorre risali- re ancora una volta agli « immortali prin- capi • della rivoluzione francese.. La dot- ■ferina socialistica, oggi predominante, an- ohe nel Parlamento, si è mollemente ada- giata su quei principi, senza riuscire pun- te a radicalmente trasformarli o ad asaor-birli. Eguaglianza, diritti dell'uomo, ragione, sono ancora le molle che agiscono su tutti i partiti; dal conservatore Scarsissimo dì numero, ma potente per la stampa (Berlinpske Tìdende), ai moderati di sinistra (contadini e agrari: Iierpske. Presse), ai radicali, il cui organo Poìitiken, diffusÙBÌmo nelle città, vanta certa tradizione letteraria e intellettuale, ai veri e propri eooiftlieti (Soiialdemokraten), I quali non hanno minimamente esitato a votare i crediti per la riorganizzazione dell'esercito e per le grandi manovre — anche mentre scrivo, o'è grande scalpitio di fanti e di cavalli e fiero rombo di cannoni sul suolo di Danimarca —■ oontentamcroai, per oom- penso, di una legge sul latifondo, di cui l'ombra di Carlo Marx deve fremere più che non quella di re Amleto. Giacché, se è vero che il latifondo, premuto dalle imposurioni e dalle tasse e spessa addirittura espropriato, va rapidamente «comparendo, k anche vero che in suo luogo eorgtra» inv numerevoli piccole proprietà legalmente Inondate e favorite, le quali formeranno por l'appunto l'argine più podoroso contro l'espandersi dol comunismo. La politica estera ò un componimento che si recita a rime obbligate. L'unioìie con gli altri popoli scandinavi viene riconosciuta come unione di natura ; noa tuttavia così stretta e così cordiale, òhe noti sorgano e non crescano malumori ; ora con gli svedesi che affettano una superiorità punte riconosciuta, ora coi norvegesi che non si rassegnano punto alla loro parte di « liberti » politici. D'altra parte, l'accorto baiane ement tra la Germania e l'Inghilterra era, prima della guerra, un'imprescindibile necessità, sebbene lo spirito pubblico non perdonasse punto alla prima la conquista dello Schloswig-Holstein. Oeglj a guerra finita, l'influsso inglese esercita naturalmente un incontrastato predominio. Nò la delusione patita nel recente plebiscito della zona- mista 'dello provincie contese, ha contribuito certamente & Crescere le simpatie verso la Germania. Alla Francia si guarda con grande rispetto e fervida amicizia; ma ' si considera troppo lontana e forse anche troppo debole, perchè possa far sentire un gran peso sulle sorti del paese. L'Italia è spuntata ora per la prima volta sull'orizzonte politico danese e salutata, a di vero, con grandi simpatie e speranze. Esiste a Copenaghen una società italiana di cultura con più di un migliaio di soci, una fiorente sezione della Dante ATiahicri, una società Umberto I e una società Garibaldi, formate in buona parte o in buona parte sostenute da elementi danesi. Ma non va taciuto, per quanto il dirlo sia poco piacevole, cho non si nutro in genere un'eccessiva fiducia sulla moralità politica e un poco anche sull'onestà personale dei nostri uomini di Governo, di fiuanza e dì .imministraziono. Colpa nostra certo in pnrte, ma in parte colpa anche del popolo da-nese. Una più stretta conoscenza ed una più perfetta comprensione tra i duo popoli — alla quale le visite ufficiali dei sovrani giovano solo fino ad un certo punto — potrebbero evidentemente spazzare il terreno dì parecchi pregiudizii od erronee valutazioni. La Danimarca non ama scosse, pronunciamenti, rivoluzioni. Se un giorno si decidesse a mandar via il proprio re, come ornamento superfluo o troppo costoso della vita nazionale (se ne era parlato un paio di anni fa, ma non credo molto seriamente), lo farebbe sicuramente senza violenze e senza spargimento di sangue, accompagnandolo alla stazione di confine con tutti gli onori dovuti al suo grado. I soli veri reazionari sono oggi gli studenti universitari, certamente, peraltro, molto più moderati e molto più saggi dei giovani junker tedeschi, loro colleghi; d'altra parte, i soli veri anarchici sono un gruppo di giovani poeti, con a capo Hartvig Seedorf, 1 assolutamente innocui, nel loro Sfumi una ' Drang dionisiaco, retto da tutti i freni della più austera disciplina classica. Sia mancanza reale di energia creativa, sia abbondanza altrettanto reale di quella merce così scarsa per tutto il mondo che si chiama saggezza, posto in Danimarca per bolscevismo, fascismo, futurismo, cubismo, esprcssionismo, e insomma per tutti i nuovi e nuovissimi ìtmi, buoni e cattivi, della nostra società irrequieta ed insaziata, non co n'è. I romanzieri si contentano di proseguire ]la tradizione locale e contadinesca, riboc1 Cc^te di moralità, del Jacobseu e del Gold j smiv. o si sforzauo (Johan .Tensen) a granl"1 °PC» $ cultura e di educazione a tra- | verso la storia della civiltà. Il teatro dor| me ancora sotto lo grandi ali di Ibsen — il danese' non nasconde il suo orgoglio, che j Ibsen abbia sdegnato servirsi di alcuno | fl! <T»cJ dialetti rteUn natia Norvegia, !che 1 nizienalinti Maalstrcuer avrebbero ! voluto e vorrebbero sollevare a dignità di j lingua — o si diverte innocentemente in «"àmmi fantastici di carattere popolare. La 1 ™usloa °Pe>'istica ondeggia tra Puccini e ; Masssuet, la sinfomstieu segue le ormo di P«»ussy e si nutre della m:gliore tecnica beethoveniana. Il Votkslied, il canto popo ; !,ar<5 continua sulla sua vecchia strada, ria . lattando a sempre nuove parole i vecchi i m°t'v>. griffa uniformi, scorati. Il grido, !11 P'anft>. la gioia dell'* a solo » manca, I 6 forse uon si farn strada mai, nella folla j chiusa e spessa. La pittura, dopo essersi : aggirata parecchio intorno a Puvis de Cha i vannes e a Ma-net, ha scoperte da qualche l tempo Cézanno e se lo va tranquillamente digerendo ; la scultura guarda fisso a Rodin, ma intanto'rimette a nuovo Thorwaldsen. L'architettura, che venti o trent'anni fa si ora rianimata al contatto delle vivo tradizioni dol rinascimento locale, s'è offerta in questi ultimi tempi spontanea- mente al cilizio del pù rigido e del più spoglio classicismo. Si potrebbe essere più j saggi di così ? j U veramente sembra che un demone, : eerte più socratico che amletico, abbia ri colmo di saggezza gli animi dei danesi butti fino a traboccarne, La sua ammini : strazione, semplice, chiara, ouesta, fila che j ò un piacere (i nostri interminabili accer tamenti e controlli vi sono sconosciuti, nè esistono concorsi per le caricho pubbliche i so non per le cattedre universitarie); la sua ' economia fiorisce, e i craks delle suo ban , cbo. inevitabile conseguenza della guerra o dopo guerra, si rimarginano automati i coniente come l'acqua si chiude dietro il | solco d'una nave. Le forme del moderno j comfort 6ono alla portata di tutti (telo ■ fono ogni 12 abitanti e bicicletta ad ogni 'porta di casa); non si trova un analfabeta j o anche semplicemente uuo screanzato, o j una persona cho non U6Ì del bagno, a pa i garla a peso d'oro. 1 Ma anche la saggezza, quando è troppa, storpia. Quando si lègge della donna ani messa già di diritto, se" non di fatto, all'uf ficio di pastore ed alla somministrazione dei sacramenti ; o della punitiva giustizia la quale, impossessatasi di un pover'uomo che ha maltrattato un cane, lo spttopone a lunghe e minuziose visite psichiatriche e alfiiue lo condanna a nou so quanti mesi di prigione; o dei mezzi inetti e vessatori coi quali i rappresentanti in parlamento delle società di temperanza intendono imporre alle popolazioni una grottesca sobrietà, ci si domanda volentieri se un poco di follia in mezzo a tanta saggezza non farebbe l'effetto del sale nell'acqua destinata alla I zuppa. Ahimè ! non c'è niente di peggio i che di mettersi sulla via della saggezza e di volerla percorrere fino al fondo. Il viandante, che la via conduce a traverso praterie e selve e campi e giardini interminabili, deve per forza alla fine stancarsi, e desiderare la prova e l'orrore di qua.lohe giogaia e di qualche burrone, anche a costo di fiaccarsi lo membra o di rimetterci la vita. O forse che, senza quelle giogaie e quei burroni, la vita sarebbe ancora vita? GUIDO MANACORDA