"Letteratura italiana contemporanea"

"Letteratura italiana contemporanea""Letteratura italiana contemporanea" Carlo Vossler 6 un professore universitario tedesco, noto in Italia principalmente per la ponderosa opera, da lui dedicata al nostro masBimo poeta: opera pregevole, ma assai discussa, sia per ciò che riguarda 10 fonti dj|la Divina Commedia, ricercate more philologico sino agli estremi limiti del pensabile, e sia per l'esame estetico del poema dantesco. E' noto anche per essere una sentinelle perdve del pensiero estetico crociano in Germania; oltre che dell'estetica, delle valutazioni critiche crociane. Di ^ho ò prova eloquente quella 9erio di conferenze da lui tenute nel '14 a Francoforte, ; raccolte e fuso nello stesso anno in un organico schizzo; il quale è ora ripubblicato ;in seconda edizione, con aggiunte e correzioni, tradotto da Tomaso Gnoli: Letteratura italiana contemporanea (Ed. Ricciardi, Napoli). Vossler dichiara di dover « quasi tutto agli ottimi studi critici » del Croce; e noi gli crediamo facilmente. Meno facile sarebbe sostenere che il disegno storico per cui, cominciando dal romanticismo, si termina al futurismo, possa essere d'ispirazione crociana; giacché c noto cho il filosofo abruzzese non ammette una storia della poesia, intesa come sviluppo ed evoluzione, ogni individualità poetica, ed anzi ogni opera poetica, essendo qualcosa di ; propriamente e autonomamente assoluto, impossibile a irreggimentare, impossibile a ingranare in una qualsiasi dialettica storica e^ideale. Il bello c universale ed eterno; quindi fuori dallo spazio e dal tempo... Ma questa tesi crociana, così rigida ed ardua ad accettarsi, è abbastanza recente, certo posteriore all'ideazione del libro; che altrimenti il disogno non sarebbe stato schizzato a quel modo, e Vossler probabilmente si sarebbe accontentate di dipingere una serio di ritratti, l'uno indipendente dall'altro... TI libro è, senza dubbio, interessante. Bisogna pensare che l'unica opera vasta sulla letteratura italiana del secolo scorso, è quell'Ottocento di Giudo Mazzoni, che s'arresta al Carducci, non giudica gli scrittori viventi, e sugli altri dà informazioni ricchissime, anziché valutazioni personali. | Si hanno bensì degli studi non trascuraibili sulla letteratura degli ultimi cinquantanni, ma essi si riferiscono parzialmente, o al romanzo, o al teatro, o alla critica, non a tutto insieme il movimento letterario. D'altra parto, i saggi del Croce, oltre a presentare delle strane lacune, non possono considerarsi definitivi da coloro elio sentono la necessità d'una storia delia poesia, come del pensiero e dell'azione ; e neppure da quelli che all'acutezza e al buon senso vorrebbero congiunte nella critica crociana una forza e ùn calore di simpatia, una trasmutabilità, una creatività, alla guisa deBanctisiana. Ma Vossler ci delude. Certo, non è una delusione paragonabile a quella che ci possono dare le Figure di poeti e visioni di poesia di Antonio Fradeletto (Ed. Treves, Milano); giacché dal famoso conferenziere veneziano sarebbe ingiusto aspettarsi novità o profondità di pensiero, invece che la semplice commozione degli affetti. Amara, ad ogni modo. Non chiedevamo un'esaltazione retorica; ma una giusta ed intima comprensione. Non finitezza di particolari, dal momento che, por non sovraccaricare 11 lavoro con troppo cose e nomi secondari, 10 stesso critico confessa d'essersi a limitato a quelle operi? che gli parvero notevoli j~er italiana originalità o decisive per 11 loro valore artistico in rapporto alle principali correnti dello svolgimento letterario d ; ma, appunto ed almeno per codeste opere notevoli e decisive, si sarebbe desiderato l'oblio di nessuna. Invece... Invece Vossler non nomina neanche Pietro Cossa e Paolo Ferrari, che pure ci hanno dati due notissimi e riconosciuti capolavori ; uè Giacinto Gallina, oho fu senza dubbio un grande artista ; nò Bracco, che rappresenta autorevolmente un'importante corrente del teatro italiano; nò Corrado Govoni, che, comunque sia giudicato, è assai significativo e probante per chi studi la lirica italiana novecentesca : nemmeno ■ n-Mlo e Fanzini... Quel ch'ò peggio, tutto il nostro Ottocento è visto con un binoccolo rovesciato, ossia è rimpicciolito ed immiserito ; tutte le nostro grandi personalità poetiche sono abbassate. C'è da. domandarsi perchè codesta operetta, utile e magari benefica pei ^tedeschi, sia stata tradotta in italiano. Che cosa vi abbiamo noi da imparare ? Il critico inizia l'esposizione, distinguendo romanticismo e classicismo, impersonandoli nel Manzoni e nel Leopardi. Del Manzoni mette in rilievo il pensiero cattolico, critico-storico, provvidenziale ; dei 'Promessi Sposi il senso idillico-epico. Del Deop. rdi, il pessimismo, l'egotismo, la melodioslca familiare, « cho sa ancora di dolcezza arcadica ». Di entrambi proclama la grandezza ; — ma ce la fa veramente sentirò? - Anzitutto sarebbe l'ora di sostituire alle solite antitesi (romanticismo-classicismo) qualcosa di più sostanziale e- profondo; giacche dovrebb'essere chiaro a tutti che la riforn\a romantica in Italia fu preceduta dalle riforme altrettanto significative e importanti settecentesche, e queste, se non possono essere considerate già romantiche, sono almeno protoromantiche o preromantiche, ad ogni modo non confondibili in blocco noi termine generico e vago, davvero bon à tout faire, di classicijpno. E poi, quale significato potrebbe avere il termino, riferito al Leopardi? Che i letterati abbiano, per una buona metà del secolo, battagliato intorno alle due famose e famigerate parola, e' cho lo stesso De Sanctis abbia imperniate le sue lezioni di Letteratura italiana v-el secolo XIX sull'antitesi di scuola liberale e scuola democratica, non è certo un argomento decisivo; e il crocianissimo Vossler non avrebbe dovuto, penso, lavarsene comodamente le mani, accontentandosi di avvertire che « le distinzioni di liberalismo e romanticismo, democrazia e classicismo, avevano nell'Italia di allora un altro senso di quello che noi tedeschi d'oggi siamo soliti attribuir loro »... Comunque sia, il critico non riesce a farci-sentire la grandezza dell'arte manzoniana e leopardiana. E veramente l'arte del Manzoni non gplccscInvcfdprSndsfdmmnfn può consistere unicamente in un'inìantile semplicità e in un realismo oggettivo, se è vero che l'umorismo manzoniano è complicato «.profondo, e la tragicità manzoniana, materiata di fede trascendente. L'arte del Leopardi non può ridursi ad una semplice melodiosità familiare «quasi arcadica», nò il pessimismo che la sostanzia, ad un pensiero che riguarda solo il poeta, non l'umanità; se è vero che le Ricordanze non hanno nulla d'idillico, e L'ultimo canto di Saffo e la Ginestra affermano, o piuttosto negano, qualcosa che vate per J'umanità e l'intero universo. Dalla scuola romantico-manzoniana il Vossler fa dipendere il Pellico e il Prati ; poi, saltata o dimenticata la « Scapigliatura lombarda », Antonio Fogazzaro; il quale c giudicato come « la molle, velate, feminile, sensuale variante veneziana del sobrio, chiaro, saldo, spirito del lombardo Manzoni ». Gradevole definizione, ma non completamente persuasiva, quando si rifletto cho le <r varianti » sono bensì (e con quale abbondanza !) nei testi filologicamente curati, non però nella serie degli spiriti poetici. Ammonteremo col critico che il Fogazzaro abbia- avuto uh temperamento di musico e sognatore, un'arte non forte ma prudente, un umorismo superficiale e pure vivace. ; ma che poesia vera sia anche là, dove religiosità e sensualità si fondono « in riprovevole continuazione », questo avremmo voluto fosse meglio dimostrato. — Dopo il Fogazzaro, il tramonto del romanticismo ; del quale, secondo Vossler, i nomi più significativi, oltre lo Zanella, la Bonacci, l'Aganoor, il Graf, sarebbero Giulio Orsini e Guido Gozzano... Dove si vede che il Bomanticismo ha si gran braccia, come la Provvidenza di Dio... E Carducci ? — A! Carducci ò bensì riservato un intero capitolo ; ma non si capisce bene so o come si riallacci alla scuola classicista e leopardiana, se e come prepari quella verista. E' buttato là come un ma¬ e è , l e ò o e , o l o n n i a e n i e ¬ cigno in mezzo alla corrente, e non si sa se debba considerarsi un ostacolo o.uu riparo provvidenziale. Vero ò cho il,critico, tornandolo a definire poeta nazionale, poeta della storia) poeta della natura antropomorfìzzata, conclude cho « per agire anche oltre i suoi confini, il suo contenuto non è umanamente abbastanza profondo, e il suo linguaggio è troppo dotto ». Ma subito soggiunge che «t appunto perchè c più arte e sapere che poesia, essa determinerà così decisamente l'ulteriore svolgimento della letteratura italiana ». E' strano che poi non si tenti nenoure di dimostrare codesta influenza o così decisiva »... Evidentemente gli ò sfuggita la vera grandezza del Carducci poeta: di colui, che esaltò la vita e la gioia sfolgorante d'esistere, in opposizione alla tristezza romantica, vaga di sogni, ebbra di morte. Per conseguenza, i limiti precisi della sua in<fluenza sull'opera dannunziana e tutto il movimento letterario Ipost-d'annunziano. Ma l'incomprensione del Vossler s'aggrava, a mano a mano che ci avviciniamo alla nostra generazione. Giovanni Verga diventa un, semplice capostipite di poesia regionale: sicula nel Verga, sarda nella Deledda, napoletana nella Serao e nel Di Giacomo, romanesca nel Belli e nel Pascarella. La Negri ò appaiata col De Amicis, come « socialista ». Il Pascoli e il D'An^ nunzio sono demoliti, come artisti frammentari, impotenti a creare un solo capolavoro... , Non stupite: ò così. Di Giovanni Pascoli si dice che i poemi latini furono « riccamente premiati » ; gli studi danteschi, antiscientifici; il talento poetico, incompleto. In ogni sua poesia si ha « una miscela di profumo di fiori e di putredine, che alla lunga" diventa insopportabile ». Al D'Annunzio si nega ogni traccia di lotta spirituale, rlducendosi la sua attività poetica ad un semplice esercizio artistico, o v^pio, o trastullo; gli si contesta la"tragicità, at¬ tribuendogli appena un certo pathos reto- rico. Le Laudi sono « come interminabili piante rampicanti ed arabeschi », nei quaIl sarebbe inutile cercare qualcosa più che il mero piacere dei cinque sensi; la Finita di Jorio, c ùn documento di i debolezza e piattézza » ; Notturno, « un tributo alla moda dei futuristi »... Molte di queste co- so erano state dette dal Croce, dal Borge- s<\ dal Cargiulo; ma con cautela, con mi-stira, stavo por diro con intelligenza... Voes- ler, ripetendo, appesantisce ed esagera. Tanto esagera, che lo stesso suo fedelo traduttore sbotta, alla fine, ed è costretto ad avvertire, in nota, che probabilmente il critico non conosco del Pàscoli*L'aquilone, IJanìo lrcrllo, Il vischio, ed alcuni poemet- ti conviviali, i quali sono veri capolavori. Quanto al D'Annunzio, non si sente neppure il bisogno di discutere, se, giunti alla fino della requisitoria, si legge che al Poeta manca « qualsiasi utile partecipazione o sana cooperazione alle questioni vitali del suo popolo e <fa\ suo tempo »... Oh, profetica anima germanica! Interpretazione per interpretazione, preferiamo di gran lunga quella che della letteratura contemporanea ci ha data Francesco Flora nel suo noto libro Dal romanticismo al futurismo. (Ed. Porta, Piacenza): paradossale certo, ma piena d'ingegno, di gusto, di conoscenze. 14 Vossler, prima di pubblicare la seconda edizione del suo libretto, avrebbe fatte assai bene a leggerlo e meditarlo ; se non altro, per quello che si riferisce ai futuristi e agli scrittori del dopo-guerra. L'unica parte quasi inattaccabile è quella che riguarda l'opera di Benedetto Croce. Ma oualt rapporti intercorrono fra l'estetica crociana e la critica e la poesia contemporanee? Ecco un problema importante, del quale nel libro di Carlo Vossler si cerca invano una risposta soddisfacente... LUIGI TONELLI.

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Italia, Milano, Napoli, Piacenza