Le montagne del Gran Re

Le montagne del Gran Re Le montagne del Gran Re traforate da A_osta a Cogne Sette chilometri di galleria Aosta, 18, notte. Fra le opere generate dalla guerra, poche in confronto dclile immani distruzioni, sono ìagguardevoli, imponenti quelle della nostra vallata di Aosta. Negli anni tragici del conflitto mondiale, nella penuria e nella necessità, del primo elemento bellico, cioè, del ferro, si pensò di trarre giovamento dai grandi giacimenti minerari di Cogne, conosciuti sino dal tempo dei romani ed oggetto di inutili tentativi di sfruttamento in varie epoche. Benedetto Brin, un grande tecnico, e Quintino Sella, un grande finanziere, per citare sollo due nomi noti e indiscussi, avevano affermato la ricchezza di auesti giacimenti, ricchezza di cui la Nazione avrebbe potuto valersi loii immenso suo benefìcio, qualora fossero state vinte le immense difticoltà e gli alti costi delle lavorazioni e dei trasporti. Occorreva, insomma, trovare il modo di vincere tale difticolltà. La ragione della mancanza di ogni attività in dette miniere per secoli e secoli non era dovuta — affermano i competenti •— alla qualità del minerale, che aveva dato reputazione alla • vecchia industria siderurgica deWa Valle di Aosta, e che può reggere il confronto dei migliori minerali di Svezia, mentre ne è assai più puro, riguardo allo zolfo ed al fosforo. .Neppure poteva essere causa l'esaurimento "dei giacimento, poiché al momento dell'abbandono in nessun punto si era giunti a contatto c'è Iti e roecie incassanti sterili. La stasi nello sfruttamento di queste miniere fu dovuta essenzialmente all'enorme ribasso avvenuto nei prezzi dei prodotti siderurgici per l'incremento delie importazioni ed i facilitati scambi internazionali. In queste condizioni, data l'ubicazione delle miniere ed i limitatissimi meazi di trasporto a disposizione in passato, la lavorazione non era più possibile, ad onta, della grande ricchezza e purezza dei minerali. Se ne doveva quindi concludere che l'ostacolo principale ad un grandioso e razionale sviluppo ' dellla coltivazione dei giacimenti di Cogne, in primo luogo era da addebitarsi alla loro ubicazione (a m. -r>00 sul mare) ed alla assoluta mancanza di una rapida ed economica comunicazione colla Stazione >fc-rvoriaria più prossima di Aosta La montagna vinta Si escogitarono numerosi progètti, grandiosi, singolari, fantastici anche. Il territorio dove sono le miniere non ha altra naturale comunicazione colla valle principale di Aosta che Iti stretta ed impervia valle della Grand'lìyvia; e la distanza di 27 Km. che separa Cogne da Aosta veniva percorsa in gran parte mediante una pessima strada rotabile di 20 Km. adatta neppure al transito di modestissimi veicoli con carichi insignificanti e per altri 7 Km. sulla strada nazionale che da Aosta conduce al Piccolo San Bernardo. Il terreno inoltre, estremamente accidentato e pericoloso perchè soggetto a numerose valanghe, consigliava a rinunciare a priori ad ogni progetto di strada o di ferrovia lungo la valle del Grand'Eyvia e obbligò a ricercare e a trovare altrove una soluzione. Si pensò quindi di percorrere con una ferrovia il fianco della catena montagnosa costituita da uno dei contrafforti del massiccio clcll'Emilius, che forma spartiacque tra la valle di Cogne e quella principale d'Aosia; poi inabissarsi nella montagna e portarsi sul versante di Gressan ili fronte ad Aosta quasi aliti stessa quota di Cogne e di là scendere con una grandiosa teleferica rettilinea di poco meno di cinque chilometri direttamente agli Alti l'orni di Aosta. E cosi avvenne. La linea parte sotto gli Stabilimenti di Moline presso il capoluogo del comune di dove il minerale scende lungo un piano inclinato alla quota ili in. 15'.Ì8; corre lungo la sponda destra del torrente Grand'Eyvia, penetra .in Un» galleria di quasi un chilometro clic, passa a monte dell'abitato di Cretaz (questa galleria si rendeva necessaria in causa del terreno franoso lungo questo tratto) indi la linea procede lungo la falda del monte salendo ove è l'imbocco della galleria d'approccio lunga S;i;l metri che si raccorda alla quota 1548 colla grande galleria di Km. 6.037 che attraversa il Colle del Orine e va a sboccare presso il torrente Gressan. La grande galleria dopo un breve tratio orizzontai1; scende tino all'imbocco nord alla quota 1548. Dopo mi breve tratto allo scoperto, attraversando il torrente Gressan con un ponte ad una sola arcala di m. 15 di luce la linea passa di nuovo in galleria per mezzo chilometro e quindi di nuovo allo scoperto lino ili grandi silos di carico della teleferica a Charenioz. Alla stazione di Charenioz, verrà •eseguito il trasbordo del minerale dai vagoncini delia ferrovìa in quelli della grandiosa teleferica alia Quòta di 1530 metri. Il tracciato esterno della linea nel versante di Cogne inni presenta speciale difficoltà, f1 cooipletanienie al sicuro dalle valanghe e per la sua esposiziono a mezzodì e quasi toialnietile libero da- accumulazioni di nevi durame rin.ver.iiD e presenta quindi un'assoluta garanzia di sicurezza per il traffico in qualunque stagione. Per la rimanente parte del tracciato la linea è completamente protetta essendo quasi totalmente in galleria. (ili ostacoli superati Gli studi per la linea furono attivamente e seguili dal maggio al luglio 1910 per mudo elio alla metà di agosto l'Jlli fu possibile attaccare la grande galleria ili due imbocchi. Complicati, difficili furono i lavori di perforazione, di mine, di ventilazione, di rafforzamento, ecc. Uno degli imbocchi trovavasi completamente isolato e privo di comunicazioni e fu porciò necessàrio costruire una teleferica da Gressan al cantiere lunga 2*500 m. per elevare tutti gli attrezzi e materiali necessari ili lavori. Un'altra teleferica servi il cani loie sud ;id Epinel. 1 lavori della galleria, conio ho detto, cominciarono nell'agosto 1910, ma subirono durante il periodo bellico degli enormi ritardi per la mancanza (musi compia¬ lqevelndptdltbrisTapdzcdpEusPmefcssdttrdcsvrzqi«—smvscvtbdfunnpcgsrmszmgslrug«mzmcgiblnsnliGocsgfcdtgntg' plpaslrI tsSccrBpgI gdGrlAdocSnclcps la di mano d'opera adalla ed ancor più per quella dei materiali (tubazioni, macchinario, I ecc.! ed in special modo degli esplosivi che1 vennero (piasi totalmente a mancare nel 1917 j e 1918. Altro grave ritardo fu dovuto alle l'orli coi tenti di acqua comparse all'imbocco nord. I lavori furono perù spinti alacrementi) dopo il 1919 per modo che. al 17 settembre del porr, anno si riuscì ad abbattere l'ultimo din-! tramuta. L'avanzamento medio ottenuto nei j due ultimi anni, durante i (piali si riuscì a ' lavorare in condizioni normali, fu di 8' me- ; tri al giorno complessivamente per i due imbocchi, malgrado le pessime condizioni della roccia all'ultimo chilometro. La galleria e gli annessi impianti dovianiio funzionare in piena efficienza nella, prossima primavera. Un treno speciale panilo da Torino ha portato in Aosta 800 invitati circa all'inaugurazione della grandiosa opera. Altre personali là erano intervenute dalia Lombardia e. dalla. Liguria. Autorità, rappresentanze, giornalisti si trovarono stamane all'alba, con un freddo pungentissimo, nella piazza del Municipio per la. partenza in automobili per Valle di Cogne. Le. comitive sosiarono ad Epinel. cioè all'imbocco sud e sui carrelli che un giorno trasporteranno il minerale, traversarono la galleria del Brine sino a Eaux Plroides imbocco nord, dove, dopo un vermouth d'onore ed unti visita ai silos, venne ecoperta una lapide ai minatori caduti per infortuni dinante i lavori. Cerimonia breve ma commovente. Di nuovo ritornati all'imbocco sud. ai svolse la cerimonia ufficiale alla presenza del Duca di Pistoia in rappresentanza del He. del Vescovo di Aosta e di tutte le autorità. Una musica degli alpini suonò inni patriottici. Il Vescovo benedisse la nuova, galleria e quindi ring. Brezzi — che fu l'anima dell'odierna festa — salutò in nome della Società Ansaldo i convenuti tratteggiando, con smagliante parola, la grana'opera che oggi veniva benedetta dal Signore e onorata da un rappresentante del Re. L'oratore ha ringrar ziato particolarmente quanti collaborarono a quest'impresa che onora il lavoro e l'ingegno italiano, gli illustri cooperatori e. gli umili. « Le Alpi maestose — ha detto l'ing. Brezzi — che si ergono a segnare il limite della nostra terra e chiudono nel loro sviluppo tante meraviglie di natura e d'arte, non hanno rivelato.gran,li ricchezze di materie prime, quasi volessero allontanare l'impazienza del i iceica.lore ed opporre un preciso divieto alla violazione della loro sacra bellezza. Qualche tesoro tuttavia esisle. ma isolalo fra la rigida bianchezza dei ghiacciai e la bruna asperità delle iroceie, cosi da mettere a dura prova la fede dei suoi ammiratori."Senza la tenacia di un manipolo di uomini indomiti, anche la Miniera di Cogne sarebbe forse rimasta nel suo nascondiglio, o sarebbe stata facile preda di potenze finanziarie esotiche; di quelle stesse che hanno sottratto all'Italia le maggiori sorgenti naturali di materie prime, di quelle stesse alle quali debbono rivolgersi umili e riverenti i giovani tecnici i quali hanno dato, come chi vi parla, tutto il loro giovanile entusiasmo per l'arte della Miniera, ogni influenza straniera è stata, per volontà essenzialmente di due uomini, allontanata, ed io prego Voi di augurare con me che all'Italia non sia sottratta e neppure modulata, questa vitale, fondamentale sorgente del puro ferro, che rappresenta non solo un interesse industriale, un interesse di lavoro della. Vaile e della regione piemontese, ma di tutta Italia ». L'ing. Brezzi, guida e capo amato e. seguito, « ingegnere di molti ingegni > come lo chiamò d'Annunzio quando gli apprestava i mezzi pel suo volo su Vienna, è slato calorosamente applaudito e festeggiato. Sorrtpre su carrelli le comitive hanno proseguilo par Cogne. Un paesaggio jiiconiparaMlo All'uscita della galleria ci attendeva un incomparabile paesaggio, contorto del non brevo e non comodo viaggio nelle viscere della montagna. In un ciclo luminoso,'che poi nel pomeriggio si copti, apparve fti unta la siici maestosità la valle meravigliosa con a noni il vallone e la Torre di Grauson, a sud la Valnontey profonda, con enormi ghiacciai, in fondo il Colle Gian Croce fra la Becca di Gay e la Testa della Tribolazione: verso nordovest il Monte Bianco in un mare di nebbia chiude eccelso la valle. Cogne dà all'industria e al lavoro audacie rinnovai rivi : dà agli occhi bellezze di l'avola... Il banchetto ufficiale ha luogo nell'antica palazzina di cuccia di re Vittorio Emanuele, oggi proprietà della Società Ansaldo. 1-'.' un vasto caseggiato, d'alta montagna. Una lapide ricorda il gran Be come alpinista e come presidente onorario del club Alpino italiano. Dico: Vittorio Emanuele Il - Re d'Italia - per gli aspri gioghi del Gran Paradiso - nei cimenti di al pestrl caci.ie - mutati» la maestà' regale - nella alpigiana, semplicità - porgeva raro esempio - di vera grandezza ". 1 trecento invitati r-nno raccolti in un salone a terreno, imbandierato, infioralo con un'esposizione curiosisima ili cimeli del traforo: le. pietre del primo diaframma, alcune perforatrici; picconi iiiH'tH'.i. Nella tavola di cen tro il Principe ha ai suoi lati il vescovo e. il sottopi eretto d'Aosta, il senatore Loria e. il Sindaco. Poi vengono le altre autorità Allo champagne si susseguono i brindisi calorosi dopo Iti lettura delle adesioni fra cui (juelle del Presidente del Consiglio onorevole V'aeiii, dei ministri Bertone, Soleri, Bossi, di senatori, di deputali. Parlano npplauditissimi l'avv. Eriittaz per Cogne e i] geom. Eariliet sindaco di Aosta, il colimi. SÒ giùnti perla Società Ansaldo, il sottopn fello d'Aos-la cav.. Rossi, i deputali M.urcoueini e Gray, il prof. Panelli pel Politecnico di Torino, l'assessore comunale di Torino cavaller Ollivero. il parroco di Cogne ed altri. Aosta riceve al tramonto, festante e imbandierata, i gitanti di ritorno dalle due valli oggi finalmente unite; e li riceve in Municipio col Duca di Pistoia. Un manifesto del Sindaco esalta l'opera grandiosa che signora non solo la prosperità della vallata ma anche della patria. Esalta quest'opera nazionale, tutta italiana, rivolgendosi ai conciioyens collo parole: . l'avoisez vos maisons du drapeau tricolore ». In queste parti la lingua è sempre francese, il drapeau e il cuoio italiano. E. M.