Rivoluzione comico, esodo tragici

Rivoluzione comico, esodo tragici Rivoluzione comico, esodo tragici g(Da uno dei nostri inviati speciali in Oriente) ATENE, ottobre. ffon è ancora tempo di andare a vedete la prigione di Socrate sotto la collina Violetta di Filopappos, nell'ora che anche Vlmetto è lidio coloralo di quel fuoco che vicn su dal mare. Altre prigioni ci iute. Tessano oggi, meno fiere, che hanno perfino il bagno, prigioni igieniche offerte 'fiali''evergete Averoff allo Stalo insieme )con la corazzala dello stesso nome (chi pensi che le navi da guerra d'una volta erano le galere, non trova più contrasto fra idue doni), ivi di Stalo gemono i prigionieri Gunaris, Protopapadakis, Theokotis. Dusmanis, Costantinopulos, guai che altro, che ebbero salva u vita, grazie 'all'intervento dei rappresentanti diplomatici dell'Intesa, come è ricordato con nWare espressioni dalla stampa venizélista. La quale in compenso oggi vorrebbe tagliare il collo — Scrive proprio così, senza eufemismi — ai protetti ed ai protetto(rè, se no che razza di rivoluzione è questa in cui l'unico ferito è stato un albanese preso per turco e bastonato delicatamente, tanto che il giorno dopo passeggiava d\ già? Gunaris e il cavaliere fiorentino Ma se hanno tenuta la testa attaccata al collo fino adesso, Gunaris e soci, possono sperare che se la caveranno a buon mercato, visto che non è proprio certo che il processo sarà fatto in regime venizelista, e ad ogni modo dimostreranno al commosso popolo che tutto quel male è ìdemuto proprlio per avere continuato a marciare sulle pedate di Venizelos. E' vero che non potevan marciare peggio, perchè è assai difficile copiare la politica di un uomo del quale si sono sempre combattute le idèe con la bella acrimonia che divide i partiti in Grecia: dove tutto è in dóppio esemplare, venizélista, ed an.livenizelista, il caffè il club la slampa l'albergo la scuola l'esercito la. burocrazia l'arte e la scienza, nel senso che come ci sono dei bravi borghesi che hanno il vestilo per le feste e quello per il, lavoro, così qui c'è 10 stalo maggiore venizélista e quello anti. 11 caffè dove non si può andare che in re girne venizélista e quello che prospera solo in regime ój)posito, il portiere buono per i giorni, realisti c quello da. tirar fuori per quelli venizelislì. Non parliamo poi dei giornali, che muoiono e. rinascono regolarmente coi tramontare e il risorgete della costellazione politica a cui. servono. Credete por esempio clu: i repubblicani greci siano proprio devoti sacerdoti della dea Repubblica? Soiw semplicemente dei venizelisU che si proclamarono repubblicani in odio a Costantino, capo del partito anli-vcnizelista, e per contingenza re di Grecia. La formula dei programmi politici, è quindi di una semplicità infallibile : fare tulio il contrario dell'altro partilo, e se si deve fare la stessa cosa, usare i metodi assolutamente opposti. ■ fìirordntc la. storiella di quel cavaliere fioroni ino nemico acerrimo d'un Alamanni, ini par bene — ma il nome non conta — il gitale dormendo in una seduta pomeridiana del Consiglio cittadino fu destato dal vicino con le parole: « L'Alamanni ha parlato, si chiede il tuo parere ». Il cavaliere, Imitasi sonnacchioso dice: « Signo- • ri, io dico tutto il contrario di quello che ■ lia. detto l'Alamanni ». E rispondendo l'Alamanni, maravigliato: u Ma io non ho detto nulla!»: l'altro replicò: » di quello che tu dirai». Mettete Gunaris al posto del cavaliere fiorentino, e tutto il resto fila. Siccome poi nemmeno ì nuovi rivoluzionarii sono riusciti a cambiar le cose nei riguardi delle nazioni dell'Intesa, vedremo un. tristo giuoco di palleggiamento delle responsabilità, con il risultalo che — come per la brutta guerra del 1897 — la, più fosca figura ce. la farà l'esercito, il quale, dopo essersi sempre battuto poco, un bel giorno proclamò lo sciopero generale davanti al nemico, piantò in asso il fronte (l'elegante formula dei bollettini di guerra suonava: il nostro esercito si rilira senza subire la pressione del nemico), e venne poi. dai rifugi della sconfitta, Mitilene e Scio, a proclamare ad Atene la rivoluzione redentrice nella più imbelle maniera, con i gesti meno eroici, sdraiandosi subito dopo a pugni chiusi e giubbe sbottonate nelle aule degli edifici pubblici conquistali, e mostrando un assai tepido desiderio di ricominciare la guerra. Non gli ìavevan detto gli ufficiali che bastava mandar via Costantino per avere di nuovo :l'aiulo di quei potentissimi alleati congiuntamente ai quali da Salonicco avevan ghermito per l'ali la Nike, la vittoria ritrosa? Gli ufficiali gli avevan proprio defitto così, e Iq pensavano, anche. Ecco perchè la rivoluzione è stala una cosa così ingenua, a vederla davvicino. Storia in calzette iVon escludo che domani riusciamo a Scorgere sullo sfondo i burattinai giganteschi che hanno iiralo i fili di marionette, innocue per quanto cipigliose. Ma oggiJn rivoluzione appare un ripicco personale, inscenalo con facile coreografia, senza passione di popolo, senza flato di sacrificio, senza quell'angoscioso esame delle conseguenze che nobilita i colpi di Stalo. 0 Dio, ìsl, sempre la storia veduta in calzette è assai meno epica che dopo, assisa sul • irono degli anni; sappiamo che anche "quando la santa canaglia assaltò la Bastiglia, mille metri più lontano i ragazziini giocavano pacifici ed i borghesi portaYvano a spasso le loro brache di nanchino isenza supporre ncmraeno di vivere alla so\glia d'una nuova umanità. Ma qui sembrava giocassero anche gli attori, la folla '^acclamante sulla piazza della Costituzione ilarrivo di quei soldati scalcinati ed infiorali come tornassero ita una vittoria e di \quci begli ufficiali a cavallo, applaudendo ìeon uguale larghezza le truppe rivoluziojiniriii e quelle, diciamo così, fedeli, che a- vevano atteso alla collina di Filopappo in posizione di combattimento l'arrivo degli insorti e poi rienàranan dietro a questi spfndsfimTltmecsmclrbtdvtGsbtbabnpalrLtVacNcCmllcbpqcmmcfemllngctunaltsdrmdestcnvnavvnnilginncrndsnhfmcGtqppAlatanssgr senza avere sparato un colpo : che cran partile cantando l'inno costantiniano del figlio dell'aquila, e si pigliavano al ritorno la loro porzione di evviva agli eroi. E allora, qualche eroe si mise a sfogliare, delle margheritine, nel bel. parco reale-. Costantino partirà, non partirà... Parte alla fine, perchè vuole evitare mali maggiori, ma prima scrive, mia lettera amara, a Trianlafillakos dicendo che non. crede che. la. sua partenza debba esser proprio così taumaturgicamente benefica come quel minchione del suo popolo si immagina ; e manda anche la lettera di. dimissioni che poi non si trova più per tre. giorni, nessuno sa dove sia andata a finire, e finalmente una comunicazione, ufficiale annuncia-, ieri sera si è ritrovata a. palazzo reale la lettera di dimissioni che era stala smarrita. Storia in calzette... I Triunviri Crcdevan davvero alla taumaturgia quei bravi colonnelli, cuori di fegato fra una turba imbelle, per ragionare come vi ho detlt: adesso che abbiale dato il foglio di via a Costantino viene la Francia a gettarci le braccia al collo ed esclama: cara Grecia! E tutti voi, potentissimi alleati senza dislimionc, che ci avete tenuto ilbroncio perchè ci ostinavamo a tenere sul trono il cognato di Guglielmo, ecco, lo abbiamo licenziato, - adesso ci aiuterete. Ed alla Tracia ci pensiamo noi, con i nostri bravi soldati. Per parecchi giorni si è vissuti, ad Atene, in questo bel sogno. Si congedavano persino delle classi, e si pubblicava un appello ai volonlarii. L'Intesa fu ancora lì, dea presente e viva, tutta, d'un pezzo, ritornata amica e viclosa alla Grecia. L'Inghilterra non vedeva l'ora di restituire Cipro,' l'Italia (ma questo lo credeV4i.n meno) Rodi. E perchè l'Intesa non avrebbe aiutato la Grecia, che recitava con tanta sincerità Vallo di contrizione? Non c'è più il danese ostinalo sul trono-, ci siamo noi, colonnello Gonatàs, sempliC". e buon soldato, servitore ligio della monarchia fino a ieri tgjilo che al primo leggere quel manifesto buttato dal velivolo con la sua firma la Corte trasecolò, e con una diritta concezione delle cose, da bravo soldato di fanteria quale egli è; capitano di. fregata, Fokàs, signore, fino, con quell'aria corretta. c riservata che è la scconaa uniforme, degli ufficiali di tulle le marine del mondo (il mare apprende a meditare, a lacere, a sapere attendere), e che dà l'impressione, giovane com'è, di fare le prime prove in questa cospirazione e ,li allenarsi per un'altra che non può mancare velia terra classica, delle congnil'S militari; colonnello Plasliras, infine, l'eroe nazionale, il nero cavaliere, « pepe nero », come lo battezzarono ì turchi, gran, sciabolatore d'infedeli. Di Plasliras, che seppe riportare dall'Asia i suoi soldati ordinati, dopo fieri combattimenti, con una bandiera tolta al nemico, con prigionieri, con cannoni, lasciali per via dagli altri fuggiaschi, narrano le storie popolari tutto un florilegio di aneddoti e di tratti.; la sua. purezza di fanciulla, il suo sovrumano, valore, la raunchhausonata dei prigionieri fatti in un giorno di guerra, in un momento in cui egli a tutt'altro -\pensava che ad assumere atteggiamenti bellicosi... un vero pallicari, uomo delle montagne con il. furile ad armacollo ed il cuore gonfio d'avventure, che sa trascinarsi dietro con il fascino dei condottieri i tuoi euzoni, i soldati dalla bella cintura. Tragedia di umanità Da questi uomini il popolo imbelle, che non sa il valore delle battaglie, attendeva il miracolo guerriero; dal quartiere generale della via Ippiti. doveva ribalzare armala Athena, onde rifiorisse di ulivi vittoriosi. H cammino della patria' E invece intesta bella festa non ha servilo a nulla. Plasliras fu mandalo all'umiliazione di sentirsi ordinare dall'Intesa, sotto il sorrisino attento dei Turchi, l'ini medialo sgombero della Tracia; i venizelisU vogliono a. tutti ì costi rimpolpetture di genie più ligia ad essi il Comitato rivoluzionario che così com'è, con. quelle sue arie nazionali, pare loro troppo poco da fldarcisi; i più scalmanati arzigogolano nuovi rimedi! magici, chissà che non siano buoni questi, tagliare il collo a Gunaris, mandare via anche Giorgio, armare navi corsare (questa è un'idea di alcuni dodecannesìni che hanno concionato in piazza ed hanno considerato se non sia il caso di fare guerra all'Italia). Delusione e rammarico. La Tracia è pianta con dolore sincero, essa che era come il Piemonte della Grecia, terra di. Greci settentrionali più tenaci, più riservali; ed accanii) a questa, toccante tristezza troviamo, nella policroma, prosa della stampa ateniese, pittoresche ingiurie contri) { pagani exAlleati, contro quella svergognala dell'Inlesa clic tresca con. il. turco circonciso ed. a cui furono offerti invano, villini,' espiatorie, Costantino e la. sua. cricca. Ebbene, anche se questo si. legge, r altrove (giornale Ethnos, X'S settembre vecchio stile) si scherzi bellamente sulle poche goccie di sangue cadute dai nasi dei bersaglieri di Amèglio a Psilos, — conceditur, carì signori, ma avete mai provalo a confrontare i vostri 1600 morti nella guerra mondiale ai nostri cinqùcccntomila? — la sciagura che ha colpito la Grecia è cosi forte che giustifica molte intemperanze, ed e troppo angoscioso dramma d'umanità questo che si è innestato alla guerra dei soldati, l'atroce migrazione di centinaia di migliaia di persone di ogni sesso e d'ogni età, ria dalla zolla natale ,via dalle care consuetudini di vita, perchè troppo crudele esperienza hanno del turco e non le affida la vaga promessa di qualche codicillo di trattato. La rivoluzione è slata fatta troppo tardi, dicono i giornali. E' verissimo. Dovevano farla prima a Smirne; e. prima di detronizzare il Re provare a battersi contro il nemico. PAOLO MONELLI. 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Persone citate: Alamanni, Greci, Socrate, Turchi