Il processo davanti ai giurati

Il processo davanti ai giurati }B> A TI E F K> NT 3B> Il processo davanti ai giurati per TassaSto alla Camera dal lavoro di Torino [Corte d'Assise di Torino). La sentenza della Sezione d'accusa presso] la Corte d'Appello di Torino cosi riepilogava i falli che furono oggetio a loro tempo di polemiche nel campo fascista p comunista e clic sono oggetto dell'attuale procosso dinanzi ai giurali nella sessione straordinaria presieduta dal gr. uff. Lavagna. Verso le 22 del SS aprilo dell'anno scorso, Oddone Cesare, filili (lato di guerra, ascritto al locale Fascio di i ombattimento, veniva ucciso in torso Principe Oddone da tal Gabiati Giovanni, comunista. Divulgata la rioiti/.ia al Sindacato italiano del lavoro, sede dell'Associazione fase sii ed arditi, alcuni di essi divisarono di vendicare. la morte del compagno, effettuando una immediata spedizione punitiva, incendiando e devastando la locale Camera del lavoro. Chiamati a raccòlta i più accesi elementi, l'impresa venne concertata nella più grande segretezza, ed il piano di attacco studiato in lucido da vincere la eventuale resistèii5ri dc?li agenti della forza pubblica, preposti al servizio di sorveglianza del palazzo, e delle guardie rosse, di sentinella nell'intèrno dell'edificio, ivi collocate al line di ili fenderlo dagli eventuali e non del tutto inattesi attacchi fascisti. Verso le ore i del mattino una cinquantina birba di giovani mossero all'attacco, secondo il piano prestabilito, o mentre un gruppo di esci meno numeroso simulava l'assalto verso il portone principale del palazzo, in corso Galileo Ferraris, chiamando in quél punto lutti gli agonii della forza pubblica, il grosso do) fascisti investiva il fabbricato da via papacino, riuscendo ad irrompere nell'interno mediante scalala del muro di cinta e forzando una porta secondaria d'ingresso. Le guardie rosse al primo allarme sì precipitarono ai rispettivi posti di vedetta e cominciarono a far fuoco ■sugli assalitori, si impegnò così una vera battaglia, e sinistramente — dice la suddetta sentenza delia Sezione d'accusa — eebeggiarono detonazioni di rivoltelle e scoppi di bombe. Ma la resistenza delle guardie rosse dovette in breve cedere, travolta dalla Irruenza degli assalitori; sicché questi, rimasti padroni dc-l campo, appiccarono il fuoco al teatrino di legno nel -cortile del fabbricato, verso la via papacino. ed in nitri punti dell'edificio. 'Mentre l'incendio divampava, i fascisti tM davano ad un'opera di devastazione negli uffici della Camera del lavoro e delle varie Leghe, e specialmente nell'annessa birreria, a pianterreno del palazzo, ove tutto venne distrutto, i tavoli di marmo infranti, dispersi vino e liquori. Intanto le fiamme, trovando facile esca nejlj attrazzi ed arredi dei teatrino, minacciose investivano il fabbricato e dense colonne di fumo si innalzavhuo. sicchft le guardie rosse, che avevano trovato stampi' nei piarij .superiori avevano fluito col rifugiarsi nella sovrastante torretta del palazzo e sul 1et!o. ove furono tratte in salvo dai pompieri a mezzo della scala Porta. 1 fascisti, raggiunto l'obbiettivo, si .sbandarono per non rimanere'nrigionicri nell'edificio al sopraggiungere der carabinieri e delle guardie regie, accorsi in rilevante numero. L'episodio cliln' una vittima. Il giovane fascista Mara mot ti Anici?, studente al Politecnico, cadeva col cranio sfracellalo durante il primo assalto all'edilìzio, e spirava pochi minuti dopo il suo trasporto all'ospedale. Fra i difensori della Camera del lavoro, due soli, e cioè certi Mancono Alberto e Plaitavino Giovanni, riportarono lesioni prodotte da arma da fajrlio-. da colpi di rivoltella e di bastone, lesioni che guarirono completamente in termine inferiore di uh mese. Uri terzo individuo, e cioè Amberti Licci. die l'istruttoria fleflnisee comandante le guardie ro.^se. venne .salvato dai pompieri appena in tempo iier non morire asfissiato. L'Autorità di p. s.. non avendo potuto mrprendenp alcuno dei componenti la spedizione fascista sul luot-o del fatto, eseeru) una immediata visita alla --ede del Sindacato italiano del lavoro, iu via Urbano Ra.tlazz'1. è trasse in arresto huìi coloro, elio j-.. si trovavano, e ciò* il segretario del Sindacato. Rinplf) Bruno, il custòde d"l Sindacato. Rolandonc Abelardo, ed i fascisti Masala Sebastiano. Ferrati VIfredo. -Milanesi Filiberto G-uzzora Paulo. Arrestava inoltre le dodici guardie rosso formanti il presidio della Camera del lavoro, colto semi-asfissiato sulla torretta dell'edificio, Cosie fu appiccato l'incendio T.'ing. Musso Ferdinando, nominalo perito per valutare l'ammontare dei danni prodotti dall'incendio e dalla devastazione, rispondendo ad analoghi quesiti; dichiarò,: Lo «the l'incendio allo stallile era staio appiccato in Ire punii distinti, e cioò ni sotterranei dell'ala di fabbricato a mezzogiorno, versando «benzina i da uno dei lucernai'prospiciente la via Sebastiano Valile: al natio, colla stessa tnatoiia. incendiaria, e al locale della Lega mutilati e centralino telefonico, situato a rie stra dall'androne principale; 8.0 che l'incendio, quand'anche sì fosse totalmente sviluppato, non avrebbe 'potuto costituire peri. oó. per le case adiacenti* 3.o olio date i" enormi quantità di materie facilmente infiammabili esistenti nello stallile, nonché quelle usato per adescare l'incendio, questo, -senza il tempestivo intervento dei pompieri, avrebbe potuto estendersi tnapgiormente, con piti gravi danni al fabbricato e pericolo più serio per le persone in esso ricoverate; Lo che il danno totale cacato aH'immvbile ed ai mobili dai l'incendiò e dalla devastazione poteva vaiotarsi olire 200 mila lite. •in un primo 'nieirxogiitorio il Cazzerà Paolo tf-ijfessava n'aver preso parie olla spedizione fascista, proposta da persona a lui scononciuta e concertata al preciso 0 manifesto fine di appiccare il fuoco e devastare la Camera del lavoro. Soggiungeva che egli -1 trovava nella squadra che operò l'assalto dalla parte di via Sebastiano Valfrè. 11.1 cui giunco erari lo studente Maramottj Amos, caduto poco discosto da lui. Dichiarava inoltre ':he egJL pendio cogli nitri nell'edifìcio forcando l'uscio dalla parte del teatri. 0 clic 'avevano partecipato all'impresa i fascisti mi liies" Umberto, Musala Sebastiano e Ferrati Alfredo. In un secondo interrogatorio ;i Ganzerà riconfermava il suo concorso nell'esecuzione dèi fatto, sia pure modificandola nei parti• «diari, nel senso ili non essere entralo nel cortile del palazzo ina di essere rimasto di guardia fuori dell'edificio all'angolo di via Patvtcino, per sorvegliare se giungessero squadre di comunisti. Ammetteva di aver dsc! ! ; ì! visto il Milanesi Umberto uscire dal cortil della Camera del lavoro portando sulle spalla il Maramotti morente, ala ritrattava la sua prima dichiarazione nei lapponi dei compaghi Masala Sebastiano e Ferrati Alfredo, spiegando l'equivoco ih cui era lucono all'atio • dell'arresto, facendo il nome di costoro presenti alla sede del Sindacato, come membri della spedizione. 11 Milanesi, motorista disoccupalo, ricoverato alla Borsa del lavoro iu via Urbano Radazzi, negava di avere partecipato all'impresa, bolo ammetteva che nel mattino del -.-6 aprile, alzatosi di buon'ora per ordinazione del medico, che gli aveva prescritto l'aria mattutina per guarire delle febbri, per mera combinazione era passato davanti alla Camera del lavoro, proprio nel momento in cui alcune guardie e carabinieri stavano caricando Maramotti su di un camion. Avuta notizia, che il ferito era un fascista era sùbito salito sul camion e lo aveva accompagnato all'ospedale ed assistito negli ultimi suoi momenti; quindi era ritornato alla Borsa del Lavoro, portando seco la cintura insanguinata del Maramotti ed un fazzoletto tricolore clic l'infelice teneva iu mano quando morente fu posto sul camion. Dice la Sezione d'Accusa clic malgrado \ ripieghi del Cazzerà e le inverosimiglianze del Milanesi la loro compartecipazione nell'incendio e devastazione delia Camera del lavoro non può essere posta in dubbio. Siano essi entrati nell'edificio 0 siano rimasti di guardia sulla strada, abbiano essi materialmente appiccato il fuoco allo stabile e devastato e distrutto i mobili o siasli l'opera loro limitata a prestare mano forte agli esecutori dei fatii, è perfettamente indifferente agli effetti della loro responsabilità, perchè cooperarono immediatamente all'esecuzione del reato, insieme concertato in tutti i particolari, sapendo, cetile afferma il Cazzerà, che la .spedizione era stata decisa eoll'obbicttivo determinato di dare l'assalto alla Camera del lavoro iter incendiarla e devastarla, peri vendicare l'Oddone, e con procedimento tattico erasi disposto alle funzioni da compiersi dai singoli partecipami all'impresa. Non cosi può dirsi del Riiioli'i Bruno., Rolandonc Abelardo. Musala Sebastiano e Ferrati Alfredo. Ed invero nei rapporti del Rinolli la sola circostanza che sta a suo carico si è quella che. essendo egli Segretario del Sindacato del lavoro era probabile che fossero a sua conoscenza le intenzioni dei fascisti, che a. gruppi ed in varie ore della notte continuarono ad andare e venire nei locali dell'Associazione. Tale possibilità di scienza del proposito delittuoso degli autori del reato non è certo argomento sufficiente — aggiunge la Sezione d'Accusa — per accollare al Hinolfì una responsabilità qualsiasi, sia pure limitata a quella di una complicità non necessaria. Relativamente al Rotandone, il cui arresto venne determinato dal fatto di essere custode del .Sindacato, e per esserglisj riscontrata una lesione al labbro, che supponevasi riportala nella colluttazione avvenuta durante l'assalto alla Camera del lavoro venne invece accertato dallo stesso medico curante dottor Gabrio Giuseppe, clic detta lesione risaliva a parecchi giorni prima, in seguito ad allocco avuto con altro fascista. Per quanto ha tratto a Masala e Fenati, l'accusa contro di loro affermata dal C'azzera venne in seguito dal medesimo ritirata e spiegata conie un equivoco; ed il Ferrati inoltre riusci a dimostrare mediarne testimoni che egli aveva nellanoitedel45-26aprile 1921 pernottato hi un alloggio di via Ai rosea e che soltanto nelle prime ore ilei mattino si eia recato alla Borsa del lavoro, quando cioè 1 finti erano già compiuti. Gli iaipctati Pertanto per il reato di incendio e per quello ni danneggiamento vennero inviati a giudizio solo il Cazzerà Paolo di Paoli, e ìli Milanesi Umberto di Marco, mentre ere. abbandonata l'accusa contro gli stessi per' il delitto di lesioni riportalo dalie guardie rosse ni quella none. Partillelaineitie, l'autorità giudiziaria procedeva por l'uccisione dello studente Maramotti \nios. caduto coi qrarìlo fracassato durante l assalto nel conile del 1 eatto./presso la porta di \ la Paparino. 1.0 un primo tempo si ritenne ' ',<■■ r-gii fesse staio colpito al capo da una.scheggia di bomba. K lo slesso prof. Canipoia ora. definito che raccolse il ferito nell'Ospedale san Giovanni, lo affermò nel suo referto medico. Ma in setruito alla seziono cadaverica, 1 pelili attribuirono albi lesione elio cagiono la 'norie dd Marninoti), una causa di natura diversa. Esclusero) periti 1 he in lesione tosso stata cagionata da colpo di arimi da fuoco 0 scheggia di bomba, polche, olire alle alile considerazioni, non trovarono {oro di lisi ita. e ciò nondimeno nel cranio del morto non .-.j rinvenne alcun proiettile ne trauco di scheggia, in via di probabilità ritennero setii.a contrasto l'ipotesi di un colpo vibrato a' capo da mano robusta e con ìsinunento avente, superficie non solo contundente, ma anche un poco tagliènte o perforanti- infine non poterono escludere eh" la lesione siasi piodotta BBÌiu seguito a caduta, dall'atto contro una superficie resistente Conclusero prospettando per il complesso delle lesioni craniche come più verosimile questa ipotesi: che il Maiumotti, nulla foga, dell'assalto si fosse ariampicat sul muro di cinta verso via. Papalino per giungere al ballatoio del palazzo del primo piano; e infatti furono riscontralo abrasioni ai ginocchi ed escoriazioni HI- inani; ma maitre stava per raggiungere il ballatoio veniva violéntemimte percosso ai capo, e tramortito precipitava nel cortile a capofitto. Incerta, è quindi la causa che produsse la. morte del Mànunotli. Conio lo. guardie rosse - dodici in tutto --• sorprese nella Cimerà del Lavóro, venne eie vate, l'accusa l'ell'uo isione del Maramotti 'filiti 1 (lodai Imputali, ai quali venne latto carico di questa uccisione, negarono ogni parlecipazioije a1, tulio e infruttuose furono le indagini esperite nel còiisn d'istruttoria per accertare la loro responsabilità. Ammisero essi di avere esploso dei colui di rivoltella con tri gli assalitori della Camera del Lavoro: ma poiché Maramotti non venne ucciso da colon di arma da fuoco »'d è incela la causa della sua morte; anche una complicità corrispetti va .a sensi dell'art. 378 C. 1\, non polo reggersi. L'armamento della Camera del lavoro Per quanto riguarda le altre imputazioni pure, ascrìtte alle guardie rosse, l'istruttoria affermò: Lo) Non è provato che nella Camera del Lavoro esistesse un deposito di bombe o di altri ordigni esplosivi, e per quanto siasi acceriaio che nella notte dea fatto venncio esplose delle bombe, non vi sono clementi per escluderò che delie bombe, anziché trovarsi nell'edificio, preso d'assalto, siano state colà trasportate da qualcuno componente la spedizione fascista; 2.0) nella perquisizione eseguita in tutii i locali della Camera del Lavoio'si rinvennero e kì sequestrarono circa una dozzina di pistole e rivoltelle, un moschetto austriaco, sette caricatoli e 380 cartucce di vario calibro, armi e munizioni delle quali non venne fatta la prescritta denuncia. Di tale contravvenzione venne dato carico alle dodici guardie rosse arrestale. Ma poiché non e provato che deite armi fossero di proprietà dei singoli imputali, o non piultotsto tenute in deposito dalla Camera del Lavoro per predi sporne la difesa, anche per questo reato i giudicabili futono prosciolti. Così dichiarati prosciolti e scarcerali i fascisti Masala, Rolandonc, Rinolfb e Ferrati, veniva, pure prosciolto il gruppo della dodici guardie rosse presidiami la Camera del Lavoro, e cioè: Amberti Luigi di Giovanni, fonditore, Ibertis Lorenzo fu Giuseppe, elettricista, Gilio Giovanni fu Giuseppe manovale. Vecchi Luigi fu Àbramo, meccanico. Martelli Giovanni Battista di Giovanni, meccanico. Lombardi Santino, segatore, Valentino Francesco di Eugenio, meccanico. Carigli'! no Giovanni fu Pietro, fattorino. Lunetta Antonio di Battista, magazziniere. Luisi' Virgilio di Antonio, minatole, Balcani Francesco di .£.•■";!. guardia notturna, e Mancono Alberto fu Giuseppe, fabbro. Breve dibattimento Il dibattimento è sfato lestissimo. Brevi le dichiarazioni degli imputati, due o tre i testimoni. Gli imputati, ambedue giovanissimi, si sono presentati disinvolti, con fazzoletti tricolori al taschino della giacca. Molti amici e compagni sono nell'aula. I due imputati si sono limitati a ripetere le loro dichiarazioni d'Istruttoria. Milanesi giunse sul posto a spedizione avvenuta, in tempo per caricare il corpo del povero Maramotti morente e condurlo all'ospedale. Cazzerà disse che segui idapprsdlimscbsìnOc•sdrivcuadgCsvsnibaszspd l gruppo dei compagni e rimase all'ingresso di via Valfrè. 11 capo della polizia giudiziaria avv. Palma, narrò quale è stata l'opera della polizia durante la notte del fatto e quali lo prime indagini, difficili del resto, per appurare le varie circostanze a carico sia dei fascisti che delle guardie rosse. 11 teste Albina depose che vide nella notte il .Milanesi a 'orla. Nuova, esauriti in brevissimo tempo nterrogatori e testimonianze, nella stessa mattinata, parlò il Proc. Gei), avv. Àndrels, sostenendo I'1"' rendendo omaggio ai precedenti incensurati dei due. giovani giudicabili l'accusa e invocando un verdetto rispondente alle ragioni ('ella giustizia che |cve essere supcriore ai partili ed alle fazioni Al rappresentante la legge segui l'avv. Oltivero, che sì era costituito Parte civile per cucila guardia'rossa Amberti elio per poco '- .1 mori asfissiato sulla torretta del palaz1 'oratore invocò un verdello rispondente giustizia e secondo coscienza. ■! Se la voiscienza. 0 cittadini giurati -- ha conl'ave Ollivero — vi suggerisce di assolvere assolvete. Noi siamo venuti qui non chiedere vendetta contro quei due operai ora sono sul banco degli accusati e che danno ubbidito a 01 ditti ed hanno collaboralo ai propositi delittuosi di ben altri magi-imi responsabili assetili e lontani. Siamo verniti qui per esprìmere il nostro rammarico in nome della nostra idea, per raffronto u I danno palilo iti quella, tragica notte. Ci avete incendialo la nostra Cesa, noi vi perdoniamo ». Nei nomeTipRio pronunciarono calde arringhe di ri'fesa gli avvocati Catta e Fea pel Cazzerà e Farinelli e Bardanzellu pel Milanesi, nini affermando la insussistenza, di provò specifiche ;| carico dei due imputati, l'uno i. ;'nnali ner impulso della sua fede avrebbe seguito ad orchi chiusi il gruppo dei comnagni che si rei-ava alla Camera dil lavoro, ignorandone gii obbiettivi e l'altro si sarebbe limitato ad un'opera di fraterna àssistcn. hindendo ini ocelli al Maramotti colpito a mone. 11 Presidente ha rinvialo la causa per la sentènza a martedì. M. zo, stri per die srgmdg—sPMlCdd0

Luoghi citati: Bruno, Giovanni, Torino