La Grecia in stato d'assedio

La Grecia in stato d'assedio La Grecia in stato d'assedio Come è accolta la denuncia italianapeDodecaneso (Dal nostro inviato spedala) i ATENE, 10, ore 14 La dichiarazione del Governo italiano, relativa al Dodecaneso, è commentata finora scarsamente dalla stampa realista, che ripete le solite affermazioni di « imperialismo crudele ». di « atto indegno ai una grande Potenza », ecc. I circoli venizelisti si limitano ad affermare che la -uestione del Dodecaneso è di competenza di tutte le Nazioni interessate alla sistemazione orientale e quindi ogni atto unilaterale dell'Italia o anche un eventuale accordo tra Italia e Grecia, sarebbe inefficace riguardo a quegli interessi generali. Situazione torbida 71 Governo ha deciso di proclamare oggi il cosidetto stato militare, una specie di stato d'assedio attenuato. Tale decisione coincide con l'atteggiamento di maggiore severità che il comitato rivoluzionario e il Governo intendono assumere verso gli elementi turbolenti che sfrutterebbero il malcontento per la soluzione della- questione della Tracia a danno del nuovo regime. Lo stato militare prevede il disarmo dei cittadini e la possibilità di procedere a nuovi arresti di persone sospette. In genere è notevole il tono della slampa venizelista che denuncia le manovre straniere ed invita alla più severa repressione di tali supposte macchinazioni. Ma nonostante il tono quasi unanime della stampa e le assicurazioni ufficiali, in realtà molta incertezza perdura tuttora sul vero stato d'animo del paese davanti alla rivoluzione ed alle nuove possibilità che gli avvenimenti di Tracia e di Costantinopoli aprono per l'avvenire. Fino a che non ci saranno le elezioni non si potrà sapere con certezza che cosa il popolo greco pensi. Non, mancano fra i venizelisti più accesi quelli che rimproverano poi alla rivoluzione di non avere saputo mettere da parte in maniera definitiva i responsabili dell'antico regime (leggi specialmente Costantino e Gunaris) e chiedono se valeva la pena che dei militari facessero una rivoluzione per mostrarsi alla fine così delicati come fanciulle. Ma nè venizelisti nè altri desiderano troppo presto le elezioni che potrebbero risolversi in una delusione per i primi o per altri. Si sta facendo strada una tendenza, a cui cerca di dare corpo un nuovo partito ancora senza nome [esso fa capo al deputato Pop, già direttore e proprietario del giornale Athene), che cerca uomini nuovi, atteggiamenti diversi, e vuole prendere posto fra i venizelisti ed i realisti: nel senso di liberare il paese dalla tiranna dittatura venìzelista che soffoca in germe aspirazioni, libertà di pensiero, agilità di movimenti; e d'altra parte fugare gli ultimi vestigi di fllogermanismo e di reazione che possono ancora imputarsi agli uomini del vecchio regime (per es. a Metaxàs). Anche questo partito spera di ritardare un poco le elezioni ed intanto lavora attivamente la campagna. Stanchezza Certo, da molH indizii il popolo greco è profondamente stanco di guerra di rivoluzioni e di incertezza. Sbherzi di con-' versazione celano pessimistiche previsioni del futuro: «Vedrete che come Sporta aveva due re — dicono — così farà la nuova Grecia, uno per la buona ed uno per la cattiva fortuna. Fra pochi giorni sarà Re Paolo, poi tornerà Venizelos, poi tornerà Giorgio ». Questo stato d'animo del paese sì. riflette nell'esercito, almeno in quello che si vede ad' Atene e che rappresenta soldati venuti dalla' Tracia, per fa¬ re la rivoluzione, e nuovi arruolati. Esso è tuttora assai disorganizzato, e molto perplesso all'idea di rendere le armi. Lo spettacolo dato da questi militari per la vie di Atene non è certo fatto per incoraggiare ad idee di resistenza e di lotta. ad oltranza. Durò per parecchi giorni la occupazione militare del Parlamento in una forma così ciondolona e stravaccata, che era veramente, della rivoluzione, uno degli aspetti più sconci. I soldati gremì* scono i tram, i caffè, i luoghi di ritrovo* non salutano gli ufficiali i quali non si fanno salutare, e l'uniforme è sudicia e. trasandata. Ultime illusioni L'idea che la Tracia è perduta si è fatta strada lentamente nei circoli rivoluziona* ri e fra i nativi di Tracia, militari e uomini politici, i quali per la loro qualità di irredenti sono naturalmente più appassionai amenti' interessati alla questione. « E*da pazzi ritenere ancora che si possa, nella migliore delle ipotesi, ottenere qualche, cosa più dell'autonomia della Tracia» — mi diceva giorni fa, prima ancora che fossero note le condizioni di Mudania, un> ufficiale molto autorevole della rivoluzione. Ed avendogli io [atto osservare che era il solo che mi avesse detto così, e che tutta la stampa si esprimeva in maniera assai più ottimista, mi replicò : « Io sono, un rivoluzionario, per questo parlo più moderatamente della stampa moderata; les rùles sont renversées ». D'altra parte,; appena fatte note le condizioni di Mudania, un deputato venìzelista molto eminente, nativo della Tracia e che lavorò attivamente a Parigi alla Conferenza della pace, mi diceva che la sola speranza che restava ai greci di Tracia era quella di entrare a far parte di uno Stato autonomo„ o protetto, o indipendente, ma sottratto il più possibile al turco e sotto tutti i controlli immaginabili delle Potenze e della Lega delle Nazioni. Remissione Ma, buone o catt've, tut$e queste ragioni non hanno più oggi valore, imperocché lo stesso Governo di Atene ha dovuto riconoscere la necessità di evacuare la Tracia. Le ragioni di questa remissione nonostante gli sbandieramenti e le fanfare della stampa « combatteremo con le unghie e co?i i denti »; « ci faremo seppellire sotto le rovine della Tracia » (ahi, nuovi incenda alle viste!); « tutte le flotte del mondo non ci impediranno di' con-, servare la Tracia», ecc. — sono due: Lo le condizioni dell'esercito, che nella migliore delle ipotesi ha in Tracia 25.000 uomini; se sieno capaci di battersi o no, questo è incerto; e poco di più di riservisti nell'interno, ed è diviso in venizelisti e realisti, il che dà sempre minore solidità (storia di quella nave carica di soldati della Tracia, battezzati per venizelisti dai soldati dell'Asia Minore, che arrivò di rinforzo a Smirne i primi di settembre, e a cui i soldati fuggiaschi a Smirne impedirono di scendere, perchè i nuovi arrivati erano dei guerrafondai); 2.o la ostilità dichiarala delle grandi potenze contro cui non serve cozzare. « Se perfino l'Inghilterra accetta di sanzionare la sua sconfitta, il fallimento della sua politica degli stretti, ecc. a noi non resta che dividerne la sórte» — hanno commentato certi giornali, con un certo senso di orgoglio di avere cosi alti socios nei loro- malori. PAOL» MONE!.!.:.

Persone citate: Re Paolo, Smirne