Il primo Congresso del partito liberale italiano

Il primo Congresso del partito liberale italiano Il primo Congresso del partito liberale italiano Alla ricerca dell' " aggettivo „ ; prò e contro la parola "democratico,, - Clamorosi tumulti -1 primi ordini del giorno Bologna, 9, mattino. Ieri mattina, alle 9, nel Comunale, si è ."iniziato il Congresso del partito liberale italiano. La sala del teatro era gremita. L'ingresso degli squadristi in camicia <|0lor caki ha provocato una dimostrazione entusiastica. Si calcola che vi siano 700 delegati e circa 2000 congressisti. Al banco della presidenza sono il grand'uff. Bordino, il prof. Lipparini, il prof. Giovanhini, l'on. De Martino, l'avv. Fiorelli, il rag. Cioffi, l'avv. Canepa. Pronuncia il 'discorso di apertura il prof. Lipparini, U fluale, fra l'altro, afferma che uno dei compiti precipui del Congresso è quello di' riportare i liberali alla tradizione rinnovata e rinfrescata. Il suo discorso è coronato da entusiastici applausi. Parlano in seguito l'avv. Fiorelli e Giovanni Borejlli, e il comandante generale tenente Tpgnasso. Questi) legge la lormula del giuramento, cui risponde, fra entusiastiche acclamazioni il « giuro » delle nuove squadre Cavour e Snaventa di Bologna. Terminata la cerimonia inaugurale, un lungo corteo attraversa, le vie cittadine portando corone ai monumenti di Cavour, di Panzacchi e al busto dell'avv. Giordani. Pochi minuti prima delle lo la sala v l palchi del Comunale sono affollatissimi di congressisti. La platea è occupata dai delegati. Assume la presidenza il dottor Lipparini, e dopo brevi parole si iniziano 1 lavori con l'apertura della discussione Bui proemio programmatico per la costituzione del partito. Qualifica del partito I primi oratori si sono subito buttati all'àssulto delia parola «democratica». t,ie non Si sa se debba o non debba qualificare ili paiiito. Se si fonderà questo nuovo partito si Ira da chiamarlo liberale o liberale democratico '■! Tutta la battaglia di oggi e Stata per un aggettivo, e non si ó quasi parlajfo di altro. 1 lavori del congresso si sono iTdotti a questo. JL'avv. Umberto Ricci di Roma ha posto 111 problema cosi: Se si vuole formare un corpo con due anime: la liberale e la democratica; o con un'anima sola: la liberale; 0 se si abbiano a fare due còrpi addirittura, cioè la scissione. Cosi è d'avviso che i libérali non hanno nulla da guadagnare a mescolarsi coi democratici. 11 liberale, secóndo l'oratore, è nemico di ogni tirannide. Ili socialismo, per suo conto, è nemico del liberalismo. Bisogna pertanto diffidare del democratico, che non ha altro scopo che di tira l'accordo tra i liberali ed i suoi avversari irriducibili: i socialisti. I primi eia, eia, alata, sono per lui e coronano questa dogmatea enunciazione del pensiero destjnsta. II palchi sono pieni di giovani squadristi, che applaudono fragorosamente ed a lungo. .toTÌarte più rumorosa del contrasto e contro, ■•iibù'.diciamo il concetto, ma persino la parola- « democrazia ». Si sente subito che a quelli che oseranno difenderla o giustificarla con qualcuna delle sue molle ragioni, non sarà tanto facile il farlo. Il Ricci parla oltre il limite di tempo e da più parti provoca gridy. di: « Basta ! concluda ! ». |E' seguito alla tribuna da un giovane squadrista, il Ruggero, segretario della Federazione liberale di Milano,' accolto da unii lungjhissima ovazione dei suoi compagni. Anche eigll si f<i applaudire fragorosamente quandjo si dichiara per il liberalismo senza aggettivi. « In questo congresso bisogna bollare il tristo liberalismo, egli dico, che si afferma nei nomi di Nitri e di Gioì itti ». Qualcuno protesta e nasce un tumulto che degenera in pandemonio. Tutti sono in piedi e centinaia di congressisti urlano, si apostrofano, alzano la vòca minacciosa. Quelli che vogliono il silenzio fanno più rumore degli altri, come sempre. Si grida che ci vogliono 1 questori e si sente squillare fragorosa una tromba che tenta di rimettere la calma. La tromba non basta. Voci baritonali intervengono eri a poco a poco la calma ritorna. 11 giovane oratore prosegue sostenendo che il partito liberale deve staccarsi dal cuti passato vergognoso, o lo invita ad orientarsi Verso i fascisti, purché l'orientamento non Significhi schiavitù. In sostanza il Ruggero B per una alleanza aperta, leale e cordiale. $e il liberalismo non si rinnoverà, il partito giovanile lo abbandonerà. Il Bagnara 3i Genova, che viene terzo, parla pochi mihuti per ricordare che il liberalismo si è reso benemerito delle leggi per i lavoratori. L'on. Bclotti .E siamo ad un oratore più significativo, fon. Beloni, rappresentante di Associazioni liberali di Milano e di Bergamo, già appartenente alla destra, da cui si staccò per entrare in un ministero Nitti. E' per il liberalismo democratico. Ala non appena questa parola gli es,cc dalle labbra, cominciano le interruzioni. L'on. Belotti cerca di sedarle, tarlando della « simpatica moltitudine delle camicie nero», e affermando che le debolezze dei Governi « dipendono dalle leggi !he sono emanate ». Voci : — Siete voi che 3 fate!). L'on. Belotti dice ancora testuallente: «La debolezza del Governo dipende alla difficoltà di formarsi una maggioranza ». Insomma egli 6 contro la proporzionale e i Governi di coalizione, ma non approlondisee molto. Passa invece a tessere l'elogio della vecchia destra, ma fa notare che, popò il '76, tutto un ordine di nuovi problemi si presentò ai Governi, i problemi del lavoro che oggi urgono e che bisogna risolvere. Occorre adunque innestare sul nobile ceppo della destra una qualche cosa di cui tentiamo la necessità. Che cosa ò questo (Dualehe cosa, che manca e che rappresenta ^{e esigenze nuove? Le interpretazioni demobrf*iehe del pensiero liberale. La liberale e {la democratica non sono due anime in contrasto, ma due tlamine le cui vette finiscono ber fare una fiamma sola. La libertà, contiBua l'oratore, che prende un temporaneo predominio sull'uditorio, non si rifugia uè •|n un angolo di sinistra né in un angolo di destra. Egli dichiara che dove è demagogia ivi è il confine della democrazia. « Il 1919, egli conclude, fu l'anno della 'demagogia. Questa sbucò dai circoli vinicoli dei sociaii|ti e dalle congreghe clericali. Ebbene gli anici allora a tener testa agli uni e agli altri fummo noi! ». Un putiferio L'affermazione scatena una tempesta di flichi, di ululati e di proteste. In un punto flùe congressisti vengono alle mani ; il baccano 6 infernalle- Squilla potente la tromba, ma il pandemonio si prolunga per dieci minuti. Molti congressisti cominciano a sdegnarsi di questa atmosfera di clamorose in«offerenzo. Per evitare guai peggiori il Presidente dà ordine agli squadris", non detesti di sezione, di uscire dai palchi. Il Precidente è applaudito. Egli prega i congressisti liberali di non imitare i metodi pugiliEti dei socialisti. Ha la parola ring. Gay, della democratica Horino che parla brevemente, e riesce a farci ascoltare. Egli ricorda che in questo Congresso sono state invitate le forze liberali e ìlemociaiiche insieme per tentare un legittimo accordo. « La nostra volontà, egli dice, 1' buona ; a questa, volontà, che saero, già in tutti, io mi appello. Noi non siamo venuti qui per dilaniarci e offenderci, ma per chiarire il nostro pensiero- Non si puiò parlare fra fischi e applausi e tanto meno si può ragionare. E invece dobbiamo ragionare per approfondire e chiarire. Cerchiamo di elevarci, non di deprimerci ; unirci, anziché dividerci. « Ci siamo riuniti nella fiducia di trovare una base di intesa. Se non la troveremo in tutto e per tutto in linea programmatica assoluta, ebbene ci accorderemo su alcuni determinati punti, su quelli che ci sembrano i nù importanti e di maggiore attualità e urgenza. L'ing. Gay. che parla con franca rudezza, è applaudito lungamente da quella parte del Congresso che non si agita, ma dispone di parecchie diecine di migliaia di Voti. I piemontesi, che dimostrano di non aver paura di una parola, costituiscono' una delle più solide frazioni del Congresso, e difenderanno la loro buona posizione a oltranza. Le sole Associazioni di Torino. Cuneo, Novara dispongono di 45 mila voti e non cè pencolo che la loro democrazia possa essere scambiata per demagogia ». L'on. Sanarmi Con l'on. Sandrini ricominciano a parlare i destristi. .Sandrini pària con foga per un liberalismo senza aggettivi, che; valga ad attirare l'elemento giovanile. «La parte- dottrinaria — egli dice — non basta ad un partito; ci vuole l'azione, e l'azione non la possiamo fare senza i giovani, i quali hanno bisogno della sincerità del movimento. La vecchia Destra fu grande, la sua mentalità si deve poter adattare anche ai tempi moderni » {Grandi applausi). Elogia l'opera svolta in questo senso dall'on. Sarrocchi, e fa il nome, come di un maestro e di un duce di Antonio Salandra. Mezzo Congresso si leva in piedi e sì grida: «viva Salandra!». Le sezioni piemontesi -non partecioano alla manifestazione, eccettuata' una rappresentanza' mei lese. L'oratore prosegue violento contro la democrazia. « che ha fatto man bassa delia, vittoria, che ha invocato e attende il collaborazionismo, disponendosi a dare tutto, ai socialisti, senza avere nulla in compenso\ Li salandri'i! applaudono fragorosamente a oleato punto, e più ancora quando l'aratore esclama: Se non era la reazione, la reazione contro 11 veleno dell'anime nostre, la santa reazione, noi saremmo- scomparsi dalla vita del no?ìwJ?2f» "■'• Tuttavia Sandrini ammette che U concetto di democrazia é nel vocabolo del eH?nAnrn,°' "'V'Pe'e che collaborazionisti rh nife-1,6 vuol!r m allorJ domanda: .Con sollevare Atalia? are' C°n ClU I,10CK,el'e PCr Voci: — Coi fascisti, con chi abbia la patria sempre viva nel cuore e nel cervello -\et fascismo io vedo il nrlncinio che ri unisce. Adunque sia «socinziò o Psia eolia bOTaz one vera, fra noi e loro ». F-aso osi anp a usi scoppiano con grida di Eia, E a sia alala, coronano questo discorso. L'on. ('desia Ed è la volta dell'on. Celesia che uarla non meno vibrato e violento, dk-endo che u decorso del collega Sandrini pati fare da SI»6 •l,el 1iùnu> presente.^ stuafinent. ' H- Celcsia 'lice 10- nnri., i ? i : ,"• In pochi tenemmo a galla sulle 0 fa Jft» >a"fh*erane! »»• 0la s»"»o convoi! LK'™ ^iVrf uni,i r>er combattere verni K£Z d I,a,H!1 •*• Attacca tinti i uoomrl Pe, Vrfnnr ilom,na1n l'Italia dal '18 ad liei ririrnn °2;io^a) "^'"-almente. la politica dell on. Salandra non cima per nulla nei trisVeS/ì S10I° ,flal '**'1» P0' canine a" tl'nin pJl\odo deve essere chiuso, e nei tiale si e compromessa la patria Termina con un inno a Salandra che « nel 19 5 seppe sssassi1 nuov| desti,,i a'i,aiia •■ A™ia^ ria*** nnf- del e'01'"0 Presentato dall'on. n»witn 11 Loner?s.so afferma che il nuovo partito liberale nazionale dovrà, in armonia corf gli altri partiti nazionali esistenti esplicare nel camp» politico, sociale, parlamentale, tendenze e anione dirette a rinvigorire la disciplina, il prestigio, l'economia, la finanza d Italia, in antitesi con le tendenze e con 1 azione dei gruppi parlamentari, che hanno dominato i Governi d'Italia dall'armistizio in poi ». ' Incompatibilità Ha la parola il dottore Mascagni, uno dei compilatori del proemio programmatico Esprime l'incompatibilità del liberalismo con la democrazia. D'Andrea, di Genova dice che la parola .« democrazia » è stata travisata e sfruttata da pastettari e avvelenatori di folle. Egli crede per ciò essa possa proiettare un'ombra sul vessillo del partito liberale. Montanara, avvocalo bolognese, a nome della tendenza centrista unitaria degli organizzatori, rileva che si sono susseguiti alla tribuna troppi deputati, i quali naturalmente non possono spogliarsi • dell'influsso dei rispettivi gruppi; afferma, che si è smarrito la linea direttiva, perchè è ora di parlare un po' del programma del costituendo partito. Sulla questione della denominazione « democratico » ammette che la narola ha acquistato un significato sporco. (Qualcuno trova l'espressione eccessiva e egli la ripete tre volte). Dichiara che desidererebbe che tale denominazione non figurasse ne! titolo, ma che non respinge nella sua concezione Egli ritiene che fra i democratici aderenti convenga fare distinzioni, respingendo soltanto quelli che nel passato si sono macchiati di gravissime colpe. Il prof. Ossi parla per dichiarare che i liberali e democratici potranno trovarsi d'accordo purché sia formulato un programma preciso. Coda, direttore della Tribuna Bicllese, dice : « Noi siamo decisamente destri». Poi continua formulando l'augurio che lo tendenze possano fondersi in mi grande organismo. Il presidente dà la parola all'ori. Fazio, eie parla a nome di 12 mila tesserati del partito democratico di Cuneo. Egli ricorda i momenti più vivi della lotta dell'organizzazione che figli rappresenta per la difesa dei postulati del principio liberale, ed illustra i motivi per i quali i suoi amici tengono a che la denominazione del loro partito sia quella di partito liberale democratico. I congressisti toscani lo rimbeccano. Le interruzioni si fanno più rumorose quando il piemontese, che non appare per nulla turbato da quella vivacissima opposizione, afferma che egli teme che, omettendo la qualifica di democratico, il partito liberale possa essere tacciato di conservatorismo. I clamori si fanno cosi alti che il presidente, non potendo ricondurre la calma colle scampanellate, si decide a sospendere la seduta. Alla ripresa, che avviene dopo qualche minuto, Fon. Sarrocchi prende la parola per protestare contro la voce che si 6 fatta circolare che i destri vogliano imporsi ostruzionisticamente a ouelli che dissentono da loro e dominare in tal modo il congresso. Alla protesta egli fa seguire l'invito, rivolto ai suoi amici, di osservare la massima temperanza. " Partito liberale democratico „ Fazio riprende allora il discorso, rimasto interrotto, c dopo avere inneggiato alla ginvinezza italica, propone un ordine del giorno, che chiede la denominazione di partito iterale democratico. Ecco l'ordine del giorno: « 11 congresso delle forze liberali democratiche, riunito in Bologna, delibera la fondazione del partito lboiale democratico, intendendo eoa guesta denominazione un pmiito nazionale unitario sulle linee storiche della idea liberale a larghe concezioni moderne, ferme restando le sane tendenze democratiche che formarono la base di grande parte delle organizza'zioni locali ». Dichiara senz'altro che tale nome non presuppone rapporti con alcun gruppo parlamentare esistente. Coda, di Biella, ritorna alla tribuna, per dichiarare che i biellesi insistono e voteranno per la denominazione pura e semplice di partito liberale, ma se il congresso deciderà altrimenti, l'organizzazione biellesc si inchinerà e non provocherà scissioni. Ha la parola il sen. Albertini. Egli ritiene che i presenti congressisti devono proporsi la domanda se possono o meno aderire alla libertà economica di cui Cavour fu assertore. Se non si accetta onesto punto è inutile dirsi liberali. L'accettazione o meno del gravame sullo stato delle spese parassitarie per i sovvenzionamenti e le protezioni è la pieT tra di paragone che distingue i liberali edJ Iberali democratici puri dai democratici puri. Cita l'esempio del benessere che deriva all'America del Nord dalla mancanza di barriere doganali tra gli stati della Confederazione. Un altro punto differenziale è l'adesione al principio della proprietà privata del risparmio e dell'iniziativa individuale. Questa ultima è la sola capace di portare le classi proletarie alla massima prosperità. E cosi intesa, la fede liberale è anche fede democratica. Ricorda il cammino compiuto dall'Italia sotto la guida del liberalismo e.conclude auspicando al trionfo dell'idea liberale. L'oratore è applaudito. Egli ha avuto il merito di ricondurre l'assemblea tumultuante all'attenzione ed alla calma. Un'apologia del fascismo Gli succede l'on. De Martino, ex-deputato, che porta il saluto del Mezz°Si°mo ed espone i principii di intransigenza della Destra nei confronti dei democratici, parla quindi Ezio (Maria Gray, che propone un emendamento all'ordine del giorno Celesta. L'onorevole Gray esamina e mette in grande rilievo le benemerenze acquistate dai fascisti e dàj nazionalisti, c la sua apologia al fascismo appare cosi spinta che da più parti gli si grida: «Ma qui siamo in un Congresso liberale e non fascista. Parla da' liberale! ». In questo momento un grappo di squadristi liberali, che indossano la camicia azzurra, irrompe nella 6ala dal fondo e comincia a gridare ^oncitaHaniente: «Liberali, a noi!». Alcuni urlano ed impugnano i bastoni. L'allarme provoca un no' di sbandamento. Che cosa è accaduto? Sambra sia avvenuto un conflitto, per fortuna incruento, in seguito ad una discussione sorta sulle camicie kaki e sulle camicie nere, sul colore delle rispettive uniformi. C'è chi dice, invece, che le camicie nere , fossero venute coll'intenzione di accertarsi se al Congresso partecipavano nittiani, per espellerli. L'on. Sarrocchi si .reca sul piazzale e parla ai fascisti, ed intanto l'on. Gray può riprendere il suo discorso. Ad un certo momento gli si chiede: «Ma lei 'per conto di quale partito pària ? Non è nazionalista?». Seccato dal. questa imtonfiizione, l'on. Gray risponde:' «Sono nazionalista e me ne ortoro. Ma qui si tratta di costituire il partito liberale; quando sarà costituito riprenderò il mio posto e credo che in un prossimo domani i nazionalisti, che costituiscono una Associazione e non un partito, potranno fare parte del partito liberate ». Dopo una dichiarazione del prof. Gallavresi, di 'Milano, per l'unità, il presidente toglie la seduta, rimandandola ad oggi. Cosi ha termine1 ]a prima giornata del Congresso, lasciando più che mài aperlo, anzi acuito il dissidio ira destri e sinistri, che oggi avrà il suo epilogo nella votazione. Il Convegno cattolico regionale a Novara Novara, 9 mattino. Ieri ebbe luogo l'annunciato e grande convegno regionale piemontese cattolico giovanile. Sono giunte fé rappresentanze, con bandiera, di ferino, Alessandria, Cuneo, Mondovì, Ivrea, \?inerolo. Acqui. Saluzzo, Fossano, Vercelli. Biella, Arona. Pallanza. Aosta. Susa. Casale. Vigevano, dei principali centri del Novarese, Verbano, Ossola e Valsesia: in tutto 46j bandiere tricolori dei Circoli e delle Società cattoliche. Si è formato un grandioso corteo. Al largo Bellini, sopra un apposito altare, il Vescovo mons. Gamba celebrò la Messa. Si calcola che gli intervenuti superassero il numero di ottomila. Era presente S. E. l'Arcivescovo di Vigevano, Monsignor Scapardini. Numerosi, discorsi.