Felix Ravenna

Felix Ravenna Felix Ravenna RAVENNA; settembre. (A. P.) Lontano dalle vie per lo guali proto ny>e affannosa la nuova civiltà e dal maro clic già bagnava le sue mura turrite -ed ora risuona lontane, in una visione triste di basse campagne, sperduta in una letizia immensa di azzimo e di verde che la cinge come in un velo di soavità, in una solitudine piena di mistero e di aspettazione fra gli orti die nascondono le rovine, disperse quando ella ebbe perduto signoria sorge la sorella di Roma altra volta detta felice per le sue dovizie, l'estrema città ili Romagna storicamente grande e fatale dove il destino mandò a fine fatti eccelsi e uomini eccelsi. * Abbiamo ripercorso in qucsli giorni le sue vie silenziose sorrise da piccole case veneziane ed intorno a noi era un succedersi rapida di memorie nelle (inali ogni secolo clie disparve nel ciclo immenso delle età ha lasciato la sua impronta, il suo atteggiamento. Per chi sente il fascino misterioso di ciò che fu grande e vivo e sa amare le cose die recano il suggello del genio e del tempo: per ohi l'invoca sommessamente, la città, che la fatalità volle inclita e famosa in ogni tempo, si leva e si dona nel fascino della sua storia, in. visioni superbe di bellezza... Recatici al tempietto di Luca Longhi ci siamo accostati, commossi e reverenti, al sepolcro Ao\V Attissimo Poeta-, in noi lo spirito evocatore ha fatlo fluire tumultuose "visioni di bellezze e di orrori dal « divino poema » ed ispirare un sentimento profondo di storico raccoglimento... Uscendo, sorpassato il sepolcreto di Braccioforte, siamo giunti in vista di quel che rimane dell'hotel Byron — la sode della federazione delle cooperative naldiiuane — che i fascisti diedero alle fiamme nella nolte dal 27 «1 28 luglio. Del bel palazzo che ospitò Giorgio Byron — quando rovente di passione raggiunse in Ravenna Teresa Guiccioli — che i braccianti ravennati avevan scelto a sede della Federazione delle loro Cooperative di prò-1 duzione e lavoro e nelle sale del quale un egregio giovane pittore romagnolo — Giovanni Guerrini1— aveva dipinto con fresca vigoria esaltando, in visioni di artistica bellezza la fatica dei tenaci braccianit ed il trionfo del lavoro sociale, non rimangono che muri e mar cerie annerite ed un salone terreno salvatosi miracolosamente dalla furia devastatrice delle fiamme. Operai e muratori lavorano ora^alacre'mente a sgombrare le macerie ingombranti ed i lavori di ricostruzione sono già Iniziati. La distruzione della sede federale rappresenta certo un gravissimo danno alle Cooperative, ma non per questo l'organismo si. è dissolto. Malgrado la distruzione degli unici, e degli archivi, per la ordinata amministrazione degli organismi locali, fu possibile riprendere il lavoro all'indomani dell'incendio ed il 31 luglio funzionavano già tutti i servizi. La grande sala al pianterreno, rimasta intatta, serve per tutti gli uffici affollati da mi via vai continuo di lavoratori affaccendati. Le operazionl commerciali, quelle di carico e scarico dei materiali, i lavori in corso, non hanno subii© un minuto di arresto. Si è in piena attività agricola e commerciale e dopo la ripresa sono ripartiti già alcuni treni col fieno prodotto dalle Cooperative agricole. Nessuno dei moltissimi soci ha prelevato un centesimo delle somme cospicue depositate nella cassa1 sociale. 1 dirigenti della Federazione, cu. Bai- ' dini. Bindo Caletti, dottor Dario Guzzini — un ex-combattente decorato al valore —, f»ildrini che rimasero nella sede federale aspettando l'invasione fascista (dala per certa in città fin dal giorno precedente l'incendio) benché colpiti dal bando fascista, hanno continuato nella loro attività di dirigenti responsabili senza ostentazione di eroismi: e con essi tutti gli impiegali. L'esempio dei capi ed 11 regolare funzionamento della Federazione contribuiscono a sorreggere spiritualmente le masse le quali rimangono generalmente fedeli alle loro organizzazioni. La Federazione delle Cooperative del Ravennate conta circa ventimila soci, dei quali ' tredicimila appartengono al ramo agricolo. Ad essa fanno capo tutti i rami della cooperazione: agricola, di lavoro e industriale, di consumo. Ciascun ramo é ciascuna Cooperativa ha i propri organi dirigenti particolari. La Federazione gestisce aziende agricole proprie (ettari 3148 di proprietà propria) e raccoglie intorno a sè 26 Cooperative agricole le quali gestiscono complessivamente dodicimila ettari di terreno su cui lavorano migliaia di lavoratori per raccogliere non solo i prodotti che la terra dà con la coltivazione ordinaria, ma per aumentare la capacità produttiva delle aziende condotte. Si aggiungano alle agricole 82 Cooperative di lavoro ed industriali e 04 Cooperative di consumo. I braccianti delle Cooperative ravennati emigrarono anche ad Ostia dove costituirono una colonia honiflcatrice di terreni scarsamente redditizi, ardimento questo nel quale risalta l'anima romagnola per Cui i lavoratori affrontarono pericoli e disagi per giovare, più che ai singoli, alla collettizia. Attualmente la Federazione delle Cooperative ha in corso di trasformazione 1700 ettari di terreno e si può sicuramente affermare che per le bonifiche agrarie e la Valorizzazione dei terreni è nazionalmente uno rlpgli organismi più perfetti. Le Cooperative ravennati assumono lavoro anche nell'Italia meridionale ed insulare chiamando a sè i lavoratori delle località dove esse lavorano funzionando cosi, senza sfruttamento a danno di alcuno, come elementi educatori ed organizzatori. Esse hanno sempre dato esempio, nella esecuzione dei lavori, di correttezza cosi nel campo tecnico come in quello amministrativo. Abbiamo accostato ed interrogato un cooperatore. Egli ci ha detto: . — Bonificammo tremila ettari di terreno, ne stiamo bonificando millesettecento, sono al nostro attivo dieci ettari di costruzioni rurali, le nostre macchine per la lavorazione del terreno possono arare cinquanta ettari al giorno, i nrofitti industriali largiti dagli operai alla comunità sotto forma di fondi sociali e destinati ad opere di produzione ammontano a sei milioni, i risparmi Individuali degli operai destinati ad opere di produzione agricola a ire milioni... Gli chiediamo dell'Oli; Baldini. — Nullo Baldini fece di tutto per evitare 1 dolorosi fatti del luglio scorso, e la sua opera, le sue proposte pacificatrici ebbero l'approvazione del rappresentante degli agra-i ri, avv. Danesi, e del delegato dell'« Unione commercianti e industriali », ing. Valbusà, ma gli guadagnarono l'accusa di traditore del proletariato da parie degli estremisti. Adesso è a Roma. Giorni fa. mentre attraversava la sua città, molti si affacciavano sulle porte, per vederlo e per salutarlo. I suoi compagni ed i lavoratori lo guardano con ammirazione... Da altri apprendiamo poi che fra le organizzazioni sindacali e cooperative repubblicane, socialiste e fasciste si è firmato un patto col quale « le parti si impegnano a trattare i propri aderenti nella coltivazione e nella compartecipazione, con perfetta eguaglianza e che saranno cumulate le terre di proprietà privata.a cooperativa che attualmente o successivamente sieno date in coltivazione ai bracciante e ripartite in proporzione degli aderenti alle rispettive organizzazioni ». E' certamente onesto un passo notevole al disarmo delle fazioni ed alla pacificazione, che non si può apprenderò se non con viva soddisfazione. L'amore per il lavoro, il buon senso romagnolo hanno finalmente il sopravvento! Ci allontaniamo da Ravenna attraversando vasti terreni che i laboriosi coloni hanno bonificati e resi produttivi. Dove ieri eia una solitaria landa solcata da h-nti fiumi e canali su cui si adagiavano le larghe foglie e i fiori delle ninfee, dove erano tristi mefitiche paludi, adesso sulle terre redente è tutto un rigoglio di vegetazione... Ravenna è una città dinamica, che trae forza dalle sue memorie ad opere nuove. L'anima dei suoi figli è profondamente moderna e le solitudini della Madre additano il proseguimento di un cammino che ebbe soste, ma non vide mal il suo ultimo limite. L'anima di Ravenna vigila e sente ritemprarsi il cuore della sua gente, sente salire fiottando nuove energie e attende la voce che la richiami... Verrà un giorno in cui i figli dei figli, compiuta la grande opera di bonifica, nella rie che/za e nella gioia che il lavoro prepaia alla fatica di tutti, la incoroneranno nuovamente regina di quel lembo di terra che l'Adriatico ggarda con sentimento d'orgoglio e la chiameranno ancora con l'invidiabile aggettivo che la qualificava in un motto orgoglioso delle sue antiche monete: Ravenna

Persone citate: Baldini, Braccioforte, Dario Guzzini, Felix Ravenna, Giorgio Byron, Luca Longhi, Teresa Guiccioli