Un errore: l'esclusione della Russia

Un errore: l'esclusione della Russia Un errore: l'esclusione della Russia Mentre a Parigi si discute, nuove truppe inglesi salpano per il Levante - " L'Impero non può togliersi il cappello a Mustafà Kemal „. (Servizio special© della STAMPA) Londra, 22, netto. Al Convegno di Parigi, come sapete, si decideva ieri l'altro di escludere la Russia dalla Conferenza plenaria per l'Oriente. Confidiamo che tale esclusione sia stata soltanto accettata per necessità di cose, ma non propugnata dal delegato italiano. Il corrispondente parigino del Manchester Guardian, insieme con altri colleghi, dice che fu la Francia ad esigere l'esclusione della Russia; al che il delegato britannico « considerò che non vi era altro da fare se non consentire ». Siccome lord Curzon in tante altre cose ha negato a Poincaré il suo consenso, è ovvio che egli pure credette conveniente l'esclusione della Russia. Cosi l'Inghilterra ha lasciato cadere un'ottima carta. Fin dal profilarsi della sconfitta greca il suo gioco, infatti, sarebbe stato di attrarre entro la nuova situazione anche l'elemento russo in funzione di bilanciere. Senza dubbio, la Russia era impegnata ad appoggiare diplomaticamente i turchi; ma la sua presenza ai negoziati di pace avrebbe finito per giovare al raggiungimento del più tollerabile equilibrio possibile anche sotto il punto di vista inglese. E' inutile spiegare come ciò irebbe avvenuto: chiunque conosca l'a. b. c. del problema di Oriente lo comprende a volo. Invece, l'Inghilterra esitò é non se ne fece nulla. Lo stesso purtroppo ibiamo fatto noi in Italia, mentre sarebbe stato oltremodo opportuno sostenere su piede di equità la necessità dell'intervento della Russia in qualsiasi progetto sistemazione duraturo. Così facendo, non avremmo potuto essere accusati d'indebita partigianeria verso i turchi giacché i russi sono senza questione il popolo più interessato al riassetto orientale perchè il Mar Ner* ed il suo sbocco rappresentano per la Russia il suo maggiore polmone. "Nessun interesse diretto...,, Ad un tratto, il 14 settembre l'Inghilterra ricevette dal signor Karakhan, facente funzione di ministro degli esteri a Mosca, una nota al riguardo il cui invio era inevitabile. Allora, soltanto il ministeriale Daily Chronicle accennava di sfuggita che sarebbe stato desiderabile invitare alla futura Conferenza per l'Oriente anche la Russia. Ma non fu se non un lucido intervallo e per giunta tardivo. Nel manifesto di sabato scorso il Governo inglese tagliava fuori la Russia. Ieri l'altro, poi, a Parigi, come abbiamo visto, la Francia le dava il colpo di forbice decisivo includendo in un suo comunicato ufficioso perfino questa frase mirabolante : « La Russia non è compresa fra le potenze invitate giacché non ha alcun interesse diretto alle questioni sul tappeto ». Oltre al danno la beffa! — osserverebbe una persona molto educata. Ma il Manchester Guardian, stamane, commentando la motivazione ufficiosa fruii, cese dell'esclusione della Russia, si limitava ad osservare : « E' chiaro che nulla potrebbe essere v>iù remoto dalla verità benché il risnetto della verità sembra uàsere l'ultima cosa che ora si esige nell'arte e nel mistero degli scambi diplomatici ». L'organo liberale, in altri termini, oggi stesso si lamentava in modo assai vibrato della trascuranza a discapito della Russia. L'argomento precipuo della Conferenza sarà la questione della libertà degli Stretti e la Russia non è soltanto interessata, ma — dichiara il Manchester Guardian — vi è assai più profondamente interessata di molte altre nazioni. «Dal punto di vista inglese — prosegue il giornale — non ci sarebbe certamente ragione per escluderla, e se qualche Potenza ha sollevato obbiezioni sarebbe stato meglio addurre qualche altro pretesto piuttosto che tuia palpabile menzogna ». Anche i laburisti, si capisce, erano e rimangono favorevoli all'intervento russo nelle trattative. Essi. anzi, gradirebbero vedervi persino la Germania, ma tinche la Francia e chi con lei nnn muteranno parere all'evidente scono di rinviare l'ineluttabile riconoscimento (JeJla Russia, non se ne farà niente. La Nota russa Di ciò la delegazione commerciale moscovita a Londra sembra essere persuasa e? stasera essa si è risolta a pubblicare il testo della succitata nota russa del 14 settembre. Si tratta di un documento che non avrebbe tagliato la strada ad un invito della Russia anche dono la sua presentazione, ma ormai pubblicata- bruscamente stasera è quasi certo che essa chiude la via a quei raggiustamenti di idee che sarebbero state possibili fino a ieri e che aVrebbero in pratica semplificato molte cose. I rapporti anglo-russi, eccellenti sotto tanti altri aspetti, avrebbero agevolato, ad onta di tutto, l'asseanazione di un seggio conferenziale alla Russia con i buoni servigi che tale intervento avrebbero finito per rendei alla causa generale del riassetto, assai più che ai momentanei amici turchi di Mosca. Comunque. la Nota russa incomincia richiamando una protesta che Mosca fece il 19 luglio alle Potenze controllanti il Bosforo e. i Dardanelli. Tale protesta non era affatto dettata da ostilità alla Grecia, l'apparire dei cui vascelli sul mar Nero vi rappresentava un disturbo alla pace. « Il Governo russo non è affatto disposto ^condannare la Grecia e il popolo greco — prosegue la nota — per avere assunto il gravame di una guerra che l'Europa aveva imposto sulle loro deboli spalle. Piuttosto, il Governo russo aveva in* mente la condotta non della Grecia, ma delle Potenze occidentali, che in virtù della loro vittoria godono a Costantinopoli una posizione dominante e dalle quali dipende quindi il regime degli Stretti che verrà stabilito. A questo proposilo — riprende la nota — il Governo russo sente la necessità di esaminare iu isvecie il. punto di vista britannico circa il controllo deali Stretti. La Russia non può consentire che questi ultimi vengano aperti alle navi da guerra di alcun paese ed in particolare che l'Inghilterra, col consenso dei suoi alleati, possegga il controllo deali Stretti senza il consenso e contro i desideri delle Potenze le quali hanno interessi vitali nel Mar 'Nero e-alle quali perciò spetterebbe il diritto di decidere sui destini del Bosfora e dei Dardanelli. « E' vero che tutte le convenzioni di ante-guerra concernenti gli Stretti sono uscite di vigore; non di meno esse furono redatte tutte quante colla partecipazione della Russia ed in conseguenza ogni nuovo regime, che verrà stabilito sia pure soltanto de facto negli Stretti, senza consultare la Russia, non potrà venire riconosciuto dal Governo di Mosca. Il solo accordo internazionale esistente sulla questione degli Stretti, da quando è finita la guerra, è il trattato russo-turco'concluso a Mosca nel 1921. Questo trattato dispone che attraverso gli Stretti avranno diritto di libero passaggio soltanto le navi mercantili di tutte le nazioni. Il diritto di stabilire uno statuto internazionale definitivo sugli Stretti viene riconosciuto, dal trattalo in parola; soltanto agli Stati che hanno una linea costiera sul Mar .Vero, e tale principio in linea di fatto è ammesso da tutti quanti gli Stati del Mar Nero, ad eccezione della Bulgaria e della Romania, il cui punto di vista ufficiale ci è sconosciuto, ma che difficilmente consentirebbero a venire lasciati in disparte da qualunque dibattilo intorno a questo problema ». Dopo avere detto che la Russia, la Turchia, l'Ucraina e la Georgia hanno il diritto assoluto ed esclusivo di deliberare in proposito, ed eventualmente anche insieme alla Bulgaria ed alla Romania, la nota soggiunge: « ZI Governo russo insiste sopra questo punto di vista, tanto più nel momento attuale, mentre si sta per convocare una Conferenza per regolare le questioni dell'Oriente ed esaminare quella degli Stretti, e dichiara quindi in anticipo che non riconoscerà alcuna soluzione contro il suo punto di vista tanto più che la Russia non sarà rappresentata alla -Conferenza ». Badate che la nota russa qui accenna non alla Conferenza decisa ièri l'altro a Parigi, bensì a quella che. si prospettava a VpnmfptetssinlvumdesncmtcndimcLnanrlcqmt Venezia. La prima e invece su basi assai più ampie ed è possibile che una nuova nota russa sopravvenga a protestare in modo più preciso. Il documento reca infine un opportunistico brano laudativo per la lotta del popolo turco contro il trattato di Sèvres cioè << per la sua esistenza e indipendenza », e termina con una offerta di mediazione il cui accenno, però, era stato già respinto dall'Inghilterra. Ma l'esenziale della nota è l'affermazione che il punto di vista russo non sarà abbandonato neanche se « quello opposto sia spalleggiato da una superiorità militare e navale ». Ancora in cerca di una t'olinola E' straordinariamente difficile trovare una formula e si continuerà a cercarla domani: questo è il resoconto inglese della discussione di oggi a Parigi. Quattro ore e niente formule! Sommando il tempo speso inutilmente oggi a quello dei due giorni precedenti, si arriva sulle 75 ore di accademia attuale o virtuale, senza il menomo costrutto. L'Intesa mantiene le sue tradizioni, ma almeno, grazie agli dei, non c'è rottura. La rottura è soltanto a Smirne ed in tutto l'Oriente, dove il confort della vita, specialmente per le minoranze greche oppure turche, qua e là non è mai stata così scarso. Dove possono entrarvi i membri di queste due razze, che sono massacratrici come tutte quelle dei «Balcani, viene creandosi l'inferno in terra. L'Oriente si può descrivere come una infinita ebollizione aperta o sotterranea di anime incoronate dalle possibilità più sinistre. Il commercio naturalmente è in rottura completa anche lui. Nessun popolo laggiù ama l'altro, ma anche quelli che più si odiano si detestano: meno che quei foranei stabiliti militarmente o diplomaticamente in quei paraggi sotto la bandiera della comunanza d'interessi e della solidarietà. Se Mustafà Kemal perde la testa oppure finge di perderla giocando sulla disunione altrui, molte altre cose si romperanno subito su estensioni più vaste. Intanto, a Parigi si cerca la formula. Per la ennesima volta si può ripetere tire Mustafà Kemal è in realtà il solo arbitro della piega che le cose potranno assumere. Da un lato l'Inghilterra ha messo già il pugno di ferro per indurlo a miti consigli con le cattive; d'altra parte la Francia, che gli aveva iniettato addosso la veemenza di Achille si arrabatta adesso, così almeno sembra, a condurlo sotto la tenda. Se Mustafà Kemal ha un po' di senso di humour, deve sfogarlo alquanto. Che cosa egli abbia deciso di fare in seguito alla riunione coi suoi amici governativi di Smirne, s'ignora tuttora. Da Costantinopoli seguitano ad arrivare versioni diverse sui propositi del duce, ed altre scaturiscono da Adana e da Parigi. Esse si contraddicono lasciandosi dietro vario passato. Soltanto la risposta ufficiale di Angora alla nota spedita lunedì scorso dagli, alti commissari di Costantinopoli potrà fare qualche luce. La risposta è ormai attesa da sei giorni; finche questa non giunga, anche i più ortodossi fra gli osservatori londinesi confessano che il Convegno di Parigi può fare soltanto dei buchi nell'acqua. Armi ed armati Ad ogni buon fine, l'Inghilterra continua a spedire in Oriento armi ed armati. Lo stesso duca di Connaught ha creduto opportuno oggi di salutare un battaglione della guardia in partenza pronunziando un discorso niente affatto bellicoso, ma oltremodo significativo. Egli avvertì i partenti che il loro compito sarà forse molto pericoloso, ma si augurò di vederli tornare entro breve tempo senza aver corso troDPi pericoli. Diversi ministri si sono riuniti oggi insieme col capo dello Stato Maggiore imperiale, col supremo comandante dell'aviazione militare e con altri tecnici dell'esercito e della marina. Certamente non si fecero discussioni politiche. Lloyd George è rimasto oggi in campagna, ma poco distante da Londra e col telefono a portata di mano. Cianak resta il pilone delle immediate direttive inglesi che si riassumono in questo: l'Impero non può levarsi il cappello a Mustafà Kemal. Il Governo inglese non vuole la guerra, ma è pronto a farla se Mustafà attacca le truppe britanniche nel¬ g le zone della sponda asiatica da esse occupato. Se Mustafà ò contento di essere padrone di tutta l'Asia Minore meno i due palmi di terreno a Cianak e Ismith,, e quindi non attacca gli inglesi che sono il soli a presidiare questi due estremi lembi/ dell'Anatolia, allora non c'ò guerra, mai soltanto la Conferenza della pace. Se in-< vece egli attacca, Lloyd George in ventiquattro ore potrà molto e facilmente in-» durre almeno la metà del popolo dell'In-» ghilterra e dell'Impero a battere tamburo* Tutto il resto ed ogni pacifismo, rimarrà), soltanto sotto forma di sospiro. Chi dovrà' marciare marcerà; non sarà una guerra popolare, ma così non fu neanche quella' contro i boeri. Campagna per la pace... a parole In queste cronache non ci siamo dilungati a dipingere in dettaglio la campagna; contro la guerra che prosegue qui a parole, non soltanto sui più feroci organi di opposizione, ma perfino su quelli ministeriali, mentre giungono invocazioni alla pace e talora anche alla paco a qualunque prezzo da comizi e sodalizi di ogni genere. Si potrebbe riempirne delle colonne: ma ciò servirebbe soltanto a dare una idea forse della situazione attuale di rruassù. Occorrerebbero spiegazioni lunghissime per chiarire ben0* quei sta clamorosa ondata di pacifismo verbale., Vi si intrecciano elementi di ogni genere,, tranne quello del pacifismo autentico. Se si pigliasse sul serio ciò che si dice o si scriva in questi giorni, bisognerebbe concludere che il popolo britannico non vale più uni fico e che l'Impero inglese non è più che una pretesa. La verità, invece, almeno fino ad oggi, resta esattamente il contràrio. Ciò si vedrà prima che ouesta crisi sia finiti.. Ride bene chi ride l'ultimo. Agire o non agire lo coso stanno realmente così. Ogni altra versione è illusoria. La posizione esatta ù descritta dai rilievi seguenti usciti! sulla Mórning Post la quale partecipa essa' puro alla campagna per la pace e rimane) ultra carica di veleno contro Lloyd George* «Noi differiamo, ci litighiamo, ci arrabbiamo, ma nel momento del pericolo diven* Uamo tutti quanti compatti. Così fummo; nel 1914. e se è necessario così saremo nel 1922 ». Si può eliminare in tal modo un sacco' ed una sporta di commenti che son'o del tutto effimeri. L'organismo che milita peri la pace in modo più vibrato è naturalmente il Labóur Party. Senonchò i leaders laburisti, che conferirono ieri con Lloyd George, hanno evidentemente finito per essere convinti irPbuona parte dell'attitudine assunta dal Governo giacche essi non! hanno più fiatato. Sii attendeva da lord oggi un manifesto al paese. Essi se lo sono tenuto in petto. Si limitarono a telegrafare ai partiti laburisti dei Dominions,i notificando loro che il Labour Party inglese si è schierato in linea di massfmal contro la guerra. Ma l'on. Thomas, il' leader del Sindacato dei ferrovieri, in urn discorso tenuto iersera, si proclamava assolutamente convinto della necessità dil mantenere la libertà degli Stretti. Di tale" convinzione si manifestavano saturi anche gli altri leaders andati con lui dal primo ministro. Ora, quando si approva) il fine bisogna ancora riconoscere i mez* zi che occorrono per attuarlo. I leaders la-» buristi possono immaginare mezzi pacifici, ma se Mustafà Kemal attacca le truppe inglesi che proteggono lo stipite meridionale dei Dardanelli e del Bosforo", evidentemente anche i leaders laburisti dovranno ammettere che il mezzo per mantenere la libertà ò di rispondere ai kema-" listi colle baionette e coi cannoni. Del resto, Thomas esclamava : « Noi siamo decisi contro la guerra se questa non sia realmente necessaria! ». Breve, una delle due:! o Lloyd George ha assolutamente nejutralizzata ogni opposizione pratica e violenta dei laburisti, oppure, almeno, ne ha' divise le forze, ed effettivamente anche in' questo secondo caso li ha neutralizzati. I laburisti, in altri termini, se la guerra' scoppiasse, si comporterebbero esattamente come durante il conflitto europeo: voti) platonici per la pace, critiche più o meno vibrate all'opera del Governo ed in pratica collaborazione per la vittoria. M. P.