Operaio ucciso da un fascista con una rivoltellata

Operaio ucciso da un fascista con una rivoltellataOperaio ucciso da un fascista con una rivoltellata Il racconto di un testimone L'altra, mattina, poco prima delle ore 1,30, Un uomo di ancor giovane età giaceva disteso sotto i ponici di via Po. all'angolo di via San Massimo, dalla parte del teatro Rossini. Alcuni passanti credettero si trattasse di un Ubbriaco, caduto per il troppo vino ingurgitato, e non vi fecero grati caso. Altri però si fermarono e. nel sospetto che lo sconosciuto si sentisse male, gli aprirono sul petto il panciotto, sì accorsero allora di trovarsi in presenza di un ferito grave. Al torace sinistro, in direzione del cuore, era una macchia di sangue sulla camicia; questa e il panciotto apparivano in qualche punto forati. Il poveretto era dunque slam ferito di rivoltella, e il suo t.tato apparve subito grave. Respirava ancora, ma il respiro era ormai un rantolo. Agonizzava. Ceni Luigi Manna, operalo, e il vice-controllore dei « cittadini dell'ordine ». Virginio Serafini chiamarono sollecitamente un cocchiere che stazionava nei presta e trasportarono il ferito al virino ospedale di San Giovanni. Accolto nella sala dei pronti soccorsi, venne visitato dal dottor ingaramo, assistito dal dottor Aicardi. Ma lo sconosciuto era spirato lungo il tragitto. 1 sanitari riscontrarono una ferita d'arma da fuoco in direzione del cuore, che era stata causa della morte quasi istantanea. Il Manna raccontò che poco tempo prima Si era trovato con l'individuo poi ucciso, nel ristorante dell'.Aquila Nera» di via Po, c clic Il detto individuo era in compagnia di uu comune amico, certo Martini, in base a queste dichiarazioni e a quelle di ceno Vassàrotti, il vice-commissario dott. Angelucci pervenne all'identificazione dell'ucciso. SI tratta dell'operaio elettricista Luigi Casalegno, di 33 anni, abitante' in via Tarino n. 9. Lo stesso funzionario pervenne poi a rintracciare tale Manlio Martini, di anni 20, operaio, coi quale il Casalegno si era accompagnato all'«Aquila Nera». La deposizione del Martini, che fu. testimone oculare della fulminea tragedia, permetto la ricostruzione del fatto nei suoi più minuti particolari Ecco quello che il Martini ha raccontato al vice commissario cav. Failla della Squadra Mobile e ha ripetuto a noi. « Sabato sera, assieme, al Casalegno, mi sono recato alla bottiglieria d'Asti, ili via Barolo, poi al caffè, Rossini di corso S. Maurizio dove ci siamo fermati alquanto a bere ed a giuocare una pallila, alle carte. Esciti, ci incamminammo chiacchierando tranquillamente per via Montebcllo e attraversata via Po entrammo al ristorante dell'Aquila Nera. Qui seduti ad un tavolo ho veduto quattro o cinque persone di mia conoscenza fra i quali il milite della Croce Verde Manna. Ci unimmo a loro per bere un caffè. Il Casalegno che non sopportava troppo il vino, cominciò a farsi taciturno, ma nessuno vi fece caso. Io lo conoscevo da tanti anni e lo sapevo di Indole mite: un nomo tranquillo quanto mai, non dedito che al lavoro. Non apparteneva, come d'altra parte non appartengo neppur io, a nessun partito politico, unica sua grande distrazione era la bottiglia e la partita alle carte ». Sul fatto il Martini ha aggiunto: » Quando alla trattoria furono messi ì battenti uscimmo in gruppo passando pel portone del teatro Rossini. Camminavano innanzi i tre miei conoscenti, e dietro loro io con l'amico Casalegno. Fatti pochi passi nell'andito Incrociammo due giovanotti uno dei quali colla camicia nera sotto la giacca e col distintivo fascista. Costui mi sbarrò il passo, mi fermò e disse: iì Perché porti la camicia nera?». Delibo premettere the ero uscito cogli abili da lavoro e che di solito in officina, per risparmio di biancheria, porto la camicia nera. <■ Se tu sei fascista perchè non hai il distintivo'.' » prosegui l'interrogante e aggiunse: " Dimmi le lue generalità e metti fuori le tue carte... ». Tutto questo detto con tono da non ammettere repliche. 1 tre che erano con noi, l'orse perchè non si erano accorti dell'incidente, avevano proseguito por la loro strada; non rimaneva che il Casalegno il quale se ne stava quattro passi lontano da me, e intorbidato dal vino non comprendeva evidentemente nulla di quanto si svolgeva tra me e i due fascisti. Accondiscesi alla richiesta e tratto il portafoglio mostrai il foglio di congedo militare: aggiunsi poi che non appartenevo a partiti politici ma vivevo in4 buona armonia con tutti; anzi precisai che conoscevo molto un fascista militante e glie ne feci il nome. o Le coso stavano a quésto punto — prosegue il Martini — quando forse stanco di tenersi in dispatte si avvicinò a noi il Casalegno. Egli teneva le ma'ni in tasca ed aveva lo sguardo fisso, alquanto imbambolato, proprio della gente che ha bevuto soverchiamente. Il fascista vedendolo avvicinarsi si adombrò: «Cosa hai tu da guardarmi così?» gli gridò. E poiché l'altro brontolò fra i denti qualcosa che non riuscii a sentire, il fascista fece un salto indietro, trasse da una lasca interna della cintola dei pantaloni una rivoltella, la impugnò, postò il gomito sull'anca 0 «mani in alto! » urlò. Comprese il poveretto quell'ordine perentorio? lo giurerei di si. perchè ebbi la sensazione di vedergli fare l'alto di mirre le mani dalle tasche ma prima che ciò avvenisse rimbombò un colpo di arnia da fitoeo. Quella detonazione ebbe un'eco sinistra nel mio cuore; ne riportai un turbamento tale che ili quel momento mi sembrò die tutto gitasse intorno a me. Erano invece 1 rari passatili che fuggivano a precipizio: primo fra tutti il fascista in camicia nera e l'altro suo compagno che durante l'azione si era tenuto in disparte. Anche il disgraziato Casalegno subito dopo la detonazione lutilo il portone e imboccò i portici volgendo a destra. Sarebbe stato mio dovere seguirlo uni in quel momento confésso d'aver perduto la testa! 11 Mattini, infatti rievocando la triste scena, appare ancora vivamente agitalo. Egli prosegue: — « Mi rimpiattai dietro una colonna e vi rimasi alcun tempo finché ritenni di poterne uscire senza pericolo e data una paurosa occhiata in giro, riscontrando la strada deserta, pensai che anche l'amico mio certamente illeso, poiché l'avevo visto alloutanarsi, fosse In quel momento i" salvo. Avendo avuto-agio di vedere bene in faccia colui che ha ucciso il Casalegno, il Martini ha dato; alla Polizia dei connotati cosi precisi che l'identificazione non deve essere difficile. « Mi è cosi presento alla memoria — ha detto — che io lo ricoonsce.rci fra mi'le Alto. Col viso dalla carnagione leggermente vaiolata di un bruma olivastro, sbarbato, zigomi sporgenti e capelli liscT e neri geitati all'indletro. Ha il torace molto sviluppato. Quando mi fermò mi rivolse le prime domande in piemontese poi prosegui in italiano. Non potrei giurare che sia di Torino ma della provincia certo ». \bbiamo parlato coi famigliari e con alcuni conoscenti del Casalegno. Tutti coloro che interrogammo ci parlarono di Ini come di una persona coniDletnmerte innocua, e ci affermarono concordemente che egli rifuggiva dalla politica. — Mio fratello, Luigi — ci ha detto 1 Pietro Casalegno — era l'uomo più parifico del mondo. Soli ricordo Che abbia fatto una questione seria con alcuno. Aveva un di etto solo: quello del vino. Questo sì; beveva. Ma non aveva 11 v no cattivo-; anzi, si può dire che il vino aveva il potere di addolcirne ancora maggiormente il carattere. Allora invitava gli amici. Offriva loro da bere, . « Mio fratello --- ha continuato il nostro in. terlocuiore — fece tutta la guerra, e campi lodevolmente il suo dovere. E' stato soldato al ICl.o regg. fanteria per otto anni consecutivi. Si trovò alla ritirata del Tremino; fu in Mbania. e partecipò a molti -■conili sia sull'uno che sull'altro fronte. Sempre ha dato prova di temperamento obbediente e tranquillo. A sette anni egli liinase ferito alla testa in un investimento ciclistico. Guari, ma rimase con lo sguardo fisso e come allucinato, quello sguardo che forse ha impressionato il fascista sparatore ».

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