Operaio elettricista ucciso da un fascista con una rivoltellata

Operaio elettricista ucciso da un fascista con una rivoltellata Operaio elettricista ucciso da un fascista con una rivoltellata Il triste episodio ricostruito da un testimone Ieri mattina, poco prima delle ore 1,30. un uomo di ancor giovane età giaceva, disteso eotto i portici di via Po. all'angolo di via San alassimo, dalla parte del teatro Rocainl. Alcunl passanti credettero si trattaaso di un uDDrtaco. caduto per il troppo vino Ingurgiato, o non vi fecero gran caso. Altri però SerJnaròno e, nel sospetto che- lo sconosciuto si sentisse mal£. gli aprirono sul petto il panciotto. Si accorsero allora di trovarsi in presènza dì un ferito grave. Al torace sinistror» direzione del cuore, era una macchia dsangue 6ulla camicia; questa e il panciotto apparivano in qualche punto forati, u poveretto ara dunque stato ferito di rivoltella, e l suo'stato apparve subito grave. Respirava accora, ma, il iréspiro era ormai un rantoloAgonizzava!. Una dolorosa sorpresa Fra i presenti si trovava il vice-contoollore lei « cittadini dell'ordine », Virginio SerafiniCile tosto penso di trasportare l'infelice al San Giovanni. In quel mentre s'opragglungeva un'aitra persona, tale Luigi Manna, a41 anni, abitante in piazza Carlina 9, milite della Croce Verde. Egli, facendosi largo inoìexso al gruppo dei curiosi, si avvicinava acaduto. Chinatosi su di lui in preda a viva agitazione, aveva un moto di sorpresa a di dolore, ed esclamava: -*B' lui! L'hanno ucciso! [il Manna ed il Serafini chiamarono solleciamente un cocchiere che stazionava nel prese trasportarono il ferito al vicino ospedale Sani Giovanni. Accolto nella sala dei pronti corsi, venne visitato dal dottor Ingaramoaietito dal dottor Alcaldi. Ma lo sconosciute spirato lungo il tragitto. I sanitari riscono una ferita d'arma da fuoco in direOne del cuore, che era stata causa della èrte quasi istantanea. Il colpo doveva estro aìato sparato a brevissima distanza, perhè i foil della camicia e del panciotto aparivano contornati da una leggera bruciati ;ii atura,. Il Manna' intanto raccontava all'agente di srvizio Ga.rgiulo che fin verso l'una egli' era ato nri Ristorante dell'Aquila Nera In comagnia dell'individuo trovato poi morto. Costui ra entrato con un comune amico, certo Mar ni; il Manna si trovava con altri du<» o tre mici. Le due piccole comitive si unirono e evvero insieme. Poi uscirono. 11 Manna e i uoi due compagni precedevano di qualche asso il Martini e il suo amico, che discorevano tranquillamente fra di loro. Di aùet'ultimo.' però, egli non sapeva dire il nome: on lo conosceva. Dopo pochi minuti che erao usciti dal Ristorante., i tre udirono alle oro spalle un colpo di rivoltella. Impressioati, si sbandarono. Poi il Manna accorse erso il punto di dove era venuto il lugubre imbombo, e all'angolo di via Po e via San Massimo rinvenne il conoscente del suo amico Martini, a terra, già cadavere, nello stesso unto che l'agente del « cittadini dell'ordine » aceva la stessa lugubio scoperta. Altro egli on poteva dire. La salma fu deporta nella sala mortuaria ell'ospedale. Sulla persona del morto non si rovarono documenti. Richiesto- dall'agente ìargiulo, all'ospedale si recò tosto il. funzioarlo di notturna vice-commissario dott. Anciucci, che provvide ai primi compiti della nchiesta. Ma per qualche tempo questa bran1cò nel vuoto. Si parlò di rissa, di sconóciuti, di fascisti, senza tuttavia riuscire in n'esatta ricostruzione del luttuoso accidente. .avveriti non doveva rivelarsi che più tanli. l mattine, ed allora essa lumeggiava un doorosissimo episodio — uno dei più impresiettanti — della cieca' violenza di parte. - L'identificazione del morto Il vice commissario Angelucci dopo aver inerrogato ,i presenti si recò subito sul posto ove era. successo il fatto. Esaminò il breve emorso da via S. Massimo al portone del Rossini ii, che fu teatro- della, drainmatica cen8. ma noti trovò una sola, goccia di sanue. Fra le persone, che curiosamente si erao fermate a discutere in quel luogo, il fun ionaiio incontrò un certo Vassarotti, che si ra trovato poco pi ima col morto nella botgUiria, e lo invitò in Questura per .laccouere la sua deposizione Fu dal racconto del assarotti e da quello del Mana che il vicedmmissàrlo trasse gli elementi elio concorero alla identificazione. Il morto era Luigi asakjgno ilei fu Giovanni, di anni 33, abiante in via l'arino 5, occupato come elètricisia presso la fabbrica, di piani a cilindro ooconato In via Artisti. Al mattino verso le ette il dott. Angelucci si recava prima in ia Tarino poscia in via Montebello a porara la trista notizia ai congiunti dell'ucciso.li. cav. avv. Failla, proseguendo poi nelle ndagini, ritrovò le altre persone che insieme l Casalegno avevano bevuto all'Aquila Nera li interrogò ripetutamente. Ma ben poche e hiare dichiarazioni essi poterono fare, ad ccezione di certo Manlio Martini, di anni 20, peraio, da anni amico del defunto, abitante ella stessa sua casa, e col quale la sera di abato aveva peregrinato in diversi caffé. La ola deposizione del Martini, che fu testimone culare della, fulminea tragedia permette la icostruzione del fatto nei suoi più minuti articolari. La ricostruzione del fatto' Ecco quello che il Martini ha raccontato al ice.commissario cav. Failla della Squadra lobile e ha ripetuto a noi. Sabato sera, assieme, al Casalegno, mi ono recato alla bottiglieria d'Asti, in via Baolo, poi al caffè Rossini di corso S. Maurizio ove ci siamo fermati alquanto a bere ed a iudea re una partita alle carte. Usciti, ci inamroinaranio chiacchierando tranquillamente er via Montebello e attraversata via Po enrammo al ristorante dell'Aquila Nera. Qui eduti ad un tavolo ho veduto quattro o cinue parsone di mia conoscenza fra i quali il milite della Croce Verde Manna, Ci unimmo loro per bore un caffè. Il Casalegno che non opportava troppo il vino, cominciò a farsi aciturno, ma nessuno vi fece caso. Io lo cooscevo da tanti anni e lo sapevo di indole mite: un uomo tranquillo quanto mai, no» edite uhe al "pvoro. Non apparteneva, come 'altra parte (Km- appartengo neppur io, a essun partito japlitico, unica sua grande ditrazione era m bottiglia e la partita alle arte ». Sul fatto il Martini ha aggiunto: « Quando lla trattoria furono messi i battenti uscimmo in gruppo passando pel portone del teatro ossini. Camminavano innanzi i tre miei cooscenti, e dietro loro io con l'amico Casaegno. Fatti pochi passi nell'andito incroiammo due giovanotti uno dei quali colla amicia nera sotto la giacca e col distintivo ascista. Costui mi sbarrò il passo; mi fermò disse: < Perchè porti la camicia nera? ». Debbo premettere che ero uscito cogli abiti a lavoro e che di solito in officina, per riparmio di biancheria, porto la camicia nera. « Se tu sei fascista perchè non hai il distinvo? » proseguì l'interrogante e aggiùnse: Dimmi lo tue generalità e metti fuori le ue carte... ». Tutto questo detto con tono da on ammettere repliche. I tre che erano con oi, forse perchè non si erano accorti dell'inidente, avevano proseguite per la loro straa; non rimaneva che il Casalegno il quale e ne stava quattro passi lontano da me. e ntorbidato dal vino non comprendeva evientemente nulla di quanto si svolgeva tra me e ì due fascisti. Accondiscesi alla richiesta tratto il portafoglio mostrai il foglio di ongedo militare: aggiunsi poi che non apartenevo a partiti politici ma vivevo in uona armonia con tutti; anzi precisai cho onoscevo molto un fascista militante e glie e feci il nome. La rivoltellata « Le curii; stavano u, questi) punto — uni; egue il Martini - quando forse stanco di tenersi in dispaile si avvicino a noi il Casaegna Lgli teneva le mani in tasca ed aveva a gguardo aio, alquanta uabanibolato, pxo- prio della gente che ha bevuto soverchiamente. Il fascista vedendolo avvicinarsi si adombrò; « Cosa hai tu da guardarmi cosi?» gii grido, E poiché l'altro brontolò fra i denti qualcosa che non riuscii a sentire, il fascista fece un salto indietro, trasse da una tasca interna della cintola dei pantaloni una rivoltella, la impugnò, postò il gomito sull'anca e-.«mani in alto!» urlò. Comprese il poveretto mieli 'ordine perentorio? Io giurerei di si; perchè ebbi la sensazione di vedergli fare l'atto di trarre lo mani dalie tasche ma prima che ciò avvenisse rimbombò un colpo di arma da fuoco. Quella detonazione ebbe un'eco sinistra nel mio cuore; ne riportai' un turbamento tale che in quel momento mi sembrò che tutto girasse interno a me. Erano invece l rari passanti che fuggivano a precipizio: primo ira tutti il fascista in camicia'nera e l'altro suo compagno che durante l'azione si era tenuto in disparte. Anche il disgraziato Casalegno subito dopo la detonazione, infilò il portone e imboccò i portici volgendo a destra. Sarebbe stato mio dovere seguirlo ma n quel momento contesso d'aver perduto la testa!'Il Martini, infatti rievocando la triste scene, appare ancora vivamente agitato. Egli prosegue: — « Mi rimpiattai dietro una coonna e vi rimasi alcun tempo finché ritenni di poterne uscire senza perìcolo e data una paurosa occhiata in giro, riscontrando la strada deserta, pensai che anche l'amico mio certamente illeso, poiché l'avevo visto allontanarsi, fosse in quel momento in salvo. Non dominandomi più oltre mi misi a correre e correndo raggiunsi la mia abitazione. Potevano essere circa le una e Ire quarti.- Ormai mi sentivo al sicuro ma non completamente ranquillo: avevo a più riprese guardato ansiosamente l'abbaino che da luce alla soffitta abitata dal Casalegno nella speranza di vedervi rilucere il lume, segno che m'avrebbe atto certo che egli era rincasato : ma la finestra rimaneva sempre oscura. Non potendo più resistere all'ansia svegliai un amico che abita con me, gli raccontai l'avventura e mi consigliai sul da farsi. Pensai che il Casa, egno un po' alterato dal vino avesse perduto 'orizzonte e stesse aggirandosi per le vie deserte della citta. In quelle condizioni avrebbe notato fare qualche brutto incontro: ou decisi di fare ricerche. Scesi e durante lanette fino all'alba io l'ho cercate inutilmente n tutte le principali vie delia citta. Girai come un pazzo e più le ricerche si lacevauo nfruttuose più mi vi accanivo. Quando vedevo qualche fuggevole ombra lontana mi embrava di riconoscerlo, allungavo il passoo chiamavo e solamente quando nescivo ad avvicinare lo sconosciuto mi accorgevo del'errore. Rincasai a giorno alto, e rimanete eppi che mentre io invano avevo cercato 'amico mio per le. strade deserte egli invece ia stek.importato cadavere aU ospedale j.Questo per sommi capi quanto il Manli, i ci ha detto ripetendoci quanto già aveva mhiarate al Cape della squadra mobile. Avendo avuto.agio di vedere bene in faccia olui che ha uccfso il Casalegno, il Martini a dato; alla polizia dei connotati cosi piecii che l'identificazione non deve esseie difficile. « Mi è cosi presente alla memoria — ha detto - che io lo ncoonscem tramile Alto, col viso dalla carnagione leggermentevaiolata di un brune) olivastro, sbarbato zigomi sporgenti e capelli lisci e neri gettati ai. indictra Ha il torace molto sviluppato. Quando mi fermò mi rivolse le prime doma ne in piemontese poi prosegui .in rtnliano Non potrei giurare che sia di Tonno ma della provincia certo »• , , . ,Il Martini si mostra inoltre sorpreso del atto che il disgraziate Casalegno colpito mortalmente al cuore abbia avuto ancora la orza di percorrere il tratto di strada che lo eparava da via,S. Massimo. Questo fatto che anto sorprende l'accorato giovane non e la prima volta che si verifica.. Il protei tilc che olpisce al cuore serve in un primo momeno da tampone ed il ferito ancor in possesso di tutte le sue forze si regge fino a che non vviene la emorragia interna. Lo stesso e vvenuto pel Casajegno. La figura del morto Abbiamo parlato coi famigliari e con aluni conoscenti del Casalegno. Tutti'coloro he interrogammo ci parlarono di lui come i una persona comnletamente innocua, e i affermarono concordemente che egli rifugiva dalla politica- Era di abitudini tranquile e di carattere poco espansivo; era l'uomo he lascia in pace tutti, chiuso nella piccala erchia della sua modestissima personalità. Specialmente il fratello Pietro, meccanico lla Fiat, ci ha jorn'to sul carattere del morto saurienti informazioni. La famiglia Casaegno è assai nota in Vanchiglia dove da unghi anni ha esercito come per tradizione umerose rivendite di giornali, e gode lama i laboriosità e onestà. ' . . — Mio fratello. Luigi — ci ha detto il Pie. ro CHsalegno — era l'uomo più pacifico del mondo. Non ricordo che abbia' fatto una uestione seria con alcuno. Aveva un difeto solo: quello del vino. Questo si: beveva. Ma non aveva il vino cattivo; anzi, si p.i*> ire che il vino aveva il potere di addolcire ancor* maggiormente il carattere. Allora nvitava gli amici, offriva loro da bere. Quelo che guadagnava lo consumava in questamaniera. Noi lo rimproveravamo qualche voi-te. per questo; e si può dire che i nostri conrasti con lui si fermarono li, su tale sua aitudiiie, alla quale, del resto avevamo finio per adattarci. Sapevamo che guai non ce e avrebbe da<i, perchè quando era ubbriaco, ra solito addormentarsi placidamentee al taolo dlle'osteria In una parala mai ha dato uogo ad incidenti, aff una rissa. La partita d il bicchiere: ecco la sua passione, oltre lo1 uale si può dire che egli non vedesse altro. ra del resto un volonteroso lavoratore. Ulmamente, rimasto disoccupato come elettri, ista, pur di guadagnarsi la vita si era colocato presto la ditta Cocconate, dove faceva uomo di fatica. « Mio fratello — ha continuato i] nostro in. erlocutore — fece tutta la guerra, e eranpl odevolmente il suo dovere. E' stato soldato l 161.o regg. fanteria per otto anni consecuvi. Si trovò alla ritirata dei Trentino*, fu n Albania, e; partecipò a molti tcontri sia ull'uno che sull'altro fronte. Sempre ba dato' rova di temperamento obbediente e tranuillo. A dire1 la verità — ha soggiunto il Pietro Casalegno — mio fratello era fin trop. o un semplicione. Lo si potrebbe definire on una espressiva parola dialettale. « stuirlòn »; la quale dinote un carattere fatto di sagerata ingenuità e di modi ed azioni asolutamente innocui. Ciò ha la sua spiegaione. Il piwero Luigi, nell'età di sette anni stato vittima di malaugurato incidente. ' stato investito per strada da un ciclista. e-:l a riportata una profonda ferit* a'ia testa. a ferita è guarita, ma gli ha lasciata uni onseguenza di cui non si è più liberato. Da llora il poveretto ha assunto! uno sguardo utto speciale. Si sarebbe detto che gli occhi li si fossero sportitfuori delle orbite. Con e palpebre sbarrate, le pupille fisse e un oco' allucinate, il suo sguardo veniva ad asumere un'espressione intontita e forse, in erti momenti come aggressiva, sebbeife, "rieto, tutto ciò min foss-e che esteriore appaenza. Questo nei momenti di normalità. Quando 11 poveretto aveva bevuto, tale carateristica dello sguardo si intensificava ancoa più. A ml° modo di vedere, credo che tale ircostanza abbia avuto il suo peso nel fatale'pisodio» di ieri notte. Può darsi the il fa-cista, sta rimasto impressionato dallo sguar- m di mio fratello. Forse ha visto nella stia-à Ìlice dei occhi cornr una hiiiiacclu, ' fair- impressione devo essero stata ralforsta in lui dal fatto che il poveretto teneva e inani in tasca, rome era sua abitudine... Ma, rivoltelle, egli non ne ha mai portate! E. anche ammessa queta-ipotesi, nulla giustifica Tatto brutale dello sparatore, che senza un attimo di esitazione ha fulminato mio fratello, ha stroncata una vita,, come se fosse quella di un cane... ».. L'accento del narratore si fai qui commosso. Egli ha parole di diprecazione per 1 uccisore, e tuttavia è in lui un senso di equilibrio e di misura che, nel. commento al latto, lot fa distinguere fra coscienza politica e odio di parte. Egli, da ultimo, ci mostra una fotografia del morto, e noi possiamo realmente constatare la irregolare caratteristica dello sguardo, che per un lugubre gioco della sorto fu forse causa non ultima della fine del poveretto.

Luoghi citati: Albania, Trentino