Un'adunata di Imperatori e di Re a Verona

Un'adunata di Imperatori e di Re a VeronaIn margine alla Storia Un'adunata di Imperatori e di Re a Verona Per piccola che sia., una città che. accoglie e alberga imperatori p. re. con i loro innumerevoli seguiti, diventa di punto in bianco una metropoli. Effimera, transitoria metropoli, ma appunto per questo suo ca-1 rattcre Ji eccezion-ile spettacolosi! à, più movimentata, più fantastica, più babelica di ogni altra. Lasciamo quindi immaginare ai lettori, (che hanno, fra l'altro, l'esperienza attuale della Co.iferenza di Genova), che cosa sia potuto avvenire sulla fine dèi 1822, quando Verona fu chiamata ad ospitare, i più potenti Monarchi di Europa, in ima parola, tutu i personaggi, i scenari e ì bagagli della Santa Alleanza. Potè sembrare, in un primo tempo, ai buoni veronesi che le mura non vaste della cara e vetustissima città veneta avessero a scoppiare, alla pressimi-- • al rigurgito di questo fenomeno storico. mesto prodigio politico europeo. È tutta V vi fu, naturalmente, sottosopra. Nessuna incaviglia, quindi, se nella Storta dell'Accademia Veronese del 1821-1822 si legge un periodo come .mesto, che ha. tutta la sontuosità e la pesantezza di una ghirlanda barocca: «Racconteranno i nostri ai loro figli, e questi ai nepoti. ed ai più tardi nepoti. che staranno maravigliando ad ascoltarli, che sulla fine dell'anno 1822 ebbero qui, per Io spazio di due mesi, e seggio e trono presso che i Sovrani tutti che Europa nostra signoreggiavano e che le province tutte del Regno Lombardo-Veneto accorsero Sollecite a tributare omaggio e riverenza alla Maestà, del loro e nostro Augusto Imperatore e Re ». Naturalmente, la Maestà, ecc., ecc., era l'Imperatore. d'Àujj.,,ia. Quei sensali napoletani e piemontesi II primo contraccolpo della decisione di Mettermeli, di fare cioè di Verona, la sede d! un Congresso interalleato, lo dovette patire la Polizia, che ebbe il compito e l'ango- "i di rastrellare la città, i dintorni e il Veneto intero di ogni gente pericolosa. Fra gli individui pericolosi, più pericolo!") di tutti apparivano i carbonari. U loro numero aumentava in modo impressionante in ogni paese italiano. La loro parola, d'ordine era: purgare la foresta dai lupi, cioè, sbarazzare la penisola dagli oppressori stranieìti- E' facile quindi immaginare in quale orgasmo fosse la I. R. Polizia. Si impensieriva, di certi commercianti, sensali e cozzoni sospetti, :he bazzicavano nelle fiere, non soltanto con lo scopo di trafficare in granaglie e in bestiame. Il direttore generale della Polizia, Von Kiibeck, scriveva: « Vien rimarcato che a Ferrara concorrono diversi piemontesi e napoletani, che si spacciano per commercianti o sena ili di granaglie, ma che non facendo poi alcun contratto, (men ... • ~ ,->J. ....... u ., L., tre nenirceno pare che quella piazza possa offrire oggetto di speculazione), divengono ir. qualche modo sospetti» Si temeva, evi- dentemente, che attentati o turbolenze no- tessero avvenire durante la Fiera dà Verona, e auindi durante il Congresso. Si dispose, il allora, per un ferreo servizio. Von Kiibeck trasferì il suo quartier generale da Venezia a Verona: sulle rive dell'\dice *i concentrarono truppe e poliziotti. Seguì all'arrivo del Kiibeck quello del eonte Inzachi. governatore del Veneto, elei conte di Strassoldo. governatore della Lombardia, del gen. Rubna. comandante della Lombardia, e del gen. Wimpffon. Arrivano ! E cominciò quindi l'affluenza degli alti fu- rieri dei sovrani per fissare gli alloggi. La cit-tà eia allora senza giornali iceesate fin dal l luglio 1816 le pubblicazioni della Gazzetta di Verona) ma c'era fortunatamente un cronista che teneva nota di tutto e al quale si deve il minuto rendiconto di questi storici prepara livi. Era esso un carrozziere, certo Giuseppe Toffaloni, che senza dubbio aveva saputo dai timoni e dalle ruòte dei suoi veicoli, trarre Più d'una buona penna per le sue cronache. C'era dunque .un gran dà fare per fissare a tanti imperatòri e re degli alloggi, se non a.s-solutamente degni delle loro sacre persone. almeno passabilmente confortevoli... Del re- sto i monarchi non lesinavano ne i napoleoni né gli scudi. L'imperatore d'Austria Franca- eco I fu, dopo parecchie perplessità, allogato nel palazzo Erbisii, già Salvi, in via Leoncino. Fu fissato un fìtto di'L. 8000 mensili, die tuttavia il proprietario rifiutò graziosamente di accettare: ragione per cui l'imperatore volle, alla sua partenza, sdebitarsi facendogli recapitare una magnifica tabacchiera d'oro, tempestata di brillanti e solitari, che venne valutata ini orno alle 30.000 lire. Cosi furono discretamente allogati anche gli altri monarchi, i principi, i ministri, i ciambellani, i generali, i dignitari. cA;c. Naturalmente, date le straordinarie esigenze e le richieste d'alloggi, i buoni veronesi si videro costretti a restringersi come parapioggia. Tra i primissimi à giungere furono il viceré Ranieri e Mettermeli, il 12 ottobre. L'imperatore d'Austria. e l'imperatrice, giunsero il 15; e un'ora dopo Federico Guglielmo, re di Prussia. Il 16,. in vettura tiro a sei. e seguito da oltre 200 ca.r- rozzo, entrò in Verona l'imperatore di Russia Alessandro T. salutato da 101 colpo di cannone. Il giorno 17. la ex-regina di Sardegna, con-sorte di Vittorio Emanuele L la nnale viac- giava sotto il nome di contessa di Rivoli p nre-cedette di 14 giorni l'arrivo di Carlo Felice con la regina. La cosidetta Regina di Napoli, Maria Luigia e Chateaubriand Ruon ultimo, il 1 novembre, arrivava, spas- sosissimo,'Ferdinando IV di Napoli. No: nu.i fu veramente l'ultimo arrivo: perchè il giorno dopo chiudeva la lunga serie la ecsidet- ta regina di Napoli, la duchessa di Floridia-, che ebbe sempre, durante i' Congresso, la consegna di non figurare... Fra gli ospiti dimenticavamo — noblesse oblige ! — Maria Luigia duchessa di Parma, l'ex-consorte di Napoleone, accompagnata dal suo Neipperg. Chateaubriand, un altro veramente illustre o spite del Congresso, che la-visitò e si fermo a pranzo da lei, scrisse nel Colme* ne Verone che giusto allora la ex-imperatrice dei tran- cesi « était grosse ». Questa gravidanza adtil- curiosa moglie e più curiosa i ferina, che portava ]a firma di I oava a breve distanza i na di Neipperg ricoi- n-«°«nv«n«^ Jrtosa sovrana, che po-dotte insieme col cancelliere Wettcrstadt, ecc Il sovrano più simpatico Chi era il sovrano più simpatico? A tutta prima dovette sembrare Alessandro I. imperatore di Russia. Questo potente monarca, la cui allegria e la cui eccentricità dovevano contrastare singolarmente con la severa etichetta austriaca, e col piglio ancien regime di tanti sovrani, snvranuroli e caricature di regalità, fece pai la re parecchio di sè. in quei giorni! Si divertiva a scherzare nei negozi, a dispensar zecchini, a vagabondare a cavallo, in carrozza e a piedi per Verona e nei suoi armoniosi dintorni. Ed ebbe anche un'avventura piuttosto boccaccesca con una bella e compiacente camerista del luogo; epicila Elisabetta Marani che poi l'amabile Czar diede in isposa al suo cameriere particolare Gabriele Archierief. La scappata, che avvenne, sembra, in quel di Montorio. si effettuò una notte di novembre, mettendo in movimento x' in ansia tutta le I. R. polizia, che si era accolta di aver perduto un imperatore e non sapeva dove andarlo a pescare Ma con tutto ciò proprio lo Czar Alessandro I inerita, in questa insigne adunala di potenti, di essere chiamato il Sovrano più simpatico? Lasciamo decretare le popolarità al popolo, che ha in questi casi l'intuizione fresca e immediata delle situazioni e dei caratteri. Se si deve dunque credere alla voce del popolo, il sovrano più simpatico di questo concilio di sovrani, fu il re... della musica. E precisamente Gioachino Rossini. L'immortale autore del Barbiere di SiriQlia non temeva certo il confronto, con questa schiera di coronati; egli apparteneva a quella schiera di . -tono il conio e 1 effigie ilei di Iinpe monarchi le cui monete poigenio. Un merito di Mettermeli...' Mettèmieh; il fabbro della Santa/Alleanza, ebbe il simpatico merito di stimare molto Rosmini Era una stima, beninteso, a modo suo. Egli vedeva forse in Rossini una specie di maestro di cappella o di musicista cesareo pronto ai bisogni aulici e ossequiente alle esigenze della Corte Imperiale. Mettermeli aveva conosciuto Rossini a Vienna, dove il Maestro che conviveva con la cantante Colbr.md, 'era direttore d'orchestra. Mettermeli spinse il suo entusiasmo per il grande musicista nostro fino a definirlo il « Dio dell'Armonia». Indetto il Congresso di Verona Mettermeli — ricorda, in un suo interessante studio, Vittorio Cavazzocca Mazzanti (1) — ".invitò Rossini a Verona, dicendogli che poiché in quel Congresso doveva regna re l'armonia, non poteva, mancare chi ne era il sovrano artefice. Rossini non se lo fece dire due volte e voio a Verona con la sua Colbrand. Fu cosi che nacque quella '■• Cantala della Sacra Alleanza » che fu ese guita spettacolosamente all'Arena, davanti — non fi una frase — a un « parterre rat ori e di Re. Versi che non vanno bene Per le parole della cantata si pensò al veronese Gaetano Rossi, onesto rimatore, assai criticato tuttavia dai letterati che gli con uapponevano l'eleganza librettistica del Ro mani II povero Rossi fu messo dal Metter nidi a dura prova perchè, malgrado lo sue buone intenzioni panegiristiche, tanto la prima che la seconda volta egli non imbroccò quello che doveva essere il tono squisitamente politico del libretto. C era. troppe volte la parola » pace » e sembrava al Mettermeli che con i'odore di polvere die c'era ancora nell'aria, parlar di pace fosse per lo meno un dar esca alle polveri dissi malate In questo caso i critici non sapreb bero se dar torto al Mettermeli perchè metteva cosi duro bavaglio alle Muse, o perche impediva al Rossi di tramandare ai poster1 quartine irresistibili come questa: Di cetTe e cembali D'obo? e di trombe D'. -"istri e timpani L'aria rimbomba D'Ossiano al ••cantico sussulti il malli dorso scuotano Nevoso i monti D'astri fiammiferi Le legai font', (noria dall'etere * Fa scintillar Ma il terzo rifacimento del libretto tu finalmente quello buono. Furono sacrificati, è J lai Hit 11.I- l£*AW*V. >J — • - — . , vero, gli «astri fiammiferi», ma la cantata potè essere consegnata finalmente — era il 20 novembre — a Rossini perchè la musi casse, lira mercoledì e la cantata doveva andare irrevocabilmente in acena lai 00 menicà. Ma Rossini, sempre sbalorditivo consegna addirittura la musica il giorno dopo, e il 22 ha luogo la prima prova. L orchestra era composta di 48 musicanti del reggimento « Rarone Herzogenberg » (Bonmisches Infanterie — Regiment N. 35) e ni 43 suonatori del reggimento fanteria « RaKonvi» (Calizisches Infanterie — Reg. N.. 57) e da' 37 del reggimento « Principe Leopoldo » (Illirisches Infant. — Reg. N. 3). Ma anche vi partecipava un coro composto di 2-t voci, l'intero Corpo di. ballo del Filarmonico, con primarie francesi, corifee, corifei e soldati autentici a cavallo e a piedi, che .servivano da comparse. In tutto 121 persone. I prepa rativi per questo spettacolone politico, doye 1° gambe delle ballerine francesi si sarebbero intrecciate agli interessi d'Europa, furono enormi. Per allestire degnamente ì co sturni dettati per la rappresentazione il sarto Guidetti dovetie scervellarsi sopra un dizio nario mitologico. Marte, Cerere. Fallacie. 11 Fato, i genii marini. $*^&9&3&2r ™Z scolavano nella più irrefrenabile delle ci taminazioni : Classicismo e Romanticismo in descrivibilmente abbracciati nell'alcova, stile Maria Luigia! Sarebbe poi una follìa par lare dei preparativi militari e polizieschi, che fornivano dietro questo mondo di carta- pesta il zione... significato realistico della sit«a- Rossini trionfa e... scappa con lo spartito Fin dal mattino di quella memorabile giornata una folla imponente era affluita a Verona dai dintorni A mezzogiorno l'Arena era già colina e fuori la ressa continuava, la folla era tale che metteva paura, notò il cronista Alberti. Verso mezzodì lunghe file di vetture, scortate da guardie a cavallo, giun cominciò la di¬ serò davanti all'Arena. E scesa degli imperatori e dei re, dei princtpi e dei ministri, degli ambasciatori e delle dame. Entrando nell'Arena e vedendo la folla enorme che vi si accalcava. Ferdinando di Napoli, l'ameno lazzarone coronato, ruppe in una frase degna di lui: «Mannaggia. San Gennaro! ». Se non ci fosse la documentata testimonianza dell'abate Segala, si potrebbe credere a Uno scherzo! Lo spettacolo si ri soise jn un trionfo del Cigno pesarese. Non Sj sa Derie se egli abbia retto la bacchetta cìirottoriale, ma tutto fa presumere che da vanti a un consesso di tal genere, a ima così imponente esibizione di teste coronate, egli abbia ceduto a quésta legittima vanità. Quanto al valore musicale della Sacra Alleanza, qualcuno dei biografi rossiniani so stjeue cne là. cantata era un raffazzonamento rti vecchi motivi mentre altri ne affermano ]a brinante originalità. Una cosa è certa: c^ n0{ non possiamo saperne nulla perchè Rossini, con uno di quei colpi di testa, che si possono definire esclusivamente" rossiniani, epilogò il suo trionfo... fuggendo e portandosi via lo spartito, del quale non si è saputo più nulla. Questa curiosa « fuga ros siniana » fu determinata da una bega sorta fra il Maestro e la n Commissione agli spet- tacoli „ sostenendo questa che la partitura nrjBÌnaie doveva rimanere proprietà « asso ]uta p iT,t«ngi'bile » di chi l'aveva ordinata e pagata, reclamava contro il pretelldeva d| tenere la partitura per ™* ™ ÌVaÌ«°' ^ aleggi e TTÌ fi' „, m„r.;n E *, r„ mescolata a, Maestro, che sè. La inaccie, vi fu mescolata anche la che aveva avuto l'onore di trionfare a Verona davanti all'Olimpo dei potenti'europei, finì per scappare con lo spartito sotto il braccio e con una lite sulle spalle Dimentichiamo un particolare: egli aveva intascato, come mercede della sua cantafa. cento nluitri vecchi effettivi», pari a lire 2100. Lire d'allora, naturalmente. L'ASTERISCO.