Un "accusato,,: il senatore Ronco

Un "accusato,,: il senatore Ronco Genova e il suo ponete» Un "accusato,,: il senatore Ronco (Dal nostro inviato speciale) GENOVA, agosto. C'è in questo momento a Genova un uomo, che senza appartenere al partito dei cooperativisti — la parola d'ordine è ora d-insistere sul termine di monopolisti — divide con costoro gli onori della guerra scatenata contro gli ordinamenti portuari. Ouest'uomo è il senatore Nino Ronco. In contrasto con quanto si potrebbe credere, la sua maggior colpa non consiste nel fatto di essersi mostrato di una eccessiva arrendevolezza verso gli operai, come si viene conclamando negli ambienti commerciali. Ove non fosse che ciò,' la guerra apparirebbe subito sproporzionata all'obbiettivo da raggiungere. Quando il presidente di un istituto, sia puro dell'importanza che deriva al consorzio genovese dal trovarsi a custodire una delle muggiori porte del Mediterraneo, esorbita dalle sue funzioni c compie atto di parzialità per l'ima o l'altra tendenza, il rimedio non è dubbio., Poiché nei caso concreto là legge institutrice del Consorzio, che data dal 12 febbraio 1903 e reca fra le altre la firma di Giuseppe Zanardelli, accordava la debita rappresentanza negli organi deliberativi a tutti gli interessi, dal seno di tali organi doveva partire la critica, vagliata alla luce di circostanze concrete, su quelle che potevano essere le manchevolezze riscontrate. In uu paese libero come il nostro, questa via, le accuse risultando fondate, non avrebbe tardato a condurre alle necessario sanzioni. Invece nulla di tutto questo. Le critiche salivano ed investivano l'uomo, ma dal di fuori: quanto all'interno gli atti del Comitato esecutivo stanno a dimostrare nelle loro linee generali che, eccettuati taluni casi, vi fu sempre larghezza di consensi all'opera del presidente, ed anzi, (più oltre ne avremo la edificante dimostrazione), l'approvazione ad atti, anche di iniziativa non sua e costituente oggi — curiosa ironia! — il fulcro della lotta contro di lui, venne proprio da uomini che sono esponenti massimi della lotta No. Il « delitto » del senatore Ronco — ahimè a quali gravi parole ci costringe a ricorrere ridesta frenetica tregenda che impazza sulle calate del porto e nella quale tuttavia non manca un certo sfondo comico — è un altro. A ben pensarci, anche per i suoi più accaniti avversari egli era, nell'intimo, una persona con la quale non sarebbe sfato impossibile giungere •'ptìr "via di reciproche transazioni a fruttuosi accordi. Ma il senatore Ronco, uomo, aveva il grave torto di andar sommerso nell'alto funzionario immedesimante l'istituzione secondo lo spirito della legge: onde, fosse lui o un altro a capo del Consorzio, la lotta non si sarebbe evitata, ini quanto, il Consorzio rappre sentava innanzi tutto quell'ordinamento del lavoro che sin dall'inizio aveva suscitato i malumori di tutto » vecchio mondo portuario turbato dalla instaurazione del nuovo regime. A una tale constatazione si è indotti anche dalla strana coincidenza dei termi ni attuali della contesa con quelli dei primi tempi di funzionamento del Consorzio, allorchè al regno dei « forti » e dei « confidenti », spazzati via dal sorgere dell'organizzazione operaia, subentrò nel porlo la prima formazione collettiva della mano d'opera attraverso le leghe. L'illustre Drof. Vivatite. nella memoria da lui presentata insieme con ' altro legale sul principio del 1906 alla quarta sezione del Consiglio di Stato a nome di alcu ni consoli, rappresentanti e membri della Compagnia di lavoro, nella causa prò mossa contro di essi e contro il generale Stefano Canzio, primo presidente del Consorzio, dal presidente dell'Associazione generale del Commercio dei carboni fossi li, dopo aver detto che la libera" concor renza fra domanda ed offerta di lavoro danneggiò profondamente il credito e l'esercizio del porto di Genova riducendolo a uno stato di anarchia, fra i molti ri lievi in linea- di fatto, dà emergènza a quello secondo cui « si protestava con frase ingiusta, irriverente e volgare, che il Consorzio si era asservito alle leghe », Dopo sedici anni, mutato il presidente per la morte del generale Canzio avvenuta nei 1909, l'accusa non cambia. L'asservimento è passato dalle leghe alle cooperative. Ma più oltre, in diritto, il prò ressor Vivante fotografa dal 1906 con esattezza anche più efficace la situazione».- del 1922. « I commercianti — egli scrive — vorrebbero, a guardare il fondo della loro censura, ripristinare il deplo revole stato di cose cui il potere legisla tivo intese porre rimedio. Vorrebbero, re clamando il diritto di scelta, ricostituire coll'aiuto dei « confidenti » quelle squa dre volanti di operai, ridotti quasi in servitù, costretti a contentarsi di indegne mercedi; vorrebbero, esercitando il diritto di scelta, creare fra gli operai inscritti un pericoloso dualismo, in seguito al quale i soli operai non inscritti sarebbe ro i preferiti ». In altre parole « il diritto di scelta, che i commercianti reclamano, ridurrebbe alla mala genia dei confi denti e dei violenti il dominio del porto e finirebbe in seguito alla disordinata of ferta di lavoro colle soperchierie e cogl scioperi che avvelenarono per tanti ann l'esistenza, del porto di Genova ». Coteste singolari analogie non soffrono menomazione alcnna dall'essere oggi mu tati i nomi delle cose: il sindaco di Genova testimoniava pur ieri che le coopera tive multiple, il nuovo aspetto assunto dalla lotta, porterebbero alle stesse conseguenze denunciate dal prof. Vivante nella sua memoria. Organizzala o no, la libera scelta darà sempre gli stessi frut ti. Possiamo quindi scavalcare di pie pa ri il problema, strano a dirsi, fondamen tale del porto, che è quello della sua com pietà messa in valore per fronteggiare vittoriosamente le necessità del traffico nella battaglia che raggruppa i più forti scali delle coste europee. Un simile problema qui non è in giuoco: o lo è soltanto in apparenza per mascherare le posizioni, più soora individuate, nelle quali i termini di tariffe, ruoli e monopoli sono entrati a servire da causa occasionale, allo sfocio di una situazione che non attendeva se non il momento propizio per giungere allo scioglimento e che ora trova nel senatore Ronco il suo più eminente capro espiatorio. Problema dunque ddominio del Dorto, non del suo sviluppo Che cosa giustifica, infatti, la sorda lotta che si appunta su quest'uomo, con unosvsbntRannrctdlauumdceCtv o i i n r i a o smercio di armi frammezzo alle quali il venticello della calunnia ha raggiunto spesso meandri inverosimili, se non l'inscindL /; bile nesso tra consorzio e organizzazioni, j nortuarie ? Dato il riserbo che durante l'in- ^ terregno del commissario governativo. Nirtd! Ronco si è imposto, io non sono autorizzato a riferire \ termini della lunga conversazione che ho-potuto avere con lui, ma so di non commettere alcuna indiscrezione riferendone lo spirito, che del resto concorda con le informazioni complementari raccolte nell'entourage del Consorzio. Risulta' da tutto ciò che la stia debolezza verso I lavoratori è un mito : ogni qualvolta parve a lui che le organizzazioni trascendessero, usò della sua autorità e dei suoi poteri con un ritrore che. se effettivamente si fosse.;*? mirato soltanto alla sua persona, avrebbe1! dovuto placare i suoi avversari. Cosi nell 1909 revocò le concessioni di eseroiifio alla1 \ cooperative dei carbonai, sostituendo adh esse le compagnie in diretto rapporto col Consorzio ; le cooperative furano ricostituite nel 1912 in seguito a parere, favore-i | vole del Governo e senza che gli inconve^ nienti di natura disciplinare che avevano]' determinato lo scioglimento si ripetessero.' Che fecero-allora i delegati dei commercianti nel Comitato esecutivo e nell'assemblea consortile oer impedire il ritorno delle coonerative ? Più tipica ancora il caso delle merci varie. Se per i carboni il sistema cooperativo è ritenuto utile dagli stessi autorevoli interpreti degli interessi di onesto ramo di commercio, esiste—lo si è visto — disparità di criteri, per la natura del lavoro, nel ramo delle merci varie* Orbene, il sen. Ronco, seguendo la via bat. tuta dal suo predecessore, resistette alla domanda di estendere il sistema anche al onesto ramo, domanda che sottopose alla Commissione permanente del t, lavoro ed agli organi del Consorzia. Fui accolta a grande maggioranza. Prima però di darvi! j corso definitivo, volle sentire anche il pare- j re della Camera di commercio: e cjuestoJ — da notarsi che si era nel 1917 quandej le promesse ai lavoratori costituivano 1] clou della nostra oolltica interna di guer ra — fu pure favorevole 1 Inutile d'altronde indugiarsi a rilevarei la fermezza con la quale il presidente delj Consorzio affrontò serie agitazioni apej raie coma ouella che minacciava nel 19191 di estendersi a tutti j porti. Durante". « periodo rosso », mentre ovunque veniva- ' no occupate le fabbriche, il porto, all'infuori dell'effervescenza esteriore che'allora! dominava tatti gli spiriti, non si smosse] dai propri ordinamenti. Nessuna occupazione, di nessun genere. Sebbene il terreno vi fosse preparato dalle antecedenti do mande delle cooperative le quali il sistevano perchè gli strumenti di lavoij venissero loro cedtrtf,' questi restaronoConsorzio. La violenza fu totalmente stranea al porto, anche perchè, bisogna dirlo, la maggioranza degli operai, eoa assai difficile in quei moménti, seppe man-, tenere il senso della nrisura. Ed i risultati; di tutta la politica del Consorzio, esplicata attraverso una povertà di mezzi dal-!; far sorgere seri dubbi sulla concscenza! dei reali interessi del paese da parte di! molti tra i nostri governanti, non ebbera il carattere catastrofico che a Genova e fuori minaccia di dive 'tare un pernicioso; luogo comune. Molte òti're sono state prodotte sino al 1921. Un) eloquente dato di fatto per il 1922 suggelila questa gituazione. Nel primo semestre di' quest'anno .il,:jnovi*mento di importazione (marce sbarcata)! nel porto di Genova è' stato di tonnellata 2.209.978; a Marsiglia di torna. 2,059i$©7,, Dov'è il disastro? Certo quest'uomo dall'apparenza bonaria, quasi dimessa, ma dallingemip^jteonto. fervidissimo, è stato ed è soprattutto un1 uomo'del suo tempo. Posto a contatto, con la vasta e multiforme realtà operaia, di! essa ha cercato di comprendere le aspirazioni e di secondare i bisogni entro r }'miti della sua coincidenza con quelli generali. Nel compiménto di quest'opera ardua; egli ha sentito turbinare attórno a sè i^ vento contrario dei ceti particolaristici che v insorgevano. Ha resistito. Ed è stato tra< volto. . . , I suoi avversari aeyontf ancora dimostrare che egli, cosi /opeTaisdo, nèn ha' risposto al supremo interesse FRANCESCO O Ripercussioni genovesi del» ^ per il piroscafo fase La polemica sul ferino del piroscafo Ema^ nuele Accame, ha anche qui avuto la su» eco La Confederazione delle corporazione nazionali della marina mercantile, aderentf. • ai fasci, dirama questa sera alla stampa tm comunicato, col quale, rilevando l'affermai zione « che i tassisti avrebbero imposto agli) armatori di armare il. piroscafo con perso.nale avventizio senza rispetto al contratto) di lavoro e altre norme in. vigore; e che. sull'4 ccame, sono imbarcati quarahta uo- mini invece di ottanta, con l'obbligo di la*/ voro di dodici ore al giorno anziché di otto, con una paga inferiore a quella concorda' tra Federazione ed armatori», dichiara « [ il piroscafo ha arruolato il proprio equipaggio nel numero e nelle conai«oì»J sta-" bilite col nuovo contratto di annoiamento, stipulato fra questa Corporazione e la Fede< razione armatori liberi, italiani; che l'armamento è quindi ridotto a pochi uomini; le ore di lavoro non sono affatto aumentata per nessuno e quanto alle paghe vi è effettivamente una diversità ; quella1 fascista a superiore a quella della Federazione ; infatti gli equipaggi fascisti, oltre agli assegni nor-i mali, percepiscono l'imo per cento di nolo! lordo cosaJ che la Federazione — dice il comunicato —- non è mai riuscita ad ottenere nei 'riguardi dei suol prgsjiizzati ». La morte di Giorgio Soret Rarlgl, 30, notte. Sii annunzia la morte di .Giorgio Sorel, critico e storico, autore delle Riflessioni sulla violenza, delle Illusioni 'del progresso e ai—J opere .famose, diorsio Scorai, che muori* età di 73 anni, occupava -un'alta posiz* nella critica politica in Francia ed anch^-in Italia dove collaborava, anche attualmente, in alcuni giornali. Le sue tesi avevano sollevato, clamorose discussioni. Il Prefetto di Torino partita-da Borì Bari, 80. noU«. Col diretto delle 9 e giunto il prefetto commendatore Mori, che ha assunto subito il sud ufficio. Questa 6era il prefetto Granduli Olivieri è partito per Torino.