A colloquio col Sindaco sen. Ricci

A colloquio col Sindaco sen. Ricci . G-enova e il suo porto A colloquio col Sindaco sen. Ricci (Dal nostro inviato speciale) GENOVA, agosto. Nella lotta che investe ad un tempo, le cooperative di lavoro e il Consorzio portuario, tre fatti principalmente colpiscono: l'imprecisione delle accuse, la scarsa attendibilità delle cifre addotte tanto per provare l'esclusiva responsabilità delle organizzazioni nel costo delle tariffe commerciali, quanto per dimostrare la decadenza del nostro maggiore porto in confronto di quelli esteri, e infine la voluttà suicida nel proclamare a pieni polmoni una tale decadenza, quasi si temesse che di là dai monti e dai mari non avessero orecchie abbastanza capaci per udire. Lasceremo la parola a tutti gli attori perchè a questi elementi d< contrasto, di manchevolezza, e, diciamolo pure, di guerra a oltranza che ammette l'uso di tutte le armi senza troppo vagliarne la natura, diano essi stessi il necessario rilievo per poter, giungere a fissare le linee della verità. Ma intanto non è privo di significato ammonitore il fatto che proprio a ristabilire la verità — e nel suo aspetto più positivo, espresso dalle cifre — sia intervenuto il primo magistrato cittadino: un uomo, il quale allo spirito imparziale dell'alta carica — il senatore Ricci appartiene politicamente ad una frazione democratica del partito liberale — unisce la profonda conoscenza della materia che gli deriva da una lunga e personale esperienza delle cose del traffico, esercitata attraverso il ramo carboni che assorbe da solo la metà dell'attività del. porto. ' Ho voluto però prima ascoltare la voce degli accusatori del Consorzio e del sistema cooperativistico, recandomi alla Camera di commercio dalla quale sono partite le critiche più vivaci all'ordinamento. Monopolio, asprezza di tariffe per le. merci, determinata unicamente dalle laute paghe degli operai, pletora di questi, per cui impresari e commercianti verrebbero a pagare Una mano d'opera eccedente il bisogno corrispondendole il salario anche per i molti giorni in cui non lavora, e da tutto questo, crisi del porto di Genova a vantaggio di altri scali nazionali e stranieri: ecco in riassunto le accuse meno vaghe. Qualche cenno illustrativo. In assenza del presidente, partito — mi si dice — per Roma, mi vien fornito dal vice-presidente, cav. uff. De Negri. Sulla circostanza che le tariffe delle cooperative servissero a fare le spese .di tutte le branche dell'organizzazione operaia genovese nelle sue molteplici manifestazioni giornalistiche e bancarie, imprimendo all'ordinamento un netto carattere politico, non vi è per lui neanche la possibilità del dubbio-. « Tutti i commercianti, aggiunge, stanchi di questa lunga tirannia, sé interrogati a uno a uno ripeterebbero le stesse mie dichiarazioni ». E' l'autorevole conferma da parte commerciale dell'analisi politica che 10 ho tentato di abbozzarvi fino dall'altro giorno. Le conseguenze. Qui, sebbene la materia non consenta scherzi, tanto si sentono ripetere in questi giorni con quelli di Marsiglia, Anversa et ultra, i nomi di Savona e Spezia, che alla fine si è portati a un senso di legittima diffidenza. La storia oggi camminerebbe dutnque proprio in tutto a ritroso da riportarci ad una ripresa del secolare duello tra Genova e Savona? E' la Nemesi, che è sempre implacabile, avrebbe condotto la Superba a soccombere — le cooperative ed 11 Consorzio aiutando — sotto i colpi maestri della rivale del Letimbro? Potremo col senatore Ricci sorridere anche di questo. Ora è il vice-presidente della Camera di commercio che esemplifica. Egli narra chaul Municipio di Genova avendo effettuato il riscatto dei gasometri e dovendo dotarli del carbone necessario, fu costretto a ricorrere a Savona e se ne trovò così bene che a malgrado delle spese del trasporto ferroviario realizzò ancora delle economie. Si trattava poi — mi dichiarò più tardi il senatore Ricci- — di un solo pirascafo sbarcato a Savona per sottrarsi a precedenti richieste onerose, mentre un secondo piroscafo effettuò lo sbarco a Genova a prezzo di tariffa, con notevole risparmio sul complesso delle spese incontrate per il primo vapore. Tuttavia chiedo: — Come potè ciò avvenire? — In modo semplice. A Savona la tariffa è rispettata. Resta per il commerciante ouella che è. In altri termini il vapore viene scaricato senza che si. ricorra a mezzi dilatori come accade nel porto di Genova, dove sui mezzi tecnici si dà sistematicamente la preferenza ai mezzi umani, vale a dire alle braccia e alle spalle degli operai. Se lungo gli abbordaggi non sono presenti almeno dodici vapori da scaricare, non si mettono in azione le grue. Ecco perchè il traffico esula altrove ed il più grande porto italiano langue. I rimedi? Occorre modificare dalle basi l'ordinamento portuario. Non siamo contro gli operai; ma essi però nel porto sono troppi. Risogna ridurli. E per 'raggiungere questo scopo si debbono limitare le iscrizioni nei ruoli di lavoro, facendo invece azionare le macchine. Ma sopratutto vogliamo che le operazioni di imbarco e sbarco siano effettuate in regime di libera concorrenza della mano d'opera, perchè se siamo contro i privilegi degli impresari, intendiamo cessino pure quelli delle cooperative. Disciplinati dalla legge, i due sistemi possono coesistere: e quando in sostituzione del vecchio ordinamento si sia proceduto alla creazione di un istituto che in sostanza dia ai commercianti la direzione effettiva del porto, — si conclude alla Camera di commercio — il problema sarà risolto. Questa sicurezza, circa la soluzione di un problema di tal fatta, in un momento in cui tante cause esteriori e di indole generale contribuiscono a rendere acuta la crisi portuaria — non è essa in definitiva, a parte le questioni di dettaglio, la stessa crisi italiana e mondiale ? — lascia piuttosto perplessi. I lavoratori dei porto sono oggi circa diecimila : ed ho sentito affermare con tutta serietà da parecchi commercianti che la libertà di lavoro — vale a dire, poiché nessuno più osa parlare di ritorno puro e semplice alla cuccagna dei «confidènti ». la coesistenza di più cooperative di diverso colore politico offrenti agli impresari la merce-lavoro in con correnza come qualsiasi altra merce —I avrebbe il potere di ridurre di parecchie migliaia tale numero. Dove e come si acconceranno ad andarsene queste migliaia di « superflui », nessuno si è ancora incaricato di chiarire. E non è questo il iato meno preoccupante del pro« blema. * * Fin qui la questione non si solleva dalla bassa marea degli interessi urtati e delia passioni che ne sono il corollario : nei quali e nelle quali, chi voglia guardare a fondu, le cooperative possono Lenissimo anche servire da testa di turco per i calpestati cu, ritti del traffico e 'l'inevitabile bene delia5 nazione, ma a patto che si ricordi char nel porto di Genova le cooperative formi*no una sola unità, mentre, scomparsi i! « confidenti », gli intermediari privati sono ancora legione. E nella curée, se inaile coonerative starebbero all'ultimo posto" Il senatore Ricci, che h. consentito col. I abituale tratto signorile a ricevermi nel suo gabinetto sindacale a Palazzo Tursiriporta con nobiltà di gesto il problema alla sua vera essenza C'è una crisi del porto di Genova, intesa in senso profondo' e generale, e di tal natura da investire «* intaccare lo stesso organismo della nostra economia? Necessita con coraggio e senza apriorismi, parzialità e • pregiudizi ricercarne le cause. Gli operai e il Consorzio hanno avuta un grave torto. Si sono pubblicate a loro carico molte cifre e asserzioni leggere e calunniose: essi avevano! l'obbligo di demolirle. La parte commerciale per combattere le organizzazioni operaie dava cifre errate, tariffe alte: ebbene chi si è mai presa la cura di smentirle, op, ponendo le cifre autentiche a quelle altre? E il danno, al di sopra dei contendenti, a andato al porto e alla nazione. Un esempio. Si è pubblicato in questi giorni che lo scarico del carbone costa a Genova 30 lire per tonnellata, a Marsiglia 10 franchi, a Rotterdam 8,50, a Spezia 8,50,, a Savona 13. Ora tutti sanno invece che 11 costo per Genova è di sole 25 lire e per. Savona di 15. Cifre impressionanti sonof pure state mandate in giro per i coloniali.. Ma nel rapporto fattone con Anversa si è dimenticato di rilevare che il porto di Ge- ì nova dispone ancora a questo riguardo di mezzi antiquati. I trasporti vengono eseguiti a braccia é attraverso la ' corvée ài quattro facchinaggi. Addossare la colpa della forte spesa alle cooperative, è dimostrerà di non sapere che toccherebbe proprio alla Camera' di Commercio di provvedere al rammodernamento del Porto ' franco peri snellire e rendere meno costose le operazioni. Altre cifre date in pasto al pubbli-» co per le merci varie : 40 lire la tonnellata1 a-Genova. 24 ad Anversa e 36 a MarsigliaAncora errore. Lo scarico a (renova costai sole 30 lire, quindi meno che a Marsiglia* senza-tener conto che ad Anversa e a.Marsiglia c'è uno sviluppo di calate che,:-aT Genova difetta. E allóra perchè far rìsalire alla mano d'opera una colpa che dipende, al contrario, da una non felice uisposizione del porto? Si sostiene poi che il trafficò — dice l'on., Ricci — ha preso la via di Marsiglia, mal nessuno sa precisare nè il modo, nè la misura. E' un serpente di mare. La Carne<• ra di Commercio dovrebbe uscire una buo-' na volta cfalle accuse vaghe e indetermi-i nate. Tariffe elevate e mancanza di traf&v co sono affermazioni troppo generiche perchè nossano fornire l'addentellato ad una' critica seria, la quale si proponga il risanamento di una situazione anormale ,a dannosa. Per il traffico, questa mancanza" esiste? Escluso il carbone e il ramo esporr fazione, si può rispondere in modo negativo. Un'indagine rigorosa presso i nego* zianti di ciascuna voce, basterebbe del resto a mettere in chiaro ciò. Immediatamen. te prima della guerra il traffico del porto presentava la seguente situazione riassun* tiva annuale: importazione: carbone tonnellate 3.000.000; merci varie 3.000.000; esnortazione : carbone tonnellate 400.000; merci varie 1.200.000. In totale un movimento di 7.600.000 tonnellate. Nel 1920 si è avuta una diminuzione di 1.600.000 tonnellate per le merci in arrivo e di 600.000 tonnellate per quelle in partenza: ma la diminuzione del 1920 è data quasi intera-1 mente dal carbone e questa è originata da)' cause ben diverse che tra breve enumero-, remo. Pertanto se il carbone non va a Mar- • siglia, dove potrebbe andare? A Savona? a Spezia? No. perchè anche questi ultimi; due porti e specialmente Savona accusano per il fossile diminuzioni di traffico forti come sì. Genova. Del resto — sottolinea il senatore Ricci — che di un esodo del traffico da Genova a Savona e Spezia si dolgano j genovesi, si può capire; ciò che sii comurende meno è che di siffatta doglianza si rendano partecipi proprio abitanti delle due città, sino ad indurre i fascisti spezzini a venire con gli altri a dar l'assalto al Consorzio e alle cooperative, l'uno] e le altre ritenuti responsabili... del prosperoso sviluppo del loro luogo natio. La verità è — prosegue il sindaco di Genova — che le cause, ove si voglia, sonoi meno difficili a rintracciarsi di quanto si! creda. Innanzi tutto è in giuoco la crisi! generale, per effetto della quale si verifica una diminuzione di consumo.. Grande industria. Ansaldo, acciaierie, ferriere e ferrovie ne sono il documento inoppugnabile., Prima della guerra le sole ferrovie dello Stato ricevevano per mare quasi 400 miVk tonnellate all'anno: oggi sì e no arriyartHE: alle 100 mila. Perchè? C'è appena bisogno di dirlo. Avendo vinto la guerra, prendiamo il carbone in conto riparazioni dalla' Germania e ci giunge dal Gottardo, ut più. Nella c.ande industria la .Carbonifera di Novi Lieure aveva un consumo anteriore alla guerra di 400 mila tonnellate' all'anno, prelevate in Inghilterra.'Ora essa mire si vale del carbone tedesco per il tramite delle ferrovie. Così in generale. La Germania ci dà 200 mila tonnellate di carbone al mese: ed è tantodi meno che deve arrivare nei porti. Per il senatore Ricci, quindi la diminuzione del traffico a Genova, nel ramo carboni; che come abbiamo visto è il principale, non è imputabile alle cooperative* II mio onorevole interlocutore si affretta però ad aggiungere che anche a suo giudizio, pur tenendo conto dell'eccezionalità' delle circostanze, le paghe- operaie appaiono sproporzionate éd i ruoli troppo gonfi: due cause connessa, ma che si possono eliminare insieme con altri incon¬ venienti a cui il sistema cooperativo ha'

Persone citate: De Negri, Ricci, Spezia